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Chris Anderson, il web è freemium

La prima giornata dello IAB Forum 2010 oggi attendeva Chris Anderson, direttore di Wired Usa, uno dei massimi esperti di web. La sua teoria è che oggi il web è freemium.

The Web Is Dead - Wired

Dopo i numeri elencati dal presidente IAB, Roberto Binaghi, la giornata di oggi vedeva di scena uno dei personaggi più attesi di tutta la manifestazione: Chris Anderson. Direttore di Wired Usa, considerato uno dei massimi esperti di web, qualche mese fa aveva teorizzato che il web è morto, nel senso che l’avvento delle applicazioni tutta l’attenzione si sta spostando su di esse, facendo passare tutto il resto in secondo piano. Suona come una provocazione, ma comunque ha al suo interno un fondo di verità. Sia chiaro, non credo affatto che il web stia morendo, tutt’altro! Ma che stia evolvendo si, ed è un’evoluzione che al momento è allo stato iniziale, ma che presenta caratteristiche tali da poterlo affermare. E oggi Mr. Anderson ha spiegato cosa intendeva con quella copertina di Wired di settembre, The Web is Dead.

Salendo sullo stage dello Iab Forum di Milano Anderson aveva sotto braccio una copia di Wired e l’iPad. Infatti secondo lui l’iPad, che riconosce essere stato un colpo di genio di Steve Jobs, “presto scalzerà i laptop e poi anche tutto il resto”. E sostiene anche che quelli di Apple hanno “creato un prodotto e delle applicazioni che racchiudono semplicità, bellezza e contenuti. Ovvero quello che gente desidera dalle nuove tecnologie”. IPad e Social Network stanno cambiando la concezione che noi abbiamo del web al punto che Anderson dice:

I device rendono invisibile ciò che Google rende visibile. Facebook ha bisogno di un’iscrizione, frammenta le nostre conoscenze, alza anche lui barriere. Il risultato è che comincio a chiedermi a cosa serva Google, se può farti vedere tutto tranne quello che succede dentro Facebook.

A supporto della sua teoria Chris Anderson porta a supporto dei dati, secondo cui si passa sempre più tempo sulle applications e meno sul web aperto, Google. Secondo lui si passa più tempo su internet e meno sul web; infatti i due rappresentano due concetti diversi. Ma le cose sono un pò meno evidenti in Europa dove il web, secondo il punto di vista di Anderson è ancora piuttosto in vita, rispetto agli Usa noi europei siamo più tradizionalisti, aggiungo io. Forse perchè da noi le evoluzioni arrivano sempre in ritardo? Anderson in effetti non da una speigazione a questa diversa attitudine, ma sostiene che “dove va il tempo va il denaro”. Quindi fra un pò anche noi europei ci adegueremo.

Ma la parola che sa veramente di nuovo e che introduce un nuovo concetto è freemium. Anderson consiglia agli editori questa nuova parola che racchiude un nuovo modello di business, cioè “si parte con una base di contenuti gratuiti di primo livello per poi passare a contenuti più profondi che non sono gratis ma a pagamento”. E’ questa la giusta sintesi tra quelli che sostengono che i contenuti sul web devo essere a pagamento e quelli che invece vogliono il web gratis? Potrebbe essere, perchè no. Tra l’altro è una pratica già molto diffusa.

Non vi è dubbio che si assisterà ad una trasformazione dell’attuale situazione in questo senso. Ma allora, chiedendo al lettore online il pagamento di una parte dei contenuti, ad un prezzo che dovrebbe essere senza dubbio accettabile altrimenti non avrebbe senso, la pubblicità che ruolo giocherà? Parlo nella maniera più esplicita dei giornali online che a fronte del forte calo di vendite delle copie cartacee, vanno alla giusta ricerca di altri modelli e quello sul web è la naturale evoluzione. Sotto il profilo delle applicazioni a pagamento per la lettura dei giornali, questo è già realtà. Infatti i più importanti nazionali hanno già realizzato delle applicazioni per iPad a pagamento, nell’ordine di poche migliaia di lettori. Ma questo numero sarà comunque destinato a crescere. E fin qui tutto bene.

Ma la mia banale riflessione è rivolta proprio al contenuto sulla pagina web, quella aperta a tutti, dove la pubblicità è ben presente. E secondo i dati ribaditi anche oggi, la pubblicità sul web cresce meglio che su altri formati, su carta, via Tv e via radio. ar pagare la visualizzazione della pagine in più avrà ancora senso? Tra la raccolta che si riuscirà a realizzare e le applizaioni che pian piano sostiuiranno gli attuali abbonamenti, tutto questo avrà ancora senso? Non so, ma sono curioso di vedere come andrà a finire. Di sicuro il concetto di freemium si stabilizzerà anche da noi.

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Franz Russo Blogger, Digital Strategist
Franz Russo, fondatore, nel 2008, del blog InTime, ho collaborato con grandi aziende nazionali e internazionali, come consulente per strategie di comunicazione e come divulgatore. Da sempre impegnato nella comunicazione digitale, cerco di unire sempre una profonda passione per l’innovazione tecnologica a una visione olistica dell’evoluzione dei social media e degli strumenti digitali. Il mio percorso professionale in questo campo, iniziato nel 2007, è stato caratterizzato da un costante impegno nel raccontare e interpretare i cambiamenti nel panorama digitale. Il mio approccio si basa su un mix di analisi strategica, creatività e un profondo impegno per il racconto e la divulgazione.
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4 Commenti

  1. Francesco, scusami ma il concetto di freemium mi odora di un nuovo upgrade della fuffa 2.0.

    Insomma. Il concetto di contenuti di primo livello gratuiti e approfondimenti o contenuti di secondo livello non è per nulla nuova. L’Info Marketing è dal 2000 che va avanti con questa cosa. Io stesso, ho rischiato di essere citato in tribunale perchè ho “smascherato” un paio d’anni fa un blog che giocava proprio su questo concetto.

    Ora, perchè lo dice Anderson – con tutto il rispetto – non è che dobbiamo metterci in ginocchio e cantare le lodi al signore per il miracolo… si per carità, è una lettura e una proposta che, ad esempio, già lo stesso Luca De Biase e molti altri avevano proposto – senca definirlo freemium.

    Firmato
    Il rompiballe della rete 🙂

  2. Ovviamente, lo dice Anderson ed ha il suo peso… 🙂 A parte tutto, che sia forse come scoprire l’acqua calda hai ragione e confermo, il web va già in questa direzione. Lui però va oltre affermando che il web è finito andando verso una nuova evoluzione.
    Ma alla fine di questa considerazione, posto che il concetto del pagare dopo un pò è già in atto, e lo vediamo navigando un pò, quello che mi chiedo è: ammesso che Anderson abbia ragione e che tutto a breve sarà una massa crescente di applicazioni che offriranno tutto a pagamento, lo stesso concetto “pagare dopo un pò” dovrebbe avere poco senso, o nulla del tutto. Forse sbaglio?

    Grazie lo stesso…Rompipalle della rete! 🙂

  3. io non metto in dubbio la bontà delle proposte. metto in dubbio il “pecorismo” vigente molto spesso nato dalla mancanza di voglia di “partecipare” e di attendere qualche furbetto 2.0 che non fa altro che prendere e far proprie idee discusse da altri… per poi essere idolatrato come il visionario.

    anyway. anche questa cosa del voler segnare le ere è molto fuffosa, come ritengo sia pura puffa parlare di web 1.0, 2.0, 3.x e ho avuto già modo di dire il perchè… precisato questo è vero quello che dici. la Rete è in evoluzione. e se prima è stata la tecnologia a cambiare i comportamenti, ora sono i comportamenti a cambiare la tecnologia. fa parte delle regole di qualsiasi evoluzione scentifica e sociale. fa parte del banalissimo ciclo di vita di un prodotto. perchè di questo stiamo parlando.

    il modello PAY PER USE non potrà mai sposare la rete e le sue evoluzioni. E’ più sostenibile il “motore a due tempi” perchè divide i loorker dagli interessati. E’ chiaro che è un modello che funziona se non si applica – come spesso capita – abstract (free) + completo (pay). La parte a pagamento, deve corrispondere a qualcosa molto oltre.

    Riprendendo il tema iniziale e andando cosciamente OT: io vedo molta idolatria sia verso il mezzo sia verso i profeti del mezzo, e questo sinceramente mi spaventa molto perchè mette la rete in mano a furbetti che la utilizeranno esattamente come è successo per i mass media.

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giovedì, 28 Marzo, 2024

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