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Gift, didattica e social media marketing [Infografica]

In un periodo di bilanci e di trend, ci sembra naturale porre l’attenzione su uno dei degli argomenti più evocati di fine anno, “il contenuto”. Poniamo quindi una serie di riflessioni a disposizione di chi si voglia confrontare sulla tematica del “cosa scrive un’azienda sui social network”? Uno spunto di conversazione sull’efficacia della comunicazione online che parte da un’esperienza ed un’osservazione personale

Quando ho iniziato a studiare Social Media Marketing, nei webinar notturni di oltreoceano imperversava una parola chiave “gift“, una sorta di “do ut des” applicato alla presenza dei brand sui social network. In molti hanno identificato la chiave del word of mouth con il “regalare” qualcosa di tangibile per ottenere fan, follower o visibilità. Quel gift nel tempo si è trasformato nelle mie considerazioni in una sorta di Sacro Graal difficile da individuare, fino a diventare poi un’obbiettivo e trasformarsi nell'”aggiungere qualcosa”, “fare la differenza”, “contribuire”. Il contenuto diventa quindi mezzo fondamentale per andare in quella direzione, un fulcro introno al quale incentrare la propria strategia di marketing, un percorso verso il quale orientare le aziende che cercano risultati.

Contenuto come mezzo, “gift” come fine, ROI come obbiettivo, Social Network come strumento.

Seguendo questo schema mi sono chiesta se non fosse corretto tentare di intraprendere un percorso comunicativo “didattico” che avesse come argomento gli strumenti social. Ho provato quindi a strutturare una comunicazione su elementi che dessero un contenuto direttamente fruibile alla community di riferimento, per aumentare nell’utente il grado di comprensione degli strumenti e delle loro potenzialità, dandogli dei contributi utili per il suo percorso di autodidatta atto alla sperimentazione delle pratiche e degli strumenti stessi.

Uno dei risultati è questa infrografica che è stata “tradotta” in italiano su richiesta di un utente che probabilmente sta cercando di comprendere meglio le possibilità di Facebook. Lo scopo è quello di avvicinare l’utente agli strumenti di social media marketing e nel contempo di fargli comprendere l’importanza delle strategie e delle competenze utili al raggiungimento degli obbiettivi.

E’ ancora presto per poter parlare di risultati concreti ma qualcosa si è mosso.

Pensate che questa teoria della didattica si possa applicare anche ad altri settori? Avete avuto esperienze simili?

L’esigenza del “fai da te” è ancora molto viva e anziché svendere la propria professionalità inseguendo il cliente ideale, credo sia preferibile cercare di dare all’utente ciò di cui avesse bisogno, mettendo in piedi una serie di “gift” di contenuto, evitando l’aggressività del “se hai fatto così hai sbagliato” ma con la determinazione di chi sa quanto è complesso lo sviluppo quotidiano della propria professione di Social Media Marketer.

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Beatrice Nolli
Social media consultant, contributor su InTime, ideatrice e conduttrice di #socializerIT, voice of PizzaCast, mamma@work. Ho iniziato ad occuparmi di social media marketing anni fa e adesso non riesco più a smettere!

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9 Commenti

  1. Interessante.
    Mi permetto però di alzare l’asticella. Il brand non è più centrale, lo era una volta, adesso non più. Con l’esplosione della comunicazione relazionale, della capacità di relationship, si è capovolto il paradigma e oggi è la relazione che trascina il brand e lo valorizza e non il contrario. Il brand non è più così identificante per un singolo. Oggi il valore di un brand si costruisce sulla qualità delle relazioni e dell’engagement generato.
    Forse dovrebbe far riflettere di più anche questa cosa …

  2. Esatto, credo che stiamo dicendo la medesima cosa, il valore fi un brand è dato dalle relazioni e quindi dall’engagement ma alla base di queste c’è il contenuto e non il nome del brand soprattutto se si parla di un valore costante.

  3. Sono d’accordo. Però attenzione! Il Brand se non lo consideriamo solo come un marchietto grafico è certamente un elemento di contenuto, anzi è un insieme di contenuti soprattutto di valore (nella migliore delle ipotesi). La Brand Identity si esprime nei valori che la compongono ma questi valori e qui vengo incontro alla vostra tesi hanno più efficacia e più forza quando entrano nei processi relazionali delle persone. In questo caso si instaura una sorta di rapporto simbiotico tra brand e persona e l’engagement relazionale ne diventa il catalizzatore del successo.

    Interessante conversazione. Grazie!

  4. Rispetto al punto 8 credo sia abbastanza difficile fare la check list su come si organizza un piano editoriale, insomma, capisco la necessità della sintesi, ma così è troppo. Per altro (oggi sono polemico) le infografiche sarebbero tali perché arricchiscono il testo con grafiche pertinenti e utili. Qui non abbiamo altro che un bel font e un elenco numerato a colori 🙁

  5. Hai ragione Francesco, l’estrema semplificazione, anche grafica, è servita a far comprendere con immediatezza l’importanza e l’esistenza di un processo produttivo articolato dietro ale operazioni di social media marketing. Questo era il senso della scelta ed il perché della traduzione. Le infografiche come il piano editoriale, sono cose ben più complesse che non possono trovare sodddisfazione in questo post. Grazie per averne discusso con noi. 🙂

  6. Grazie a te! Confrontarsi con questi toni è sempre un piacere e una crescita! Buon tutto

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giovedì, 28 Marzo, 2024

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