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Il Giornalismo nell’era del web, una bella sfida

E’ evidente che il web oggi sta cambiando il modo di fare giornalismo e soprattutto il modo di reperire le notizie da parte degli utenti, ormai sempre a portata di mano. Ma i giornalisti sapranno cogliere la sfida?

Social Media

Il giornalismo nell’era del web 2.o sta cambiando e in buona parte questo cambiamento è già di fronte agli occhi di tutti. Diversamente rispetto a solo qualche anno fa, oggi le notizie sono molto più facilmente reperibili. Il web, attraverso i social media, cioè i social network divenuti fonti di notizie, ha cambiato il modo di reperire le notizie mettendo in condizioni lo stesso utente, non solo di discernere in modo più flessibile, ma addirittura di essere egli stesso protagonista di eventi che diventano notizia. Ecco che la lettera del direttore del Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli, in cui è lo stesso direttore che chiede ai suoi giornalisti una maggiore apertura verso il web, viene vista una grave minaccia alla professione.

In sostanza il direttore De Bortoli chiede ai suoi giornalisti di mettere da parte certi “privilegi” in quanto obsoleti di fronte al mondo del web. Già con questa premessa, De Bortoli chiede ai suoi di fare un passo avanti, scrollandosi di dosso di certe situazioni che stridono col mondo del web. Di fronte ad una ristrutturazione già in atto, si chiede ai giornalisti di fare uno sforzo e questo sforzo sarebbe quello di dare più autorevolezza e impegno verso le edizioni multimediali. Sottolinea come il giornalismo sta cambiando modo di operare:

L’industria alla quale apparteniamo e la nostra professione stanno cambiando con velocità impressionante. In profondità. Di fronte a rivolgimenti epocali di questa natura, l’insieme degli accordi aziendali e delle prassi che hanno fin qui regolato i nostri rapporti sindacali non ha più senso. Questo ormai anacronistico impianto di regole, pensato nell’era del piombo e nella preistoria della prima repubblica, prima o poi cadrà. Con fragore e conseguenze imprevedibili sulle nostre ignare teste.

Ed ecco il punto centrale della questione. Fare uno sforzo verso il cambiamento già in atto, fino a chiedere di mettere da parte gli accordi che regolano gli accordi azienda/sindacati, in quanto ormai superati e che rendono problematica l’apertura di cui si parla. E poi elenca una serie di situazioni che chiariscono molte cose:

Non è più accettabile che parte della redazione non lavori per il web o che si pretenda per questo una speciale remunerazione. Non è più accettabile che perduri la norma che prevede il consenso dell’interessato a ogni spostamento, a parità di mansione. Prima vengono le esigenze del giornale poi le pur legittime aspirazioni dei giornalisti. Non è più accettabile che i colleghi delle testate locali non possano scrivere per l’edizione nazionale, mentre lo possono tranquillamente fare professionisti con contratti magari per giornali concorrenti. Non è più accettabile l’atteggiamento, di sufficienza e sospetto, con cui parte della redazione ha accolto l’affermazione e il successo della web tv. Non è più accettabile, e nemmeno possibile, che l’edizione Ipad non preveda il contributo di alcun giornalista professionista dell’edizione cartacea del Corriere della Sera. Non è più accettabile la riluttanza con la quale si accolgono programmi di formazione alle nuove tecnologie. Non è più accettabile, anzi è preoccupante, il muro che è stato eretto nei confronti del coinvolgimento di giovani colleghi. Non è più accettabile una visione così gretta e corporativa di una professione che ogni giorno fa le pulci, e giustamente, alle inefficienze e alle inadeguatezze di tutto il resto del mondo dell’impresa e del lavoro.

Con tutto il rispetto per i giornalisti, ma quanto sopra descritto veramente non è accettabile. Certo, lo dice il direttore, magari costretto dall’editore, ma se anche fosse, non sarebbe comunque accettabile. Perchè si evince una profonda chiusura verso il mondo esterno, rappresentato in questo caso dal web e dai giovani che vogliono diventare giornalisti. Si perchè un altro punto centrale della questione, secondo me, è proprio la professione del giornalista in Italia, chiusa nel suo Ordine, caso unico in Europa. Infatti in Italia se vuoi diventare giornalista, dopo tanta e tanta gavetta, frequentazione di master o scuole di giornalismo, devi entrare nell’Ordine se vuoi essere giornalista. Un’anomalia enorme che diventa pesante come un macigno al giorno d’oggi. Di fronte ad una chiusura del genere la professione del giornalista per i giovani diventa quasi impossibile. E allora perchè non rendersi conto, davvero, che la professione sta cambiando. Per non mettersi in gioco sul serio. perchè si vuole vedere il web come una minaccia, mentre invece è una risora preziosa da considerare. Perchè non dare modo ai giovani di provare, proprio attraverso il web, a fare giornalismo come deve essere fatto oggi. Cioè guardando alle nuove tecnologie.

Mi rendo conto che la posta in gioco è altissima, ma mentre tutto il mondo del lavoro oggi in Italia è chiamato a fare grandi sforzi, molto molto dolorosi, con i problemi che più o meno tutti conosciamo direttamente, perchè vissuti in prima persona, è irritante assistere ad un atteggiamento del genere. Già perchè la risposta della redazione del giornale è stata quella di fissare due giorni di sciopero immediato.

Conosco diversi giornalisti e posso dire che molti di questi oggi riconoscono il web come una risorsa e operano ogni giorno in questo senso, senza volersi accaparrare alcun privilegio, ma solo dimostrando amore per quello che fanno in completa collaborazione con quello che proviene dalla rete. E credo che l’operato di alcuni sia sotto gli occhi di tutti. Queso è lo spirito che serve oggi se si vuole accettare e vincere questa sfida, altrimenti si rischierà di rimanere al di fuori del cambiamento che sta avvenendo.

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Franz Russo Blogger, Digital Strategist
Franz Russo, fondatore, nel 2008, del blog InTime, ho collaborato con grandi aziende nazionali e internazionali, come consulente per strategie di comunicazione e come divulgatore. Da sempre impegnato nella comunicazione digitale, cerco di unire sempre una profonda passione per l’innovazione tecnologica a una visione olistica dell’evoluzione dei social media e degli strumenti digitali. Il mio percorso professionale in questo campo, iniziato nel 2007, è stato caratterizzato da un costante impegno nel raccontare e interpretare i cambiamenti nel panorama digitale. Il mio approccio si basa su un mix di analisi strategica, creatività e un profondo impegno per il racconto e la divulgazione.
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7 Commenti

  1. Sono una giornalista professionista da quasi 25 anni – ho lavorato in circa 12 testate giornalistiche – e conosco molto bene i colleghi. Nelle redazioni, tranne rare eccezioni, i giornalisti si sono impiegatizzati. In più, però, hanno stipendi che, con l’anzianità e i vari passaggi di grado, si aggirano mediamente sui 3 mila euro mensili. E’ chiaro che difendano il loro pezzetto di cielo. Così facendo però non sanno che stanno dando una bella mano ad affondare il Titanic. In pratica, incredibilmente, non vedono la notizia. Cioè che, spinto fortemente da tecnologia e crisi economica mondiale, il mondo dell’informazione sta cambiando e dalla tradizionale carta si sta spostando velocemente sul Web. Difendendo il presente, i giornalisti stanno uccidendo il loro futuro come categoria. E questa è una tragedia per tutti. E, tragedia nella tregedia, persino Ordine e Sindacato non se ne rendono conto!

  2. Concordo con DeBortoli anche se quando si parla di Web e social network bisogna sempre fare attenzione a non estremizzare data la complessità del sistema. E’ anche un problema di mentalità che non si rileva solo nel mondo della stampa ma in generale in quello della Comunicazione, specie nel nostro Paese dove ad esempio nella progettazione di siti web siamo indietro rispetto a Paesi come la Germania. E’ tutto un sistema che deve cambiare approccio.

  3. Adolfo ha un pezzetto di ragione quando dice che è il “sistema Italia” dal taxista al giornalista, passando per il politico che dovrebbe spazzare via il grasso burocrate che si riempie il piatto senza fatica, a dovere capire che ha la testa nel passato e i piedi nel presente. E il pavimento, sotto i colpi del Futuro e della concorrenza scricchiola…

  4. Emanuela, il tuo intervento, vista anche la tua esperienza, mi fa molto piacere e mette ben in evidenza quei punti nevralgici della questione che riguarda come dici tu tutti i giornalisti. Condivido tutto e lo sottoscrivo, specie quando dici che saranno loro stessi ad “affondare il titanic” se non si smuovono dalla loro posizione che ormai si è “impiegatizzata”. E poi c’è l’Ordine il sindacati…non credo che da loro possa arrivare il cambiamento che ci si aspetta. Dovranno essere gli stessi giornalisti ad accorgersi, e presto, che oggi bisogna avere la capacità di adeguarsi alla società in cui si vive. E chi meglio dei giornalisti oggi può fare questo e velocemente anche. Arricchendo la propria professione. Tutti sono a conoscenza della crisi dell’editoria, del fatto che si vendono sempre meno copie; per forza di cose si deve guardare avanti, sdoganarsi verso le nuove tecnologie che aprono nuove strade, dando modo di continuare a fare il proprio lavoro, consentendo anche ad altri di entrarci. Non è un arricchimento anche questo? Il problema vero, come dici tu, è che molti vogliono stare attaccati alla proria sedia, senza rendersi conto che così facendo si va verso il nulla. C’è ancora tempo…

  5. Infatti Adolfo, è un problema di mentalità. Ti assicuro che questo lo puoi verificare in quasi tutte le aziende, quando si parla di web e credo che lo possa testimoniare anche tu. E’ vero, siamo indietro. Qualche giorno fa ho pubblicato un articolo a proposito di uno studio dove si vede chiaramente l’arretratezza del nostro paese rispetto al web.
    C’è sempre un fondo di pregiudizio, viene visto tutto come una minaccia al proprio lavoro. Condivido con te che il problema è anche complesso, ma non c’è molto tempo. Bisognerebbe anche considerare che non si va incontro ad una “moda passeggera”, ma è un cambiamento che è già in atto. Appunto, cambiando approccio.

  6. Bella la tua immagine, il pavimento che scricchiola, ma allo stesso tempo descrive bene quello che potrebbe succedere se non ci si da una bella svegliata, superando tutti gli steccati che solo noi siamo maestri a costruirci intorno. Nel lavoro, nella politica, nella società in generale. Sarà meglio pensare pensare seriamente a puntellare il pavimento prima che caschi tutto addosso!

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sabato, 20 Aprile, 2024

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