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Intervista a Richard Stallman: Non si dovrebbe usare Facebook

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Intervista a Richard Stallman a SIGEF 2014 a Ginevra. Il fondatore della Free Software Foundation ci dice che il software libero dovrebbe essere usato anche a Scuola, che lo Stato dovrebbe usare solo software liberi. Stallman considera Edward Snowden un eroe nazionale. E poi, parlando di social network ci dice che “non si dovrebbe mai usare Facebook

Incontrare un personaggio di questa importanza mette sempre un po’ di nervosismo, visto anche il personaggio molto attento a quello che si dice durante l’intervista e saputo che sono italiano s’è messo a scherzare in italiano dicendomi subito che lui fa spesso scherzi, meglio indovinelli, in italiano da lui stesso ideati del tipo “Cosa fanno due sogni? Un bisogno!” oppure “Il nome perfetto per un autista? Guido Spesso”. Al SIGEF 2014, qui a Ginevra, incontro quindi il fondatore della Free Software Foundation (FSF) Richard Stallman, il primo a parlare di “software libero” già più di 30 anni fa, era infatti il 1983. Stallman è qui a Ginevra per parlare ovviamente di libertà, di software libero, di etica e di valori solidali, tutti temi che lui affronta quotidianamente in giro per il mondo durante le sue presentazioni. E’ una chiacchierata dove abbiamo spaziato molto, rimanendo sempre legati al concetto di software libero e di libertà.

Partendo dal concetto di software libero, ossia la possibilità di modificare il codice sorgente, senza alcuna restrizione, per poi condividerlo con tutti, guardiamo a che tipo di implicazioni ha oggi il raffronto di questi due concetti e soprattutto che tipo di conseguenze ha generato oggi l’utilizzo di software proprietari. Tanto per chiarire, Richard Stallman ritiene che Edward Snowden sia un “eroe, perchè grazie a lui abbiamo scoperto quello che forse non avremo conosciuto mai”, si riferisce ovviamente allo scandalo NSA e PRISM.

Ma partiamo quindi con le domande. Stallman ha una spilla sul petto con su scritto “Don’t be tracked, pay the cash”, un frase che esprime molto della sua filosofia.

Signor Stallman, sono trascorsi ormai più di 20 anni da quando lei ha creato il progetto GNU. La domanda è, qual è lo stato del software libero e quale futuro immagina da questo punto di vista?

Il progetto GNU è un sistema operativo ed esiste da 22 anni e successivamente è stato possibile aggiungere il programma Linux “liberato”. Ora, il sistema GNU deve essere compatibile e usato solo con software veramente liberi e non “proprietari”, altrimenti non si parlerebbe più di software libero. Ecco, il nostro compito è quello di combattere questa tendenza. Pensa che ci sono utilizzatori del software libero che non valorizzano il concetto della libertà in quanto tale e questo è un problema. Se viene meno questo concetto è poi facile farsi corrompere dall’idea del  software proprietario, perdendo di fatto “la sua propria libertà” (lo dice in italiano)”.

Ora, guardiamo ad esempio Skype, programma proprietario, e quanto uno lo utilizza per chiamare di fatto invita l’altra persona ad utilizzare lo stesso software. Quando mi propongono una call via Skype io mi rifiuto perchè va contro la mia idea di libertà. Ad esempio uso Ekiga, un software libero, un programma programma compatibile con altri software liberi e che ti permette di chiamare in audio e anche in video. Altro esempio è LinePhone e i due sono assolutamente compatibili. Skype usa un codice segreto, quindi proprietario, e nei fatti implica che se due vogliono chiamarsi e uno dei due usa Skype, anche l’altro è costretto ad usarlo, un concetto contrario alla libertà.”

Signor Stallman, libertà e privacy sono due facce della stessa medaglia. Edward Snowden è stato in grado di scoperchiare uno dei più grandi scandali, quello della NSA. E se non ci fosse stato lui molto probabilmente non avremmo saputo nulla. Qual è il suo pensiero a questo riguardo?

Edward Snowden lo considero un grande eroe del mio paese e anche durante le conferenze che teniamo in giro per il mondo lo celebriamo come un eroe nazione degli Stati Uniti D’America. Prima di Snowden se chiedevi ad un americano se la NSA lo stese ascoltando quello ti rispondeva “non credo perchè non faccio niente di interessante”, dopo che Snowden ha rivelato lo scandalo NSA invece lo stesso americano ti risponde “eh si, adesso lo so, spiano me come spiano tutti quanti”. Vede, oggi il livello attuale di sorveglianza diffusa nella società è incompatibile con i diritti umani, obiettivo è quello di ridurre ridurre il livello di sorveglianza diffusa. Quindi usare software libero, come sostengo da 30 anni, è il primo passo per assumere il controllo delle nostre esistenze digitali. Non possiamo fidarci del software non libero; la NSA sfrutta e addirittura crea debolezze nel software non libero per invadere i nostri computer e router. Il software libero ci garantisce il controllo dei nostri computer, ma non è in grado di proteggere la nostra privacy quando mettiamo piede su Internet. Se si desidera avere privacy non bisogna mai rinunciarvi: la protezione della privacy dipende innanzitutto da se stessi. Non bisogna fornire i propri dati a siti web, si deve utilizzare Tor e usare un browser che blocchi le tecnologie usate dai server per tenere traccia dei visitatori.” [Richard Stallman invita poi ad approfondire il suo pensiero su questa pagina, dove ha illustrato meglio il suo pensiero a riguardo]

Il software libero, come lei ci ha spiegato, da a chiunque la possibilità di approfondire e condividere. Ma, secondo lei, cosa potrebbe fare lo Stato, quindi le istituzioni e la Scuola da questo punto di vista?

Partiamo subito da un concetto molto chiaro e cioè che lo Stato dovrebbe utilizzare solo programmi liberi, lo Stato quindi, per rispetto al suo popolo, deve gestire anche l’aspetto informatico della società, deve gestire tutto quello che riguarda i computer, deve avere lo Stato il controllo totale dell’informatica. Altrimenti il rischio è quello di cadere nelle mani dei privati, quindi è lo Stato che deve avere il controllo su tutto questo aspetto.

 

I programmi da usare devono essere liberi, tutti gli utenti dovrebbero usare software liberi, sia esso lo Stato o un libero cittadino. Anche la Scuola deve usare solo programmi liberi, in modo tale che la sua funzione sia quella di formare persone che siano consapevoli della libertà, che siano indipendenti, che siano quindi partecipi di una società digitale e libera. Quindi se la Scuola non prende in mano questa importante funzione succede che essa stessa insegna ai suoi ragazzi l’uso di software proprietari. In questo modo è la Scuola stessa che insinua nei ragazzi la dipendenza da programmi proprietari. Ovvero sia, gli studenti diventano dipendenti del proprietario del software.

La missione generale della Scuola è quindi quella di insegnare questi programmi liberi, di essere leale allo spirito dell’educazione. La Scuola deve aprire alla conoscenza e se quella conoscenza non è accessibile, come succede con i software proprietari, viene meno la sua funzione. La Scuola diventa quindi nemica dello spirito dell’educazione e dell’istruzione.

Chi volesse interessarsi di informatica deve conoscere i codici, leggerli, molto, e scriverli, molto. Quindi se non c’è accesso ai codici di software i ragazzi non conosceranno mai bene i codici. Quindi se non hanno conoscenza di codici non potranno mai scrivere il codice di un gran programma. So i programmi liberi consentono ai ragazzi di apportare piccole modifiche al software e questa è una possibilità di imparare.

La questione più importante da questo punto di vista è quella morale. La scuola deve trasmettere lo spirito di buona volontà, l’abitudine di aiutarci fra di noi, aiutare gli altri. Ogni classe deve avere questa regola di aiuto reciproco. Bisogna condividere i software per insegnare, dare il codice sorgente agli studenti per che possano imparare. La Scuola deve seguire queste regole per dare sempre il buon esempio. Ci sono altre due sezioni del nostro sito che vi invito ad approfondire questa sull’Istruzione e questa sulla nostra filosofia.”

Signor Stallman, cosa ne pensa del fenomeno dei Social Network e soprattutto di Facebook?

Ci sono grandi differenze fra le reti sociali ed é importante non generalizzare. Twitter proprio per i tweets non é cattivo al contrario di Facebook che spia tutti quanti. Il tweet é pubblico quindi non si perde niente della propria vita privata nel fatto che la gente possa vedere quello che hai pubblicato. Invece Facebook che contiene delle informazione private, spia le persone.

Su Twitter, una persona può avere più di un account, con il suo nome proprio oppure aprire un account anonimo. Si può decidere di avere vari conti: personale, professionale… Se ti connetti con Twitter via Tor, riesci a nascondere a Twitter che sei la stessa persona con vari account. Non é una bugia ma una scelta personale, una libertà che va conservata.

Facebook invece é ingiusto, sopratutto con la politica restrittiva di avere soltanto un account col vero nome della persona. Bisognerebbe non utilizzare mai Facebook. E pensate che ci sono scuole che impongono agli studenti di creare account su Facebook. E poi succede che gli stessi studenti mi scrivono per chiedermi aiuto e su come fare per rifiutare questa politica. La scuola non deve mai rivelare i dati personali suoi studenti a delle aziende private.

Ormai le persone usano sempre più spesso questi strumenti e con il messaggio di rendere ai propri utenti un servizio sempre migliore, rischiamo davvero di dare loro buona parte dei nostri interessi a queste aziende: (risposta lapidaria)

Io no!”

Grazie signor Stallman per la sua disponibilità.

[buona parte dell’intervista è apparsa prima su Tech Fanpage]
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Franz Russo Blogger, Digital Strategist
Franz Russo, fondatore, nel 2008, del blog InTime, ho collaborato con grandi aziende nazionali e internazionali, come consulente per strategie di comunicazione e come divulgatore. Da sempre impegnato nella comunicazione digitale, cerco di unire sempre una profonda passione per l’innovazione tecnologica a una visione olistica dell’evoluzione dei social media e degli strumenti digitali. Il mio percorso professionale in questo campo, iniziato nel 2007, è stato caratterizzato da un costante impegno nel raccontare e interpretare i cambiamenti nel panorama digitale. Il mio approccio si basa su un mix di analisi strategica, creatività e un profondo impegno per il racconto e la divulgazione.

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martedì, 19 Marzo, 2024

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