web analytics
back to top

La Caduta delle Social Divinità

Qualche giorno fa Royal Pingdom ha pubblicato dei dati riguardanti alcuni dei grandi nomi nel panorama dei social network, quelle che definiamo delle Social Divinità come MySpace, Friendster o Bebo realtà che solo qualche anno fa sembravano non conoscere fine. E invece…

La caduta delle Social DivinitàMolte volte ci chiediamo, alla luce della velocità elevata con cui cambiano gli scenari sul web o comunque all’interno del panorama dei social network, ma questo quanto durerà? Soprattutto quando si parla di servizi nuovi che vengono lanciati in uno scenario che apparentemente sembra essersi stabilizzato. Solo apparentemente, infatti. Nessuno si sarebbe mai aspettato un risultato così negativo rispetto allo sbarco di Facebook a Wall Street, ma non sarà certo questa la fine del più grosso Social Network della Rete. Ma prima di Facebook, Twitter o LinkedIn, ce ne sono stati altri che hanno aperto la strada verso quello di cui quotidianamente parliamo. Un nome su tutti è MySpace che è passato dall’essere il numero uno in assoluto, a diventare l’ultimo della classe. In questa ottica, Royal Pingdom ha raccolto un pò di dati rispetto all’argomento che potremmo tranquillamente chiamare, La Caduta delle Social Divinità.

myspace-trafficCitavamo, non a caso, proprio MySpace, il social network del magnate dell’editoria Rupert Murdoch, creato nel 2003 da Tom Anderson e Chris DeWolfe per fare in modo che gli utenti potessero creari profili, blog ma soprattuto scambiarsi e condividere musica. In poco tempo si affermò come vetrina ideale per musicisti e gruppi emergenti. Alcuni di essi hanno anche trovato modo di sfondare come Mika, Lilly Allen o gli Artic Monkeys. I numeri che realizzava MySpace a cavallo tra il 2005 e il 2007 erano veramente di tutto rispetto e mai avrebbero presagito un finale come quello che sta vivendo. Fu aperta nel 2007 anche la sede italiana, poi chiusa nel giro di un paio di anni. Nel grafico si vede benissimo la discesa inesorabile verso il basso: è passato dai 20 milioni di utenti nel gennaio del 2009 ai circa 2 milioni nell’aprile di quest’anno. Perdendo il 90% degli utenti.

friendster-trafficAltro esempio di social divinità in caduta libera, Friendster. Creato da Jonathan Abrams a Mountain View in California (praticamente vicino di casa di Google), per dare la possibilità agli utenti di trovare amici, navigando in un sistema di connessione sicura tra i vari profili degli utenti registrati. Insomma un sito per fare amicizia. In tre anni è passato da 3 milioni di visitatori unici ai circa 40 mila attuali. Adesso è diventato un sito di social game molto conosciuto soprattutto in Asia, ma le cose comunque non sono cambiate. E pensare che nel 2003 Google fece un’offerta di acquisto offrendo 30 milioni di dollari. Offerta rifiutata.

Altro esempio, questo davvero emblematico. Bebo, che sta per Blog early, blog often, più o meno come Blogga presto, blogga spesso, è un social network creato nel 2005, quindi dopo la creazione di Facebook, da due coniugi, Michael e Xochi Birch, e successivamente venduto, nel marzo 2008, ad AOL per la modica cifra di 850 milioni di dollari. In tre anni ha perso il 98% dei suoi utenti, passando da 3 milioni di visitatori unici al giorno agli attuali 50 mila. Aol ha poi rivenduto Bebo per una cifra molto al di sotto di quella spesa per comprarlo, circa 10 milioni di dollari.

Passiamo ora a vedere Orkut, creato da Google nel 2004. All’inizio del 2011 aveva 60 milioni di visitatori unici, oggi sono esattamente un terzo, ossia 20 milioni. Perdendo quindi più o meno i due terzi dei visitatori in circa un anno. E sembra che Orkut stia perdendo terreno, a tutto vantaggio di Facebook, in Brasile il paese dove ancora il social network continua ad essere frequentato.

Insomma la situazione appena descritta è uno scenario reale e forse nessuno di quelli che avevano creato o comunque creduto, anche dal punto di vista degli utenti, che quei siti un giorno sarebbero stati abbandonati in modo abbastanza repentino.

Alla luce di questo viene davvero da ciedersi, ma quale sarà la prossima social divinità ad essere abbandonata? Voi avete un’idea? Allora raccontatecela!

author avatar
Franz Russo Blogger, Digital Strategist
Franz Russo, fondatore, nel 2008, del blog InTime, ho collaborato con grandi aziende nazionali e internazionali, come consulente per strategie di comunicazione e come divulgatore. Da sempre impegnato nella comunicazione digitale, cerco di unire sempre una profonda passione per l’innovazione tecnologica a una visione olistica dell’evoluzione dei social media e degli strumenti digitali. Il mio percorso professionale in questo campo, iniziato nel 2007, è stato caratterizzato da un costante impegno nel raccontare e interpretare i cambiamenti nel panorama digitale. Il mio approccio si basa su un mix di analisi strategica, creatività e un profondo impegno per il racconto e la divulgazione.
La tua iscrizione non può essere convalidata.
La tua iscrizione è avvenuta correttamente.

InTime Blog Newsletter

Abbonati alla newsletter e resta aggiornato su articoli e approfondimenti 

Utilizziamo Brevo come piattaforma di marketing. Inviando questo modulo, accetti che i dati personali da te forniti vengano trasferiti a Brevo per il trattamento in conformità all'Informativa sulla privacy di Brevo.

Scrivimi

Se ti piace quello che scrivo e se vuoi conoscermi meglio, clicca il bottone qui di fianco.

3 Commenti

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

sabato, 27 Aprile, 2024

Ultimi articoli

InTime Podcast

spot_img

Articoli correlati
Related

TikTok verso il divieto o la vendita negli Usa, ma non subito

Il presidente Biden firma la legge che avvia il contro alla rovescia, di nove mesi più altri 3, per il divieto o la vendita di TikTok negli Usa. Un lento addio.

TikTok prepara la sfida a Instagram con TikTok Notes

TikTok sta testando TikTok Notes in Australia e Canada. Una app che copia Instagram, concentrando l'attenzione sull'immagine piuttosto che sul video.

L’emergere del ruolo del responsabile IA nelle aziende

Si chiama Chief Artificial Intelligence Officer (CAIO), responsabile della Intelligenza Artificiale. Guida all'utilizzo della IA nelle aziende.

Su X i nuovi utenti dovranno pagare per scrivere

Elon Musk ha proposto una piccola tariffa annuale per i nuovi utenti di X per contrastare i bot. Iniziativa che ha suscitato polemiche.