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La Privacy e il Web 2.0

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Il Web 2.0 è caratterizzato dalla condivisione, dalla partecipazione delgi altri verso tutto ciò che noi vogliamo far sapere della nostra vita. Ma è davvero così? E la nostra Privacy dove va finire? Pizzetti, Garante della Privacy, dice che le nostre vite sono a rischio privacy

Privacy e Web 2.0
Privacy e Web 20

I social network hanno cambiato il nostro modo di rapportarci agli altri e anche a noi stessi. Nella vetrina del web, quindi virtuale, mettiamo pezzi delle nostra vita in mostra da far vedere agli altri forse nel suo aspetto più bello, ma in realtà rimangono pur sempre parti di noi stessi esposti nello spazio virtuale di Internet. Francesco Pizzetti, partecipando qualche settimana fa a Roma ad una tavola rotonda, ha dichiarato che corriamo il rischio di essere la prima generazione destinata a portarsi dietro tutto il nostro passato, perchè i dati personali che vengono immessi su Internet e in particolare sui social network sono destinati a rimanere incancellabili, e addirittura arrivando a configurare un pericolo facebook.

“Estendendo l’uso della rete e dei social network come Facebaook, attraverso i quali la gente mette sul web informazioni sui propri comportamenti – ha detto Pizzetti  – cresce sempre più il rischio che utilizzando un semplice motore di ricerca in qualunque momento chiunque possa venire a conoscere queste informazioni”.

Le nostre vite sono sempre più immesse nella rete e chiunque, in qualunque momento, può utilizzare i motori di ricerca per rintracciare le nostre informazioni personali. Queste ultime restano sparse nel Web e sono sempre accessibili, sfuggendo a volte al nostro controllo. Le nostre vitae diventano sempre più parte integrante della rete. Ma è veramente così? Siamo così talmente coinvolti da aver creato anche una forma virtuale di quella che è la nostra vita reale? E voi cosa ne pensate?

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Franz Russo Blogger, Digital Strategist
Franz Russo, fondatore, nel 2008, del blog InTime, ho collaborato con grandi aziende nazionali e internazionali, come consulente per strategie di comunicazione e come divulgatore. Da sempre impegnato nella comunicazione digitale, cerco di unire sempre una profonda passione per l’innovazione tecnologica a una visione olistica dell’evoluzione dei social media e degli strumenti digitali. Il mio percorso professionale in questo campo, iniziato nel 2007, è stato caratterizzato da un costante impegno nel raccontare e interpretare i cambiamenti nel panorama digitale. Il mio approccio si basa su un mix di analisi strategica, creatività e un profondo impegno per il racconto e la divulgazione.
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3 Commenti

  1. Io credo che siamo noi a decidere cosa far sapere e cosa no..se realmente non vuoi rilasciare agli altri dettagli sulla tua vita privata non li metti nel tuo profilo.
    Trovo quindi inopportune le persone che si lamentano trovando le loro informazioni sparse nel web, loro le hanno messe, loro ne pagano le conseguenze.

  2. @ilaria.
    Purtroppo se il problema fosse circoscritto lì, sarebbe meraviglioso. Il problema invece è molto più grande e diventerà particolarmente importante.
    Già oggi siamo “tracciati” senza nemmeno saperlo. Di noi si sa tutto, volendo: qiali sono le nostre inclinazioni sessuali, i nostri interessi, cosa leggiamo, cosa non leggiamo, quali sono i siti che frequentiamo. Di ogni cosa, sul web, lasciamo traccia e queste tracce posono facilmente essere usate per fare un prfilo piuttosto preciso. Ma la cosa non si ferma al web, vale anche nella vita quotidiana. Bancomats, videocamere, registratori di cassa, carte di credito, codici a barre ovunque.
    Credo sia anche un fatto culturale. E’ vero che la condivisione, che è un concetto che ha riflessi molto positivi nella nostra società, e ne avrà di più in futuro, diventando motore di sviluppo, ha anche diversi aspetti inquitenati: chi non condivide, è fuori dal “gruppo”, un emarginato sociale? Chi non frequenta un social network e peggio ancora non ne conosce l’uso, è un analafabeta della “byte-generation”?
    Pizzetti, ha una posizione piuttosto intransigente vista anche la posizione che occupa. Però penso sia comunque necessario riflettere molto bene su questo argomento e non lasciarlo passare così facilmente sotto silenzio, come molti vorrebbero.
    Ultimamente ad esempio ricevo spam mirato sulle mie caselle di posta. Ho notato che frequentando per la prima volta alcuni siti, lo spam che mi arriva, ha cambiato “pelle” uniformandosi agli argomenti e che ho cercato e i “contesti web” che ho visitato. Interessante vero? Ma sorge la domanda: chi gli ha dato le mie caselle di posta?

    @Un plauso all’autore di questo blog. Finalmente !!!!! E lui sa cosa intendo. Questo è un template semplice ma moooooolto elegante ed efficace. Ci sono volute le cosiddette pedate …. Uff….

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mercoledì, 24 Aprile, 2024

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