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Musei Italiani, sempre più social ma la strada è ancora lunga

L’ultima ricerca dell’Osservatorio Innovazione Digitale nei Beni e Attività Culturali ci offre un quadro completo su come i Musei italiani abbracciano i social media, e il digitale in generale, per comunicare e migliorare i servizi. Il 52% è presente sui social media, ma i servizi sono ancora poco digitali.

Prima di passare a vedere insieme l’ineterssante, nuova, ricerca dell’Osservatorio Innovazione Digitale nei Beni e Attività Culturali del Politecnico di Milano, che ha indagato su come i Musei italiani stanno approcciando ai social media e al digitale per comunicare e migliorare i propri servizi, è opportuno fare una utile premessa, che è questa. Tutti siamo a conoscenza di quanto il nostro sia un paese che possiede un patrimonio culturale di inestimabile valore che tutto il mondo ci invidia, e questo è un dato di fatto. In Italia esistono 4.976 musei, 1 ogni 12.000 abitanti, una ricchezza enorme che oggi può essere comunicata attraverso gli strumenti digitali, per attrarre nuovi visitatori ed emozionarli: uno su tre ha meno di 1000 visitatori l’anno e il 70% degli italiani non li visita. Ovviamente non basta solo questo, ma è necessario se si vuole che i Musei italiani siano all’altezza delle altra strutture mondiali. Un altro dato interessante, è che nessun museo appare tra i 10 più visitati al mondo.

social media digitale musei italiani 2016

Allora, cominciamo con vedere i risultati dell’analisi.

Dal punto di vista dei servizi digitali adotatti dai Musei Italiani al primo posto troviamo il sito web, il 57% delle strutture museali ne possiede uno; il 41% utilizza i social media; il 25% utilizza la newsletter; il servizio di wi-fi è offerto dal 19% delle strutture e QR code, servizi di prossimità, catalogo accessibile online o visita virtuale del museo dal sito web hanno tutte un’adozione tra il 13 e il 14%. Da questi dati, dunque, si evince che ancora molto resta da fare.

Ma andando più nel dettaglio, su un campione di 476 musei italiani, scopriamo che il 52% dei Musei italiani possiede un account sui social media e la maggiore presenza viene registrata su Facebook (51%); seguono Twitter (31%) e Instagram (15%).

Musei italiani e il sito web

Come abbiamo visto prima, il 57% dei Musei ha un sito web, ma dalla ricerca è emerso come non sempre esso sia costruito in modo da facilitare l’utente nell’interazione con i suoi contenuti. Partendo dalla home page, ad esempio, sono presenti delle chiare call to action (CtA) rispetto alla biglietteria online solo nel 21% dei casi e all’accesso ai profili social nel 51%.
La traduzione in lingue straniere (principalmente l’inglese) è disponibile solo nel 54% dei casi e i contenuti solo nel 20% sono indirizzati a particolari categorie di utenti (famiglie, disabili, gruppi, etc.). I numeri sono ancora più piccoli quando si indaga la presenza di servizi più avanzati come la possibilità di acquistare online merchandising o materiale legato al museo (6% dei casi), effettuare donazioni (anche in questo caso 6% e per il 70% si tratta di musei privati) e crowdfunding (1%).

musei italiani servizi digitali 2016

Musei italiani e i Social Media

Abbiamo visto prima che il 52% dei Musei italiani ha un account sui social media, ma la ricerca evidenzia come solo il 13% è presente su tutti e tre i social più diffusi (Facebook, Twitter e Instagram); mentre è interessante notare che il 10% dei musei che non hanno un sito internet è però attivo su Facebook. Dall’analisi dei messaggi postati, si nota che la maggior parte dei contenuti è di natura promozionale, riguarda la segnalazione di eventi o accoglienza (orari di apertura e promozioni sugli ingressi). Molto apprezzate sono, però, le rubriche in cui vengono proposte opere del museo o racconti di storie che ruotano intorno ad esse, ad esempio su particolari personaggi: solo chi offre contenuti di valore sulle opere esposte e sulle storie che ruotano attorno ad esse, infatti, riesce a creare engagement.

I Musei italiani con il maggior numero di page like su Facebook sono i Musei Vaticani, seguiti dalla Reggia de La Venaria Reale e dal MAXXI al terzo posto. Su Twitter, il primo posto per numero di follower è stato conquistato dal profilo dei Musei in Comune di Roma, mentre il MAXXI si attesta al secondo posto e il Museo del Novecento, a Milano, conquista la medaglia di bronzo. Su Instagram, invece, la Peggy Guggenheim Collection di Venezia è l’ente più seguito, seguono il Triennale Design Museum di Milano e il MAXXI di Roma.

musei italiani social media 2016

I Musei italiani stanno quindi intraprendendo la strada delle nuove tecnologie, dell’innovazione, anche se siamo ancora lontani dal poter dire che il risultato sia buono. Qualcosa si muove, ma resta ancora molto da fare. Da non sottovalutare la nascita di startup che offrono opportunità ai Musei di poter innovare soprattutto dal punto di vista sei servizi che, come abbiamo visto, sono ancora molto indietro.

Dal punto di vista della comunicazione, i Musei italiani dovrebbero usare i social media nel tentativo di trasmettere le emozioni che una visita riesce a sprigionare. Non limitarsi solo ad una comunicazione di tipo markettara, lo scopo è quello di emozionare il visitatore, riuscire a portare il visitatore a vivere un’esperienza più ampia e coinvolgente. Ecco come si dovrebbero usare i social media nei Musei.

E voi che ne pensate?

[la foto di copertina è di proprietà di @franzrusso, si prega di citare la fonte tutte le volte che l’immagine vine condivisa]

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Franz Russo Blogger, Digital Strategist
Franz Russo, fondatore, nel 2008, del blog InTime, ho collaborato con grandi aziende nazionali e internazionali, come consulente per strategie di comunicazione e come divulgatore. Da sempre impegnato nella comunicazione digitale, cerco di unire sempre una profonda passione per l’innovazione tecnologica a una visione olistica dell’evoluzione dei social media e degli strumenti digitali. Il mio percorso professionale in questo campo, iniziato nel 2007, è stato caratterizzato da un costante impegno nel raccontare e interpretare i cambiamenti nel panorama digitale. Il mio approccio si basa su un mix di analisi strategica, creatività e un profondo impegno per il racconto e la divulgazione.
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