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I Nativi Digitali pensano e apprendono diversamente

Chi nasce e cresce con le tecnologie digitali e con l’utilizzo costante della Rete – ovvero i Nativi Digitali – sviluppa geneticamente un modo di pensare e di apprendere molto diverso da quello delle generazioni precedenti. I dibattiti della Neuroscienza sono aperti e accesi. Ecco le ultime novità.

In un articolo di Panorama del 4 aprile 2016 si legge che i Nativi Digitali pensano diversamente rispetto alle generazioni precedenti.
In particolare, sanno più cose, la loro modalità di ragionare è più libera da schemi e preconcetti, ma si dimostrano molto più fragili alle dipendenze.
In altre parole, chi nasce oggi e cresce con le tecnologie digitali – Internet, computer, tablet, smartphone -, su cui è possibile utilizzare le più diverse applicazioni in tempo reale, sviluppa geneticamente anche un modo di pensare del tutto nuovo.
Questa teoria, naturalmente, è supportata da evidenze delle Neuroscienze, che mostrano come oggi siano maggiormente sollecitate aree cerebrali diverse rispetto alle generazioni precedenti (Immigrati Digitali).

E’ dimostrato che i Nativi Digitali, quasi costantemente iperconnessi, non presentano una correlazione tra il numero di ore di esposizione alla Rete e l’aumento del quoziente intellettivo. Non sono più intelligenti?
Lo sono diversamente.
Imparano ciò che nel momento presente è utile e, soprattutto, lo imparano molto più in fretta, creando purtroppo in questo modo alcuni vuoti.
Non si tratta, infatti, più di una crescita intellettiva progressiva, non si sviluppa una cultura basata su esperienze graduali di vita.
E’ come se ogni esperienza, e quindi ogni cognizione ed emozione correlata, risultasse alla fine a sé stante. Molto più disorganizzata di quello che succedeva nel processo di apprendimento di una volta.

nativi digitali innovazione social media

Il pensiero dei Nativi Digitali tende ad abbandonare strutture logico-deduttive e lineari.
E’ come se il loro pensiero si formasse prendendo altre strade, diversi circuiti neuronali, in cui di certo prevale la modalità emozionale del momento. L’interesse del real time.
E c’è di più.
I Nativi mostrano di avere un sapere più vasto, quasi enciclopedico, ma meno approfondito.
Ciò accade perché quello che si impara lo si vuole condividere subito col gruppo – ovvero sul Web e sui Social Media – perché è lì che in realtà si appaga il desiderio di conoscenza.

La velocità di apprendimento e di pensiero logico-emotivo pare ridotta a un tempo talmente insufficiente che le informazioni, le emozioni e le esperienze non riescono ad essere strutturate e immagazzinate nella Memoria (ne ho scritto qui: Internet e i Social Network: quanto male fanno alla Memoria?)
E questo avviene per due sostanziali motivi.
Il primo è la comodità e l’immediatezza di recuperare informazioni dalla Rete, tale per cui viene a mancare lo sforzo intellettivo di fare ricerca ed esplorare, di analizzare e dedurre. Non a caso, i ragazzi nati dopo il 1990 vengono perfino chiamati “Generazione Google”.
Vuoi sapere qualcosa? Il primo device che hai a disposizione ti fornirà la risposta.
Te lo dimentichi? Nessun problema, lo rintracci nuovamente in Rete.
Il secondo motivo, come si è detto, è il fatto che si perde il desiderio più o meno conscio di formarsi una cultura, che si tratti di un corso di studi piuttosto che dell’abitudine a leggere libri e romanzi.
Il comportamento che prevale diventa quello della condivisione col gruppo, della pubblicazione del proprio pensiero, dell’esposizione alla Rete e ai Social Media, con la tendenza a mettere in secondo piano il concetto di crescita personale e, soprattutto, di Privacy.

Non tutti gli studiosi, tuttavia, sono d’accordo e il dibattito si accende soprattutto riguardo alla Plasticità Cerebrale, ovvero la capacità di Modulare l’Intelligenza in base alle diverse situazioni e alla capacità di apertura mentale, dialogo, scambio di informazioni per un miglior adattamento della specie umana.
Uno dei pionieri in questo campo della Neuroscienza sostiene, infatti, che la stimolazione cerebrale continuativa e potenziata – gli input della Rete – porta ad un vero e proprio ispessimento di precise aree sensoriali del cervello.
E’ come se le aree della corteccia cerebrale si modifichino in base al numero e alla frequenza delle stimolazioni. Cresce il numero dei neuroni?

Questi studi sono essenziali per la Fisiologia Umana, dal momento che mettono in discussione completamente uno dei principi fino ad oggi incontrastato, ovvero quello dell’impossibilità di modificare il numero dei neuroni dopo la nascita e, in particolar modo, dopo i primi tre anni di vita.
La vecchia concezione di un numero fisso di neuroni – cellule che una volta morte non possono più rigenerarsi – viene ribaltata dall’ipotesi della Neuro-Plasticità, ovvero la supposizione che il cervello – sia di bambini che di adulti – possa cambiare, riorganizzandosi continuamente in base agli stimoli ricevuti e aumentando di fatto il numero stesso dei neuroni.

Si aprono aree di studio di Neuroscienza immense e di particolare delicatezza.
Quello che è bene sottolineare è che i processi del pensiero e dell’apprendimento, frutto delle stimolazioni sensoriali sul cervello, tornano ad essere al centro degli esami di laboratorio proprio grazie all’evidenza di quanto sia mutato l’intelletto dei Nativi Digitali.

La domanda che umanamente sorge spontanea, alle persone delle generazioni precedenti, è quali siano i pericoli – se ci sono pericoli – nella modalità di pensare e apprendere dei Nativi Digitali.
La mia personale opinione è che ci possano essere rischi, ma soprattutto opportunità.
Ad una sola condizione: che le generazioni precedenti ai Nativi Digitali riescano a dare loro una formazione adeguata cosicché l’utilizzo della tecnologia non risulti un esercizio passivo, ma un attiva forma di apprendimento e di educazione culturale, in cui il soggetto è protagonista attivo e consapevole.
Si tratta di una vera e propria istruzione all’utilizzo di Internet in tutte le sue forme.

L’iperconnessione non è malvagia in sé: si dibatte perfino sui suoi vantaggi nello sviluppo della corteccia cerebrale.
Diventa malvagia se subita, patita come forma sociale dominante.
Formazione ed educazione – nonostante i Nativi Digitali sembrino sempre più in gamba – è l’unica soluzione vincente per il futuro delle nuove generazioni.

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Francesca Ungaro
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