Da premettere che sono un utente di Facebook e non ho nulla in contrario, anzi. Ma quando ho visto questo video non potevo non pubblicarlo e commentarlo con voi
Intanto il video vuole parafrasare quello che in realtà succede tutti i giorni tra gli utenti registrati su Facebook, e lo fa prendendo in giro quelli che effettivamente lo usano in maniera se vogliamo morbosa. Ma vi racconto cosa mi è successo qualche giorno fa. Come sapete ogni volta che stringete amicizia con qualcuno su Facebook, si allarga la vostra cerchia di amici, compresi quelli potenziali, cioè quelli che sono amici dei vostri amici. E se provate a contattarli proprio con una “friend request” vi appare la dicitura “amici in comune” e il numero di quanti ne sono. Ma Facebook facilita la cosa mostrando nella vostra home del profilo “Persone che potresti conoscere” e cliccando su un’immagine di una certa persona scoprite chi è l’amico che avete in comune. Ora la corsa ad avere più amici è uno dei motivi per cui migliaia di persone si sono iscritte su Facebook, così come viene ben descritto nel video. Detto questo, mi sono imbattuto anch’io in questo giochetto e ho aggiunto tante persone, che è vero che non conosco, ma che comunque visti gli amici in comune ho pensato che non fosse un problema. E invece? Non l’avessi mai fatto! Mi sono arrivate e-mail da parte di quegli amici in comune che mi scrivevano “come hai potuto contattare i miei amici senza il mio permesso!!! preferisco che da oggi in avanti tu non lo faccia più!!!”
C’è da rimanere esterrefatti di fronte a delle e-mail del genere. Fino ad ora non cerdevo che questo fosse un problema, anzi. E allora mi sono chiesto quanto questo stringere amicizie su Facebook venga preso sul serio. A vedere questo vien da pensare che forse viene preso troppo sul serio, esageratamente sul serio. E poi, ma ne vale la pena? Se si prova a vivere Facebook per quello che è, con un pò di leggerezza che non guasta, allora diventa anche divertente, certe volte anche un modo per evadere dalle faccende quotidiane. Ma se si deve viverlo cercando di riflettere in esso la società che viviamo tutti i giorni allora forse non c’è poi tanto da meravigliarsi.