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Online e offline, il fallimento come momento per crescere e imparare

Il Fallimento è concepito generalmente come qualcosa di negativo: la paura di Fallire può portarci a paralizzare le nostre azioni e renderci psicologicamente vulnerabili. Almeno finché non ci rendiamo conto che Fallire è una condizione comune per lo sviluppo e la crescita personale e lavorativa e non è affatto un opposto del Successo, ma un suo requisito.

“Soltanto chi fa, sbaglia”. Parto da un vecchio detto che non vuole giustificare con superficialità gli errori, ma comprenderli in una visione molto più ampia.
Sono moltissimi gli aforismi sull’importanza di Fallire per imparare e per crescere, e indubbiamente, quello che io preferisco di più è quello di Samuel Becket: “Ho sempre tentato. Ho sempre fallito. Non discutere. Prova ancora. Fallisci ancora. Fallisci meglio”.
La concezione del Fallimento come elemento positivo nel percorso di creazione non è certo un concetto nuovo.
Se ne parla spesso.
Eppure tutti noi conviviamo (o abbiamo convissuto) con questa paura: sbagliare e rovinare il proprio lavoro e la propria immagine.
Ciò che si è costruito con fatica: soprattutto la Reputazione di noi stessi creata in molto tempo.
Rovinare tutto in un attimo, perché sbagliare è facilissimo. E il Fallimento può arrivare da un apparente minuscolo errore che si amplifica a dismisura, soprattutto sul Web, dove la comunicazione pubblica viaggia in tempo reale.

successo fallimento

Convivere con una paura è una condizione sicuramente critica per la nostra psiche, ma non è detto che sia del tutto negativa.
Ci pone in costante allarme, ci fa stare all’erta, amplifica i nostri sensi e il nostro intuito e potenzia concentrazione, percezione e attenzione.
Quindi, paradossalmente, la paura stessa può essere una leva su cui fare forza per spingerci più in alto.
E’ lo stimolo che continuamente ci ricorda che non possiamo arrenderci, sederci sugli allori, e che siamo più o meno costantemente sotto esame.
C’è un limite oltre il quale la paura, però, non può più essere utile. Anzi, si trasforma nel peggior nemico.
Questo succede quando prende il sopravvento sulla nostra volontà, sui ogni pensiero, sul livello di sopportazione, e allora è capace di bloccare ogni nostra azione, paralizzarci, renderci impotenti e psicologicamente vulnerabili e infelici.
Questo limite è assolutamente individuale: sta nella capacità che ognuno di noi ha di gestire le proprie emozioni.
Ancora una volta, quindi, entra in gioco il concetto illuminante di Intelligenza Emotiva, ovvero la capacità di riconoscere, accettare e gestire il nostro mondo emotivo.
Più maturiamo e sviluppiamo la nostra Intelligenza Emotiva, più alta sarà la soglia della sopportazione dello stress, più grande sarà la capacità di convivere con la paura e accettare che il Fallimento possa avere risvolti estremamente positivi.
Perché stress, paura e fallimento diventano importanti sfide che accettiamo di raccogliere per metterci in gioco e migliorarci.

Ci sono senz’altro emozioni dentro di noi che non sono affatto semplici da accettare, da ammettere di provare. E proprio questo è il punto più critico nello sviluppo dell’Intelligenza Emotiva.
Pensiamo all’invidia, alla gelosia, al senso di rivalsa o vendetta, al sentimento di antipatia: tutte emozioni assolutamente normali da provare, ma che è necessario imparare a gestire al meglio per poter avere relazioni interpersonali felici e poter lavorare.
Ecco: la paura di fallire è esattamente una emozione scomoda, che tormenta, che ci rende deboli, fino al momento in cui non la accettiamo e non impariamo a pensarla e viverla come una grandissima sfida per migliorare se stessi.
Ed è più facile di quanto si pensi: un fallimento si tramuta velocemente in un’opportunità nuova di successo, e indubbiamente la strada di qualsiasi successo è lastricata di fallimenti.
Troviamo insieme, allora, il percorso per arrivare al successo …continuando a fallire.

Il primo passo da compiere, indubbiamente, è quello di capovolgere la visione comune del concetto di fallimento.
E’ necessario imparare a pensare che il fallimento non è un mancato successo e che successo e fallimento non sono opposti fra loro.
Fanno parte entrambi del percorso umano di crescita personale e professionale, e non esisterebbe successo se non ci fosse fallimento.
La dote della Resilienza – la capacità di rialzarsi più forti di prima dopo un evento traumatico – è sicuramente un aiuto fondamentale, ma non è necessario fare “passi da gigante”.
Quando si sbaglia – e si fallisce – si cade e ci si fa male: si possono creare ferite gravi e si può provare molto dolore.
Ecco: l’indispensabile è lasciare tempo a questo dolore per emergere e sfogarsi.
Qualsiasi dolore ha bisogno del suo tempo per guarire, e questo tempo va rispettato.
E’ in questo tempo di maturazione del dolore che impariamo anche a volerci più bene: ad avere cura e stima dei nostri desideri, degli sforzi fatti, dell’impegno che dedichiamo al nostro lavoro.
Solo prendendo questa Coscienza di Sé potremo davvero superare la delusione con la migliore predisposizione mentale.
E convincerci finalmente che il fallimento non è una sconfitta che si oppone al successo, ma un vero e proprio requisito del successo.

Il secondo passo da compiere è capire quali sono davvero le nostre ambizioni. La difficoltà dei risultati che ci prefiggiamo di raggiungere e la misura del realismo delle nostre aspettative.
Si tratta di riformulare i propri progetti, dopo aver superato la delusione dell’insuccesso, per capire dove può essere nato l’errore che ha dato vita al fallimento e ricominciare a lavorare esattamente da lì.
Chi non ha mai osato, sicuramente, non ha fallito mai.
E questo non vuol dire che le nostre aspettative devono essere irrealistiche e troppo elevate, ma che il cammino deve continuare con maggior determinazione, consapevolezza e fierezza di sé.
Un esercizio mentale importante può essere, allora, quello di visualizzare il raggiungimento completo del progetto, il progetto compiuto, e successivamente porsi tutti gli interrogativi sui possibili ostacoli a tale raggiungimento.
E ancora: qualsiasi aspettativa ci poniamo può essere realistica, basta che suddividiamo in piccole parti il problema da risolvere.
Può darsi, infatti, che affrontando un compito estremamente difficile, falliamo perché non facciamo “un passo alla volta”, una picola ma solida conquista alla volta.
Prendere coscienza del nostro personale modo di affrontare i problemi della vita o del lavoro è già in se stesso un successo.
E questo significa comprendere che ogni “no” è un passo in avanti per capire come arrivare al “sì”.
Se capiamo i motivi del nostro insuccesso, abbiamo vinto su tutto.

E se non ne capissimo i motivi o i motivi non dipendessero affatto da qualcosa che possiamo governare?
Probabilmente questa è la situazione più comune.
Eppure il processo di crescita personale è il medesimo.
Lasciare alla nostra mente – e anche al nostro corpo – il tempo sufficiente per maturare la delusione o la ferita del fallimento, ricominciare a camminare sulla medesima strada con una mente diversa, una visione diversa dei nostri obiettivi, o scegliere di cambiare strada e ricominciare da capo.
Raccogliere la sfida con rinnovata energia.
In qualsiasi casi, è un successo: perché avremo vinto la paura di fallire e, forse, avremo capito realmente che ogni vera vittoria passa attraverso le mille sconfitte.

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Francesca Ungaro
Webwriter e Content Manager. Psicologa Clinica. Ho lavorato come Responsabile della Comunicazione Corporate. Psicologia e scrittura sono le realtà che si intrecciano da sempre nella mia vita.

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martedì, 19 Marzo, 2024

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