Avrei voluto chiudere l’anno sul blog in maniera diversa, ma l’attualità ci riporta alla drammatica realtà di questi giorni. In particolar modo avevo immaginato di poter non parlare di guerre. Ma purtroppo non sarà così. Il conflitto israelo-palestinese si riaccende in questo scorcio del 2008
In questi giorni assistiamo tristemente al riaccendersi del conflitto tra israeliani e palestinesi, che tradotto significa assistere a un nuovo massacro di civili. Nell’ultimo attacco da parte di Israele sono stai uccisi più di 400 civili, li hanno chiamati “obiettivi strategici”. Sarà, ma chi ci va di mezzo e soprattutto in un conflitto lungo e complicato come questo sono i civili, donne e bambini soprattutto. Ovviamente non voglio discutere sul diritto di Israele ad esistere, anzi, lo Stato d’Israele ha diritto di esserci, ma quello che voglio sottolineare è che ci debba essere altrettanta tranquillità nell’affermare che ci debba essere uno Stato Palestinese. Non sto dicendo niente di nuovo, lo so, ma è meglio ribadire questo concetto soprattutto in queste giornate. Tra l’altro questa posizione è da sempre portata avanti anche dalla Chiesa e ben pochi hanno seguito questo messaggio. Si perchè da sempre il luogo su cui trova la Terra Santa è stata contesa dai pro-Israele, in particolare gli Usa, e dai pro-Palestinesi, ex-Urss e paesi arabi, dove ha trovato luogo di battaglia quella Guerra Fredda che ha caratterizzato cinquant’anni e più del secolo scorso. Una Terra inizialmente abitata dagli Arabi, va ricordato, i quali sono stati costretti inizialmente a lasciare la loro terra per far posto agli interessi commerciali degli europei alla ricerca del petrolio, poi confinati in quella che è oggi la Cisgiordania e lasciare la terra agli Ebrei di Palestina, dove appunto oggi sorge lo Stato di Israele. Questa era la soluzione degli Inglesi, che le Nazioni Unite fecero proprio, al problema: uno stato israeliano, dove oggi sorge per l’appunto, e uno stato palestinese, in Cisgiordania. Ma questa soluzione non accontentava nessuno soprattutto perchè la contesa si spostava anche su Gerusalemme che gli Arabi hanno sempre considerato loro capitale e lo stesso valeva e vale oggi per gli Ebrei che non voglio lasciare la loro città algi Arabi. A nulla sono valse ipotesi di divisione succedutesi nel tempo. Già questo dimostra di quanto sia difficile trovare una soluzione al problema e non ci aiuterebbe nemmeno provare a fare una cronostoria degli ultimi vent’anni perchè arriveremmo sempre allo stesso punto. Tranne nel ‘93 quando Rabin e Arafat stavano per siglare veramente la pace con gli Accordi di Oslo spezzati da un fanatico ebreo che nel ‘95 uccise Rabin. Da quel momento mai più si è andati così vicini alla Pace. E dopo la scomparsa di Arafat è subentrata al vertice politico dell’Autorità Palestinese Hamas, gruppo politico armato autore di molti attentati suicidi inIsraele che hanno provocato vittime innocenti e anche enormi e insormontabili difficoltà verso una pace duratura.
Oggi Israele ha deciso di rimuovere con la forza Hamas, senza badare ai civili palestinesi e forse senza considerare le enormi conseguenze che questo potrebbe provocare. Di sicuro non è questo il modo per arrivare ad un accordo coi palestinesi. E se non si può colloquiare con Hamas, perchè di fatto è impossibile e anche perchè Hamas stessa non ha tanta voglia di dialogare, allora bisognerebbe trovare il modo di coinvolgere gli altri paesi arabi più moderati a cominciare dalla Giordania per farsi promotore di un percorso che possa quantomeno smorzare i toni e deporre le armi. E’ vero anche che questa strada è stata già battuta, ma si può lasciare il popolo palestinese in balìa della sete di vendetta di Hamas? Non credo proprio, anche perchè gli stessi paesi arabi moderati non hanno voglia di iniziare una nuova guerra contro Israele. Ma con la violenza Israele non ha mai vinto e la storia lo dimostra. Anzi non solo Israele, nessuno ha mai vinto con la violenza o la guerra.
Bisognerebbe prendere esempio dai tanti esempi di convivenza tra arabi e israeliani che la cronaca ci propone, così come anche il cinema. C’è stato un periodo, prima della guerra del 1967 che arabi ed ebrei convivevano, divisi ma convivevano. Gli arabi erano integrati nella società israeliana, lavoravano con loro, giocavano con loro. Da allora questo non è stato più possibile. E allora voglio augurarmi che questa accada di nuovo, augurare a questa terra tanto bella e desiderata quanto martoriata che questo possa accadere presto, nel 2009.