E’ gia passata una settimana dall’inizio dell’attacco sulla striscia di Gaza da parte di Israele che ha provocato ormai più di 700 vittime civili, di cui molti bambini. La reazione di Israele ad un attacco missilistico che ha ucciso le due sorelline israeliane di 5 e 13 anni a molti è risultata spropositata di fronte alla possibilità di mezzi dei palestinesi.
In effetti a vedere come si sono messe le cose si potrebbe affermare che si Israele ha, in questo caso, usato la sua forza militare in maniera spropositata senza curarsi più di tanto delle conseguenze che questo provocasse, e cioè l’uccisione di tanti civili palestinesi. A questo si aggiunge poi la difficile condizione in cui vivono i palestinesi della Striscia di Gaza, un lembo di territorio all’interno dello Stato di Israele di 360 kmq con una popolazione di più di 1 milione e 400 mila abitanti che possiede la più alta densità di abitanti per kmq pari a 4117 ab./km². Senza dimenticare che Israele della Striscia controlla l’accesso marittimo, lo spazio aereo e l’accesso via terra nella barriera appunto tra Israele e Striscia di Gaza. Con questo voglio dire che la popolazione palestinese è ammassata all’interno del territorio. Israele di fronte ad una situazione di questo tipo non si fa scrupolo e decide di bombardare mettendo in moto tutta la sua macchina da guerra. Ne viene fuori un massacro. Il 31 dicembre la Corte Suprema dello Stato di Israele ha ordinato al governo di garantire l’accesso ai territori sotto bombardamento alla stampa internazionale perchè diano testimonianza degli effetti, ma lo stesso governo è sordo ad un invito di questo tipo, giustificando il divieto di accesso come una “complicazione delle operazioni militari”. Di conseguenza non si ha una informazione oggettiva di quello che succede, e gli stessi giornalisti italiani hanno fatto sapere solo dopo di questo divieto, nel frattempo ci hanno raccontato storie che neanche loro avevano in effetti visto.
E di fronte all’indignazione della Comunità Internazionale, di fronte anche alla recente risoluzione delle Nazioni Unite con l’astensione degli Usa, che di fatto quindi acconsentono, che chiede l’immediato “cessate il fuoco” ad Israele, ebbene Israele continua imperterrita, in maniera sorda e prepotente la sua strada di guerra. Perchè il mondo non riesce a fermare Israele? Cosa lo impedisce? Voglio subito sgombrare il campo da un possibile equivoco leggendo questo articolo. Israele è uno Stato, riconosciuto da tutti. Esiste dal 1948 e ha tutto il diritto di adottare misure che ne garantiscano la sua difesa. E il problema attuale sta proprio in questo. Hamas, “Movimento di Resistenza Islamico”, il gruppo palestinese politico-militare, che nel 2007 vince l’elezioni palestinesi e assume il governo dell’ANP, l’ente palestinese che gestisce e governa i territori della Cisgiordania e della Striscia di Gaza, nega l’esistenza dello Stato di Israele, facendo frenare e franare tutti gli sforzi profusi nel processo di pace che nella stessa Conferenza di Pace di Annapolis del 2007 avevano portato all’idea di vedere nascere lo Stato Palestinese proprio in questo anno. Di fronte a quanto sta succedendo oggi lo Stato della Palestina rimane ancora un sogno per gli arabi palestinesi. E la stessa Hamas, da parte sua, che in passato è stata anche responsabile di sanguinosi attentati contro il popolo ebreo, concorre ad ostacolarne la nascita se continua ad adottare una linea radicale come quella di questi anni.
La pace si ottiene in due. Ma oggi la questione mediorientale ci mette di fronte ad un elemento che è sempre stato presente: nessuno di quelli che oggi potrebbe fare la pace ha davvero interesse a farla. Mentre quelli che la vogliono non hanno i mezzi e la forza per farla. Speriamo che questa triste verità venga presto smentita.