Già, il nostro Bel Paese. Ma basta avere tante bellezze artistiche e naturali per poter essere considerato un Paese che funzioni? che sappia fornire i servizi di cui i cittadini hanno bisogno? A quanto pare non basta, bisogna voltare pagina e subito altrimenti le conseguenze potrebbero essere ben più gravi.
Ultimamente ho conosciuto un nuovo blog, il Blog di Roberta Milano, persona esperta proprio di Web Marketing, nonchè docente di Web marketing per il Turismo presso l’Università di Savona. E proprio dal suo blog sono venuto a conoscenza del Country Brand Index 2008, un annuario che si da il compito di dare notizie e dati dal punto di vista dell’appeal di un paese, analizzandolo da molti punti di vista. Ovviamente, la prima cosa che ho fatto, e come penso farete anche voi, è stata quella di vedere come fosse considerato il nostro Paese. Ma si, non sarà tutto da buttare e non sarà questa crisi ad annebbiarci le idee, ho pensato…Purtroppo non è cosi. Nel senso che, messo da parte il nostro patrimonio culturale di inestimabile valore e che tutto il mondo ci invidia, Art&Culture così come viene catalogata, dove il marchio Italia è molto forte, ahimè! e ahinoi!, non si può dire per il resto. La cosa che mi ha colpito più di tutte è stata leggere la definizione che si da del nostro paese, “less optimistic and more unhappy”, meno ottimisti e più tristi. Si è vero, tra l’altro ce lo avevano ricordato anche i giornali inglesi e americani che la “dolce vita” era ormai un lontano ricordo. E questa crisi non aiuta a risollevare gli animi.
Altri dati importanti dal mio punto di vista è che nella classifica dei paesi che hanno cura dell’ambiente, Ambientalism, l’Italia non figura tra le prime dieci (lo credo bene visto la vicenda della spazzatura a Napoli e dintorni); sulla sicurezza idem; non compariamo tra i primi dieci posti dove uno vorrebbe vivere, nonstante le nostre bellezze, che non bastano; siamo dietro a Francia e Germania come posto ideale dove far affari, business; non compariamo nemmeno nella lista, a dieci, dei paesi per le Istituzioni democratiche e le libertà civili, un dato molto negativo a mio avviso. Ma dov’è che compariamo ai primi posti? Ci sarà qualcosa che all’estero sapranno apprezzare del nostro bistrattato pese? Ma si certamente! E quando si parla di Cucina, intesa come arte, non ce n’è per nessuno. Ma possiamo andare avanti in questo modo, quando non siamo nemmeno capaci di sfruttare fino in fondo queste innate potenzialità? Esempio in questo senso è il caso del sito Italia.it che sarebbe dovuto servire a rilanciare il nostro marchio Italia, costato centinaia di migliaia di euro, gestito dalle due diverse compagini politiche più forti nel nostro paese ma con scarso risultato, a significare il Paese non ha certo bisogno di politiche di destra o di sinistra per essere rilanciato. Se poi aggiungiamo come l’allora ministro dei Beni Culturali, Rutelli, dava il benvenuto sul sito con un inglese maccheronico, è il caso di dire, che è stato utilizzato come sketch comico da tutte le Tv e radio italiane. Non ci sarebbe molto da sperar bene. Ma vogliamo essere ottimisti, veramente e non solo a parole.