Clubhouse è il fenomeno del momento e sta spopolando anche in Italia, sebbene sia ancora solo per iOS. Ma ci sono dei punti in comune con la storia di Instagram, a partire dallo stesso venture capital: Andreessen Horowitz.
Clubhouse ormai è sulla bocca di tutti anche in Italia, da giorni su diverse piattaforme gli utenti si rincorrono per procurarsi un invito e prendere parte alle stanze tematiche. Un passaggio inevitabile alimentato dal fatto che l’app, al momento, é solo per iOS. Ma una volta che sarà disponibile la versione per Android è molto probabile che l’app diventerà più popolare.
La riflessione, breve, che vogliamo fare oggi con voi, é molto semplice. Partiamo da un primo punto. Qualche giorno fa, e lo abbiamo scritto anche qui sul nostro blog, l’app ha ricevuto un finanziamento importante, 100 milioni di dollari, da Andreessen Horowitz, venture capital tra i più importanti al mondo. AH aveva già finanziato l’app con 12 milioni di dollari nella primavera scorsa.
Ora, i 100 milioni dell’altro giorno hanno già fatto lievitare il valore di Clubhouse a 1 miliardo di dollari, un valore enorme se pensate che l’app non abbraccia ancora Android e già conta più di 2 milioni di utenti a settimana.
Per AH, Clubhouse rappresenta un grande investimento da far fruttare.
Subito dopo l’annuncio dell’investimento di “Serie A” (da considerare che nel 2020 l’investimento medio di questo tipo è stato di 15 milioni di dollari), Clubhouse ha pubblicato quella che sarà la road map da seguire per i prossimi mesi e, secondo noi, il punto più interessante è quello che riguarda i creator che potranno contare sulla possibilità di monetizzare attraverso la vendita di abbonamenti e la vendita di biglietti. Per Clubhouse questo rappresenterebbe un punto di forza non indifferente.
Ricordiamo che si tratta di un un’app interessante che mette la voce al centro di tutto, come strumento attraverso il quale stringere Relazioni e che libera l’utente dal “like” forzato.
Detto questo, è utile ricordare che se Andreessen Horowitz investe in maniera massiccia, come in questo caso, lo fa perché crede nell’app e, soprattutto, perché ritiene che l’app sia utile per il proprio business, e rappresenta la spiegazione all’investimento di Serie A. Quindi, l’obiettivo è quello di mettere a disposizione di Clubhouse finanziamenti sufficienti per fare in modo che venga sviluppato il prodotto, che vengano sviluppate altre funzionalità, la versione per Android, un sistema di monitoraggio tale da controllare casi di hate speech, come già successo.
A quel punto l’app è pronta per essere venduta al migliore offerente. Una strategia, che è la base di AH, che abbiamo visto già in tanti altri casi sempre gestiti dallo stesso venture capital.
Come Instagram, ad esempio, l’exit gestita da Andreessen Horowitz ha portato l’app nelle braccia di Facebook; come Oculus VR, sempre portato nelle mani di Facebook.
Ma molti di voi ricorderanno la vendita di Skype a Microsoft e sempre a Microsoft ,AH ha venduto GitHub.
AH ha poi gestito la quotazione in borsa di Twitter, Facebook, Box, Groupon, Pinterest, Zynga e tante altre aziende tech.
Insomma, è molto probabile che nel giro di 2/3 anni Clubhouse passerà di mano a Facebook o qualche altra big. E certamente non sarà Twitter che ha già avviato in fase di test la sua versione di Clubhouse, chiamata Spaces che presto sarà disponibile per tutti gli utenti.
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