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Elon Musk e i problemi di Twitter sulla sicurezza, facciamo il punto

I problemi sulla sicurezza di Twitter, dopo l’eclatante denuncia di Peiter Zatko, detto “Mudge”, potrebbero fornire una grande occasione di rivalsa per Elon Musk. E comunque le cose restano complicate, anche per lo stesso fondatore della Tesla.

La vicenda che riguarda Elon Musk e Twitter si arricchisce di un nuovo, ed imprevisto, episodio e, questa volta, il fondatore della Tesla potrebbe addirittura spuntarla. Forse.

Come sappiamo, Elon Musk da maggio ha iniziato ad insinuare che il fenomeno spam/bot su Twitter fosse ben più alto del 5% rilevato dalla società di San Francisco. A nulla sono valse i report forniti, al punto che a luglio il fondatore della Tesla decide di abbandonare l’accordo di acquisizione della società, quello siglato ad un prezzo di 44 miliardi di dollari, lamentando di non aver avuto accesso ai dati e di essere convinto che Twitter stesse mentendo sugli stessi dati.

Ne è conseguito una prima citazione da parte di Twitter verso Elon Musk, il caso verrà discusso presso la Corte del Delaware dal prossimo 17 ottobre, e poi una successivo contro citazione da parte di Elon Musk verso Twitter.

elon musk twitter sicurezza

Insomma, quando tutto si preparava ad essere discusso nelle aule dei tribunali, con avvocati pronti ad addentrarsi nei dati e nelle carte processuali per cercare di escogitare la propria linea a difesa della propria strategia, ecco che arriva l’imprevisto, quello che nessuno si aspettava.

Qualche giorno fa Peiter Zatko, noto con il suo nome di hacker “Mudge”, assunto nel novembre del 2020 da Jack Dorsey, co-fondatore ed ex CEO di Twitter, presenta una denuncia formale, depositata presso la SEC, in cui, in sostanza, sostiene che Twitter ha mentito sui dati.

E poi, in aggiunta, sostiene che Twitter in realtà non ha mai fatto nulla per risolvere il problema, molto più esteso secondo “Mudge” di quanto Twitter si ostini ad affermare. E, inoltre, che Twitter non fosse sufficientemente attrezzata per affrontare questo problema  con software e server obsoleti.

Insomma, una denuncia che mette a nudo una situazione che potrebbe compromettere seriamente la reputazione di Twitter, proprio in vista delle prossime audizioni in tribunale, e mettere la società in una situazione difficile nei confronti di Musk.

Infatti, il fondatore della Tesla non ha perso l’occasione per ritornare alla carica e sfruttare il momento a suo favore.

Intanto non ha perso tempo a usare Twitter. Per primo ha twittato uno screenshot del Washington Post con scritto: “Quindi la prevalenza dello spam *è stata* condivisa con il consiglio, ma il consiglio ha scelto di non rivelarlo al pubblico…“.

Poco prima aveva twittato un meme del Grillo Parlante, in riferimento a quanto ha denunciato da Peiter Zatko.

Come dicevamo, il team di legali non si è fatto sfuggire l’occasione e ha subito presentato istanza presso la Corte del Delaware per richiedere di nuovo la possibilità di poter vedere i dati e confutare la loro tesi. In precedenza la giudice Kathaleen St. J. McCormick aveva rifiutato qualsiasi richiesta, ma alla luce di quanto successo, le cose sono cambiate.

Vista la richiesta di Musk di analizzare miliardi di dati, richiesta che la giudice ha ritenuto assurda, la stessa giudice ha però imposto a Twitter di fornire a Musk i dati di 9 mila account che risultano come stima dal report di fine anno scorso. E sempre la giudice McCormick ha imposto a Twitter di fornire ulteriori dati che possano essere utili.

Se fossimo ad un incontro di pugilato, questa per Musk è una ripresa da mille punti, si potrebbe dire che ha il match ormai alla portata. Ma le cose potrebbero complicarsi anche per lo stesso fondatore della Tesla.

Ne abbiamo parlato nello spazio su Twitter (e dove, se no?) insieme a Luca Alagna con il prezioso contributo di Matteo Flora, esperto e docente di cyber security, che ci ha aiutato a comprendere meglio il quadro proprio da questo punto di vista. Qui sotto il link per poter riascoltare lo spazio:

Twitter, dal canto suo, cerca di difendersi come può. Parag Agrawal cerca di far sentire la sua voce, sostenendo che tutta questa narrazione è pretestuosa. Ricordiamo che a licenziare Peiter “Mudge” Zatko fu proprio lui. Rebecca Hahn, portavoce di Twitter, prova ad allontanare i dubbi, confermando la veridicità dei dati diffusi da Twitter, e cioè che il fenomeno spam/bot sulla piattaforma è quantificabile al 5%.

Per ora sembrerebbe, condizionale d’obbligo, che la situazione stia avvantaggiando Musk e forse neanche si aspettava tutto questo. O forse sì.

Di certo, affronterà il processo di ottobre con un altro animo e intanto ha citato in giudizio Jack Dorsey e altri manager di Twitter per aver fornito informazioni fallaci.

Staremo a vedere cosa succedere, in attesa del prossimo episodio di questa vicenda che quanto a colpi di scena non si è ancora esaurita.

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Franz Russo Blogger, Digital Strategist
Franz Russo, fondatore, nel 2008, del blog InTime, ho collaborato con grandi aziende nazionali e internazionali, come consulente per strategie di comunicazione e come divulgatore. Da sempre impegnato nella comunicazione digitale, cerco di unire sempre una profonda passione per l’innovazione tecnologica a una visione olistica dell’evoluzione dei social media e degli strumenti digitali. Il mio percorso professionale in questo campo, iniziato nel 2007, è stato caratterizzato da un costante impegno nel raccontare e interpretare i cambiamenti nel panorama digitale. Il mio approccio si basa su un mix di analisi strategica, creatività e un profondo impegno per il racconto e la divulgazione.
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domenica, 5 Maggio, 2024

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