web analytics
back to top

Su Facebook si condividono sempre meno cose personali

Un rapporto aziendale interno di Facebook, ripreso da The Information e da Bloomberg in questi giorni, ha rivelato che le condivisioni in un anno su Facebook sono in calo del 5,5% e sono in calo del 21% le condivisioni che riguardano dati e aggiornamenti personali. Si spiega la decisione sulle Reactions e sul potenziamento di strumenti come “Accadde oggi”.

Facebook è ad oggi una piattaforma da 1,6 miliardi di utenti registrati che generano una mole enorme di dati, di conversazioni, di immagini, di video. E’ il luogo dove si chiacchiera di più online per antonomasia, questo è evidente. Ma a quanto pare, si chiacchiera sempre meno di cose personali, cioè di quei temi su cui Facebook fonda tutta la sua esistenza. E questo dato lo si rivela di una report aziendale interno, ripreso da Bloomberg e da The Information, che dimostra come tra la metà del 2014 e la metà del 2015 le condivisioni siano calate del 5,5%, in generale. Ma le condivisioni che riguardano gli aggiornamenti personali sono calati del 21%, un dato rilevante quest’ultimo che indica non un problema, quanto invece un cambiamento nell’approccio dal parte degli utenti verso la piattaforma.

Certo, non che questi siano dati che preannuncino, come qualcuno si è affrettato a scrivere, la fine di Facebook per come lo conosciamo oggi. No, non si tratta della fine, lo sarebbe stato se fossimo stati di fronte a dati molto più grandi e molto più veloci, e non è questo il caso. Questi dati sono indicativi del fatto che Facebook sta diventando sempre più saturo e sta, comunque, avvertendo la presenza di altre piattaforme che stanno crescendo e che forse hanno “rubato” qualcosa in termini di condivisioni, soprattutto dal lato personale. E parliamo di Snapchat, che offre la possibilità di condividere in maniera molto dinamica, ma ce ne sono altre.

facebook condivisioni personali

Nella riunione che si sarebbe tenuta a Londra con un team appositamente costruito, Zuckerberg e i suoi hanno parlato di context collapse, un concetto chiaro agli etnografi e accademici, forse meno a tutti gli altri. Per context collapse, nei social media, si intende una audience illimitata verso temi che invece vengono potenzialmente circoscritti. Le persone quindi non sono più in grado di relazionarsi rispetto ad un contenuto perchè è difficile da fare. Concetti mirati e selezionati per un gruppo limitati alla fine si scontrano conn gruppi più ampi. E forse questo è anche frutto delle modifiche, anche recenti, apportate all’algoritmo che regola il news feed, dando vita a questa dinamica, nonostante le persone abbiano anche la possibilità di limitare la propagazione del contenuto ad un pubblico più ristretto. Una cena tra amici certamente non sarà interessante per tutto il resto del mondo.

E forse questo spiega un po’ la strategia intrapresa da Facebook specie in relazione all’introduzione della funzione On This Day, quello che conosciamo come “Accadde oggi”. La funzionalità spinge a ri-condividere vecchi ricordi, adesso anche in maniera ottimizzata per evitare che di condividano ricordi spiacevoli. Un modo per spingere gli utenti a riproporre contenuti personali. E si spiega, da questo punto di vista, l’elaborazione e l‘introduzione delle Reactions, proprio per fare in modo che gli utenti possano esprimere al meglio la “reazione” adeguata a quel tipo di contenuto.

Su Facebook quindi si condividono e si commentano più notizie, più link che riportano ad informazioni e meno contenuti personali. D’altronde proprio Facebook ha investito molto da questo punto di vista. E si spiega anche l’introduzione e l’accelerazione per quanto riguarda i Live Video, la vera ossessione di Zuckerberg e adesso sappiamo perchè. Facebook vuole offrire a tutti la possibilità di condividere pezzi della propria vita e per questo il video è al momento lo strumento più immediato. Ognuno in pochi minuti è pronto a condividere quello che sta facendo e l’esperienza che sta vivendo in tempo reale. Un modo anche per fare risalire quello che si chiama “oversharing“, la condivisione estrema, quella che è infatti calata. Ci riuscirà?

author avatar
Franz Russo Blogger, Digital Strategist
Franz Russo, fondatore, nel 2008, del blog InTime, ho collaborato con grandi aziende nazionali e internazionali, come consulente per strategie di comunicazione e come divulgatore. Da sempre impegnato nella comunicazione digitale, cerco di unire sempre una profonda passione per l’innovazione tecnologica a una visione olistica dell’evoluzione dei social media e degli strumenti digitali. Il mio percorso professionale in questo campo, iniziato nel 2007, è stato caratterizzato da un costante impegno nel raccontare e interpretare i cambiamenti nel panorama digitale. Il mio approccio si basa su un mix di analisi strategica, creatività e un profondo impegno per il racconto e la divulgazione.
La tua iscrizione non può essere convalidata.
La tua iscrizione è avvenuta correttamente.

InTime Blog Newsletter

Abbonati alla newsletter e resta aggiornato su articoli e approfondimenti 

Utilizziamo Brevo come piattaforma di marketing. Inviando questo modulo, accetti che i dati personali da te forniti vengano trasferiti a Brevo per il trattamento in conformità all'Informativa sulla privacy di Brevo.

Scrivimi

Se ti piace quello che scrivo e se vuoi conoscermi meglio, clicca il bottone qui di fianco.

4 Commenti

  1. Ogni cosa ha il suo corso. Anche l’epoca di espansione di Facebook sta volgendo al suo termine ed è normale che si verifichi una contrazione.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

sabato, 27 Aprile, 2024

Ultimi articoli

InTime Podcast

spot_img

Articoli correlati
Related

TikTok verso il divieto o la vendita negli Usa, ma non subito

Il presidente Biden firma la legge che avvia il contro alla rovescia, di nove mesi più altri 3, per il divieto o la vendita di TikTok negli Usa. Un lento addio.

TikTok prepara la sfida a Instagram con TikTok Notes

TikTok sta testando TikTok Notes in Australia e Canada. Una app che copia Instagram, concentrando l'attenzione sull'immagine piuttosto che sul video.

L’emergere del ruolo del responsabile IA nelle aziende

Si chiama Chief Artificial Intelligence Officer (CAIO), responsabile della Intelligenza Artificiale. Guida all'utilizzo della IA nelle aziende.

Su X i nuovi utenti dovranno pagare per scrivere

Elon Musk ha proposto una piccola tariffa annuale per i nuovi utenti di X per contrastare i bot. Iniziativa che ha suscitato polemiche.