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Io o Noi? L’Interdipendenza nell’Era Digitale

La Comunicazione sui Social Network potenzia un particolare aspetto del nostro comportamento: l’Interdipendenza nelle Relazioni. Si lavora, si pensa, si vive in Comunità OnLine che rispecchiano perfettamente le norme di appartenenza al Gruppo. Individuo e Gruppo, tuttavia, non sono compatibili. Essere consapevoli di queste dinamiche sociali ci aiuta a capire quando le collaborazioni potranno essere vincenti.

Si può trattare di una scambio simmetrico o asimmetrico – anche a seconda delle piattaforme Social – ma l’essenza principale della Comunicazione 2.0 è sicuramente l’Interdipendenza tra chi parla (scrive) e chi ascolta (commenta e risponde).

E’ stata questa la grande rivoluzione delle dinamiche sociali introdotta con il Web 2.0, per altro in continua evoluzione e mutamento.
Se ancora pochissimi di noi possono sapere realmente cosa comporterà il futuro – Internet of Things, Smart Cities, Database, Web Semantico e tecnologia pronta a rimpiazzare il ruolo umano nella maggior parte delle sue attività – oggi comunichiamo sul Web con messaggi che si aspettano di ricevere risposte, commenti e condivisioni.
La comunicazione che avviene sui Social Network, così come attraverso i blog, implica di per sé varie forme di Interdipendenza, che è un legame molto più stretto rispetto alla semplice Interazione.

Fra i comportamenti potenziati dalla Comunicazione 2.0, la forma più collaborativa e costruttiva dell’Interazione è quella dell’Identificazione Sociale.
Dall’Io si passa al Noi. Dall’individuo al gruppo.

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Fare gruppo è da sempre una forma di protezione.
Fin dalle nostre origini, si afferma il senso di appartenenza per difendere la specie e garantirne la sopravvivenza. Il gruppo è regolato da norme che lo difendono dall’esterno, da possibili “attacchi” estranei. Sono regole primitive e ancora oggi per la maggior parte istintive.
Il gruppo, tuttavia, è un’entità complessa in cui è sempre presente una struttura organizzativa e una gerarchia. E per quanto sia una realtà dinamica, sempre in mutamento, ciò che ne caratterizza l’insieme è l’interdipendenza, non la somiglianza. (Kurt Lewin 1848).
In altre parole, l’aggregazione non comporta affatto omologazione, ma l’identificazione di ruoli precisi all’interno di una scala sociale.

C’è una distinzione essenziale da sottolineare: Identità Personale e Identità di Gruppo non saranno mai compatibili.
Perché si realizzi una reale collaborazione, con la soddisfazione di tutti, si deve per forza limitare la competizione fine a se stessa. Quella competizione che, magari, nasce da una sana ambizione e diventa un’arma vincente, ma fa a pugni con qualsiasi progetto di più ampia visione.

La legge del gruppo ha tutt’altri scopi, infatti, rispetto alla difesa del singolo individuo.
L’individuo si distingue in un continuo confronto coi suoi simili e si autodefinisce in base a somiglianze e differenze. Deve, però, trattarsi di un confronto che necessita di reciprocità e fiducia. Aspettative analoghe, scopi comuni e mutua collaborazione.
Questo significa, di fatto, rinunciare al vantaggio personale a breve termine in favore di un obiettivo di gran lunga maggiore: la condivisione di ruoli, responsabilità e impegno per raggiungere un successo finale più grande, un successo condiviso.

Si parla allora di coesione, la caratteristica più positiva del gruppo di appartenenza, perché attrae e trattiene i membri di valore e incoraggia la cooperazione verso un destino comune.
I gruppi più coesi sono quelli di maggior successo, perché diventano capaci di esercitare un’influenza più forte nella società globale.

Nella realtà 2.0 tutto questo è ancora più che attuale. Essere consapevoli delle dinamiche sociali che influenzano la comunicazione sul Web è essenziale per comprendere che i gruppi non si creano principalmente in base agli interessi lavorativi. 
Sono, di fatto, le nostre caratteristiche psicologiche e le nostre differenze caratteriali a guidare le collaborazioni e a determinarne il successo. 

Sapere di poter essere condivisi e sostenuti così come criticati pubblicamente migliora, ad esempio, la “prestazione” del singolo nei soggetti dominanti, ovvero le persone dotate di maggior autostima e più capaci di gestire la tensione psicologica.
Nei soggetti più remissivi, la presenza di un pubblico – virtuale o reale che sia – può, invece, generare uno stato di apprensione tale da bloccare l’individuo.

Dall’Io al Noi e, di ritorno, dal Noi all’Io.
Un passaggio in cui l’Individualismo diventa problematico.
Un equilibrio tra due realtà comportamentali non compatibili, ma un equilibrio che è nostra responsabilità trovare per lavorare al meglio e produrre di più.
Per poter dire davvero di vivere la Comunicazione 2.0 in maniera costruttiva, condividendo l’impegno altrui e rafforzando le nostre collaborazioni.

La parola a voi: cosa rende vincente il vostro lavoro di gruppo?

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Francesca Ungaro
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lunedì, 29 Aprile, 2024

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