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Kanye West, Elon Musk e la libertà di parola sui social media

Il ritorno di Kanye West, o Ye, salutato con calore da Elon Musk, riporta al centro il tema della libertà di parola sui social media. Intanto, la legge del Texas sembra essere in linea con l’idea di libertà di parola del fondatore della Tesla, in procinto di chiudere l’accordo con Twitter.

Di recente Kanye West, o rapper Ye, è ritornato sui social media, su Twitter e Instagram in particolare. Ma il suo ritorno, salutato con affetto da Elon Musk, è stato immediatamente accompagnato da roventi polemiche. Dopo due contenuti violenti e antisemiti i suoi account sono stati nuovamente sospesi e poi riammessi.

E tutto questo negli Usa, oltre che alle polemiche, ha generato, e sta generando, un grande dibattito su quello che sarà il futuro dei social media. Soprattutto per quello che riguarda la libertà di parola sulle piattaforme social.

Ma cosa è successo, nello specifico, prima di passare a vedere effettivamente cosa si intende parlare del futuro dei social media in questo contesto.

È successo che Ye su Instagram ha prima scritto che il rapper Sean “Diddy” Combs fosse controllato da ebrei e per questo, nel giro di poco, Instagram è intervenuta rimuovendo subito il contenuto e bloccando l’account, riammettendolo un secondo dopo. Ma non è tutto, perché Ye ha pubblicato un tweet antisemita in cui annunciava che avrebbe “ucciso 3 persone ebree”. Così come Instagram, anche Twitter è stata rapido a bloccare il contenuto, mantenendo attivo l’account del rapper.

kanye west elon musk social media

Fin qui sembra tutto regolare, cioè si tratta di un caso in cui un account pubblica contenuti che incitano alla violenza e per questo viene bloccato, in violazione delle regole delle piattaforme.

Il problema però, e problema dipende proprio dal punto di vista a questo punto, è che nello stato del Texas esiste una legge, ormai da un anno ma attiva in questi giorni, che vieta alle grandi piattaforme social media di censurare gli utenti o limitare i loro contenuti sulla base delle opinioni politiche espresse. Negli Usa vi è grande preoccupazione che questa legge possa essere presa a modello anche da altri stati.

Nel caso specifico, che riguarda Kanye West, come riporta anche il Washington Post, gli esperti in materia legale sostengono che questo tipo di leggi renderebbero molto più rischioso per le società di social media come Meta, proprietaria Instagram, e Twitter moderare contenuti come quelli pubblicati da West.

Questo è il punto. Attraverso l’approvazione e la messa in pratica di una legge come quella del Texas, chiamata “House Bill 20“, che vieta alle piattaforme social media con oltre 50 milioni di utenti mensili, come Facebook, Twitter e YouTube, di rimuovere un utente o i suoi contenuti sulla base di un “punto di vista”, si rischia di interpretare in senso politico, e quindi non sindacabile e rimovibile, anche contenuti come quelli di West.

Se ci soffermassimo a pensare un attimo di più su questo punto, capiremmo meglio tutti che uno dei punti centrali della possibile rivoluzione che Musk vuole portare su Twitter (sempre ammesso che l’accordo vada in porto entro il 28 ottobre di quest’anno) è proprio quello che riguarda la libertà di parola nella sua espressione più estesa. Senza paletti e regole da rispettare, secondo quello che vorrebbe il fondatore della Tesla.

Per intenderci, se Twitter fosse stata di Elon Musk, probabilmente quel tweet di Kanye West, e il suo account, non sarebbe stato bloccato. Anche in virtù del Primo Emendamento che “garantisce la terzietà della legge rispetto al culto della religione e il suo libero esercizio, nonché la libertà di parola e di stampa, il diritto di riunirsi pacificamente; e il diritto di appellarsi al governo per correggere i torti”.

Come dicevamo prima, Elon Musk ha accolto con calore il ritorno di Kanye West su Twitter: “Bentornato su Twitter, amico mio!“. Facendo ben capire cosa intende per libertà di parola. Certo, dopo la censura e il blocco, Musk ha detto di aver parlato con West di quello che ha fatto. Non si sa se sia riuscito a fargli cambiare idea, infatti il suo account resta bloccato.

Resta da capire poi cosa passa per la mente di West di scrivere quelle frasi non appena rimesso piede su queste piattaforme. E sempre per restare in tema, lo stesso West, quasi contemporaneamente, si trovava a Parigi dove non ha fatto a meno di sfoggiare una maglietta con su scritto “White Lives Matter”, motivo per cui la Adidas ha deciso di bloccare la loro decennale collaborazione.

Ora, per restare sul tema, se dovesse davvero estendersi il concetto su cui si basa la legge sui social media del Texas, ossia quello che sancisce la salvaguardia del “punto di vista” dell’utente autore del contenuto, allora il grande rischio è che la richiesta di bloccare contenuti violenti, razzisti, xenofobi sarà sempre più inascoltata.

Certo, vi è l’eccezione prevista da questa legge e cioè che lo stesso contenuto non deve incitare direttamente all’attività criminale o manifestarsi in minacce specifiche di violenza rivolte a una persona o a un gruppo” sulla base di caratteristiche quali religione e/o razza.

Se dovesse passare una regola come questa ed essere approvata da altri stati o da valicare anche i confini Usa, allora ci ritroveremmo nella condizione di ritrovarci al fianco di chi genera odio e violenza mascherato da “punto di vista” e di vedere al tempo stesso le piattaforme incapaci di intervenire. Tutto questo significherebbe vanificare tutti gli sforzi fatti in materia negli ultimi anni.

Tuttavia non avrebbe, forse, alcuna conseguenza in Europa, da questa ottica siamo un po’ più attenti. Ma avrebbe certamente ripercussioni per quello che è l’uso che gli utenti fanno di queste piattaforme.

Negli Usa sono già diversi gli stati che si stanno muovendo in questo senso e attendono l’evoluzione della legge in Texas, e anche in Florida con una legge simile, soprattutto in vista di ciò che potrebbe dire la Corte Suprema.

Però, questo è già sufficiente a delineare un futuro di incertezza su queste piattaforme che si troveranno nella difficoltà di intervenire, e di essere addirittura penalizzate per questo.

La libertà di parola è sacra e non deve comprendere, o giustificare mai con il “punto di vista”, mai l’uso di espressioni violente o molto vicine ad esse. Chiunque provi solo a far passare un concetto come questo, deve anche assumersi la responsabilità di definirsi parte del problema.

Speriamo che Elon Musk su questo punto ci pensi non una ma più e più volte.

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Franz Russo Blogger, Digital Strategist
Franz Russo, fondatore, nel 2008, del blog InTime, ho collaborato con grandi aziende nazionali e internazionali, come consulente per strategie di comunicazione e come divulgatore. Da sempre impegnato nella comunicazione digitale, cerco di unire sempre una profonda passione per l’innovazione tecnologica a una visione olistica dell’evoluzione dei social media e degli strumenti digitali. Il mio percorso professionale in questo campo, iniziato nel 2007, è stato caratterizzato da un costante impegno nel raccontare e interpretare i cambiamenti nel panorama digitale. Il mio approccio si basa su un mix di analisi strategica, creatività e un profondo impegno per il racconto e la divulgazione.
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