I dati diffusi dall’International Telecommunication Union (ITU) dicono che nel 2021 le persone che non hanno accesso a Internet sono il 37% sul totale, vale a dire 2,9 miliardi di persone.
I dati diffusi dall’International Telecommunication Union (ITU), agenzia interna dell’ONU, disegnano un panorama mondiale, riguarda all’accesso a Internet che presenta ancora, nel 2021, situazioni molto critiche.
Si stima che, ad oggi, il 37% della popolazione mondiale, vale a dire 2,9 miliardi di persone, non hanno accesso a Internet. Stiamo parlando quindi di oltre un terzo dell’intera popolazione mondiale. Un dato ancora più preoccupante se consideriamo il fatto che il 96% di questa popolazione proviene dai cosiddetti paesi in via di sviluppo.
Come dicevamo di tratta di dati che delineano una situazione critica all’interno di uno scenario che, invece, è in crescita. Infatti, i dati ITU indicano che negli ultimi due anni il numero di persone che hanno accesso a Internet nel mondo è salito a 4,9 miliardi, rispetto ai 4,1 miliardi del 2009.
Aumentanto di 782 milioni le persone connesse
Sembra quindi logico pensare che la pandemia ha impresso una spinta in questo senso facendo crescere di 782 milioni il numero di persone che hanno accesso a Internet, con una crescita del 17% rispetto al 2019, prima della pandemia da Covid-19.
A questo incremento hanno contribuito sicuramente l’uso più esteso dello smart working e il ricorso alla DAD (Didattica a Distanza) nelle scuole. Così come un elevato utilizzo di e-commerce per effettuare acquisti e del banking online. Se guardiamo nello specifico il solo anno 2020, la popolazione mondiale che accede a Internet è cresciuta del 10%.
Va però considerato che anche all’interno dei 4,9 miliardi di persone che hanno accesso a Internet le condizioni non sono omogenee. ITU rileva infatti come molto probabile che ci siano milioni di persone che accedono a Internet molto meno rispetto a quelle che vivono in paesi più sviluppati, con velocità di connessione molto inferiori.
E, in relazione a questi dati, si possono individuare tre tipi di digital divide (divario digitale): territoriale, di genere e generazionale.
Accesso a Internet: digital divide territoriale
I dati dell’ITU mettono in evidenza come ancora oggi esista un divario “territoriale”. Se guardiamo le aree urbane notiamo che il 76% della popolazione che vi fa parte accede a Internet. Il dato poi scende quasi alla metà, il 39%, se osserviamo il dato dal punto di vista delle aree meno urbane, quindi rurali.
Nei paesi più sviluppati, il digital divide urbano-rurale sembra trascurabile in termini di utilizzo di Internet, con l’89% delle persone nelle aree urbane che hanno utilizzato Internet negli ultimi tre mesi, rispetto all’85% nelle aree rurali. Mentre nei paesi in via di sviluppo le persone nelle aree urbane hanno il doppio delle probabilità di utilizzare Internet rispetto a quelle che vivono nelle aree rurali: 72% urbano rispetto al 34% rurale.
Accesso a Internet: digital divide di genere
Oltre al divario territoriale, i dati ITU mettono in evidenza anche l’esistenza di un divario di genere nell’accesso a Internet. A livello globale, il 62% degli uomini accede a internet rispetto al 57% delle donne e, anche se in realtà va riducendosi, questa disparità aumenta in modo significativo nei paesi meno sviluppati, dove il 31% degli uomini accede a internet rispetto al 19% delle donne. Nei paesi in via di sviluppo senza sbocco sul mare il dato di accesso a internet è 38% uomini e 27% donne.
Il digital divide di genere rimane particolarmente evidente in Africa, con il 35% degli uomini rispetto al 24% delle donne, e negli Stati arabi, con il 68% degli uomini rispetto al 56% delle donne.
Accesso a Internet: digital divide generazionale
Accanto al digital divide territoriale e di genere, ne esiste un terzo che è quello generazionale. Nel mondo, il 71% della popolazione compresa tra i 15 e i 24 anni accede a Internet, rispetto al 57% di tutte le altre fasce di età. E questo digital divide lo si riscontra più o meno ovunque. Anche se siamo ben consapevoli che una maggiore diffusione di Internet tra i giovani va letta come un fattore di sviluppo per i territori.
Risulta essere più pronunciato nei paesi in via di sviluppo, dove il 34% dei giovani è connesso, rispetto al solo 22% del resto della popolazione.
C’è da fare una considerazione, proprio in relazione ai paesi in via di sviluppo. Notoriamente sono paesi con una popolazione giovanile molto elevata, ovunque, in questi paesi, il 50% della stessa popolazione ha un’età inferiore ai 20 anni. Garantire a questi giovani un accesso a Internet significa, in un futuro non molto lontano, migliori opportunità e miglior condizioni lavorative.
Internet, il futuro è satellitare
Per quanto riguarda, invece, le possibilità infrastrutturali di accesso a Internet, sappiamo che solo Google, dati dello scorso anno, qualcosa come 17 mila chilometri di cavi sottomarini e di recente Meta, la società nata da poco che possiede Facebook e tutte le altre app della famiglia, ha ordinato la messa in opera di un cavo sottomarino, tra il Nord America e l’Europa, capace di trasportare 500 terabit al secondo.
Ma, non possiamo non considerare l’accesso a Internet satellitare, con SpaceX, la società aerospaziale di Elon Musk, che detiene qualcosa come 1.800 satelliti Starlink in orbita che è pronta a lanciare la sua offerta sempre più in larga scala.
E anche qui, la concorrenza vede la presenza di Amazon con il Progetto Kuiper che va via via sviluppandosi con importanti acquisizioni, con il recente team satellitare di Facebook, anche se finora non ha lanciato satelliti nello spazio.
Di fronte a questo scenario, i dati ITU evidenziano che l’accesso a Internet diventa sempre più necessario per uno sviluppo che sia più equo e inclusivo. E che, nonostante tutto, resta comunque una grande incognita riuscire a prevedere quando l’intera popolazione mondiale riuscirà ad essere connessa a Internet.