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Twitter e le alternative, oltre Mastodon

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Da giorni si parla di alternative a Twitter verso cui emigrare. Tutti puntano su Mastodon, ma ce ne sono altre. Anche se, alla fine, Twitter resta una piattaforma non replicabile.

Da giorni non si fa altro che parlare di alternative a Twitter, pensando che tutto possa precipitare da un momento all’altro. certo, la situazione è complicata, ma non è da ultima spiaggia. Ancora no.

Ma è dal 27 ottobre, giorno in cui è stato ufficializzato l’accordo di acquisizione di Twitter da parte di Elon Musk, che si parla di “fuggi, fuggi” dalla piattaforma fondata da Jack Dorsey insieme Biz Stone e Evan Williams (che a sua volta ha fondato Medium). Anche se va detto che al lancio prese parte anche Noah Glass, colui che diede vita al nome Twitter che inizialmente era “Twttr“.

Ed è da giorni che si parla di Mastodon come unica alternativa a Twitter che sta ricevendo tutti quelli che stanno abbandonando la piattaforma che adesso è in mano a Elon Musk.

twitter mastodon alternative

Va detto che questa idea di “fuggi fuggi” in realtà non è proprio nei numeri, molto ridimensionati rispetto a quanto si è dato credere. Anche se, in rapporto alla realtà “decentralizzata”, sono numeri considerevoli. Spesso in questi giorni i server Mastodon sono andati in crash per il troppo traffico da gestire.

L’idea adesso è quella di fare un po’ un quadro più chiaro sulle alternative.

Va detto, ad onor di cronaca, che nei giorni scorsi il popolare attore Ryan Reynolds ha deciso di passare a Tumblr, creando un piccolo caso.

Tumblr è la piattaforma nata nel 2007, come piattaforma di microblogging, che nel 2011, nel pieno della sua forza, venne acquisita da Yahoo!, un progetto mai decollato del tutto. Nel 2019 Verizon (che a sua volta aveva acquisito Yahoo!) la cede ad Automattic, la piattaforma proprietaria di WordPress, la piattaforma per il blogging più usata al mondo. E sono in tanti a credere che Tumblr possa ritornare a splendere come un tempo.

Mastodon

Ovviamente partiamo da Mastodon, la piattaforma decentralizzata, di cui già ci siamo occupati in passato, e che sta attirando l’attenzione di tutti, ponendosi come alternativa a Twitter. Ma, nella realtà delle cose, non lo è. Sono in molti a credere che passando a Mastodon ci si ritrovi più o meno con le stesse dinamiche di Twitter, solo che, ripetiamo, non è così.

Il primo impatto non è facile e nemmeno intuitivo. Essendo decentralizzata, per sua natura, non riprodurrà mai le stesse dinamiche di Twitter.

I numeri dicono che negli ultimi giorni, a livello globale, la piattaforma ha visto aumentare di 1 milione i suoi utenti (in Italia sono stati 5 mila), gli utenti attivi sono quindi 1,6 milioni. Vedremo se questa tendenza sarà mantenuta nei prossimi giorni.

Bluesky

Bluesky è il progetto che l’allora CEO di Twitter, Jack Dorsey, annunciava nel 2019 come il futuro della piattaforma da 280 caratteri. Un futuro libero e decentralizzato, sulla stregua di Mastodon, appunto. Il progetto per la verità è andato avanti e lo stesso Dorsey ha tirato dentro Elon Musk. Adesso c’è molta attesa.

Il progetto di Jack Dorsey è ormai sulla rampa di lancio, ad oggi sono oltre 30 mila gli utenti in lista di attesa, e molti sperano che da qui possa nascere la vera alternativa a Twitter. Lo stesso Dorsey scrive che il progetto non è competitivo con Twitter. Vedremo.

Counter Social

Tra le alternative a Twitter va considerata anche Counter Social che sulla home recita: ““Niente troll. Nessun abuso. Nessuna pubblicità. Nessuna notizia falsa. Nessuna operazione di influenza straniera”.

La piattaforma si presenta come la prima piattaforma social media ad “assumere una posizione di tolleranza zero nei confronti di nazioni ostili, account bot, troll e reti di disinformazione”. Inoltre, Counter Social promette di non estrarre o vendere alcun dato utente. Su Google la ricerca di Counter Social è aumentata negli ultimi giorni del 160%.

Tribel

Tribel da molti è indicata come la vera alternativa a Twitter, ma a Twitter versione Elon Musk per il fatto che la piattaforma, in via preventiva ha già bandito il nome del fondatore della Tesla. “A differenza del Twitter di Musk, non mettiamo le entrate pubblicitarie al di sopra della decenza e della verità” – affermava qualche giorno fa un portavoce di Tribel – ha dichiarato questa settimana un rappresentante del sito – “I fomentatori di razzismo e propaganda pro-Putin non sono i benvenuti su Tribel, la nostra alternativa a Twitter a favore della democrazia”.

La piattaforma nasce in contrapposizione alle piattaforme con simpatie a destra, come Truth di Trump o Parler di Kaye West. Si è discusso molto di Tribel qualche giorno fa quando Elon Musk pubblicò un tweet, poi cancellato, facendo sembrare che fosse di sua proprietà, o almeno in parte.

Sebbene ci sia stato qualcuno che abbia sostenuto che dietro la piattaforma ci siano proprietari cinesi, nella realtà Tribel è di proprietà di un gruppo di attivisti politici democratici guidato da Omar Rivero e Rafael Rivero, due attivisti filo-democratici proprietari del sito di Occupy Democrats.

Tribel si presenta con un layout semplice, gli utenti possono rivolgersi a segmenti di pubblico specifici con post al fine, ovviamente, di massimizzare il loro coinvolgimento e personalizzare il proprio feed. Per quelli che ci tengono a distinguersi, vi è l’opportunità di diventare un “collaboratore stellare”, star contributor.

Cohost

Cohost, che si presenta con un layout tra Tumblr e Twitter, è la piattaforma più recente, lanciata a febbraio di quest’anno. Promette che non vi è tracciamento dei dati o algoritmi pubblicitari. Attualmente è disponibile solo su desktop.

C’è da porre particolare attenzione perché non si tratta di una piattaforma gratuita, per ora. Sul sito si legge: “puoi inviarci qualche dollaro al mese per tenere le luci accese”.

La filosofia di Cohost sta in queste parole, riprese sempre dal sito della piattaforma: “I moderni social media sono progettati attorno a un circolo vizioso di feedback che mantiene gli utenti coinvolti a scapito della loro salute mentale, tutto per far guadagnare più soldi ai loro dirigenti”. Parole chiare che spiegano meglio quale sia lo scopo della piattaforma.

I post (chiamati ‘coposts’ o ‘Chosts’) appaiono cronologicamente, senza limiti di caratteri e gli utenti possono creare le proprie pagine in stile Tumblr o collaborare alle pagine con altri, dandogli più un aspetto da blog che Twitter.

Queste le piattaforme che abbiamo ritenuto essere più interessanti e che, nelle loro intenzioni, cercano di avviare gli utenti ad un modo diverso di vivere i social media.

Certo è che parliamo di alternative che in qualche modo riprendono alcune dinamiche ma non le riproducono nello stesso modo di Twitter, che resta al momento una piattaforma non replicabile.

Alla base di tutto, bisogna capire bene che cosa si vuole da una piattaforma e quale sia il proprio scopo. Una volta trovata una risposta, allora val la pena di provare per capire quale sia quella che fa al caso nostro.

Tra tutte, forse, merita l’attesa, e la scoperta, Bluesky, il progetto di Jack Dorsey.

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Franz Russo Blogger, Digital Strategist
Franz Russo, fondatore, nel 2008, del blog InTime, ho collaborato con grandi aziende nazionali e internazionali, come consulente per strategie di comunicazione e come divulgatore. Da sempre impegnato nella comunicazione digitale, cerco di unire sempre una profonda passione per l’innovazione tecnologica a una visione olistica dell’evoluzione dei social media e degli strumenti digitali. Il mio percorso professionale in questo campo, iniziato nel 2007, è stato caratterizzato da un costante impegno nel raccontare e interpretare i cambiamenti nel panorama digitale. Il mio approccio si basa su un mix di analisi strategica, creatività e un profondo impegno per il racconto e la divulgazione.
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