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Innovazione dirompente: il 63% delle aziende è già disruptive

Un interessante studio di Accenture rileva che tra le aziende, anche italiane, la Disruption, l’innovazione dirompente, è già una realtà. Secondo lo studio, che ha sviluppato anche il Disruption Index, il 63% delle aziende affronta già attualmente livelli elevati di disruption e il 44% lo farà in un prossimo futuro.

Parliamo spesso di Innovazione qui sul nostro blog, è uno dei grandi temi che ci piace affrontare in un momento storico in cui il processo di innovazione e di digitalizzazione è ormai a tutti i livelli. Spesso raccontiamo storie di aziende che, grazie all’intuizione e alla loro capacità di fare Innovazione concreta, sono riuscite a cogliere le opportunità che l’essere disruptive offre. Già, chissà quante volte avrete già sentito termini come appunto diruptive, disruption, vale a dire dirompente, travolgente, o meglio, non più arrestabile. Infatti è così, il processo di innovazione, di trasformazione digitale che le aziende stanno affrontando non è più arrestabile e il momento deve essere colto subito.

Per avere un’idea complessiva su quanto le aziende sono davvero disruptive, vi presentiamo questo interessante studio di Accenture, azienda leader a livello globale nel settore dei servizi professionali, presentato in occasione del recente Mobile World Congress di Barcellona, che la disruption non è più da considerarsi un evento casuale, è, invece, un percorso che può essere identificato, compreso e anticipato.

innovazione aziende disruptive

Lo studio ha analizzato oltre 3.600 aziende, con un fatturato annuo di almeno 100 milioni di dollari, in 82 paesi (Itali compresa), sulla base di due parametri: livello attuale e suscettibilità futura alla disruption. Il quadro che ne viene fuori è chiaro, il cambiamento è divenuto parte integrante della quotidianità delle imprese: il 63% affronta già attualmente livelli elevati di disruption e il 44% lo farà in un prossimo futuro.

innovazione dirompente aziende

Nell’ambito della ricerca, Accenture ha sviluppato un “Disruption Index” identificando gli elementi chiave della disruption: la presenza e la penetrazione nel mercato di aziende innovatrici, la performance finanziaria, l’efficienza operativa, la vocazione all’innovazione delle società tradizionali, nonché la loro modalità di difesa dagli attacchi. L’indice rappresenta uno strumento utile per analizzare e capire i diversi settori industriali e consente alle imprese di individuare rischi e opportunità per poi elaborare la giusta risposta strategica.

Accenture ha raggruppato le società coinvolte nello studio, appartenenti a 20 settori industriali, secondo quattro diversi livelli o stati di disruption:

  • Durabilità: Qui la disruption è evidente, ma non mette a rischio la sopravvivenza dell’azienda; i player tradizionali godono ancora di vantaggi strutturali e ottengono risultati rilevanti. Circa un quinto (19%) delle aziende intervistate ricade all’interno di questo stadio evolutivo dell’innovazione, tipicamente appartengono al settore della vendita e fornitura di parti in ambito automobilistico, a quello delle bevande alcoliche e al chimico.
  • Vulnerabilità: L’attuale livello di disruption è moderato, ma le aziende dominanti sono sensibili alla disruption futura a causa di sfide strutturali di produttività rappresentate, per esempio, dall’elevato costo del lavoro. Questo stato comprende un quinto (19%) delle aziende, tra cui quelle operanti nel settore assicurativo, sanitario e dei discount.
  • Volatilità: Caratterizzato da una disruption violenta e improvvisa; quelli che un tempo rappresentavano punti di forza si sono ora trasformati in debolezze. Le aziende in questo stadio (il 25% di quelle coinvolte nello studio) sono prevalentemente operanti nel comparto della tecnologia di consumo, come pure in vari settori di servizi: quello bancario, della pubblicità e dei trasporti.
  • Vitalità: La disruption è costante; le fonti di vantaggio competitivo sono spesso effimere in quanto emergono continuamente nuove aziende disruptive. Questo stadio comprende più di un terzo (37%) delle aziende, tra queste emergono fornitori di software e piattaforme, telecomunicazioni, media e high-tech, nonché le case automobilistiche.

Secondo la ricerca, ad ognuna delle fasi sopra individuate corrisponde un diverso orientamento strategico:

  • nello stato di durabilità, le aziende devono reinventare le proprie attività tradizionali piuttosto che impegnarsi per preservarle. Ciò significa adottare provvedimenti per mantenere la leadership di costo all’interno del core business, per esempio rendendo le offerte non solo più economiche, ma anche migliori per i clienti.
  • Nello stato di vulnerabilità, le società devono rendere più produttive le proprie attività tradizionali e predisporsi a sfruttare le innovazioni future (proprie o dei concorrenti). Dovrebbero per esempio ridurre la dipendenza dalle immobilizzazioni e monetizzare le risorse sottoutilizzate.
  • Nello stato di volatilità, l’unico modo per sopravvivere è cambiare lo status quo in modo deciso, ma saggio. Le aziende tradizionali devo trasformare radicalmente il proprio core business e al contempo sperimentare nuove attività, facendo attenzione a trovare il giusto equilibrio: se infatti una svolta troppo repentina potrebbe rendere la situazione economicamente insostenibile, con un cambiamento troppo lento le aziende rischierebbero di diventare obsolete.
  • Nello stato di vitalità, le società devono mantenersi in uno stato costante di innovazione. Ciò comporta: aumentare la penetrazione di prodotti e servizi innovativi per i clienti esistenti e espandersi aggredendo mercati adiacenti o del tutto inesplorati, forti di un core business rivitalizzato e basato sull’innovazione.

innovazione dirompente aziende settori

Tenendo in considerazione i valori individuati dalla ricerca di Accenture, questi sono i settori inquadrati per il loro livello di innovazione. Notate come i settori del sofware e piattaforme, retail, media, comunicazione e anche automotive siano quelli che devono mantenere un livello di Innovazione “vitale”, devono fare Innovazione in maniera costante; i settori delle attrezzature industriali, chimici, beni di consumo sono nella zona “durabilità”, quella dove la tradizione si sviluppa grazie all’Innovazione, in un processo naturale; i settori infrastrutture e trasporti, energia, servizi postali sono nella zona “volatilità”, quello dove il cambiamento deve essere messo in atto ma in maniera equilibrata, il rischio di eccedere e di vanificare tutto è molto alto; infine, i settori banking, viaggi, salute, assicurazioni, utilities sono nella zona “vulnerabilità”, quella dove l’esigenza di Innovazione è più alta, con il rischio perdere le opportunità non avendo saputo sfruttare le proprie risorse.

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Franz Russo Blogger, Digital Strategist
Franz Russo, fondatore, nel 2008, del blog InTime, ho collaborato con grandi aziende nazionali e internazionali, come consulente per strategie di comunicazione e come divulgatore. Da sempre impegnato nella comunicazione digitale, cerco di unire sempre una profonda passione per l’innovazione tecnologica a una visione olistica dell’evoluzione dei social media e degli strumenti digitali. Il mio percorso professionale in questo campo, iniziato nel 2007, è stato caratterizzato da un costante impegno nel raccontare e interpretare i cambiamenti nel panorama digitale. Il mio approccio si basa su un mix di analisi strategica, creatività e un profondo impegno per il racconto e la divulgazione.
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