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“La Psicologia di Internet”, come i Social Network cambiano la nostra Personalità

La seconda edizione del libro “La Psicologia di Internet” di Patricia Wallace indaga e spiega come la Tecnologia Digitale e le interazioni sui Social Network e sul Web abbiano trasformato il nostro modo modo di comunicare, rendendolo sostanzialmente più aggressivo a causa della mancanza di un contatto diretto.

È di recentissima pubblicazione in Italia la seconda edizione dell’opera “La Psicologia di Internet” di Patricia Wallace, edita originariamente dalla Cambridge University Press e subito tradotta in più di otto lingue.
In questo libro, aggiornato agli ultimi e repentini cambiamenti della Rete, l’autrice si interroga e spiega come e perché la Tecnologia Digitale si rifletta sulla Personalità Umana e la cambi.

Da una serie di approfondite ricerche presso la Graduate School del Maryland University College – dove la Wallace insegna Psicologia delle Relazioni e dell’Apprendimento – nasce, infatti, un profilo preciso della nostra Personalità sui Social Network e sul Web.

psicologia internet social media

In questo ritratto, il dato che principalmente emerge è la caratteristica del Narcisismo.
Ne abbiamo già approfonditamente parlato https://www.franzrusso.it/insideweb/narcisismo-web-demonizziamo/ , e gli studi della Wallance riportano a galla quanto i Social Network possano facilmente trasformarsi in veri e propri palcoscenici in cui i feedback positivi servono ad arricchire e, più esattamente, a sostenere e rinforzare il livello di Autostima personale.

E’ inevitabile cadere nella tentazione di voler piacere, arrivando perfino a sfalsare il vero carattere e i sentimenti genuini.
La Comunicazione in Rete arriva a far credere che i mille “amici” siano costantemente in attesa dei nostri monologhi, tradendo così la reale natura del Web, che è quella di creare confronto e formazione in un dialogo creativo e innovativo.

La mancanza di questo dialogo a viso aperto nasconde indubbiamente altri pericoli: quello della Solitudine, della Depressione e della Dipendenza da Internet, patologia ormai entrata anche nell’ultima edizione del Manuale Psicodiagnostico d’uso corrente – https://www.franzrusso.it/condividere-comunicare/come-perche-dipendenza-internet/ -.
Pericoli gravi che non solo possono colpire i soggetti più deboli e gli adolescenti, come afferma la maggior parte degli studi, ma ogni individuo a qualunque età.

psicologia internet wallace

Le nuove Tecnologie Digitali consentono, indubbiamente, nuove e facilitanti forme di intrattenimento e di lavoro, potendo interagire sui Social Network e sul Web quando si vuole, utilizzando la Rete in qualsiasi momento: sono nate professioni ritagliate sui bisogni umani, con un risparmio enorme di energie, di costi e di tempi.
Eppure, il poter essere sempre connessi – ancora di più con l’avvento e il dilagare dei dispositivi mobile – può facilmente comportare la perdita di attenzione, la perdita di sensibilità e di percezione.

Si è presenti, ma non lo si è.

Si impara a sostituire le emozioni con faccine che nascondono spesso i reali sentimenti, troppo impegnativi e delicati da esprimere veramente.
In una corsa contro il tempo e nel desiderio di esserci sempre e ovunque, si dimentica che le relazioni umane e la comunicazione stessa hanno bisogno di tempo per esprimersi veramente, per non perdere umanità.

Abbiamo avuto migliaia di anni di evoluzione per prendere confidenza con le interazioni umane in contesti faccia a faccia, ma appena due decenni per il mondo online diffuso su larga scala, che ora è il luogo dove si svolge l’interazione umana” scrive Patricia Wallace, andando così alla radice del problema.

Indubbiamente Internet è un motore senza precedenti di innovazione, connessione e sviluppo umano: i vantaggi che ne derivano sono oggi visibile a tutti, nonché disponibili nella vita quotidiana per fare shopping risparmiando, per informarsi e formarsi, per mantenere i contatti con parenti e amici.

Tuttavia, continua l’autrice, “il contatto faccia a faccia, ma c’è anche la distanza fisica, l’incertezza sul pubblico che ci vede e ci ascolta, la percezione dell’anonimato, la mancanza di un feedback immediato e gli strumenti di comunicazione che usiamo si basano principalmente su testo e immagini.”

Ciò che manca nella Comunicazione Digitale è la Comunicazione Non Verbale, l’unica capace di non mentire mai e di dare quei feedback immediati necessari per aprirsi ad un confronto spontaneo.

Nella Comunicazione Non Verbale arriva prima l’espressione del volto, lo sguardo nel contatto visivo,  il movimento degli muscoli corporei, un sorriso o un irrigidimento della postura, un gesto con le mani.
La Comunicazione Non Verbale consente questo confronto, rassicurante e istantaneo, ma sfugge al nostro controllo.

Quel controllo che la Comunicazione Digitale permette, invece, sempre, affinché testi e immagini possano riscontrare il maggior successo immediato.

La Comunicazione Umana ha mille sfumature, permette allusioni senza offendere, permette di aprire parentesi e toni diversi nel discorso senza che il nostro interlocutore ne perda il filo.

Ogni parola in differenti contesti può avere mille significati.
La ricchezza del nostro Linguaggio Corporeo non ha fine.

Gli studi della Wallace rilevano quanto l’assenza di contatto nella Comunicazione Digitale porti a rendere l’atteggiamento aggressivo fortemente dominante.

Il bisogno umano di essere immediatamente compresi e di poter controllare le reazioni altrui, nel contesto di una comunicazione in cui manca il contatto diretto, fa alzare i toni.
L’ironia diventa sarcasmo e il sarcasmo diventa cinismo.

Proprio là dove basterebbe uno sguardo, un cenno del capo, una qualsiasi forma di risposta Non Verbale per far tornare l’equilibrio originario delle relazioni e interazioni umane.

Scrive la Wallace: “è più difficile esprimersi in maniera sottile, quindi le comunicazioni appaiono più brusche e aggressive.”

Il perché accada questo risiede proprio nella mancanza del Contatto Non Verbale, inevitabile nella Comunicazione Digitale.
Comunicando in Rete e sui Social Network, si dimenticano i toni, le pause, gli sguardi, la vicinanza fisica, e questo porta direttamente ad un comportamento prevaricante.
Come a dire che se non si sa come si verrà giudicati, e si teme il giudizio, è meglio aggredire per primi.

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Francesca Ungaro
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sabato, 27 Aprile, 2024

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