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Gli utenti più giovani sono impauriti dai social, ma non riescono a farne a meno

In occasione del Safer Internet Day 2019, che si celebra oggi, 5 febbraio, Telefono Azzurro rende nota una interessante ricerca condotta da Doxa Kids che indaga il rapporto degli utenti più giovani con il web e i social media. Dalla ricerca emerge che il 43% degli utenti di età compresa trai i 12 e i 18 anni non riuscirebbe a stare senza social media per una settimana.

La Safer Internet Day 2019, che si celebra oggi 5 febbraio, è sempre un’occasione per riflettere su come viene vissuto il web oggi e quali sono i rischi a cui ci espone anche l’uso dei social media. Istituita oramai 15 anni fa dall’Unione Europea, resta comunque una giornata per fare il punto della situazione per cercare di portare soprattutto gli utenti più giovani ad un uso più attento e consapevole del web e dei social media. E, proprio per fare il punto da questo punto di vista, Telefono Azzurro, onlus che conoscete tutti e che dal 1987 si batte per i diritti dei minori, ha presentato una ricerca condotta, in collaborazione, con Doxa Kids che ci offre dati e spunti interessanti su come vivono gli strumenti digitali gli utenti più giovani.

Dalla ricerca emerge che il rapporto che i giovani hanno con il web e i social media è un rapporto per certi versi problematico. Infatti,  il 46% di essi ritiene che i social media abbiano effetti negativi, quali facilitare il bullismo, diffondere pettegolezzi o contenuti violenti, produrre discriminazione; mentre il 43% dei giovani fra i 12 e i 18 anni, e ben il 53% delle ragazze, si sentirebbe ansioso, agitato o perso se fosse privato per una settimana dei social. Teniamo bene a mente questo dato di massima quindi.

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Effetti positivi e negativi dei social media per i giovani

Partiamo subito a considerare quanto tempo trascorrono i giovani sul web e sui social media. Ebbene, dalla ricerca emerge che il 60% dei ragazzi fra i 12 e i 18 anni passa più di 2 ore al giorno su social e chat, mentre il 4% è costantemente connesso. Solo il 35% vi trascorre 1 ora o meno al giorno. Nel dettaglio, come si vede dal grafico, il 43% dichiara di trascorrervi 2 o 3 ore al giorno; il 14% da 4 a 6 ore al giorno; il 3% più di 6 ore al giorno.

Dal punto di vista degli aspetti negativi in relazione all’uso dei social media, dalla ricerca emerge che il 33% ritiene che questi strumenti distraggano dallo studio e dalla vita reale, il 29% sottolinea la mancanza di contatto personale e il 28% ritiene che causino dipendenza. Il 22% dei ragazzi intervistati sostiene che i social facilitino il bullismo, il 20% teme gli adescatori mentre per il 33% il rischio è l’alterego, ovvero l’illusione di avere molti amici e l’avere una visione poco realistica della realtà.

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Solo per il 22% il problema è la privacy: i social possono rovinare la reputazione, c’è il rischio di condivisione delle proprie foto senza consenso. Incontrare online contenuti negativi succede al 66% dei ragazzi. Il 32% vede immagini o video violenti e il 43% si dichiara molto impressionato dalle immagini drammatiche; il 25% incontra contenuti che incoraggiano a giocare o scommettere soldi, il 23% immagini e video sessualmente espliciti.

Le esperienze dirette coinvolgono invece il 57% degli intervistati: il 34% riceve messaggi di estranei, e si sale al 44% per le ragazze 15-18 anni; al 14% è capitata la richiesta di condividere informazioni personali, all’11% di essere incontrati dal vivo dopo un contatto online, e si sale al 16% per i maschi 15-18 anni. Al 7% è capitato di ricevere foto provocanti, l’11% nel caso delle ragazze 15-18 anni.

Se guardiamo agli effetti positivi, allora emerge che per i ragazzi i social media aiutano a restare connessi con amici e famiglia, a trovare persone nuove o che ci assomigliano. Inoltre, secondo i giovani utenti italiani, i social media fanno sentire meno soli, connettono con abitudini e culture di tutto il mondo. Un effetto positivo rilevato complessivamente dal 75% degli intervistati, che diventa l’81% se consideriamo solo le ragazze fra i 15 e i 18 anni.

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Il web consente anche di trovare informazioni e di imparare cose nuove (51%), o di svolgere attività sociali (33%) come confrontare opinioni o chiedere aiuto. Molto chiara è anche la richiesta di intervento da parte degli adulti per una maggiore sicurezza dei ragazzi online. Il 47% del campione vorrebbero che i social media bloccassero i contenuti pornografici o violenti, il 34% che si potessero cancellare per sempre foto che possono rovinare la reputazione, il 29% chiede filtri che blocchino l’accesso a certi contenuti secondo l’età.

Sono dati preziosi questi che ci aiutano a comprendere come i giovani italiani usano i social media. Come dicevamo all’inizio, emerge questo rapporto contrastato, da una parte si riconoscono i rischi ma dall’altra non si riesce a farne a meno  per più di sette giorni. Da questi dati emerge chiaramente che si deve lavorare molto con questi ragazzi, soprattutto per renderli più attenti verso i rischi e per renderli più capaci di saperli affrontare. Aumentare la consapevolezza significa anche usare i social media solo come strumenti, che è quello che sono del resto, senza trasformarli in luoghi all’interno dei quali trasferire completamente la loro esistenza. Questo è il grave errore che si commette.

Arriviamo quindi sempre, come già fatto in passato, a sostenere l’idea di una vera e propria educazione digitale, un percorso che possa rendere i nostri ragazzi più consapevoli delle grandi opportunità che il web e i social media offrono, e più attenti verso i rischi.

Qui la ricerca completa.

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Franz Russo Blogger, Digital Strategist
Franz Russo, fondatore, nel 2008, del blog InTime, ho collaborato con grandi aziende nazionali e internazionali, come consulente per strategie di comunicazione e come divulgatore. Da sempre impegnato nella comunicazione digitale, cerco di unire sempre una profonda passione per l’innovazione tecnologica a una visione olistica dell’evoluzione dei social media e degli strumenti digitali. Il mio percorso professionale in questo campo, iniziato nel 2007, è stato caratterizzato da un costante impegno nel raccontare e interpretare i cambiamenti nel panorama digitale. Il mio approccio si basa su un mix di analisi strategica, creatività e un profondo impegno per il racconto e la divulgazione.
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