Anche Twitter, come tutti i colossi tech, si uniforma al nuovo regolamento europeo sulla privacy, GDPR, aggiornando i propri termini di servizio e l’Informativa sulla Privacy. Obiettivo è quello di rendere più semplice e chiara la gestione delle informazioni personali.
Anche Twitter si prepara per uniformarsi alla GDPR e, in vista dell’entrata in vigore del nuovo regolamento europeo sulla Privacy per visto per il 25 maggio, la società guidata da Jack Dorsey aggiorna i Termini di Servizio e l’Informativa sulla Privacy. Obiettivo è quello di rendere più semplice e chiara la gestione delle informazioni personali, mettendo in evidenza le informazioni che Twitter condivide.
Tutti gli utenti che oggi effettueranno l’accesso sulla piattaforma vedranno comparire una finestra con scritto “Aggiornamenti importanti” annunciando la modifica dei termini e della privacy.
In un post sul blog di Twitter, Damien Kieran, Data Protection Officer di Twitter, spiega che da questo mese verranno introdotte nuove modalità per permettere agli utenti una migliore gestione dei propri dati personali. La nuova versione dell’Informativa sulla Privacy è anche scaricabile in pdf, trovate il bottone in alto a destra.
L’aggiornamento rende possibile all’utente la presa di coscienza di quali siano le informazioni che Twitter gestisce e, soprattutto, decidere se renderle ancora disponibili o meno. Il 25 maggio gli utenti residenti in Europa vedranno una richiesta a prendere visione delle informazioni riguardanti l’aggiornamento, invitando tutti gli utenti a prenderne visione, e un grafico che spiegherà come vengono trattati i dati degli utenti. Da quel momento darà possibile visualizzare le informazioni e, se si vuole, modificarle.
Twitter si uniforma dunque alla nuova GDPR, General Data Protection Regulation- Regolamento UE 2016/679, che entrerà in vigore il prossimo 25 maggio e ha come obiettivo quello di dare ai cittadini europei un maggiore controllo sui propri dai in possesso delle aziende che li gestiscono. Negli ultimi giorni si è generata, come al solito, un po’ di confusione sull’entrata in vigore delle nuove norme annunciando una proroga in Italia di qualche mese. Ebbene, non ci sarà nessuna proroga per il fatto che questa, dopo essere stata adottata nel 2016, e dopo un periodo di transizione di due anni, non prevede alcuna forma di legislazione applicativa da parte degli stati membri. Per le aziende che non si uniformeranno alle nuove regole, le mule sono molto salate. Si può arrivare a 10 milioni di euro, o fino al 2% del volume d’affari globale, per i casi previsti dall’articolo 83, paragrafo 4, o fino a 20 milioni di euro o fino al 4% del volume d’affari nei casi previsti dai Paragrafi 5 e 6.
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