Una ricerca che copre 83.918 profili Facebook e 34.282 account Instagram: scopri dati e tendenze su investimento paid, settori più attivi, immagine e comunicazione di marca.
Questa analisi copre la cosiddetta prima fase della pandemia, dal primo febbraio fino al 17 aprile, e vuole rispondere ad alcune domande chiave legate alla presenza sui social media dei brand:
- quali tendenze emergono dai dati;
- come stanno comunicando le marche;
- quali sono gli scenari futuri.
Di seguito le evidenze emerse.
Quali tendenze emergono dai dati?
In questa sezione andremo a coprire l’evoluzione della comunicazione, attività per settore, sentiment, influencer marketing, investimento e risultati paid.
Come sta evolvendo la comunicazione di marca?
Analizzando l’evoluzione del numero di post a tema covid-19, possiamo notare una prima fase che va da fine febbraio ad inizio marzo in cui i brand cominciano ad affacciarsi timidamente sul tema data la forte incertezza iniziale. A seguire, abbiamo una fisiologica crescita con evidenti picchi che coprono dalla metà di marzo fino agli inizi di aprile. Tuttavia, nelle ultime settimane notiamo una graduale diminuzione delle pubblicazioni sul coronavirus. Questo dato va collegato al precedente picco e all’attesa di maggiori informazioni pratiche e legate alla ripresa delle attività produttive in merito al deconfinamento.
Quali sono i comportamenti degli utenti?
Le interazioni connesse ai post a tema covid-19 mostrano la stessa tendenza con un picco di engagement nella fase di maggiore diffusione da parte dei brand ed un calo abbastanza marcato, soprattutto su Facebook, ad aprile. Sembra che gli utenti comincino a stancarsi ma ovviamente la differenza è fatta dalla tipologia di frame scelta per comunicare sul tema. Vedremo alcuni esempi nei paragrafi dedicati alla comunicazione di marca e gli scenari futuri.
Quali sono i settori più attivi?
Su Facebook i settori più attivi per numero di pubblicazioni sono Services, Banking & Finance e Retail. Il settore Services è un cappello che copre diverse categorie di business ma in particolare app e servizi online, come ad esempio il food delivery, che giustificano il livello di attività. Interessante come il settore bancario, come diretta conseguenza della congiuntura, abbia impostato una comunicazione per migliorare adozione e tasso di penetrazione su fasce più ampie della popolazione dei servizi di onine banking e banca a distanza.
Su Instagram incontriamo la stessa tendenza per i settori Services e Retail. Tuttavia, abbiamo l’eccezione del Fashion che ha improntato la sua comunicazione su responsabilità sociale d’impresa, come tantissimi altri player, e la gratuità delle spedizioni per supportare l’e-commerce e limitare i danni.
Qual è l’impatto sull’immagine di marca?
La comparazione su Facebook tra post relativi al covid-19 e gli altri argomenti non presenta differenze rilevanti con soltanto un 4% in più di sentiment negativo associato ai commenti degli utenti ai contenuti dedicati al coronavirus.
Ad ogni modo, analizzando i contenuti caratterizzati da un sentiment negativo più marcato, ho identificato una tendenza in comune a quasi tutti i settori. Ovvero, in particolare in un momento come questo e con le vendite sugli e-commerce che salgono a doppia cifra, i brand devono ottimizzare tutti i punti di contatto per garantire una customer experience di valore, costruire la fiducia ed evitare un ritorno negativo sulla brand image. Nel dettaglio, bisogna mettere in campo un flusso coerente ed univoco di comunicazione, procedure e dati tra i diversi team coinvolti (e-commerce, community management, content, etc.). Infatti, le principali lamentele scaturiscono dalla mancanza di informazioni chiare sulle transazioni online come ad esempio i tempi di consegna o l’effettiva flessibilità delle prenotazioni. In basso, un esempio legato a British Airways.
Come evolve l’investimento in influencer marketing?
Osservando su Instagram l’utilizzo dell’hashtag #ad che segnala le partnership a pagamento, notiamo una certa stagnazione a marzo. Infatti se osserviamo i dati del 2019, dopo il calo di gennaio dovuto alla sbornia promozionale di dicembre abbiamo una netta ripresa delle attività nel mese di marzo che non abbiamo in questo caso.
Ad ogni modo, vista l’attività di creazione di contenuti da casa da parte dei creatori e il maggior tempo speso online dagli utenti, aprile ha visto una ripresa delle campagne di influencer marketing e in particolare di tutti i contenuti stile #QuarantineChallenge e le sue declinazioni. Trovo interessante come su Instagram le sfide/challenge siano diventate dei trend, oltre che uno sticker dedicato, in quanto fanno parte del DNA e linguaggio proprio di TikTok. Insomma, osserviamo un’evidente influenza e per la cronaca TikTok ha toccato il picco di download in pieno lockdown. In basso, due esempi di Nike (Nike Living Room Cup) e Bobbi Brown (sfida tra influencer e make-up artist).
Qual è l’impatto sulla spesa adv?
In un periodo caratterizzato da una maggior connessione online degli utenti e penetrazione degli e-commerce, le aziende hanno sostanzialmente deciso di congelare il budget adv con una media di quasi il 20% in meno di spesa. Il dato precedente si traduce in un aumento della condivisione di post organici e in maniera speculare una diminuzione dei contenuti paid e della reach complessiva.
Personalmente, penso che si tratti di un’occasione mancata per i brand in particolare se parliamo del famoso brand purpose e del limitare l’impatto negativo sul business. Oggi le marche possono mostrare vicinanza e prossimità alla propria audience che sta vivendo un momento difficile. Chi saprà informare, intrattenere, comunicare correttamente le proprie azioni concrete verso la società e allineare l’offerta di prodotto, oltre alla relativa comunicazione, alla nuova quotidianità degli utenti genererà un posizionamento distintivo che avrà effetti concreti nel medio e lungo termine. Inoltre, una minore concorrenza e domanda si traduce in una netta diminuzione dei costi associati alle sponsorizzazioni.
Come stanno comunicando le marche?
La comunicazione dei brand si è declinata principalmente in due categorie:
- responsabilità sociale d’impresa (educare ed informare);
- attenzione all’utente (intrattenere, divertire e formare).
A seguire alcuni esempi.
Responsabilità sociale d’impresa
Niente di nuovo sotto al sole, i brand hanno comunicato le loro azioni concrete verso il tessuto sociale e le categorie in prima linea nell’affrontare questa crisi. Tuttavia, dobbiamo tenere a mente che la principale richiesta dei consumatori verso le marche (fonte Kantar) è il benessere degli impiegati ed è un elemento chiave in ottica reputazionale.
In generale, le marche hanno colto appieno il loro ruolo di attori sociali supportando la comunicazione di governi e media sui messaggi chiave (distanziazione sociale, confinamento, comportamenti responsabili, etc.) da veicolare alla popolazione. Una tendenza che rivedremo nei prossimi giorni in merito alle regole relative al deconfinamento e alla riapertura dei negozi.
Attenzione all’utente
Il confinamento è stato il banco di prova per posizionare la marca all’interno della nuova quotidianità degli utenti. Le parole chiave sono state connettere (live e dirette), intrattenere (musica, attività da fare a casa, challenges, etc.), formare (DIY, tutorial, consulenze, etc.).
Quali sono gli scenari futuri?
L’attuale scenario ha imposto alcune tendenze che persisteranno nei mesi a seguire e daranno necessariamente forma alla comunicazione sui social media in quanto portano con sé un enorme potenziale di crescita per il business:
- nuovi comportamenti e bisogni;
- erosione della fiducia e centralità dell’informazione;
- accelerazione dei processi di digital transformation.
Per poter generare un vantaggio competitivo, sarà quindi necessario fare leva su questi trend.
Nuovi comportamenti e bisogni
La pandemia ha fatto nascere ed emergere nuove esigenze e ciò influirà sul modo in cui progettiamo, comunichiamo, costruiamo e gestiamo le esperienze per il nostro pubblico. Un trend su tutti è la riscoperta massiva della casa come epicentro della vita e dell’esperienza. Un brand cha ha saputo cogliere molto bene questa evoluzione è Ikea con la sua serie di post, stories e live #RipartiamoDaCasa in cui l’offerta di prodotto (mobili e arredi) è in binomio alle diverse attività (i migliori libri da leggere, la lezione di yoga, l’happy hour casalingo, la cucina, etc.) che possiamo svolgere nelle diverse stanze di casa.
Erosione della fiducia e centralità dell’informazione
Da un lato, abbiamo una mancanza di informazioni chiare (tempi di consegna, stock disponibili, gestione dell’ordine, attività della filiera) e preoccupazioni crescenti in merito all’impatto economico (capacità d’acquisto) della pandemia. Dall’altro, l’attuale situazione ha aumentato la penetrazione degli acquisti online su fasce più ampie della popolazione. Una tendenza che continuerà anche a seguire in quanto è entrata nella quotidianità e molti consumatori dichiarano inquietudine in merito ai futuri acquisti in negozio per paura del contagio. Per i brand, risulta quindi centrale garantire un flusso costante di informazioni credibili, dettagliate ed aggiornate per creare fiducia e rendere più fluido il processo d’acquisto. Per mettere in campo questo flusso, i brand devono ottimizzare tutti i punti di contatto rompendo le barriere tra team attraverso procedure ed infrastrutture condivise.
Abbiamo ottime dimostrazioni in questo senso, ad esempio brand come Ritual Cosmetics e Revolution Makeup si sono attivati per permettere di seguire il proprio ordine e ricevere consigli tramite Instagram DMs, WhatsApp e Messenger.
Accelerazione dei processi di digital transformation
Come risultato del distanziamento sociale, l’attuale pandemia sta accelerando tutti i processi di abilitazione dell’esperienza digitale che permettono un’esperienza di marca da remoto come realtà aumentata, test virtuali, assistenza da remoto, consulenza online, app e giochi, ecc. Un trend che è qui per restare in quanto colma il divario tra il mondo digitale e ‘reale’, guida e accelera il processo decisionale.
Alcuni esempi:
L’Oréal ha lanciato un nuovo test virtuale per provare colorazioni e make-up;
- Bentley tramite la sua nuova app che usa la realtà aumentata permette di effettuare un test drive e personalizzare il proprio modello;
- Hilton rende possibili visite virtuali del proprio resort tramite webcam e street view;
- Cadbury attraverso un’app dedicata mette a disposizione un gioco in 2D per intrattenere i bambini ed in cui è possibile sbloccare nuovi livelli acquistando il loro prodotto Dairy Milk Lickables.
Se vuoi scoprire altri contenuti di questo tipo, li puoi trovare in questo mio post dedicato.
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