web analytics
back to top

Quando i social media sono un problema sul lavoro

Una recente ricerca di Kaspersky ci mostra come i social media possono costituire un problema per l’uso che gli utenti ne fanno e anche per il proprio lavoro.

Una recente ricerca di Kaspersky, azienda leader per quanto riguarda i software per la sicurezza informatica, ha messo in evidenza quelle che sono le attitudini dei consumatori europei riguardo alla gestione del proprio profilo online. E quindi vale l’account sui social media, quello per l’home banking o quello usato per fare acquisti online.

L’indagine ha coinvolto oltre 8.500 utenti di età superiore ai 16 anni e residenti in 11 paesi europei, Italia compresa (gli utenti italiani sono stati 1.072).

Il report non è lunghissimo, ma mette in evidenza alcuni risultati interessanti che meritano di essere riportati e commentati. Soprattutto la parte che riguarda i social media e il lavoro.

Gestire la propria identità digitale

Come sappiamo, gestire il proprio profilo sui social media si intende gestire la propria immagine digitale. Costruire la propria immagine significa costruire il proprio personaggio, significa quindi raccontarsi, specificare i propri interessi, raccontare le proprie competenze. Tutto questo ha senso se si riesce a costruire attorno a questa attività un proprio pubblico che segue con attenzione quello che facciamo e come lo facciamo.

Quando i social media sono un problema sul lavoro

Possiamo dire che stiamo parlando di personal branding e, di certo, tutto questo ha a che fare con la Reputazione. Ecco, tutte le persone che gestiscono la propria immagine online, devono monitorare il modo in cui condividono contenuti e il modo in cui interagiscono con il proprio pubblico.

Di fatto però viene a mancare un pezzo in tutto questo. Ed è la storia di ciascuno che non può essere immediatamente resa disponibile. Le persone interagiscono online, soprattutto attraverso i social media, per quello che vedono e non per quello che storicamente conoscono. E sulla base di questo gli utenti che ci seguono si fanno un’idea.

Certo, la storia può essere raccontata, col tempo, e non in maniera immediata.

I social media nella vita di tutti noi

Ecco, tutta questa premessa perché una parte del report di Kaspersky si concentra sul ruolo che hanno i social media nella vita di ciascuno di noi e che conseguenze scaturiscono da ciò che postiamo, prendendo in considerazione anche il lavoro.

Intanto, quello che emerge dalla ricerca è che l’84% degli utenti europei intende cancellare almeno una cosa che ha pubblicato nel tempo sui propri profili social media. La percentuale arriva poi all’82% di quelli che vorrebbero cancellare qualcosa pubblicata nell’ultimo anno. Un segnale questo che indica come il tema sia sempre più sentito, specie in un momento in cui c’è molta attenzione su questo fronte.

Se guardiamo poi il dato che riguarda la Generazione Z, allora la percentuale di quelli che vogliono cancellare qualcosa pubblicata nell’ultimo anno sale all’86%. Tra gli over35 si arriva al 70%.

Ma quali sono questi contenuti che gli utenti europei vogliono cancellare?

Cosa vogliono cancellare gli utenti

Nel 21% dei casi si tratta di una foto poco presentabile o una che contiene un tag indesiderato, questo nel 20% dei casi (18% in Italia). Il 17% degli utenti poi vorrebbe cancellare qualche elemento della propria storia che potrebbe essere frainteso o che addirittura possa apparire imbarazzante, nel 16% dei casi.

Il report, come dicevamo, mette in relazione questi atteggiamenti anche con il lavoro. E si scopre, da questo punto di vista, alcuni contenuti sono diventati un problema per la propria occupazione e per la propria carriera.

Praticamente 3 utenti su 10 (30%) ammettono che un post pubblicato sui social media ha costituito un problema per la loro carriera. Un dato che sale fino al 35% all’interno della Generazione Z.

Per dare qualche dato in più, questo è vero per il 46% degli utenti svizzeri, per il 42% degli utenti slovacchi e per il 32% degli utenti in Uk e Austria. In Italia lo dichiara il 22% degli utenti.

Social media e sofferenze sul lavoro

Vi è poi un 42% di utenti che dichiara di conoscere almeno un utente che abbia sofferto, sul lavoro, in seguito a una pubblicazione su qualche piattaforma social. Dato analogo anche in Italia.

Ma i datori di lavoro, o chi si occupa di selezionare figure lavorative, non sono gli unici a guardare come si muovono le persone. Anche i propri colleghi lo fanno. La ricerca evidenzia, appunto che il 40% degli utenti dichiara di aver giudicato un/una collega dopo aver visto il suo profilo sui social media. In Italia la percentuale è quasi la stessa con il 38%.

Oltre a tutto questo, esiste poi un problema di percezione che ognuno di noi ha di sé e si preoccupa della percezione che possano avere gli altri. Questo è vero anche per ciò che riguardo i social media.

La ricerca rileva come il 42% degli utenti afferma di non sentirsi pienamente rappresentato dal proprio profilo social (38% in Italia) e il 48% è convinto che altri, consultandolo, potrebbero farsi un’idea sbagliata.

Infine, mentre il 15% degli utenti ha dichiarato di aver cancellato vecchi post vecchi di 5 anni (9% in Italia), il 65% dichiara di aver cancellato quelli degli ultimi due anni (stesso dato in Italia, di cui 16% negli ultimi 6 mesi). Questo a testimonianza del fatto che proprio negli ultimi anni questo tema per molti utenti è diventato centrale.

author avatar
Franz Russo Blogger, Digital Strategist
Franz Russo, fondatore, nel 2008, del blog InTime, ho collaborato con grandi aziende nazionali e internazionali, come consulente per strategie di comunicazione e come divulgatore. Da sempre impegnato nella comunicazione digitale, cerco di unire sempre una profonda passione per l’innovazione tecnologica a una visione olistica dell’evoluzione dei social media e degli strumenti digitali. Il mio percorso professionale in questo campo, iniziato nel 2007, è stato caratterizzato da un costante impegno nel raccontare e interpretare i cambiamenti nel panorama digitale. Il mio approccio si basa su un mix di analisi strategica, creatività e un profondo impegno per il racconto e la divulgazione.
La tua iscrizione non può essere convalidata.
La tua iscrizione è avvenuta correttamente.

InTime Blog Newsletter

Abbonati alla newsletter e resta aggiornato su articoli e approfondimenti 

Utilizziamo Brevo come piattaforma di marketing. Inviando questo modulo, accetti che i dati personali da te forniti vengano trasferiti a Brevo per il trattamento in conformità all'Informativa sulla privacy di Brevo.

Scrivimi

Se ti piace quello che scrivo e se vuoi conoscermi meglio, clicca il bottone qui di fianco.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

venerdì, 26 Aprile, 2024

Ultimi articoli

InTime Podcast

spot_img

Articoli correlati
Related

TikTok verso il divieto o la vendita negli Usa, ma non subito

Il presidente Biden firma la legge che avvia il contro alla rovescia, di nove mesi più altri 3, per il divieto o la vendita di TikTok negli Usa. Un lento addio.

TikTok prepara la sfida a Instagram con TikTok Notes

TikTok sta testando TikTok Notes in Australia e Canada. Una app che copia Instagram, concentrando l'attenzione sull'immagine piuttosto che sul video.

L’emergere del ruolo del responsabile IA nelle aziende

Si chiama Chief Artificial Intelligence Officer (CAIO), responsabile della Intelligenza Artificiale. Guida all'utilizzo della IA nelle aziende.

Su X i nuovi utenti dovranno pagare per scrivere

Elon Musk ha proposto una piccola tariffa annuale per i nuovi utenti di X per contrastare i bot. Iniziativa che ha suscitato polemiche.