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FaceApp dichiara di non salvare i dati e i server non sono in Russia

Dopo giorni in cui si accavallano informazioni contrastanti, è forse giunto il momento di provare a fare un po’ di chiarezza su FaceApp. Intanto c’è la risposta alle continue richieste di spiegazioni da parte di Yaroslav Goncharov, fondatore dell’app, il quale dice che i dati non vengono salvati o ceduti a terzi. I server poi sarebbero localizzati in Usa e Australia.

Da giorni ormai impazza, di nuovo, il fenomeno FaceApp, in tutto il mondo, Italia compresa ovviamente. Di nuovo perché in effetti l’app esiste dal 2017 e permette di invecchiare il proprio viso. Il fatto, e quindi il tema vero attorno al quale ruotano le polemiche di questi giorni, è che nessuno sa bene come funziona e nessuno conosce il meccanismo con cui l’Intelligenza Artificiale, che sta alla base dell’app, agisce. Però, nel dubbio, come spesso accade in situazioni analoghe, gli utenti non si pongono tanti problemi, e infatti è esploso il fenomeno fino a farlo diventare il vero tormentone dell’estate, perché ogni bella stagione che si rispetti ne deve avere uno, è la regola.

Solo che questo tormentone porta sè dei punti fino ad oggi poco chiari. Intanto, gli utenti che non avrebbero resistito a vedersi più vecchi sarebbero già più di 100 milioni in tutto il mondo, dalle celebrity alle persone comuni. E c’è chi sostiene, diversi esperti per la verità, che attraverso il giochino dell’invecchiamento si stanno regalando all’app preziose informazioni biometriche che potrebbero essere poi usate per altri fini.

faceapp app

Il fatto che non si conosca come funziona l’Intelligenza Artificiale, ha portato a pensare tanti esperti al fatto che la stessa intelligenza in realtà viene educata dal continuo flusso di informazioni che gli utenti condividono attraverso l’app stessa, in modo da raccogliere tutte le informazioni biometriche di tutti. Ma per farne cosa? Questa è la domanda che riecheggia da giorni, insieme all’altra domanda che riguarda il luogo dove queste informazioni vengono raccolte.

Elliot Alderson, pseudonimo di Baptiste Robert, un ricercatore francese, ha analizzato a fondo l’app riuscendo a scoprire che i server in cui vengono collezionate tutte le informazioni che gli utenti stanno cedendo in questi giorni (attraverso l’invecchiamento dei propri visi) non risiedono in Russia, come si è creduto sin da subito, perché il fondatore dell’app è russo in effetti, e si chiama Yaroslav Goncharov, ma risiedono in America e in Australia. E si tratta, per lo più, di data center Amazon che si trovano negli Stati Uniti. Ovvio che poi questi dati potrebbero essere trasferiti facilmente su server in Russia, questo non è escluso, come non può essere escluso l’accesso alle informazioni da parte di operatori di FaceApp.

face app esempio

Quindi, l’informazione che i server siano al di fuori della Russia in realtà non fornisce molte risposte. E molto probabile che la scelta di usare server negli Usa e in Australia sia stata fatta con coscienza da FaceApp. Infatti, se la polizia russa volesse accedere a quelle informazioni, potrebbe avere molte difficoltà proprio perché risiedono su server al di fuori della Russia, diversamente sarebbe più facile ottenerle se si trovassero sul territorio russo. Questa è una considerazione che fanno in molti.

Ma resta il problema di capire quale sia allora lo scopo e l’utilizzo di queste informazioni. C’è addirittura che pensa che FaceApp in effetti sia stata studiata per sfruttare le capacità avanzate dei dispositivi moderni, sia dal punto di vista biometrico che dal punto di vista dell’Intelligenza Artificiale, ormai sono diversi i dispositivi che dispongono di AI. Quella di FaceApp alla fine sfrutterebbe la tecnologia del dispositivo per “educare meglio” i propri algoritmi. Secondo questa ipotesi, gli utenti in effetti sarebbero del tutto ignari, continuando ad usare l’app senza sapere di contribuire ad arricchire l’AI dell’app.

Inoltre, la stessa app avrebbe accesso ad informazioni importanti, foto a parte. Potrebbe registrare anche gli spostamenti. A questo però si può ovviare o cancellando l’app, oppure restringendo, dalle impostazioni del dipositivo, l’accesso alle informazioni.

Ma come dicevamo prima, c’è, dopo giorni, una risposta di FaceApp, da parte di Yaroslav Goncharov, il fondatore dell’app. Goncharov a diversi media Usa ha dichiarato che le informazioni non vengono raccolte in Russia e che le immagini vengono raccolte su cloud, ma solo quelle che gli utenti scelgono di condividere, non tutte. E poi, notizia importante, Goncharov sostiene che le foto vengono poi eliminate dai server dopo 48 ore. Inoltre, ha poi detto che gli stessi utenti possono richiedere la cancellazione delle immagini attraverso le impostazioni della stessa app aprendo un ticket con la voce “privacy”, anche se questo aspetto non è chiarissimo.

face app zuckerberg

Ma, cosa più importante e che dovrebbe fare chiarezza sulle tante richieste di spiegazioni da parte di media, utenti, politici, insomma tutti, Goncharov ha dichiarato che i dati condivisi dagli utenti non vengono nè ceduti e nè venduti a terzi.

Ora, a parte che, se è vero che le immagini vengono cancellate dopo 48 ore, alla fine due giorni sono più che sufficienti per immagazzinare qualsiasi tipo di informazioni e poi cancellarle, ma intanto si salva quello che serve. Resta da registrare l’informazione che quei dati che gli utenti condividono non vengono ceduti a terze parti.

Intanto, il comitato nazionale del partito democratico Usa ha chiesto a tutti di non usare l’app in quanto c’è il rischio che queste informazioni possano essere usate illegalmente in vista delle prossime elezioni presidenziali del 2o20.

Insomma, abbiamo cercato di dare un quadro più aggiornato rispetto alle tante informazioni che girano in questi giorni, registrando le prime affermazioni di FaceApp. Ovviamente, siamo qui a disposizione di esperti del settore che vogliano aiutarci a capirne di più e anche a vostra disposizione per condividere commenti e impressioni su questa app.

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Franz Russo Blogger, Digital Strategist
Franz Russo, fondatore, nel 2008, del blog InTime, ho collaborato con grandi aziende nazionali e internazionali, come consulente per strategie di comunicazione e come divulgatore. Da sempre impegnato nella comunicazione digitale, cerco di unire sempre una profonda passione per l’innovazione tecnologica a una visione olistica dell’evoluzione dei social media e degli strumenti digitali. Il mio percorso professionale in questo campo, iniziato nel 2007, è stato caratterizzato da un costante impegno nel raccontare e interpretare i cambiamenti nel panorama digitale. Il mio approccio si basa su un mix di analisi strategica, creatività e un profondo impegno per il racconto e la divulgazione.

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