Da un paio di giorni non si discute d’altro sul web. E’ in arrivo una legge contro la pirateria web che di fatto agirebbe con poteri di censura. Addirittura si ipotizza di poter applicare nel nostro paese la “dottrina Sarkozy”
Intanto cerchiamo di capire meglio come stanno le cose. Un paio di giorni fa, ma in realtà se ne parla da tempo, e comparso su Repubblica.it un articolo in cui si esaminava più dettagliatamente questa proposta di legge che è già arrivata al Comitato tecnico governativo e che in difesa del diritto di autore andrebbe a colpire non i provider internet che di fatto non sono responsabili, secondo una normativa europea del 2000, di quanto gli utenti pubblichino nel web, ma più precisamente chi diffonde in rete contenuti multimediali coperti da diritto di autore. Tradotto significa Youtube che tra l’altro di recente si è vista recapitare una richiesta di risarcimento di 500 milioni di euro da Mediaset. E sono in molti a pensare che questo provvedimento segua proprio questa richiesta di risarcimento, ma solo che se fosse così a pagarne le spese non sarebbe solo Youtube, ma anche l’utente finale di internet, proprio perchè essendo il provvedimento stesso vago su questo punto, si potrebbe presagire la possibilità di applicare una sorta di versione italiana della “dottrina Sarkozy”, che prefiggendosi di tagliare internet a chi pratica il peer to peer (P2P) ha già ricevuto una bocciatura dal parlamento europeo perché lesivo dei diritti degli utenti.
Il nostro paese di fronte a questo tema viaggia a due velocità così come sottolinea Athos Gualazzi, presidente dell’Associazione di promozione sociale Partito Pirata, affermando che “mentre nel Forum delle Nazioni Unite sulla Governance di Internet procede la proposta italiana di una Costituzione per la Rete che permetta a tutti di cogliere le opportunità di un futuro migliore, in Italia si tenta d’introdurre leggi e normative che vanno esattamente nella direzione opposta, che ci riportano a concepire il copyright come uno strumento censorio e non di sviluppo sociale”. Una sintesi quanto mai veritiera e condivisibile.
E quello che aggiunge Stefano Rodotà è ancora più interessante, perchè durante un’intervista rilasciata ad Articolo21 evidenzia che “nel momento in cui si parla di Obama come il presidente eletto da internet e si sottolinea l’importanza determinante che ha avuto il web per la sua campagna elettorale e per la creazione di una nuova rete di relazioni politiche e sociali in Italia non siamo capaci di andare oltre la vecchia logica della censura.” E continua dicendo che “la rete, e soprattutto internet 2.0, il cosiddetto social networking (Facebook, My Space… ndr) stanno cambiando anche il panorama politico e non possono essere intercettati con vecchie logiche autoritarie che tendono a proporre la conoscenza non come un bene ma come un puro oggetto di una proprieta’ da tutelare a ogni costo.”
Le parole dell’ex-Garante della Privacy sono in linea con il mio pensiero e con quello di tutti, credo. E speriamo che questo pensiero possa far svanire il pericolo di censura come di fatto viene a crearsi con l’approvazione di questa legge.