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L’Aggressività sul Web: quando c’è e non si fa sentire

L’Aggressività è una caratteristica innata, nessuno ne è esente. Diventa particolarmente pericolosa, tuttavia, quando viene repressa, non sfogata in maniera consona, ribaltata sul prossimo per non assumersene la responsabilità. Ne deriva un comportamento dannoso soprattutto nella Comunicazione in Rete, dove lo scambio e il confronto si tramutano in ambigua violenza.

L’Aggressività è una caratteristica innata di ogni essere vivente.
Un istinto fondamentale con cui nasciamo e di cui possiamo solo, nel tempo, imparare a governarne la potenza e indirizzarne la strada.
Senza necessariamente attenersi alle teorie di Sigmund Freud – il primo che la ipotizzò come pulsione sessuale e di autoconservazione – tutti noi cresciamo con questo elemento distintivo.
L’Aggressività è una dinamica estremamente complessa, che ha basi biologiche e psichiche, e che in qualità di istinto primario viene chiamato in causa in ogni manifestazione di conflitto o violenza.
Tutti noi, certamente, siamo stati vittime di un qualsiasi genere di comportamento aggressivo, e tutti noi, certamente, possiamo riconoscere nei nostri stessi gesti manifestazioni di aggressività, rabbia, rancore, desiderio di vendetta o cattiveria.
Nessuno ne è esente.
Tuttavia, la violenza che nasce se l’Aggressività non è controllata può anche non essere palese e diretta. Può essere un’Aggressività Passiva.

aggressività web

In Rete, l’Aggressività non esplicita è un ostacolo frequentissimo e particolarmente difficile da superare.
Esistono molte forme per “fare del male” ai nostri interlocutori o ai nostri competitor, addirittura ai colleghi che non ci risultano, per così, dire simpatici.
Le vittime di questa subdola forma di Aggressività avvertono con certezza l’ostilità e la cattiveria, senza per altro riuscire a difendersi. Non ci si può rivolgere direttamente a nessuno, non si capisce il motivo di una tale ritorsione e il risultato è sempre una disastrosa perdita di Autostima e di produttività.

Analizziamo insieme come possa nascere e svilupparsi – addirittura rinforzarsi e auto-giustificarsi – questa forma di violenza a cui è tanto difficile sottrarsi.
Nella Psicopatologia riconosciuta universalmente è descritto il Disturbo di Personalità Passivo-Aggressivo, in cui i soggetti appaiono tipicamente incapaci e remissivi, ma tale passività è messa in atto proprio per nascondere il desiderio di violenza ed evitare qualsiasi genere di responsabilità.
Secondo il DSM-IV e V, il comportamento passivo-aggressivo si rende evidente attraverso la procrastinazione dello sfogo della rabbia e attraverso continue lamentele.
Si nasconde l’ostilità, si arriva perfino a negarla e a rendersi agli occhi esterni vittime di accuse ingiustificate.
La tensione sviluppata dalla componente aggressiva non trova sfogo, anzi, viene rimandata nel tempo e può finire per esercitarsi su soggetti del tutto ignari, perfino dopo mesi e anni.
Come tutto ciò che provoca eccitazione ma non ha sfogo, l’Aggressività Passiva conduce a un’esasperazione di tutti i sentimenti ad essa legati: rabbia, rancore, macchinazione e inganno, attivazione di gesti e comportamenti violenti e/o cattivi.

Uno degli aspetti più comuni nei Soggetti Passivo-Aggressivi è, quindi, proprio il gusto marcato per la vendetta, evitando tuttavia sempre di mostrarsi violenti.
E si tratta sempre di una vendetta che spiazza: la persona che la subisce non comprende il perché di quest’atto aggressivo, dal momento che la rabbia è stata tenuta per tanto tempo repressa e nascosta sotto false spoglie.
Tali soggetti riescono perfino egregiamente a calarsi nei panni della vittima stessa che, come tale, deve essere compatita.
Da qui nasce la continua lamentela e la vittimizzazione costante.

Naturalmente è pressoché impossibile collaborare o semplicemente confrontarsi a livello professionale con soggetti di questo tipo, perché la violenza repressa li rende particolarmente pericolosi per la loro sfuggevolezza e ambiguità.
E dal momento che la Rete diffonde in tempo reale qualsiasi genere di comunicazione è particolarmente importante essere coscienti del loro comportamento.
Saperli riconoscere.
Sì, ma come?
Innanzi tutto, non accettando o raccogliendo alcun tipo di provocazione.
I soggetti che esprimono in maniera passiva la propria Aggressività sono particolarmente abili nel ribaltare le risposte che ottengono in offese, di cui loro stessi appaiono vittime, creando così un conflitto inspiegabile.
Apparentemente inspiegabile. Poiché la causa di questo conflitto – come abbiamo visto – ha radici lontane: in una violenza repressa mai direttamente sfogata.

Un altro tratto di personalità che ci fa riconoscere i soggetti Passivi-Aggressivi è il loro stile di comunicazione contraddittorio.
E non solo contraddittorio.
Nel loro linguaggio – nella loro scrittura – compaiono o sono implicite espressioni come: “Ma io scherzavo”, “Pensavo che lo sapessi”, “Sì, ma…”, “E’ quello che sto facendo”, “Non è certo colpa mia”, “Aspettavo te…”, etc.
Sono espressioni che alludono ad omissioni, a colpe altrui, al desiderio di creare ansia negli altri, a un sarcasmo dallo sfondo offensivo, alla necessità di procrastinare nel tempo l’assunzione di qualsiasi responsabilità.
L’inconcludenza sul lavoro e l’autodifesa esasperata – autodifesa per altro non richiesta – tradiscono anch’esse questo disturbo caratteriale

L’Aggressività Passiva è un comportamento particolarmente “conveniente” rispetto a quello di assumersi la responsabilità di un’onesta discussione, che può provocare reali distacchi e prese di posizione.
E proprio qui si trova il punto fondamentale.
La capacità o meno di prendere decisioni, di esprimere opinioni, di scegliere.
Perché una persona che mette in atto atteggiamenti Passivo-Aggressivi è indubbiamente una persona che non vuole scegliere, almeno non nell’immediato, almeno non per prima.
Non si vuole esporre in prima persona, non vuole manifestare direttamente quello che pensa e che vuole.
Tenta in tutti i modi di fare in modo che siano gli altri ad assumersi le sue responsabilità di giudizio e le sue azioni.
E nel mondo odierno digitale, in cui il confronto di opinioni e la comunicazione è immediata, pubblica, trasparente come quella sul Web e sui Social Media, nulla c’è di più conveniente di non esporsi mai.
Magari di metterla sempre sul ridere pur di non esprimere la propria opinione.

Attenzione: non è affatto necessario – e non è mai richiesto per forza! – un confronto o un parere personale.
La bellezza della comunicazione digitale sta nella libertà di esprimersi e di interagire, creando forme di collaborazione e regalandosi reciprocamente spunti di riflessione.
Qualcosa che i soggetti che esprimono passivamente la loro Aggressività non sanno neanche cosa sia veramente.
E, allora, per chi frequenta il Web ogni giorno – ma anche nella vita reale – scaturisce un interrogativo naturale.
Tutta questa paura di manifestare qualcosa di sano e naturale come l’Aggressività non riconduce ad una esasperata forma di Debolezza caratteriale?

L’Aggressività si può esprimere ogni giorno, in quanto nostro istinto innato, in infinite forme di comportamento civile, di confronto di idee e di comunicazione.
In Rete, ancora più facilmente dal momento che la comunicazione è pubblica e gli interlocutori possono sommarsi l’un l’altro ciascuno con le proprie opinioni.
E’ il soggetto che non ha alcuna forma di stima personale, di forza caratteriale, di struttura psichica interiore che, in realtà, necessita di rendersi vittima e carnefice insieme.
E’ la Debolezza del suo carattere ciò che determina il mancato sfogo della sua Aggressività.
E a causa di questa Debolezza, il soggetto reprime i sentimenti negativi per la paura di rimanerne schiacciato. Di restarne sconfitto. Di essere socialmente reietto.

Come tutte le forme di comportamento ambiguo, anche il comportamento Aggressivo-Passivo è determinato da un’estrema insicurezza interiore.
Ecco perché l’Aggressività non sfogata fa paura: non perché sia qualcosa di negativo in sé, ma perché diventa distruttiva reprimendosi nel tempo, e perché nasconde una debolezza con cui non sappiamo confrontarci.

Un’ultima riflessione la lascio a voi, come un interrogativo.
Secondo voi, esistono davvero le Persone Cattive?
Non è che la Cattiveria è, per la maggioranza dei casi, una forma ambigua di Debolezza Umana?

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Francesca Ungaro
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venerdì, 19 Aprile, 2024

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