Ipsos ha pubblicato la sua interessante ricerca “The Most Influential Brands 2019”, dalla quale emerge che il brand più influente in Italia si conferma essere Google. Al secondo posto troviamo Amazon e poi, terzo, WhatsApp.
Ipsos ha pubblicato l’edizione 2019 dell’interessante ricerca “The Most Influential Brands 2019“, #IpsosMIB2019, una ricerca che, attraverso le opinioni di 4550 italiani, offre un affresco su quali siano i brand in grado di influenzare maggiormente la nostra vita quotidiana. L’edizione di quest’anno si è avvalsa della preziosa esperienza e competenza di Paolo Iabichino, una delle figure più autorevoli nel panorama della comunicazione e della brand strategy a livello internazionale con cui Ipsos ha intrapreso una collaborazione continuativa al fine di offrire ai brand una consulenza strategica a 360°.
I fattori presi in esame da Ipsos per individuare i brand più influenti sono: Trustworthy (fiducia, affidabilità), Engagement (coinvolgimento), Leading Edge (innovazione, capacità di far tendenza), Corporate Citizenship (impegno e ruolo sociale), Presence (presenza).
Sulla base di questi cinque fattori, viene fuori questa classifica:
- Amazon
- PayPal
- Microsoft
- YouTube
- Samsung
- Mulino Bianco
- Visa
Google si conferma quindi essere il brand più influente nel nostro paese, e le tre posizioni al vertice restano invariate rispetto allo scorso anno (qui la ricerca del 2016). Ma quello che è interessante notare è che Facebook è in calo di tre posizioni, posizionandosi in ottava posizione. Un calo che sicuramente è il riflesso di quanto accaduto negli ultimi mesi, lo scandalo Cambridge Analytica ha sicuramente influito.
Esce dalla classifica Ikea, lo scorso anno era ottava, lasciando spazio a Mulino Bianco, uno brand italiano in classifica.
Osservando i dati dal punto di vista generazionale, emerge con forza l’importanza di Instagram per la Generazione Z (15- 21 anni), che arriva alla quarta posizione. Tale realtà permea la vita dei più giovani ma non compare in nessun’altra Top Ten per fasce di età. Fa poi la sua comparsa Netflix, rispettivamente al decimo posto per la Generazione Z e alla sesta posizione per i Millennial (22-35). Una nota a parte, infine, per Nutella che pur non comparendo nel ranking generale, si presenta tra i primi dieci: 6° per la GenZ, 9° per i Millennial e 10° per i Boomers, cioè color di età compresa tra i 53 e i 71 anni.
Ipsos, leader mondiale nel settore delle ricerche di mercato. per questa edizione ha realizzato un focus sulla Responsabilità Sociale d’Impresa (CSR). Se dallo studio emerge come il fattore Corporate Citizenship pesi ancora solo mediamente il 12% nel determinare l’influenza sulla marca, interessante è notare come il 68% degli intervistati ritenga che in futuro le marche più di successo saranno quelle che contribuiranno in modo positivo alla società.
Cresce il desiderio delle persone di ritrovare nelle scelte e nelle strategie dell’azienda i valori universali con i quali immedesimarsi. Un cambiamento radicale di prospettiva, questo, che vede al centro i brand ai quali viene chiesto un impegno sociale crescente. Il 60% degli italiani afferma infatti di sentire il bisogno di aziende che svolgano un ruolo attivo in ambito sociale, culturale e politico. Ai brand si chiede di prendere posizione senza temere le conseguenze: lo pensa il 62% degli intervistati d’accordo nell’affermare che se un’azienda sceglie di prendere una posizione forte su un tema sociale o politico non deve temere di perdere consenso o parte della clientela. Il 79% crede che sia possibile per una marca sostenere una buona causa e guadagnare allo stesso tempo.
La quasi totalità delle aziende dichiara poi di aver già sviluppato o sta pensando di sviluppare iniziative di responsabilità sociale e brand purpose (91%). Gli scopi a cui prevalentemente le aziende si dedicano riguardano molto spesso temi universali come la sostenibilità dei processi produttivi ed ecologia (75%), il sostegno ad associazioni no profit ed istituzioni (51%) o la salute e ricerca scientifica (38%). Meno affrontati sono invece gli argomenti su cui la società rischia di dividersi come le pari opportunità e i diritti umani (34%).
“Quello che stiamo attraversando” – dichiara Paolo Iabichino – “è un momento epocale per la comunicazione di marca. Possiamo finalmente fare in modo che le nostre idee generino cambiamento e che le strategie di brand si occupino anche della vita delle persone. È un modo per rendere più virtuoso il nostro mestiere, rivolgendoci alla collettività e non a singoli cluster di target.”