Intervista a Stefano Epifani per InTime Podcast che ci aiuta a capire meglio la differenza tra smart working e telelavoro. E anche che cosa si intende per “Sostenibilità Digitale”, il titolo del suo ultimo libro.

Stiamo vivendo un momento storico, è inutile negarlo. Solo fino a due/tre settimane fa non immaginavamo mai di trovarci in una situazione come questa che stiamo vivendo. Il coronavirus ha cambiato le nostre vite, ci ha portato a ripensare molte cose, una su tutte, il nostro lavoro. Dall’inizio dell’epidemia nel nostro paese, le aziende si sono ritrovate a dover adottare la modalità dello smart working e, spesso, le stesse aziende non hanno saputo reagire con la prontezza che la situazione richiedeva.

Intanto si è cominciato ad usare, forse in modo non appropriato, il termine Smart Working, adottandolo anche quando non era adatto. Allora sarebbe più corretto parlare di Telelavoro forse.

Per cercare di capre meglio cosa sta succedendo e, soprattutto, per aiutarci a chiarire meglio la differenza tra Smart Working e Telelavoro, abbiamo intervistato, per il nostro InTime Podcast, un esperto come Stefano Epifani, presidente del Digital Transformation Institute, docente universitario all’università “La Sapienza” di Roma e fondatore di Techeconomy, oggi Techeconomy 2030.

intervista stefano epifani-smart working telelavoro franzrusso.it 2020

Ma Stefano ci aiuterà a capire anche cosa si intende per “Sostenibilità Digitale“, prendendo spunto dal suo ultimo libro, pubblicato ad inizio di quest’anno. E cioè come la tecnologia, e l’innovazione, può essere utile per raggiungere gli obbiettivi di sostenibilità fissati all’interno dell’Agenda 2030.

Stefano, intanto grazie di aver accettato l’invito. Ci vuoi aiutare a capire meglio? È Smart Working o è Telelavoro?

“Sicuramente, quello di cui stiamo facendo uso in quest giorni è semplice Telelavoro. Semplice nel modo di dire anche perchè remotizzare il lavoro è tutt’altro che semplice. Smart Working in realtà è altro e traducendolo in maniera più o meno impropria vuol dire “Lavoro Agile”. E per Lavoro Agile si intende quell’insieme di prassi, di modelli, di processi organizzativi che sono funzionali a rendere il lavoro possibile da qualsiasi luogo, in qualsiasi contesto attraverso modelli organizzativi particolarmente flessibili.

Quello di cui stiamo facendo uso oggi è più frequentemente, semplicemente, la remotizzazione della postazione di lavoro delle persone che si trovano costrette in una condizione di quarantena. È bene specificare la differenza perché trasformare il Telelavoro in Smart Working rischia di essere una riduzione del concetto che, una volta passata l’emergenza, può farci pensare che abbiamo espletato completamente un processo quando invece quel processo, sia dal punto di vista delle prassi organizzative che dal punto di vista delle tecnologie, ma anche dal punto di vista dei modelli contrattuali, deve essere ancora del tutto costruito”.

Quindi tutte quelle aziende che stanno adoperando questo sistema, ossia il Telelavoro, non saranno effettivamente pronte per lo Smart Working e, alla fine di questa emergenza rischiamo di trovarci nella situazione iniziale. È così?

“Ci troveremmo di fronte ad una situazione nella quale questo “stress-test”, al quale il paese è stato sottoposto, ha dimostrato che remotizzare i processi è possibile. A questo punto, la scusa del “non si può fare” ci è stata tolta. Resta da costruire una dimensione di Smart Working che sia realmente a misura d’uomo”.

Potete ascoltare l’intervista integrale a Stefano Epifani su Spreaker e anche su Spotify. E grazie a Stefano Epifani per la disponibilità.

Il suo libro, Sostenibilità Digitale, lo potete trovare su Amazon.

E voi che ne pensate?

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Franz Russo Blogger, Digital Strategist
Franz Russo, fondatore, nel 2008, del blog InTime, ho collaborato con grandi aziende nazionali e internazionali, come consulente per strategie di comunicazione e come divulgatore. Da sempre impegnato nella comunicazione digitale, cerco di unire sempre una profonda passione per l’innovazione tecnologica a una visione olistica dell’evoluzione dei social media e degli strumenti digitali. Il mio percorso professionale in questo campo, iniziato nel 2007, è stato caratterizzato da un costante impegno nel raccontare e interpretare i cambiamenti nel panorama digitale. Il mio approccio si basa su un mix di analisi strategica, creatività e un profondo impegno per il racconto e la divulgazione.

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