Anche Google a suo modo celebra la Festa del Lavoro con un doodle dedicato come ormai fa da qualche anno. Un doodle che ci ricorda ricorda gli strumenti di lavoro, senza dimenticare però il grande momento di trasformazione che stiamo attraversando.
Come di consueto, anche Google vuole celebrare la Festa del Lavoro con un doodle dedicato, visibile in gran parte dell’Europa (esclusa Uk o Finlandia, ad esempio), Messico e alcuni paesi del Sud America, in India e Taiwan. E’ un doodle che raffigura di strumenti di lavoro, a ricordarci l’importanza del lavoro oggi, soprattutto in un momento di grande trasformazione come quella che stiamo vivendo.
La Festa del Lavoro ha origini molto lontane, la data è riferita ai gravi incidenti accaduti nei primi giorni di maggio del 1886 a Chicago e conosciuti come “rivolta di Haymarket”. Il 3 maggio i lavoratori in sciopero di Chicago si ritrovarono all’ingresso della fabbrica di macchine agricole McCormick. La polizia, chiamata a reprimere l’assembramento, sparò sui manifestanti uccidendone due e ferendone diversi altri. Da allora la data del 1° Maggio venne adottata in tutto il mondo.
In Italia la prima Festa del Lavoro si celebrò nel 1891. La Festa fu poi soppressa durante il Fascismo e venne celebrata nuovamente nel 1945. Da ricordare la Festa del Lavoro celebrata nel 1947 a Portella della Ginestra, celebrazioni tragicamente segnate dall’attacco della mafia, guidata da Salvatore Giuliano, che sparò sui 2 mila manifestanti uccidendone 11.
Ma il lavoro oggi è in profonda trasformazione, questo è fuor di dubbio, ma esistono ancora tanti problemi da risolvere come quello che attanaglia il lavoro giovanile. Secondo il Sole 24 ore, se nel 2007 il tasso di occupazione dei giovani tra i 15 e i 24 anni era del 24,2%, oggi è del 17,7%. Dato ancor più in caduta per la fascia 25-34 anni il cui tasso di occupazione è passato dal 70,4% al 60,8%. E ancora, se nel 2007 il tasso di occupazione femminile era del 47,1% e il tasso di attività del 51,4% oggi siamo passati rispettivamente al 49,2% e al 56%. E poi ci sono i dati OCSE, secondo i quali circa il 10% dei posti di lavoro sono ad alto rischio di automazione. Ma ancor più interessante il dato secondo cui il 34% sarebbe soggetti ad un profondo cambiamento delle mansioni, consegnandoci uno scenario di forte trasformazione che dovremo gestire e governare.
Giusto un anno fa un’indagine Agi-Censis, “Uomini, robot e tasse: il dilemma digitale”, aveva evidenziato che per 4 italiani su 10 l’Automazione che la tecnologia sta portando nei processi produttivi toglierà più posti di lavoro di quanti ne creerà. Un dato che riflette tante problematiche, primo fra tutti il grande ritardo che il nostro paese registra in fatto di Innovazione e Digitale, lo pensava il 47% degli intervistati.
Ci piace chiudere con una frase della grande scienziata Rita Levi Montalcini che una volta disse:
Rifiutate di accedere a una carriera solo perché vi assicura una pensione. La migliore pensione è il possesso di un cervello in piena attività che vi permetta di continuare a pensare ‘usque ad finem’, ‘fino alla fine’.