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Banjo, la mobile app di social discovery apre le API ai developers

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Banjo, la principale piattaforma geolocalizzata di content discovery per la condivisione di feed in tempo reale dai più diffusi social network, ha annunciato oggi la decisione di aprire l’utilizzo delle proprie API alla community internazionale di sviluppatori

Vi abbiamo già parlato e fatto conoscere Banjo, la principale piattaforma geolocalizzata di content discovery per la condivisione di feed in tempo reale dai più diffusi social network. E forse non sapete che Banjo possiede il più grande social graph geolocalizzato del mondo: l’app è già utilizzata in quasi 200 Paesi per localizzare concerti, eventi, fatti di cronaca attraverso gli aggiornamenti social postati dai propri contatti. E oggi Banjo fa un annuncio importante, cioè quello di aprire le API agli sviluppatori. Questo comporterà che, dando accesso alle proprie API, altri sviluppatori potranno essere inclusi nell’ecosistema geolocalizzato di Banjo, che aggrega post in tempo reale da ogni parte del pianeta. Questo offrirà ai developers l’opportunità di accedere ad una piattaforma attraverso cui far scoprire nuovi contenuti a milioni di contatti in tutto il mondo. Banjo fornirà anche un link gratuito per scaricare direttamente l’app del programmatore.

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Come sviluppatore, so quanto sia difficile poter far conoscere e scaricare le proprie app. Per questo, abbiamo voluto avvantaggiare i developers di app geolocalizzate, offrendo loro una soluzione gratuita per trovare nuovi utenti. Allo stesso tempo vogliamo proporre alla nostra community internazionale in rapida crescita una vasta offerta di app a cui potrebbero essere interessati.” ha dichiarato Damien Patton, founder e CEO di Banjo. “Includendo nuove app location based in Banjo, il nostro ecosistema aggiornato in tempo reale continuerà a crescere e a dare agli utenti una visione del mondo ancora più completa”

L’API sarà inizialmente disponibile a un numero limitato di aziende che ne faranno richiesta e sarà poi ulteriormente diffusa. Gli sviluppatori possono richiedere in anteprima l’accesso alle API di Banjo visitando il sito https://dev.ban.jo/

Shared Album: finalmente tutte le foto del tuo matrimonio su Facebook!

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Facebook, senza sosta ormai, continua ad arricchire le funzionalità del social network. E ieri ha lanciato lo Shared Albums, ossia la possibilità di poter caricare immagini sullo stesso album creato e estendere agli amici, fino ad un massimo di 50, di poter contribuire a caricare immagini. Immaginate come sarebbe poter collezionare insieme agli amici le immagini di un matrimonio

Nella mia bacheca è stata un’estate di matrimoni e vacanze (com’è ovvio per questo periodo dell’anno!).
Il tormento degli sposi che si affannano alla ricerca delle foto mentre pronunciavano il fatidico “si”, si è fatto pressante, il tag multiplo agli amici per mostrare le foto delle vacanze insieme è diventato infestante. MagoZuck ci ha salvati da questo bailamme, a breve arriveranno gli “shared albums” o album condivisi per dirla in italiano.

Questa nuova funzione permetterà a 50 amici di pubblicare le foto direttamente nell’album del matrimonio o delle vacanze da voi creato!

Cosa cambia rispetto alla creazione dell’album che abbiamo attualmente a disposizione?
Pochi semplici click, una volta creato l’album ci si trova nella parte inerente le informazioni relative a tale album, una volta caricate le foto in nostro possesso, si avrà la possibilità di selezionare “album condiviso”. A questo punto sarà sufficiente cercare e aggiungere fino a 50 amici di Facebook come “collaboratori” per l’album. Successivamente potrete impostare, come accade anche adesso, il grado di visibilità dell’album: pubblico, amici dei collaboratori o collaboratori; oltre a stabilire se i collaboratori potranno o meno invitare altri collaboratori per quell’album, oppure se è il caso che tale invito arrivi solo ed esclusivamente dal creatore dell’album.

Facebook Shared Photo Albums

Anche questo tipo di album è modificabile successivamente alla pubblicazione in qualsiasi momento utilizzando il link “modifica” per cambiarne il titolo, la descrizione, le impostazioni di privacy o i contributori. Sarà quindi possibile rimuovere dalla cerchia dei contributori quei parenti o amici che non hanno reso giustizia alle vostre fattezze! :)

Attualmente la funzione è disponibile da lunedì per piccoli gruppi di utenti inglesi, ma a breve dovrebbe arrivare ovunque.
Gli shared album non sono purtroppo disponibili per le pagine brand, forse a causa dell’eccessivo controllo che servirebbe per evitare catastrofi? Quali utilità potrebbe avere per una pagina brand? E’ lecita la limitazione a 50 utenti/amici collaboratori o dobbiamo aspettarci un’apertura maggiore a breve?

E voi, quali album condividereste e perché? Io un’idea ce l’avrei…ma attendo i vostri commenti! :)

Come sarebbe la vita senza lo smartphone [Video]

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Come sarebbe vivere senza il nostro smartphone? E’ la domanda che accompagna il video realizzato da Charlene deGuzman, che ne è anche la protagonista, che mette in evidenza la forte dipendenza che tutti noi abbiamo ormai acquisito dall’uso dello smartphone, dal quale difficilmente ci separiamo

Chissà quante volte guardando questo video vi sarete trovati nella stessa condizione, o forse neanche vi siete posti la domanda perchè vi siete comportati allo stesso modo, ossia senza mai abbandonare il vostro smartphone, in qualsiasi situazione vi troviate. E’ questo il tema del video, diventato ormai virale, “I forgot my phone“, che ha superato gli 8 milioni di visualizzazioni, per la precisione 8,407,959 in questo momento, realizzato da Charlene deGuzman (@charstarlene). Il video è la raccolta di tutte quelle situazioni, dalla più intima, alla più attesa, come può essere una proposta di matrimonio, che raccontano quanto siamo diventati ormai letteralmente dipendenti dall’utilizzo dello smartphone. Charlene racconta infatti la nostra dipendenza in un giorno un cui vi siete dimenticati il telefono. E allora vedete a quale livello di dipendenza sono arrivati il vostro o la vostra partner, i vostri amici, le persone che incontrate per strada. Insomma, tutti.

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Vi ricordate quando cominciarono ad apparire i primi cellulari, qualche decina di anni fa, che venne fuori chi si lamentava del fatto che ormai diventava difficile fare una chiacchierata qualsiasi senza essere interrotti dalla suoneria, vuoi anche fastidiosa, di un telefono cellulare? Di sicuro ve lo ricordate. Ma adesso la situazione si complica. Perchè non solo non parliamo, o quasi, ma abbiamo l’irrefrenabile voglia di raccontare agli altri quello che stiamo facendo. O, e questo va ad aggiungersi, vedere gli altri cosa stanno facendo, in qualsiasi situazione. Appunto!

E il video di Charlene deGuzman è quanto mai lo specchio di quello che è ormai la realtà quotidiana.

Quindi, se vai a correre, c’è quello che s’è portato dietro il telefono perchè, nel mentre deve fare una telefonata. Ma non era meglio correre? Poi, c’è il pranzo con gli amici, state raccontando un momento della giornata mentre gli altri sono tutti lì con lo smartphone in mano e voi ad un certo punto vi sentite isolato. Ancora, c’è la festa di compleanno del vostro amico, dove tutti hanno in mano per immortalare l’evento, quasi disinteressati del fatto che sia la sua festa, ma con la voglia di farla vedere agli altri.

Un momento topico è quando la protagonista si trova sull’altalena e di fianco una bimba che avrà avuto una decina d’anni che è intenta ad usare il suo smartphone. Vi è mai capitato di vedere una scena simile?

Ma anche voi siete dipendenti del vostro smartphone come ci ha raccontato Charlene?

Twitter, ecco come scegliere l’hashtag che fa per te [Infografica]

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Twitter si può ben affermare che è la piattaforma che ha dato vita all’hashtag, #, ormai entrato in uso anche su Facebook dopo Google+, Vine e Pinterest. Ed essendo diventato strumento fondamentale per veicolare informazioni, conversazioni e anche campagne pubblicitarie, Twitter Uk ha pensato bene di dare qualche consiglio per creare un hashtag efficace

Come forse i meglio informati sanno, o anche, per usare un’espressione che ci piace poco, i meno giovani, l’hashtag esisteva già prima che Twitter nascesse, veniva già usato all’interno di IRC, la prima vera chat su internet e serviva proprio a catalogare gruppi e argomenti. Ma la vera notorietà, se così si può dire, l’hashtag l’ha conosciuta con Twitter esattamente dal 2007 quando fece la sua comparsa in un tweet. Dal 2009 Twitter, vista la crescente diffusione, ha cominciato ad usarlo per raggruppare in maniera ordinata i messaggi e in seguito a questo passaggio nel 2010 creò i “trending topics”, ossia la lista degli argomenti più twittati della giornata catalogata anche per hashtag.

Ma l’hashtag è diventato un potente strumento per veicolare conversazioni, informazioni, iniziative e anche campagne pubblicitarie. Durante l’ultimo SuperBowl molti brands lanciarano le proprie campagne con hashtag mirati come Pepsi con #PepsiHalftime, Toyota con #wishgranted e soprattutto Oreo che, anche senza utilizzare un hashtag specifico, riuscì ad agganciarsi al blackout dello stadio con “Power out? No problem“, riuscendo ad ottenere quasi 16 mila RTs:

Ecco che Twitter UK, dal blog ufficiale di Twitter, ha pensato bene di dare degli utili consigli, raccolti nell’infografica che vedete in basso, per creare il miglior hashtag possibile per quella che è l’azione che vogliamo mettere in campo su Twitter.

Prima di tutto è opportuno chiedersi il perchè usare un hashtag ed è utile anche fare un promemoria di quegli hashtag che gli utenti hanno maggiormente apprezzato, saranno un elemento distintivo nel mare di tweets che scorre sulla timeline ogni giorno.

Altro consiglio è quello di associare l’hashtag a campagne già in atto come può essere una campagna televisiva, una campagna stampa o una campagna di direct-mail. Questo lo renderà memorabile.

Come potete vedere nell’infografica i consigli sono articolati e seguono un filo logico dettato prima di tutto dalla creazione di un hashtag che sia facilmente comprensibile  agli utenti con l’obiettivo di poter raggiungere il maggior numero possibile di utenti. Sembra un’operazione semplice, ma non lo è. Bisogna trovare una o al massimo due keywords che diano il senso della campagna che vogliamo avviare e bisogna fare un’attenta analisi che quelle stesse keywords non siano già state utilizzate prima.

Se intendete arricchire una discussione già esistente attorno ad un hashtag è bene pensare di aggiungere valore alla discussione stessa inserendo la promozione dei vostri prodotti e magari anche associando al stessa conversazione ad un evento che si sta per lanciare: questo, secondo i consigli di Twitter UK, è un’ottimo modo per fare una campagna attraverso quell’hashtag.

Altro esempio. Se pensate di introdurre un hashtag magari associato ad un concorso è opprtuno che esso stesso sia ben legato con altre campagne di marketing in atto, senza le quali sarà poco probabile aumentare il reach della campagna stessa.

Spesso ci si chiede se un brand deve dare vita a nuovi hashtag, invece di usare una parola o una frase che gli utenti già usano. Twitter UK sostiene che non è sempre così, ossia non è sempre necessario crearne di nuovi. Se le persone stanno già utilizzando un hashtag e attorno ad esso esistono già delle conversazioni, allora parte del lavoro è già fatto. Tutto quello che il brand deve fare è garantire valore aggiunto a quella conversazione. Quindi agganciare l’hashtag esistente, ma dare la propria impronta alle conversazioni. In questo modo si creerà un hashtag che dara vita a conversazioni efficaci.

Ora vi lasciamo all’infografica e se avete domande da porre, dubbi scriveteli tra i commenti, ci piacerebbe davvero iniziare e arricchire una conversazione su questo argomento.

 hashtag migliore twitter infografica

Yahoo batte Google, non accadeva da cinque anni

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Secondo quanto rilevato da comScore, nel mese di Luglio 2013 Yahoo! è risultato essere più più visitato di Google. In termini di visitatori unici, Yahoo! è stato visitato da quasi 197 milioni di persone, mentre Google si ferma a 192 milioni. Il dato è ancora più interessante se si pensa che questo non si verificava ormai dal 2008

Immaginate cosa ha potuto esclamare Marissa Mayer, CEO di Yahoo! quando ha saputo di questo risultato, per lei in primis, eccezionale? Ovviamente “Yahoooooooo!“. Infatti, non ci poteva essere esclamazione di gioia più adatta di questa a sottolineare il fatto che Yahoo! ha battuto Google, il più grande motore di ricerca della rete. Stiamo parlando degli Usa, certo, ma la notizia è sensazionale comunque, proprio perchè si tratta di due rivali molto agguerriti. E agguerrita è stata certamente la conduzione dell’azienda da parte di Marissa Mayer, proprio ex di Google, tra l’altro, culminata nell’acquisizione della piattaforma di blogging Tumblr, acquisizione che fece molto discutere anche per il prezzo, ossia 1,1 miliardi di dollari.

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Comunque, restando sulla notizia, Yahoo, secondo quanto rilevato da comScore, nel mese di Luglio 2013 è risultato essere, in termini di visitatori unici, il sito più visitato con quasi 197 milioni di visitatori. al secondo posto, si piazza Google, con 192 milioni di visitatori unici. Segue poi Microsoft, 179 milioni e 600 mila, e poi Facebook con 142 milioni di visitatori.

Come ha sottolineato Marketing Land, questo dato non si registrava negli Usa dal 2008, ossia da 5 anni.

yahoo google luglio 2013 comscore

Pensate che nel mese di giugno Google era a 193 milioni e Yahoo! a 189 milioni; nello stesso periodo del 2012 Google era a 190 milioni mentre  era terza con 163 milioni di visitatori. Ora a vedere i dati odierni, si è trattato davvero di un bel balzo in avanti.

Molti hanno subito pensato che questo risultato fosse stato condizionato dall’acquisizione di Tumblr da parte di Yahoo!, ma da comScore hanno escluso che questo dato specifico abbia avuto alcuna influenza, trattandosi di un dato che viene fuori da una serie di fattori come anche lo stesso periodo preso in considerazione.

Come dire, si potrebbe essere di fronte ad un caso. Ma sta di fatto che comunque sia la strategia della Mayer ha comunque riportato Yahoo a poter competere con Google quasi ad armi pari, almeno per quando riguarda l’advertising e quindi il settore search.

Ora, tutti ad attendere i dati del prossimo mese per verificare la tenuta di Yahoo oppure se si sia trattato davvero di un caso. Staremo a vedere.

Tok.tv arriva in Italia e lancia Juventus Live

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TOK.tv, la prima social tv che consente agli utenti di interagire via voce guardando un programma o un evento sportivo, arriva in Italia lanciando “Juventus Live”, l’app per iPhone e iPad dedicata a tutti i tifosi juventini ma anche a tutti gli appassionati di calcio

TOK.tv, la prima Social Tv company fondata da Fabrizio Capobianco, con sede a San Francisco, arriva finalmente anche nel nostro paese e lo fa lanciando “Juventus Live”, l’app per iPhone e iPad che consentirà a tutti tifosi juventini, ma anche a tutti gli appassionati di calcio. Ma come funziona TOK.tv? TOK.tv permette di riscoprire l’esperienza e il divertimento di guardare un programma televisivo o un evento sportivo insieme con gli amici. Se è vero che il fenomeno della Social Tv e quindi del “second screen” è in forte crescita nel nostro paese, e ve lo documentiamo periodicamente, allora Tok.tvsarà certamente in grado di intercettare questo trend, offrendo un’esperienza nuova e diversa. Si perchè con TOK.tv non si scrive, ma si interagisce con gli amici via voce. Quindi è sicuro che quel momento importante che volete condividere coi vostri amici non lo perderete di certo, cosa invece possibile se dovete scrivere ad esempio un sms.

tok.tv juventus live

Come funziona Juventus Live

Juventus Live permette ai tifosi juventini di riscoprire l’esperienza (e il divertimento) di guardare la partita insieme in TV. Infatti Juventus Live si parla con gli amici lontani, quindi immaginate l’esperienza di gridare tutti insieme al momento del gol, proprio come se foste nel vostro salotto di casa. E, aspetto non da poco, con Juventus Live non c’è bisogno di mandare un SMS al momento del rigore, perdendosi l’azione dopo.

Inoltre, prima, durante e dopo la partita è possibile leggere le news sulla squadra, consultare le statistiche o salvare i momenti più belli vissuti con gli amici grazie alla Social Photo. E’ sufficiente premere un bottone e mettersi in posa: la foto sarà poi condivisibile su Facebook. Per non dimenticare mai più l’emozione di quel goal allo scadere del 90°.

Siamo sicuri che questa app avrà un grande successo, proprio perchè, come dicevamo prima, mette insieme ingredienti fondamentali come la social tv e la Juventus, una delle squadre di calcio più amate in Italia e nel resto del mondo, seguita da milioni di tifosi. Pensate che la fanpage della Juventus su Facebook conta ben 6,8 milioni di fans.

TOK.tv non è nuova in eventi sportivi. Infatti tra il 2012 e il 2013 TOK.tv ha lanciato TOK Baseball (tra le top 10 app della categoria “Sport” negli Stati Uniti), TOK Football. Non solo sport, però. Anche se finora unico esperimento non sportivo, TOK.tv ha anche lanciato TOK for Oscars, in occasione degli Oscars 2013.

Vi abbiamo incuriosito abbastanza? Siete tifosi della Juventus o comunque appassionati di calcio? Seguite la social tv?

Bene, allora visto che il campionato è ormai alle porte, scaricate lapp e poi venite a raccontarci la vostra esperienza e le vostre impressioni.

Ecco gli Italiani su Facebook: sono 15 milioni via Mobile

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Ecco quanti sono ad oggi gli Italiani su Facebook, grazie ai dati che Vincenzo Cosenza ha da poco reso noti, in via esclusiva per l’Italia. Sono 24 milioni gli italiani che vi accedono almeno una volta al mese, in aumento. Salgono a 17 milioni gli italiani connessi nel giorno medio e sono 15 milioni quelli che vi accedono al mese via Mobile

Quanti sono gli italiani su Facebook? E’ una domanda che ci poniamo spesso e che si pongono spesso gli addetti ai lavori e gli stessi inserzionisti che vorrebbero fare advertising su Facebook. Ecco che allora i dati che Vincenzo Cosenza ha da poco reso noti, in via esclusiva per l’Italia, sono davvero preziosi, utili per avere un quadro completo della situazione. Da sottolineare che, nonostante in alcuni paesi si comincia a parlare di stallo, in Italia Facebook invece è in crescita costante, anche se inferiore rispetto ai dati precedenti.

Allora, cominciamo col dire che sono 24 milioni gli italiani che si connettono a Facebook almeno una volta al mese, dato che mette in evidenza una crescita del 7% rispetto al 2012. Volendo rapportare ai dati degli italiani che almeno una volta al mese si connette a internet, significa l’86% di essi. Quindi è vero quando sosteniamo che la stragrande maggioranza degli italiani che si connettono alla rete è perchè si connettono a Facebook. Anche volendo seguire il suggerimento di Cosenza, ossia di voler applicare una correzione del 6%, si tratta comunque di un numero enorme.

Gli uomini sono il 52%, mentre le donne sono il 47%. Le fasce d’età più rappresentate sono quella 19-24 (19%) e 36-45 (20%). La città più rappresentata è Roma (2 milioni e 600 mila utenti), poi Milano (1 milione e 680 mila utenti), Napoli (1.020.000), Torino (500 mila), Bologna(340 mila), Firenze (300 mila).

Aumentano anche gli italiani che si connettono al più grande social network della rete. Sono adesso 17 milioni nel giorno medio, erano 15 milioni solo ad aprile.

Ma il dato che più ci interessa è quello relativo al mobile. E ci interessa per verificare se la massiccia strategia che Facebook ha avviato con l’acquisto di Instagram ha avuto qualche effetto da questo punto di vista. E pare proprio che per quanto riguarda il nostro paese gli effetti ci sono, evidenti, e positivi. Dunque, sono 15 milioni gli italiani che si connettono almeno una volta al mese via Mobile. Un dato impressionante, e in linea con la crescita esponenziale del mobile nel nostro paese. Infatti, solo due anni fa gli utenti Facebook via mobile in Italia erano 7,5 milioni; 10 milioni solo ad Aprile 2013. Quindi nel giro di pochi mesi si è aumentati di ben 7 milioni!

Insomma a vedere questi dati, sembra proprio che la strategia di Facebook sul Mobile sia sulla strada giusta.

E voi che ne pensate di questi dati? Raccontateci tra i commenti il vostro punto di vista.

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(l’immagine di copertina è di © mdesignstudio)
 

Gli Embedded Posts su Facebook ora sono disponibili per tutti

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Gli Embedded Posts da ieri sono disponibili per tutti su Facebook. La nuova opzione era stata presentata agli inizi di agosto e limitata all’uso solo di alcuni grandi grossi player del mondo dei media digitali, come Mashable, CNN e Huffington Post. Ma da oggi chiunque potrà incorporare un post da Facebook

Quello che era stato presentato agli inizi di Agosto come un possibilità limitata, da oggi invece è stata estesa a tutti. Infatti gli Embedded Posts su Facebook sono ora disponibili per tutti gli utenti. Questo permetterà a tutti di poter incoroporare dei post dal social network e riportarli sul vostro blog o sul vostro sito. Potete vedere il nostro piccolo esperimento fatto in occasione del doodle di Google di oggi dedicato a Debussy, incorporando all’interno del post il contenuto dalla pagina Facebook.

Per importare il vostro post all’interno del vostro sito o blog, basta cliccare la freccetta in alto a destra del post e scorrere fino alla voce “Incorpora post”, come da esmpio in basso:

InTime embedded post debussy

Ma oltre a renderli disponibili per tutti, la vera novità è che i contenuti da condividere possono essere anche video, come quello che vedete in basso usato da Facebook come esempio. E’ un video dei Mumford and Sons:

Altra novità è che da oggi la visualizzazione dei post incorporati e migliorata via mobile, riducendo la larghezza dei messaggi.

Ricordiamo che per incorporare i post da Facebook non occorre nessun plugin particolare, basta semplicemente incorporare il codice che viene rilasciato all’interno del vostro post o pagina. Comunque per coloro che usano WordPress esiste un plugin di Facebook che aiuta in questo senso.

Le nostre considerazioni rimangono in sostanza quelle fatte in occasione del primo lancio, quello di qualche settimana fa. Facebook ha intenzione di porsi come fonte di notizie in tempo reale e in sostanza entra in diretta competizione con Twitter. Solo che dal lancio degli hashtag ad ora, sembra proprio che ci si sia solo limitati a copiare quello che in realtà il diretto competitor rende disponibile da tempo, es. l’incorporazione dei post dal 2010, e proprio queste possibilità sono diventate anche carattere distintivo della stessa piattaforma. Ora Facebook decide di fare lo stesso. Vedremo con quale risultato.

Altra nota, molti hanno fatto notare che il rilascio ufficiale degli Embedded Posts per tutti è stato quasi in contemporanea del lancio del progetto Internet.org, di cui vi abbiamo parlato proprio ieri. Ora guardando il comunicato ufficiale per la presentazione degli Embedded Posts, noterete che uno degli esempi citati per l’incorporazione di contenuto è proprio il post con cui Zuckerberg presenta il progetto, in realtà in partnership con altre sei grosse aziende. Ora, senza voler essere maliziosi, ma suona come uno spot pubblictario. Abbiamo detto che l’iniziativa è lodevole e ben venga se serve veramente a portare su Internet i due terzi della popolazione mondiale che ancora oggi non possono farlo. Non si poteva usare un altro post?

E voi che ne pensate degli Embedded Posts? Li userete per arricchire i vostri contenuti sul vostro blog o sul vostro sito?

(l’immagine di copertina è di © peshkova)
 

Claude Debussy, Google gli dedica un doodle musicale

Google doodle Claude Debussy

Doodle musicale quello che troviamo oggi sulla homepage di Google. Il doodle animato ha come sfondo musicale il piano di Claude Debussy, pianista e compositore francese tra i più importanti in Europa. E’ considerato un grande innovatore nella musica di fine Ottocento, inizi del Novecento

Google doodle Claude Debussy

Anche stavolta Google ci sorprende e ci regala un nuovo doodle tutto da ascoltare questa volta. Infatti quello che troviamo sulla homepage del più grande motore di ricerca del web è un doodle musicale, animato, dedicato a Claude Debussy, in occasione dei 151 anni dalla sua nascita, pianista e compositore francese, tra i più grandi artisti della musica e considerato un grande innovatore nel periodo a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento. Del resto, basta ascoltare il brano scelto, “Chiaro di Luna“, che fa da cornice musicale al doodle che vediamo oggi.

Claude Debussy è stato, come dicevamo, un grande innovatore in un periodo, siano tra la dine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, quando la musica veniva ancora segnata da Wagner. E infatti lui si imporrà come anti-wagneriano, rivoluzionando l’armonia, il ritmo, la sonorità e la forma della musica occidentale di quel periodo.

Claude Debussy nasce a Saint-Germain-en-Laye, vicino Parigi, nel 1862. La sua famiglia si trasferisce poco dopo a Parigi dove nel 1872 Claude entra in conservatorio.

Nel 1884 il giovane Claude Debussy ottiene il “Prix de Rome” con la Cantata “L’Enfant Prodigue”, premio che gli permette di venire in Italia.

L’opera giovanile di Claude Debussy portano nella musica europea, fluidità e colori nuovi. Famosi restano “La damoiselle élue” (1888) e “Cinq poèmes de Baudelaire” (1889), dove si sente l’influenza di Richard Wagner, “Prélude à l’aprés-midi d’un faune” (1892), i “Nocturnes”, “Quartetto d’archi” (1893) e molte canzoni e pezzi che si ispirano alle liriche di Verlain, tra le quali proprio “Clair de Lune”.

Debussy scrisse molta musica per pianoforte, per orchestra e per balletto utilizzando un suo stile particolarmente vario e fantasioso, leggero e sereno o veloce e incalzante, seguendo le emozioni ed immagini espresse. Nel 1911 viene rappresentato il mistero “Le Martyre de Saint Sebastien” il cui testo è opera del poeta Gabriele D’Annunzio.

Debussy espresse a meraviglia il clima poetico, raffinato e decadente, della Belle Epoque, finita con la prima guerra mondiale e che in Francia si era sviluppato verso la fine del secolo scorso, da Baudelaire in poi.

Claude Debussy considerato l’iniziatore della musica moderna e amatissimo dai suoi concittadini venne sepolto nel Cimitero di Passy mentre Parigi era sotto il tiro dei cannoni dell’esercito Prussiano.

Vine raggiunge i 40 milioni di utenti, ma in Italia non convince

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Vine, l’applicazione di Twitter che consente di inserire nei tweets anche i video lanciata all’inzio di questo, annuncia di aver raggiunto e superato i 40 milioni di utenti. E pare che una grossa mano l’abbia data Android. Infatti dal rilascio della app per la piattaforma Google, gli utenti sarebbero più che triplicati. Ma il Italia in realtà non ha molto successo

Vine, l’applicazione di Twitter che consente di caricare video della durata dei 6 secondi direttamente in un tweet, ha annunciato di aver raggiunto e superato i 40 milioni di utenti. E sembra proprio che una grossa mano in questo senso l’abbia data Google. Si perchè dal giorno del rilascio dell’applicazione per la piattaforma mobile di casa Google, gli utenti da 13 milioni che erano, sono arrivati ad essere, nel giro di appena due mesi, più di tre volte tanto.

Dal giorno del lancio, ricordate era gennaio di quest’anno e il primo ad annunciarla in maniera quasi furtiva fu proprio Dick Costolo col famoso teet “Steak tartare in six seconds.“, Vine ha incuriosito molto e molti non erano poi molto convinti che avesse avuto successo. Invece l’app via via ha conquistato utenti e anche le aziende che hanno cominciato ad adottarla. Conferma definitiva è stato poi l’annuncio di Instagram, proprio due mesi fa, della possibilità di poter caricare anche video dalla proprio app. La battaglia  tra le due app è ancora in pieno svolgimento e certamente questo traguardo per Vine è un dato molto significativo, anche per le strategie future.

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L’annuncio è stato dato via Twitter dall’account ufficiale, anche se in questi casi ci si attende un comunicato ufficiale. Ma è in linea con la filosofia adottata ormai sin dall’annuncio dell’acquisizione da parte di Twitter.

Ma di fronte a questo successo, come va Vine nel nostro paese?

Proprio in occasione del possibile annuncio di Facebook sulla nuova feature di Instagram, avevamo provato a dare un’occhiata su come fosse stata accolto lo sbarco di Vine su Android. E avevamo notato che il debutto non era stato così glorioso. Anzi, l’app debuttava nella classifica generale in 335° posizione, mentre nella classifica “Social” settimanale si piazzava in 11° posizione e nella classifica, sempre “Social”, ma quotidiana si piazzava in 14° posizione. E ora?

Abbiamo usato sempre Distimo per verificare la classifica delle app più scaricate dopo esattamente due mesi e vediamo che nella classifica generale, in Italia su piattaforma Android riferita al mese di Luglio, Vine si trova in posizione 703, in discesa di altre 254 posizioni. Mentre nella classifica “Social” settimanale è in posizione 23, in discesa dalla nostra ultima rilevazione, e nella classifica “Social” quotidiana (20 agosto 2013) si piazza in posizione 25, in calo di una posizione rispetto al giorno prima.

Quindi, tirando le somme, Vine nel nostro paese non ottiene lo stesso successo che ha altrove.

Secondo voi perchè? Voi lo state usando? Raccontateci tra i commenti la vostra esperienza.

Nasce Internet.org per rendere internet accessibile a tutti

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Nasce Internet.org, un progetto realizzato da 7 grandi aziende del mondo della tecnologia con lo scopo di rendere internet accessibile a tutti, quindi ai due terzi del mondo che ancora trova barriere insormontabili. Le aziende coinvolte sono Facebook, Ericsson, Opera, Nokia, Samsung, Qualcomm, MediaTek

Facebook e altre sei grandi aziende del mondo della tecnologie e delle telecomunicazioni per la prima volta si mettono insieme per dare vita ad un progetto lodevole. Infatti è stato annunciato ieri da Facebook con un comunicato il lancio del progetto Internet.org che vede insieme all’azienda di Menlo Park altri sei partner del mondo della tecnologia e delle telecomunicazioni come Ericsson, Nokia, Samsung, Qualcomm, MediaTek e Opera. Obiettivo è quello di rendere internet accessibile a tutti, in particolare ai due terzi degli abitanti del mondo che ancora trovano grosse difficoltà.

Tutto quello che Facebook ha fatto è stato dare alle persone di tutto il mondo la possibilità di connettersi”, spiega MarkZuckerberg, CEO e fondatore di Facebook. “Ci sono enormi barriere nei paesi in via di sviluppo nel collegare e mettere insieme l’economia della conoscenza. Internet.org riunisce un partenariato globale che lavorerà per superare queste sfide, tra cui rendere disponibile l’accesso internet a tutti coloro che non possono attualmente farlo.”

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Ad oggi solo 2,7 miliardi di persone hanno accesso a internet e il numero di persone che vi accedono cresce, in termini percentuali, del 9% l’anno. Per garantire un accesso sempre più esteso, questa partnership di pone tre obiettivi:

ACCESSIBILITA’

“Nessuno dovrebbe essere posto davanti alla scelta tra l’accesso a Internet e cibo o medicine.
I partner di Internet.org uniranno le forze per sviluppare soluzioni tecnologiche volte a far diminuire il costo per il trasferimento dei dati a livello globale e rendere Internet accessibile alle comunità dove ancora non lo è.”

EFFICIENZA
“Per la trasmissione di dati (anche sotto forma di SMS o di pagine Web) è necessaria una certa larghezza di banda, una misura ancora scarsa in molte parti del mondo.
I partner investiranno in strumenti e software per migliorare le capacità di compressione dei dati e l’efficienza delle reti e dei servizi dati.”

MODELLI DI BUSINESS

“La connessione di diversi miliardi di persone richiederà un impegno notevole a livello globale e un’innovazione costante.
Sviluppatori, operatori mobili e aziende che fabbricano dispositivi collaboreranno per introdurre modelli aziendali che consentano alle persone di accedere a Internet in più modi.”

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Obiettivi che rendono l’iniziativa, come abbiamo detto prima, lodevole. Anche se questo non è certo il primo esempio di iniziative del genere. Si potrebbe citare il Progetto Loon di Google che prevede, con le stesse finalità, la costruzione un anello di palloni che volano attorno al globo sfruttando i venti stratosferici e forniscono l’accesso a internet ai territori sottostanti. Ma anche Twitter si è attivata in questa direzione.

Come abbiamo già sostenuto in altre situazioni, internet può davvero essere un volano per incrementare la crescita economica di un paese, è davvero un’occasione per creare sviluppo e innovazione. Ma spessi ci si trova di fronte la sordità delle istituzioni, arroccate a posizioni non più compatibili con la società odierna, oppure ci si trova di fronte a costi per la stessa connessione che in alcuni paesi è anche superiore allo stesso guadagno che una persona ottiene in un mese di lavoro.

Allora ben vengano iniziative come queste che troveranno sempre il nostro sostegno.

Ma vogliamo lanciare anche una provocazione, consentitecela. Ma proviamo a immaginare 7 colossi alimentari che si mettono insieme per sconfiggere la fame nel mondo. Anche questa sarebbe un’iniziativa lodevole ed è davvero alla portata di aziende importanti, solo che ancora nessuno ci ha pensato davvero. E speriamo allora che l’esempio di Facebook e degli altri partner possa essere da stimolo per altri progetti vitali per il nostro pianeta.

#ConnectTheWorld è l’hashtag ufficiale dell’iniziativa e Internet.org è anche su Facebook, Twitter e Google+.

[divider]

UPDATE


La CNN ha da poco pubblicato una video intervista a Mark Zuckerberg che presenta il progetto Internet.org. La potete vedere qui in alto.

Su LinkedIn adesso bastano 13 anni per avere un account

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Anche LinkedIn in questo periodo è preso da una serie importante di aggiornamenti e rinnovi. Solo ieri venivano annunciate le pagine University. Ma sempre ieri sono state aggiornati i “Termini di Servizio” che estendono la possibilità anche a chi ha 13 anni di aprire un account sul social business network per antonomasia. Sarà un bene?

Come abbiamo già sottolineato, questa è un’estate piena di fermento per i Social Media. Abbiamo visto insieme a voi tante novità e all’appello mancava proprio LinkedIn. E in effetti non si è fatto attendere. Quello che è ormai tono come il social business network per antonomasia, fondando nella costruzione di relazioni professionali la propria ragion d’essere, da oggi, per essere più precisi da ieri, introduce delle novità importanti, tali da, forse, modificarne la natura stessa. Esageriamo? Su questo ci sarà sicuramente da discutere.

La grossa novità è che ieri nel dichiarare, dal blog ufficiale, di aver modificato i “Termini di Servizio” dell’utilizzo del social network, viene introdotta la possibilità che anche utenti dell’età di 13 anni possono accedere alla piattaforma aprendo un proprio account. Fino ad ora il limite di età era fissato ai 18 anni. E ovviamente questa estensione viene comunque messa in atto con le dovute accortezze come il fatto di rendere visibili al minimo i dati personali ed evidenziano con link appositi i rischi per la sicurezza, introducendo anche il “Family Center” per avere tutte le informazioni su come usare LinkedIn nel modo sicuro.

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Proprio ieri LinkedIn introduceva un’altra importante novità, cioè l’introduzione delle “University pages” che, come dicono a LinkedIn, serviranno a mettere in contatto studenti ed ex-studenti di connettersi, comunicare ed esplorare tutte le varie possibilità di carriera che si potranno prefigurare. Un’idea, tutto sommato, molto interessante che rimane nel solco base del business networking.

Ritornando all’abbassamento d’età dai 18 ai 13 anni, la domanda che ci poniamo è quindi: ma è davvero necessario? Già fa discutere e non poco il fatto che su Facebook, social network più generalista di LinkedIn, i minorenni possono già avere un proprio account e proprio mentre negli Usa si assiste ad un dibattito interessante sull’impatto che proprio Facebook avrebbe sui tee-agers, che senso avrebbe per una piattaforma come LinkedIn estendere l’accesso anche a chi ha meno della maggiore età?

Il rischio è anche, come già qualcuno accennava, che LinkedIn veda crescere, da adesso in poi e in maniera esponenziale, il numero di account fake o spam oppure che di utenti che invece di creare profili per cercare lavoro o opportunità di business pensino a giocare. E cosa ne pensano allora i 225 milioni di utenti della piattaforma? Sarebbe interessante saperlo.

Bella l’idea di cominciare già sin da subito ad infondere argomenti legati alla carriera, alle possibilità professionali, insomma a fare in modo che questi giovani pensino già a costruire il proprio futuro. Ma il rischio che le cose non vadano per il verso giusto c’è tutto.

Da notare poi che il limite di età non è lo stesso per tutti i paesi. Infatti è:

  • 14 anni per Stati Uniti, Canada, Germania, Spagna, Australia e Corea del Sud;
  • 16 anni per l’Olanda;
  • 18 anni per la Cina;
  • 13 anni per tutti gli altri paesi, quindi anche l’Italia.

Questa e le altre modifiche entreranno in vigore a partire dal 12 settembre prossimo.

Allora, voi che ne pensate di questo abbassamento di età? Ne siete convinti?

 

Yahoo rinnova l’app per Android per consultare il meteo

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Yahoo! è ormai lanciato in una grossa operazione di rinnovamento e questo porta anche a rinnovare “Yahoo! Meteo”, una delle applicazioni mobile dedicate per monitorare le condizioni del tempo più scaricate. E il rinnovo, per la versione Android, rende l’app più accattivante e ricca di dati

Se è vero come è vero che una delle attività più frequenti che gli italiani fanno con il proprio smartphone è proprio quella di controllare il meteo (lo fa il 37% degli italiani secondo gli ultimi dati Audiweb), allora l’applicazione di cui vi parliamo oggi farà contenti buona parte di voi. E visto il meteo di oggi, ritorna davvero utile! Infatti in questi giorni Yahoo!, ormai lanciata in una grossa operazione di rinnovamento, dal proprio blog ufficiale (realizzato ovviamente su Tumblr) da pochi giorni ha annunciato il rilascio della nuova versione Yahoo! Meteo per Android. L’app adesso è ancora più accattivante e davvero ricca di dati per fare felice gli utenti più accaniti. Questa versione arriva dopo il rilascio della app per iPhone, avvenuto quattro mesi fa.

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Per chi avesse mai avuto la vecchia versione, troverà questa davvero rinnovata. Intanto, viene aggiunta la modalità di previsioni a 10 giorni, la “probabilità di precipitazioni” per le prossime 24 ore, le condizioni del vento con i mulini che evidenziano il monitoraggio in tempo reale in versione animata. E poi ancora i dati relativi alla pressione, una mappa che rileva la posizione della città che state monitorando, ma è anche navigabile in versione full, e poi vi permette di vedere anche le fasi lunari e anche i dati di alba e tramonto in versione animata per ciascuna città.

A fare da sfondo, ed è la caratteristica più importante ed originale, sono le immagini rilevate da Flickr (sempre di casa Yahoo! parliamo) che evidenziano lo stato del meteo in quel preciso momento. Ad esempio, se state monitorando Bologna in una giornata come oggi, quindi nuvolosa, per non dire piovosa, ecco che il sistema andrà a ricercare un’immagine della città nuvolosa o con la pioggia. Si possono inserire fino a 20 città, inclusa se volete la vostra posizione attuale.

Provate a navigarla con 20 città e vi sembrerà di fare un giro del mondo in tempo reale con delle immagini stupende.

Allora, se vi abbiamo incuriosito abbastanza e se siete appassionati di meteo e non potete far a meno di consultare le condizioni dal vostro smartphone, allora questa app fa al caso vostro. La potete scaricare da Google Play a questo link (media voto 4,4).

E poi, una volta scaricata e provata, tornate qui e tra i commenti ci dite cosa ne pensate.

(l’immagine di copertina è di © natara)
 
 

Fredda accoglienza negli Usa per il film Jobs con Ashton Kutcher

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In questo ultimo weekend nelle sale cinematografiche Usa è arrivato l’attesissimo “Jobs”, il film che narra la vita di Steve Jobs interpretato da Ashton Kutcher. La pellicola però non ha confermato le attese e nella classifica dei film più visti nel fine settimana è solo settimo. Molte le critiche negative di critici e di chi conosceva Steve Jobs

Non è mail facile raccontare in un film la vita di un personaggio che ha segnato la storia. E si potrebbe fare una lista lunghissima di film che avrebbero potuto essere fatti meglio. Certamente per “Jobs“, il film appena uscito nelle sale cinematografiche Usa, l’attesa era tanta ed era da immaginarsi. Forse, tra i tanti che lo attendevano, nessuno si sarebbe aspettato un’accoglienza così fredda. Il film nella classifica dei film più visti dello scorso weekend si piazza solo settimo con un incasso di 6,7 milioni di dollari.

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Molti criticano il film nel non aver saputo accentuare o rendere meglio quelli che sono stati i momenti più importanti della vita di Steve Jobs. Soprattutto viene criticata l’interpretazione di Ashton Kutcher che secondo il New York Times “tende a sottolineare i momenti più importanti della sua vita con un sorrisetto”. Ma buona parte della stampa critica negativamente il regista, reo di non aver saputo cogliere pienamente la vita del più grande visionario degli ultimi anni. Il regista del film è Joshua Michael Stern, al suo attivo da regista film come “Swing Vote – Un uomo da 300 milioni di voti” e da sceneggiatore film come “The Contractor“. La sceneggiatura è curata da Matt Whiteley, scrittore, al suo debutto nel mondo del cinema.

Il Time sottolinea come allo Steve Jobs raccontato nel film manchino quelle caratteristiche per cui è è diventato il grande imprenditore che tutti conoscono, ossia intensità e concentrazione. Ma tutto sommato alla pellicola viene dato un giudizio sufficientemente positivo.

Alla vista del film, che si apre nel moneto della presentazione dell’ iPod del 2001 e si sofferma sugli anni 1971-1991, tra coloro che si è detto molto contrariato su quello che è stato raccontato vi è Steve Wozniak, co-fondatore della Apple insieme proprio a Steve Jobs. “Sono state raccontate un sacco di cose sbagliate”, è stato il suo lapidario giudizio sul film. Molto più lapidario è stato il suo giudizio, espresso a Gizmodo, sull’interpretazione di Kutcher:

Ho l’impressione che molto di negativo che viene fuori da questo film dipenda proprio dall’interpretazione di Ashton Kutcher”

Secondo Wozniak, Steve Jobs nel film è eccessivamente glorificato e viene dato poco spazio a coloro che ebbero un ruolo importante nella fondazione della Apple. Eppure la produzione lo aveva invitato a partecipare alla realizzazione del film chiedendogli di offrire il suo enorme contributo. Ma Wozniak ha preferito declinare l’invito “non appena letta la sceneggiatura”.

Tra i difensori del film, non ci poteva che essere proprio l’interprete principale, Ashton Kutcher. Per mesi, come ha affermato di recente, ha vissuto come viveva Jobs, leggendo i libri che leggeva lui, mangiando il cibo che usava mangiare Steve Jobs. Imitando i suoi atteggiamenti e comportamenti. Insomma, si è calato completamente nella vita del fondatore della Apple.

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Da sottolineare che Wozniak è invece il consulente del film in preparazione sulla vita di Steve Jobs, prodotto dalla Sony, e tratto dalla biografia del fondatore della Apple scritta da Walter Isaacson, un best-seller assoluto. La sceneggiatura del film è curata da Aaron Sorkin, lo stesso del film “The Social Network“. Ci sono tutti gli ingredienti, a quanto pare, perchè il film possa far dimenticare “Jobs” e negli Usa sono in tanti a pensarlo. Per vederlo nelle sale però bisognerà attendere il 2015.

Intanto attendiamo di vedere anche noi in Italia “Jobs”. Il film sarà nelle sale il 3 Ottobre.

Nuovo record su Twitter: oltre 143 mila tweets al secondo

twitter picco record Giappone

Il 3 Agosto scorso su Twitter si è toccato il nuovo record di tweets al secondo. E questo record lo si è toccato in Giappone durante la messa in onda di “Castle in The Sky”, durante la quale il picco è stato di 143,199 tweets per secondo (TPS). Da considerare che mediamente i tweets al secondo sono 5.700 e quotidianamente passano sulla piattaforma più di 500 milioni di tweets

Twitter ha reso noto, attraverso un post sul blog ufficiale di Raffi Krikorian (@raffi) che guida lo staff di tecnici, il nuovo record raggiunto sulla piattaforma di tweets per secondo (TPS= tweets per second). E’ accaduto il 3 Agosto scorso, durante la messa in onda in tv in Giappone di “Castle in The Sky“, in Italia è conosciuto come “Laputa – Castello nel cielo“, un classico film d’animazione giapponese che porta la firma di Hayao Miyazaki. Ad un certo punto, il flusso di tweets ha cominciato a salire vertiginosamente, fino a toccare la soglia dei 143,199 tweets al secondo (TPS), un record assoluto. E lo è ancor di più se si pensa che normalmente la media si aggira attorno ai 5.700 tweets al secondo (TPS).

twitter picco record Giappone

Quindi il dato che si è registrato in Giappone è 25 volte più alto del normale. Il tutto, tiene a sottolineare Raffi Krikorian, senza che la piattaforma andasse in crisi. E su questo punto nel blog si sofferma molto, sottolineando come i tecnici stanno lavorando molto per limitare al minimo i disagi e per rendere la piattaforma sempre più resistente di fronte a casi come questi. E sempre su questo punto, Raffi Krikorian annuncia che prossimamente il tema verrà approfondito con nuovi posts dedicati.

Tre anni fa, la Coppa del Mondo di Calcio mise seriamente Twitter in ginocchio ed è per questo che lo staff di Krikorian ha ricominciato a rimodulare la struttura della piattaforma stessa. E lo spiega bene anche nel post:

Abbiamo imparato molto da quell’esperienza. E per questo, abbiamo cambiato la nostra organizzazione tecnica. Da allora abbiamo lavorato duramente per assicurare che il servizio fosse resistente ai crescenti impulsi da ogni parte del mondo. Siamo ora in grado di resistere a eventi come il Castle in The Sky, come il Super Bowl, o come la celebrazione del Capodanno in tutto il mondo. Questa nuova architettura non solo ha reso il servizio più resistente durante i picchi di traffico a livelli record, come quello recente, ma ci assicura anche una piattaforma più flessibile.”

Insomma, era abbastanza evidente che il record avvenisse durante la visione in tv di un evento in particolare, e la visione di Castle in The Sky in Giappone è stata vissuta con questa sensazione. Twitter è a questo punto, ma non c’era bisogno di altre manifestazioni del genere per saperlo, la piattaforma ideale per la Social Tv. E non solo, ovviamente. Ma di questo stiamo parlando nel caso specifico e guarda caso, in questo contesto viene toccato un picco di tweets mai toccato finora.

Altra considerazione da fare è che questo picco viene toccato in Giappone e anche questo non è un caso. Twitter in Giappone, ma in Asia in generale, sta crescendo molto e questa ne è una nuova conferma.

E voi che ne pensate?

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