Il 14° Rapporto Censis sulla comunicazione evidenzia come oggi i social media sono per gli utenti italiani alla base di un nuovo immaginario collettivo. Se prima era la Tv il mezzo che formava miti e simboli, oggi sono Facebook, YouTube, Instagram a esercitare questa funzione.
E’ stato presentato oggi il 14° Rapporto Censis sulla Comunicazione, un rapporto che rappresenta come oggi il modo di comunicare, e di rapportarsi con gli strumenti di comunicazione e informazione, degli italiani stia cambiando nell’era del web e dei social media. Se il Censis da una parte registra una continua flessione del libri (sempre molto letti dalle donne) e dei quotidiani, dall’altra registra come sia mutato l’immaginario collettivo degli italiani. E’ interessante infatti osservare che se prima era la televisione, mezzo di comunicazione di massa, a formare miti e simboli a cui gli italiani in qualche modo si legavano, oggi questa funzione è esercitata dai Social Media. E sono quindi Facebook, YouTube, Instagram a creare miti e simboli che sono alla base del nuovo immaginario collettivo degli italiani.
Va detto però che in cima all’immaginario collettivo degli italiani c’è il posto fisso, un “mito” che ancora resiste nonostante avanzino sempre di più esperienze di lavoro sempre più flessibili e sempre più smart.
I Rapporto Censis fotografa il nostro paese, dal punto di vista della Comunicazione, una fotografia che è utile osservare per meglio comprender, anche dal punto di vista sociale, che cosa significa effettivamente per gli italia il digitale e le nuove tecnologie, fenomeni che stanno cambiando il modo di comunicare e informarsi.
Restando sull’immaginario collettivo, va notato anche i social network (27,1%) sono subito dietro proprio la televisione (28,5%) tra i mezzi che esercitano più influenza su fattori centrali dell’immaginario collettivo di oggi. I social media sono poi al primo posto tra i 30-44 anni (34%).
Restando su quelli che sono i temi che solitamente trattiamo qui su InTime, e che interessano voi che ci leggete, il rapporto rileva che nel 2017 gli utenti di internet in Italia costituiscono il 75,2% della popolazione (+1,5% in più del 2016). Il telefono cellulare è usato dall’86,9% degli italiani, quota nella quale domina lo smartphone (69,6%). Proprio lo smartphone è il prodotto digitale che gli italiani hanno acquistato di più negli ultimi 10 anni (+190%).
Guardando ai social media che gli italiani usano di più, il Rapporto Censis rileva che la piattaforma più usata dagli italiani è WhatsApp utilizzata dal 65,7% della popolazione complessiva e dall’85,8% dei giovani 14-29 anni; a seguire Facebook usata dal 56,2% della popolazione complessiva (79,9% giovani 14-29 anni); poi YouTube con 75,9% dei giovani e 49,6% della popolazione complessiva; Google+ con 34,3% dei giovani e 26,8% della popolazione complessiva; Amazon con 38,7% dei giovani e 26,7% della popolazione complessiva; Instagram, e qui notate il divario, con 48,6% dei giovani e 21% della popolazione complessiva.
La classifica continua, ma val la pena fare una nota su Twitter usato dal 26,5% dei giovani e dal 13,6% della popolazione. La piattaforma che si appresta a raddoppiare i caratteri da 140 a 280 caratteri è quindi sempre più lontana dagli italiani e soprattutto dai giovani. Altra nota val la pena farla su Telegram usata in Italia dal 9,7% dei giovani e dal 6,1% della popolazione complessiva. Riesce comunque a fare di meglio di Snapchat.
Il Rapporto evidenzia anche che si registra un continuo allontanamento, online, tra giovani e anziani. Infatti, la quota di utenti della rete arriva al 90,5% tra i 14-29anni, mentre è ferma al 38,3% tra gli anziani 65-80 anni. il 75,9% dei giovani usa YouTube, come fa solo il 16,5% degli ultrasessantacinquenni; quasi la metà dei giovani (il 47,7%) consulta i siti web di informazione, contro appena il 17,6% degli anziani; il 40,9% dei primi guarda la web tv, contro appena il 7,4% dei secondi; il 39,9% dei giovani ascolta la radio attraverso lo smartphone, mentre lo fa solo il 3,5% dei longevi; su Twitter c’è più di un quarto dei giovani (il 26,5%) e un marginale 3,2% degli over 65. Si nota qui anche il caso opposto, quello dei quotidiani, per i quali l’utenza giovanile (il 23,6%) è ampiamente inferiore a quella degli ultra sessantacinquenni (il 50,8%).
Allora che ne pensate?
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