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Come uscire dai social network

Ne avete abbastanza della vostra vita sui social network? Siete stufi dei vostri amici virtuali che vi tempestano con inviti a messaggi da voi non graditi? Per mettere fine a tutto questo ci pensa «The Web 2.0 Suicide Machine», ovvero come cancellarsi dai social network. Facebook non ci sta.

Web 2.0 Suicide MachineIn sostanza «The Web 2.0 Suicide Machine», sul sito suicidemachine.org, permette a chiunque si sia stufato della propria vita creata sul we 2.0, attraverso la registrazione su facebook, twitter, linkedin o myspace, di cancellarsi definitivamente, o meglio ancora per usare il termine sutao porprio dal sito, di “suicidarsi” dalla vita targata web 2.0.

Investire in Visibilità

La necessità di avere un sito web è sicuramente quella di avere più visibilità, quindi essere facilmente o quasi riconoscibili. Allora ha senso spendere un sacco di soldi quando poi il sito è invisibile?

Investire in VisibilitàQuesto è ormai un problema che chiunque deve affrontare se vuole, e secondo me deve, dotarsi di un sito web per poter meglio rendere visibile la propria attività e anche la propria immagine. In un altro post ho trattato del perchè avere un sito web è necessario, e di come la rilevanza di contenuti ben strutturati di per sè è già un bel passo verso la visibilità ambita. Ma guardando bene la situazione attuale, oltre che essere inficiata da una scarsa fiducia (ancora!) verso il web e in particolar modo verso il web 2.0, ci si accorge facilmente che siti che sono stati messi su con un notevole esborso economico, sono quasi invisibili. L’investimento in questo senso si rivela inutile e anche dannoso perchè dietro un bel sito in html o in flash non è stato previsto un minimo di strutturazione dei contenuti per far scattare la molla della visibilità. Allora vedi che molti siti stanno sul web “parcheggiati” sensa che nessuno sappia della loro esistenza. 

Google, Newton e la mela

Come succede ormai da un pò di tempo Google ha preso a ricordare avvenimenti o a celebrare personaggi che si sono distinti nel proprio settore, personalizzando il logo con un’immagine che riporti all’evento della giornata.

Google celebra NewtonE così succede oggi, anniversario della nascita di Isaac Newton, che Google gli dedica un logo animato. Rifacendosi all’episodio che portò Newton alla definizione della gravità, sul logo Google compare un ramo con delle mele dal quale ne cade una, a sottolineare proprio la “forza gravitazionale”. Infatti

Buon 2010 a tutti!

Buon 2010

Buon 2010 a tutti e che sia un anno pieno di serenità, di felicità e di soddisfazioni.

Auguri di cuore.

Buon Natale!

Buon Natale 2009

Finalmente è arrivato il Natale! Quest’anno è un pò particolare perchè arriva in un momento particolare per tutti. L’anno che ci apprestiamo a lasciarci alle spalle è stato duro per tutti, specie per chi ha visto radicalmente cambiare la propria vita purtroppo in peggio. Nessuno è stato escluso dagli ultimi eventi non proprio positivi. Ma concediamoci, invece, un pò di ottimismo con questo Natale. Che sia di serenità per tutti, che sia un momento anche per potersi ricaricare per ripartire con idee nuove, progetti nuovi, qualunque esso sia…ne abbiamo bisogno!

Voglio ringraziare i lettori di questo blog, che sono stati tanti e soprattutto pazienti nonostante le ultime peripezie (non ancora del tutto superate) che mi hanno portato a rivedere tutto il blog. Grazie per il vostro sostegno che permette a questo sito di andare avanti. E con il 2010 ci saranno altre novità che definiranno tutto il progetto.

Buon Natale!

Ma cos’è il Web 2.0?

Sin dall’inizio, mi sto interessando al mondo del web 2.0 guardandolo dal punto di vista della comunicazione e della condivisione che ne sono un pò le keywords. Ma cos’è in effetti il web 2.0? Apriamo un dibattito confrontando anche le proprie esperienze

Web 2.0A proposito del rapporto tra le piccole e medie imprese italiane e il web 2.0 vale la pena di soffermarsi proprio sul signicato, già a partire dalla definizione, del web 2.0. Questo ci dovrebbe aiutare a capire meglio le cose. E comincio proprio con la definizione che da wikipedia: 

Diversificazione, l’Informazione secondo Steven Johnson

Ultimamente si parla molto di informazione soprattutto in chiave web 2.0. La crisi dei giornali e dell’editoria in generale è stata aggravata dalla nascita dei social network e dal ruolo sempre più importante dei blog. Parola d’ordine: Diversificazione.

social-media-bandwagon1
Social Media

I giornali e gli editori ultimamente stanno soffrendo molto la crisi, come tutti del resto, mostrando soprattutto l’incapacità di potersi rigenerare di fronte a situazioni complicate come queste. Ne è esempio il caso creato intorno a Google News, dove gli editori hanno lamentato una posizione dominante sulle notizie da parte del colosso californiano. Ma rimane il fatto che l’informazione in generale è rimasta abbastanza lontana da ciò che invece avviene sul web, salvo in alcuni casi, accorgersi in manioera tardiva della situazione.  

Iab, rallenta l’advertising online

I dati diffusi dallo Iab ci dicono che l’advertising online continua nel suo stato di difficoltà. Non sono dati catastrofici ma comunque fanno segnare un rallentamento. L’unico dato positivo proviene dall’in-game advertising.

Advertising online
Advertising online

I dati resi pubblici oggi attraverso questo documento segnalano un periodo di rallentamento della pubbliità online negli ultimi sei mesi. Il documento riassume con queste parole il rallentamento: “Le entrate pubblicitarie sul Web negli Stati Uniti hanno totalizzato 10.9 miliardi di dollari per i primi sei mesi del 2009, con il secondo trimestre che totalizza approssimativamente 5.4 miliardi. Le entrate da Internet advertising per i primi sei mesi del 2009 scendono del 5.3% rispetto allo stesso periodo del 2008“. A ben vedere non si registra un crollo, ma comunque il segno meno in un settore che nelgi ultimi mesi è cresciuto a ritmi vertiginosi desta un pò di preoccupazione negli addetti ai lavori. E infatti Randall Rothenberg, CEO IAB, spiega la nuova situazione in questo modo: “Siamo in una delle più difficili crisi economiche degli ultimi decenni. Negli ultimi anni la rivoluzione digitale ha guidato la trasformazione del modo in cui i consumatori sperimentano l’advertising ed i media”. Appunto.

Twitter in lingua Italiana

Finalmente twitter è accessibile anche in lingua italiana. E questa è proprio una bella notizia. Da oggi nessuno nel nostro paese potrà più dire che twitter non è comprensibile perchè solo in inglese.

Twitter in italiano
Twitter in italiano

E’ una bella notizia questa: finalmente anche twitter è in italiano! Ci voleva anche perchè uno dei maggiori ostacoli che incontravano tanti utenti era proprio il fatto che il social network dei “cinguettii” era solo in inglese. Ed è proverbiale la dimestichezza degli italiani con la lingua inglese.

E poi se lo guardiamo da un altro punto di vista, a me sembra un piccolo riconoscimento verso il nostro paese. Nel senso che inserendo anche la lingua italiana vuol dire valorizzare il pubblico italiano con la consapevolezza di rafforzare e di accrescere la presenza nel nostro paese.

Le Imprese e il Web

Una recente ricerca eseguita da due ricercatori della Bocconi evidenzia che l’uso del web nelle aziende italiane sta aumentando. Blog e social network sembrano essere più usati

Social Enterprise
Social Enterprise

Questo è un argomento che mi sta molto a cuore e proprio recentemente avevo scritto qui, riportando i risultati di un’indagine di McKinsey, proprio che l’utilizzo del blog e anche dei social network come strumenti di lavoro e di business per le aziende, stesse aumentando. Ovviamente, come tra l’altro mi è stato fatto notare, a ragione devo dire, quelli erano risultati, utili si, ma non rispecchiavano la realtà italiana. Ed ecco allora che questa indagine condotta su 100 aziende, dal titolo “Social Media Monitor: cento aziende nella Rete”, da Paola Dubini e Martino Garavaglia dell’Osservatorio business tv dell’Università Bocconi, mette in evidenza come l’utilizzo di blog, community, web tv, web radio e social network da parte delle imprese nel dialogo con gli utenti è in crescita.

Enterprise 2.0

Quando si parla di web 2.0 per le aziende allora si parla di Enterprise 2.0. Identifica tutta una serie di strumenti che le aziende possono utilizzare per la proprià attività lavorando con il web 2.0. Per quel che riguarda le nostre PMI c’è ancora molto da fare, ma qualche esempio positivo c’è.

Enterprise 2.0
Enterprise 2.0

E’ da tempo che cerco di approfondire meglio la relazione che sta tra web 2.0 e aziende e per spiegare questo è ilcaso identificare meglio il termine 2.0. L’esigenza di parlare del web 2.0 scaturisce anche da un’indagine del Centro di ricerca TeDIS condotta su un campione di PMI che rivelavano la quasi totale assenza di tecnologia web 2.0 nelle aziende. Ma parlare di web 2.0 nelle aziende si intende più precisamente di Enterprise 2.0. Ma che cos’è?

Il termine Enterprise 2.0 descrive un insieme di approcci organizzativi e tecnologici orientati all’abilitazione di nuovi modelli organizzativi basati sul coinvolgimento diffuso, la collaborazione emergente, la condivisione della conoscenza e lo sviluppo e valorizzazione di reti sociali interne ed esterne all’organizzazione.
Dal punto di vista organizzativo l’Enterprise 2.0 è volto a rispondere alle nuove caratteristiche ed esigenze delle persone ed a stimolare flessibilità, adattabilità ed innovazione.
Dal punto di vista tecnologico l’Enterprise 2.0 comprende l’applicazione di strumenti di social computing riconducibili al cosiddetto Web 2.0 – ovvero blog, wiki, RSS e folksonomie – e, in un’accezione allargata, l’adozione di nuovi approcci tecnologici ed infrastrutturali come SOA, BPM, RIA e di nuovi modelli di offerta come il Software-as-a-Service. (fonte: wikipedia)

Blog, strumento per Comunicare

Strumento per eccellenza del web 2.0, i blog, corporate blog, stanno prendendo piede anche all’interno delle aziende per poter meglio gestire la comunicazione con i propri clienti, al proprio interno e anche gestire al meglio i rapporti coi propri partners.

Blog, strumento per comunicare
Blog, strumento per comunicare

Leggendo, come di solito faccio, il blog di Mauro Lupi, e come spesso accade, trovo questo post interessante che riporta una parte dell’indagine di McKinsey, How companies are benefiting from Web 2.0: McKinsey Global Survey Results, in cui si nota che, sulla base delle interviste effettuate a 1700 managers di aziende, si nota che i blog risultano essere un valido strumento all’interno dell’organizzazione, per attività rivolte ai clienti, e per quelle dedicate ai partner e fornitori. 

Topsy, il motore per retweet

Recentemente mi sono imbattuto per caso in Topsy, tutto sommato un motore di ricerca, ma che possiede un particolare molto interessante. Infatti ricerca tra i links degli utente registrati su Twitter, anzi ricerca proprio i retweet. Risultato oltre che interessante, anche sbalorditivo.

Topsy
Topsy

Cercando qualche informazione in più su questo nuovo motore, sono risalito a questo post di Michael Arrington su TechCrunch che da una bella descrizione di come lavora Topsy. Stiamo parlando di un motore di ricerca, ma di un motore di ricerca particolare, non proprio alla Google. Infatti a differenza di Google che vede il web come documenti e analizza il comportamento dei link in modo tale da preferire i documenti meglio linkati piuttosto che quelli che concorrono tra loro con le stesse keywords o argomenti. E con l’arrivo dei blog che si aggiornano in maniera poco regolare, Google finisce per indicizzare meglio quelli più diffusi e popolari. Tutta questa attività genera una massa enorme di contenuti a tal punto che Google, come gli altri motori molto meno attrezzati, fanno difficoltà a starvi dietro.

La Mappa dei Social network

World Map of Social Network
World Map of Social Network

Sapevate che nonostante i milioni di utenti quotidianamente collegati facebook in alcuni paesi è poco usato? Se navigate la mappa realizzata da Vincenzo Cosenza, profondo conoscitore del web e di facebook in particolare, avrete delle sorprese proprio relativamente al social network di Mark Zuckerberg.

Il social network con il più alto numero di utenti iscritti, oltre 300 milioni, è cinese e si chiama Qq. E pensare che facebook ha superato i 250 milioni di iscritti nel mondo proprio in questi giorni. Sempre consultando la mappa si scopre che in Russia il social network più diffuso si chiama VKontakte, mentre per la popolazione di lingua araba la comunità più importante e diffusa è Maktoob.

Orkut rimane forte in India e Brasile e HI5 resiste in Peru, Colombia, Ecuador e in altre nazioni come il Portogallo, la Mongolia e la Romania. Alla fine se guardiamo bene ci accorgiamo che oltre facebook c’è altro.

Per chi volesse navigare la mappa può collegarsi qui.

Crowdfunding, un aiuto dal basso

Se mettiamo insieme crowd, la gente comune, e funding, raccolta fondi, ecco che viene fuori la definizione di Crowdfunding, raccolta di fondi per progetti da sviluppare da parte di persone che condividono lo stesso interesse. Un esempio importante è Spot.us

Il Crowdfunding è quindi la capacità di raccogliere dalla “gente” finanziamenti per lo sviluppo progetti ben precisi. E’ un modo di movimentare il mercato che trova in Internet un ambiente ideale: chi si occupa di Web marketing non può trascurare di tenersi aggiornato su idee e strumenti in questo campo, se non altro perché proprio il crowdfunding è stato un tassello determinante nel puzzle di comunicazione che ha portato Obama alla Casa Bianca. I progetti per cui è stato utilizzato vanno dallo sviluppo di software, alla registrazione di album musicali, alla produzione di film. Ma l’esempio più significativo è sicuramente quello di Spot.us.

Spot.us, di cui David Cohn è il fondatore, è un progetto espressamente non profit del Center for Media Change Inc. (Palo Alto, California): in sostanza, chi ritiene importante raccontare una storia o realizzare un’inchiesta giornalistica d’interesse per la comunità, chiede alla comunità stessa il finanziamento per realizzarla (si parla perciò anche di community funded reporting). È l’applicazione diretta del fund raising. Sul sito sono facilmente visualizzabili le proposte finanziate (”almost funded!”), le nuove proposte (”newest items”) e un “termometro” che misura, per ciascuna proposta, la somma raccolta e quella da raccogliere. Sono facilmente visibili anche i finanziatori, che possono compilare un loro profilo e mettere una foto, come in una delle tante comunità online. I prodotti realizzati sono distribuiti in licenza Creative Commons, anche se si prevede che un’azienda d’informazione “compri” i diritti esclusivi ai contenuti (e in tal caso i finanziatori vengono rimborsati).

Siamo di fronte a un’ulteriore esempio dell’evoluzione del così definito New Journalism, ossia del giornalismo online, che nel caso specifico rimane nella dimensione del non profit: ma è chiaro che, se il modello prendesse piede, una piattaforma che ospitasse video e servizi prodotti col finanziamento di una comunità regionale (con la relativa community) diventerebbe appetibile anche in termini di marketing (per inserire banner, per comparire come finanziatori di progetti particolarmente “sentiti” dalla gente, ecc.). Come si potrà accordare la logica non-profit con quella profit? Questa è una bella domanda.

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