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Perchè un sito Web?

Già perchè? A che serve? Molti pensano che aprire un sito web sia un costo inutile, sopratutto le aziende che, come si sa, dedicano poco tempo ad implementare strumenti web, quelli web 2.0, che consentirebbero di poter meglio comunicare ma soprattutto aumentare il proprio business. Ebbene molti non credono a tutto questo, o ci credono poco se non pochissimo.

Avere un sito web o anche un blog oggi è importante per comunicare meglio costruendo relazioni personali/professionali sfruttando strumenti diretti che ci permettono di restare in contatto in qualsiasi momento. Per le aziende è ancora più importante dotarsi di un sito per avere una relazione sempre più profonda coi propri clienti che possono interagire direttamente anche per migliorare i servizi e prodotti che si utilizzano. O ancora, per migliorare e incrementare le proprie relazioni professionali, il che significa incrementare il proprio raggio d’affari.

Ma come? Ovviamente non basta avere un sito e pretendere che quello faccia tutto da solo. Ci sono delle regole, semplici, ma che andrebbero seguite per avere un sito efficace. In queste slides che vi propongo oggi sono descritte alcune semplici regole che servono per poter incominciare a dotarsi di un sito web efficace. Una regola secondo me fondamentale è avere dei contenuti da inserire all’interno del sito. E per contenuti intendo “cose da dire” sul proprio sito, non alla rinfusa, ma consoni all’attività o argomento che si va a trattare. Questa è una strada importante da seguire perchè sarà quella premiante sotto tutti i punti di vista. Avere un sito che ha cose da dire, strutturate e in linea con la propria attività o pensiero, se si tratta di un blog, è una regola di successo fondamentale. Questo si traduce in un’altra parola importante per un sito che è la visibilità. Contenuti, efficaci, portano inevitabilmente visibilità che significa essere più facilmente rintracciabili e visti. Rimanere nascosti con il proprio sito sebbene sia ben fatto, con immagini bellissime e tutto il resto, non porta a quello cui aspiriamo e cioè essere visibili ed essere visitati per dire chi siamo.

Da questo punto in poi si va a toccare argomenti più tecnici che coinvolgono tecniche e strumenti più riconducibili alle attività del Seo. Ma quello che ho detto prima è, ribadisco, fondamentale per iniziare.

Domanda. Ma voi perchè avete un sito? Cosa vi ha spinto a farlo? E se non l’avete cosa state aspettando?

Yoani Sànchez, blogger a Cuba

Non si può parlare di libertà di espressione senza citare Yoani Sanchez, blogger e giornalista a Cuba che ogni giorno attarverso il suo blog “Generacion Y” lotta contro le restrizioni assurde del regime del suo paese. Ma sta cambiando qualcosa a Cuba oggi?

Yoani Sanchez, Cuba Libre
Yoani Sanchez, Cuba Libre

Qualche mese  fa tutto il mondo, anche quello meno vicino al mondo del web, conobbe più da vicino Yoani Sanchez. Giornalista e blogger de La Habana con il suo blog Generacion Y lotta quotidianamente contro le restrizioni vigenti sulla libertà di espressione imposte dal governo castrista. L’occasione fu data dalla X Biennale dell’Avana e nel video che può essere ancora visto su youtube, viene documentato quanto accaduto in quel momento, tra l’altro descritto molto bene da Yoani sul suo blog:

Quando la Bignardi decise di lasciare Facebook

Con una lettera sul suo blog, Daria Bignardi disse di lasciare Facebook. Lo so non è una notizia con cui aprire un telegiornale, ma trattasi di Facebook e di una testimonianza da parte di un personaggio famoso, quindi è una notizia.

Daria Bignardi
Daria Bignardi

Voglio riportare una testimonianza diretta da parte di un personaggio famoso, che tra l’altro seguo e stimo molto, che parla della sua esperienza fatta su Facebook e della decisione di lasciare il popolare social network. Sono sicuro possa interessarvi anche perchè molti su facebook vanno alla ricerca di personaggi famosi, ecco allora un personaggio famoso che parla di facebook.

“Addio monti, non ce la faccio più. Devo lasciarvi, forse ci rivedremo di tanto in tanto…”. Comincia proprio come una lettera d’addio, “Mi sono accorta che Facebook mi prende troppo tempo. Uno dice: «Che cosa vuoi che sia, mezzoretta al giorno?». Ma non è mai mezz’ora. Alla fine, se vuoi rispondere alla posta e dare un’occhiata agli altri messaggi, come minimo ti parte un’ora”, sfido chiunque a sostenere il contrario. “È stato bello. Breve ma intenso. Nove settimane e mezzo di passione, come nella migliore tradizione dell’amour fou”. E poi continua, “Mi ero iscritta il 24 gennaio. Tre giorni dopo sarebbe uscito il mio libro e volevo che chi lo leggeva potesse dirmi che cosa ne pensava (…) Facebook mi sembrava più vero, più democratico e umano. E difatti lo è. Pure troppo. E come gli umani vuole attenzione e cure. E se non lo curi, s’incazza di brutto. Comincia a dirti che lo vuoi sfruttare a fini promozionali. Che pensi solo ai fatti tuoi. Che sei besctia ed egoiscta (…) E se mai un giorno dovessi ritornare, «adderò» solo gli amici che sono sicura di poter coltivare. Dicono gli esperti che non possono essere più di cento, centocinquanta. Adieu, adieu”.

Beh cosa dire…qualcuno di voi si riconoscerà nella lettera e forse qualcuno di voi imiterà la brava Bignardi…chissà.

(fonte: wittgenstein.it)

L’UE, la Privacy e i social network

Dall’UE arriva uno stop ai social network per ciò che riguarda la privacy. Viviane Reding, commissario alle telecomunicazioni, sul suo sito: “Internet non diventi una giungla”.

Privacy e sicurezza
Privacy e sicurezza

Come abbiamo già scritto, Facebook ha raggiunto oltre 200 milioni di iscritti e si acuisce di fatto il problema privacy sui social network. E dopo l’appello del Garante sulla Privacy Pizzetti, da sottolineare quello del Commissario Responsabile delle Telecomunicazioni dell’Ue, Viviane Reding, che stringe la morsa sulla protezione dei domini privati su internet e sugli altri supporti elettronici chiedendo, con una campagna, una revisione della legislazione europea a riguardo.

In un video-messaggio sul suo sito istituzionale, la Reding affronta il tema della tutela delle informazioni personali nell’era digitale e se la prende anche con i social network: “Vuoi che internet diventi una giungla? Potrebbe presto accadere, se non si riesce a controllare l’uso dei vostri dati personali online – questo l’inizio dell’appello del commissario, che poi continua – la privacy è un aspetto importante della cultura europea, tutelato per anni dalle legislazioni. Credo sia un diritto di tutti i cittadini europei controllare come le proprie informazioni personali vengano utilizzate”.

Il Commissario per le Telecomunicazioni ha avvertito che l’Unione europea agirà contro gli stati membri che non applicheranno le regole per assicurare la privacy e per garantire che i cittadini possano dare il loro parere prima del trattamento dei loro dati personali. Facebook e compagnia sono dunque i primi della lista per l’enorme potenziale di comunicazione che avvicina le persone ma le rende più vulnerabili. Soprattutto per quanto riguarda l’identità dei minori. “Credo che almeno i profili dei minorenni dovrebbero essere esclusi dai risultati dei motori di ricerca – spiega Viviane Reding – la Commissione europea ha già richiamato i principali siti di social networking a trattare i dati dei minori con maggiore attenzione, soprattutto tramite l’auto-regolamentazione”.

Attenzione, adesso Facebook in uffico fa bene!

Adesso Facebook e tutti gli altri social network se usati durante le ore di ufficio fanno bene, anzi aumentano la produttività degli impiegati secondo uno studio condotto da alcuni ricercatori   dell ‘Università di Melbourne

Facebook in ufficio
Facebook in ufficio

Secondo uno studio australiano, usare Facebook, Twitter e i social network in generale durante l’orario di lavoro aumenta la produttività. Lo annuncia l’Università di Melbourne, la quale afferma che l’aumento di efficienza di coloro che usano Internet sul lavoro per ragioni personali rispetto a coloro che non lo fanno è pari al 9%.

“Le aziende spendono milioni in software per impedire ai loro dipendenti di guardare video, usare siti di social networking o di shopping online col pretesto che causi una perdita di milioni in termini di produttività” spiega l’autore della ricerca, Brent Coker, concludendo: “Non è sempre così. Pause brevi e non intrusive, come una rapida occhiata a internet, aiutano la mente a riposare, portando ad una concentrazione sul lavoro maggiore nell’arco di una giornata, e come risultato, aumentano la produttività”. Lo studio è stato effettuato su 300 lavoratori, il 70% dei quali usa Internet al lavoro per distrarsi.Tra le attività più diffuse come passatempo, cercare informazioni sui prodotti, leggere siti di notizie, giocare online e guardare video su YouTube.

La Privacy e il Web 2.0

Il Web 2.0 è caratterizzato dalla condivisione, dalla partecipazione delgi altri verso tutto ciò che noi vogliamo far sapere della nostra vita. Ma è davvero così? E la nostra Privacy dove va finire? Pizzetti, Garante della Privacy, dice che le nostre vite sono a rischio privacy

Privacy e Web 2.0
Privacy e Web 2.0

I social network hanno cambiato il nostro modo di rapportarci agli altri e anche a noi stessi. Nella vetrina del web, quindi virtuale, mettiamo pezzi delle nostra vita in mostra da far vedere agli altri forse nel suo aspetto più bello, ma in realtà rimangono pur sempre parti di noi stessi esposti nello spazio virtuale di Internet. Francesco Pizzetti, partecipando qualche settimana fa a Roma ad una tavola rotonda, ha dichiarato che corriamo il rischio di essere la prima generazione destinata a portarsi dietro tutto il nostro passato, perchè i dati personali che vengono immessi su Internet e in particolare sui social network sono destinati a rimanere incancellabili, e addirittura arrivando a configurare un pericolo facebook.

“Estendendo l’uso della rete e dei social network come Facebaook, attraverso i quali la gente mette sul web informazioni sui propri comportamenti – ha detto Pizzetti  – cresce sempre più il rischio che utilizzando un semplice motore di ricerca in qualunque momento chiunque possa venire a conoscere queste informazioni”.

Discorsi sulla Crisi

Proviamo a vedere cosa dicono i grandi leader a proposito della Crisi. Prendiamo ad esempio Obama e Berlusconi.

Ormai la Crisi si sta facendo sentire ogni giorno di più con tutto il suo peso. I leader di tutti i paesi cercano quotidianamente un modo per frenarla mettendo in campo idee e strumenti per fronteggiarla, tenendo conto delle conseguenze amare che ci saranno per tutti. E, come si sa, i grandi leader in momenti come questi, sanno tirara fuori il loro meglio, cercando di non deludere i propri cittadini promettendo, o cercando di promettere, che la via d’uscita da questa situazione è a portata di mano. Ma come l’affronta Obama negli Usa? E Berlusconi in Italia? Di sicuro hanno un diverso modo di approcciare la politica e quindi sono molto diversi.

Roberto Saviano, evento comunicativo

Roberto Saviano in Tv su RaiTre in prima serata a Che tempo che fa di Fabio Fazio a raccontare i suoi ultimi  tre anni di vita vissuti sottoscorta dopo il grande successo di Gomorra

gomorraGià il fatto stesso di dedicare una prima serata ad un tema così scottante ha dell’incredibile. Se poi questo tema scottante, la camorra e tutte le mafie, lo racconta proprio Roberto Saviano allora vuol dire che siamo di fronte ad un vero e proprio evento. Ed in un periodo in cui la televisione italian si distingue per il proliferare di reality di ogni sorta, ecco che questo momento acquista una valenza molto importante.

Tutti conosciamo Roberto Saviano, abbiamo avuto modo di conoscerlo soprattutto per il suo libro, Gomorra, dove racconta quella che è oggi la camorra in Campania. Ma Saviano, ed è questo l’aspetto che voglio sottolineare, ha affrontato l’argomento raccontandolo in un modo diverso se vogliamo. Dal punto di vista comunicativo è stato ineccepibile. E’ riuscito a raccontare attraverso ritagli di giornali locali, fotografie la camorra cercando di coinvolgere il più possibile l’ascoltatore. Spiegando titolo per titolo cosa si volesse comunicare e ilperchè di quelle parole. Leggere il libro, leggere quei fatti pone il lettore, soprattutto quello più ignaro di cosa possa essere il fenomeno malavitoso, ad uno sforzo, se vogliamo anche notevole. Vedere il racconto supportato di immagini, di ritagli di giornale che hanno dell’incredibile, ma che ben rappresentano la società in cui i fatti si svolgono, ecco che il tutto sembra avere più consistenza, più forza.

Saviano ha più volte sottolineato il fatto che la stampa nazionale ha spesso taciuto su questi episodi. E con il suo racconto da Fazio ha voluto che quelle vittime innocenti avessero una storia. Che trovassero in qualche modo una rivalsa. Ha tenuto una vera e propria requisitoria contro la stampa che spesso ha taciuto su fatti di tale rilevanza: “Silenzio colpevole che non permette di capire”, ha sottolineato lo scrittore.

Sono convinto che serate come queste sono utili, anche se molto rare di questi tempi. Raccontare un argomento come questo non è facile e quindi plaudo alla scelta comunicativa con cui Saviano ha voluto narrare la sua storia che è anche storia di tutti noi.

Non piace il nuovo Facebook

Da pochi giorni è online la versione aggiornata di Facebook, ma sin da subito ha trovato molti commenti negativi tra gli utenti iscritti al noto social network

facebook-copy2Ormai è argomento diffuso sul web: la nuova interfaccia di facebook non piace a nessuno. Tant’è che già si formano gruppi all’interno del noto social network che richiedono a gran voce la vecchia versione. Rivogliamo il vecchio Facebook fa registrare già diverse migliaia di iscritti. E si può anche quantificare questo deciso no alla nuova versione, infatti il 94% degli utenti di facebook interpellati da un sondaggio, lanciato da TechCrunch ha risposto di non gradire affatto la nuova versione. Motivo di tutto questo? “Troppo complicato e incasinato”, dicono gli internauti, e ancora, nel nuovo (e più veloce) newsfeed gli internauti possono informare chicchessia su ciò che stanno facendo: “Una caotica lista della spesa, dove è difficile orientarsi», la critica più frequente. È sparito, ad esempio, il collegamento a «gruppi» dalla pagina iniziale, e neppure la grafica incontra molti estimatori.

Eppure il fondatore del network Mark Zuckerberg non sembra affatto preoccupato dichiarando che “Facebook non deve per forza orientarsi all’opinione degli utenti”. Bella risposta, per nulla simpatica direi. Qui potete anche trovare un’applicazione nella quale chiunque può esprimere il proprio giudizio sul restyling: allo stato attuale si registrano circa 1 milione di voti e 600.000 commenti.

Tutto questo per cercare di rendere facebook più vicino, nelle applicazioni, a Twitter che come abbiamo gia detto in precedenza lo stesso Zuckerberg ha cercato di comprare e visto anche la crescita impressionante che Twitter ha avuto nell’ultimo anno. Mi viene da pensare che il buon Mark per un suo semplice cruccio rischia di compromettere un pò tutto facebook e anche un pò se stesso. A proposito, se può interessare la nuova versione non piace neanche a me!

La Pubblica Amministrazione e le faccine

La Pubblica Amministrazione italiana va rimodernata. Paragonata alle altre PA dei paesi europei viene fuori che è costosa e poco efficiente. Il peggio è che ancora oggi è molto lontana dall’integrarsi col web. E Brunetta lancia l’iniziativa “Mettiamoci la Faccia”

Pubblica Amministrazione e le faccine
Pubblica Amministrazione e le faccine

Sul fatto che la nostra Pubblica Amministrazione sia da rimodernare non vi è alcun dubbio. Lo ribadisce anche il premier Berlusconi che in più diun’occasione ha definito la PA “pletorica, burocratica, inefficiente, antiquata e costosissima“. E promettendo, tra le altre cose, che entro il 2012 la PA sarà completamente digitalizzata e che l’uso della carta negli uffici sarà pari a zero. Sarà, ma credo che questo sarà molto difficile da applicare. Ma è mai possibile che ancora oggi si devono registrare file interminabili presso gli uffici pubblici, e penso in particolar modo all’Inps o alle file degli uffici comunali delle nostre città per aver un documento? Può una persona perdere una giornata di lavoro per ritirare un certificato? E’ mai possibile nel nostro paese, ancora oggi, persone anziane o donne incinta debbano stare delle ore negli uffici per richiedere un certificato? Come tutti sapete, perchè comunque tutti noi abbiamo necessità di recarci presso uffici della PA per questa o quella ragione, questo è lo scenario a cui quotidianamente si assiste. In tutta Italia, nord e sud in questo caso sono assolutamente alla pari.

Non sarebbe meglio approntare subito un processo di revisione dell’organizzazione della PA utilizzando al meglio gli strumenti offerti dal web? Utilizzare la posta elettronica per convocazione negli uffici per ritirare il documento richiesto senza fare fila, previa richiesta via sms o con semplice dell’interessato richiesta sul sito dell’ufficio di competenza. Si tramuterebbe in un risparmio di denaro non indifferente e soprattutto di tempo. In Italia il costo della pubblica amministrazione è superiore di quasi 4 punti percentuali di Pil, pari a circa 60 miliardi di euro, rispetto alla Germania, dove tra l’altro questo sistema di operare integrato al web funziona già in gran parte dei Lander.

Ed ecco che il Ministro Brunetta ha pensato bene di lanciare oggi una iniziativa, “Mettiamoci la faccia“, che servirà a raccogliere dati sulla qualità dei servizi offerti dalla PA semplicemente con un click su un emoticon.  Capisco anche la simpatia dell’iniziativa, ma non ne capisco l’utilità. A che serve tutto questo quando già si sa che la PA funziona male e a rilento? Forse il Ministero ha bisogno che gli italiani glielo gridano in faccia, ma dubito che questa iniziativa possa ottenere il risultato sperato.

Non era meglio utilizzare questi soldi serviti a questa iniziativa in maniera diversa, più produttiva per andare nella direzione del vero miglioramento?

Twitter, non solo Facebook

Quando si parla di social network in Italia si pensa solo e soltanto a Facebook, ormai popolarissimo nel nostro paese. Ma ce ne sono altri e anche più interessanti, come Twitter che cresce a ritmi forsennati. Ma è ancora poco usato qui da noi.

Twitter
Twitter

Intanto diciamo subito che Twitter non è come Facebook. Infatti è un servizio di microblogging che permette di mandare messaggi attraverso lo stesso sito, gli sms, le mail. Tutti i messaggi inviati vanno a creare un vero status della persona che lo condivide con le persone con cui è in contatto. Ad un primo sguardo non sembrerebbe essere tanto diverso da facebook, ma invece lo è sostanzialmente. E’ molto più dinamico fino a creare col contato un rapporto molto più diretto. E’ ovviamente uno strumento di condivisione, dalla semplice descrizione della propria giornata fino alle news in tempo reale. In America sono molte le testate giornalistiche che utilizzano questa piattaforma per condividere le notizia. Già in America. Twitter negli Usa è molto popolare, forse più di Facebook. Anzi toglierei il forse dandovi questi dati: nell’ultimo anno Twitter è cresciuto moltissimo facendo registrare il maggior incremento nel numero di visite e di utenti iscritti alle proprie community con una percentuale da paura, +1382%. Eccezionale. Facebook sta un pò più indietro crescendo del 228%, anche questo è un dato eccezionale.

Il Web in Italia? Un Posto Pericoloso

Ma veramente il web e i bloggers in generale in Italia possono costituire un problema? Purtroppo la risposta sembra essere di si. Ma soprattutto questa considerazione è generata dall’ignoranza verso le nuove tecnologie nel nostro paese. Lo dice Luca Sofri in un suo articolo su The Huffington Post.

Ormai da giorni, da mesi anche, sembra che nel nostro paese si voglia colpire il Web in maniera diretta e anche indiretta. Mentre il altri paesi il web contribuisce a migliorare i rapporti in generale, a velocizzare i rapporti con le istituzioni pubbliche, a formare una nuovo modo di fare informazione, più veloce, indipendente e dinamica, a migliorare le relazioni sociali. Ebbene tutto questo nel nostro paese non viene riconosciuto fino in fondo, altrimenti non si spiegherebbero queste continue mortificazioni proprio ai danni del web e dei blogger italiani. Venerdì scorso su The Huffington Post, il blog di Arianna Huffington famosissimo in Usa anche per aver sostenuto la candidatura di Obama alle recenti elezioni presidenziali, è apparso un articolo di Luca Sofri dal titolo “In Italy, the Web is Going to Be a Really Dangerous Place”, abbastanza eloquente sulla situazione attuale. Anche in questo blog ho trattato dell’argomento qui e qui a proposito delle ultime vicende che hanno riguardato alucni provvedimenti inseriti nel disegno di legge sulla sicurezza. Luca Sofri dice che i nostri politici e i media in generale sono ignoranti riguardo a internet e alle nuove tecnologie. E che la cosa di cui si parla di più in questo periodo è Facebook. Impossibile dargli torto. Anch’io ho parlato spesso di Facebook, lo so, ma ho sempre cercato analizzarlo a fondo per verificare le potenzialità, che sono tante. Rimane un eccellente luogo di condivisione, questo sì.

Il decreto sulla Sicurezza, come sappiamo, prende di mira esageratamente i blogger, in virtù del principio di voler perseguire crimini efferati, come la pedofilia o l’inneggiare alla Mafia come è accaduto su Facebook, senza tener conto che i provvedimenti contenuti nel decreto colpirebber tutti i blogger senza distinzione, minando pesantemente la libertà di poter esprimere il libero pensiero. Come continua Sofri, in Italia “i blogger non stanno combattendo contro una dittatura come quella del Myanmar, ma stanno contrastando l’ignoranza e l’arroganza” che padroneggia tra i nostri politici. Sottoscrivo pienamente queste parole, come credo la gran parte di bloggers ma anche tutti coloro che vedono nel web n modo per poter crescere.

E ribadisco una domanda rivolta a tutti i politici. Come mai negli Usa Obama vince le elezioni presidenziali con l’aiuto fondamentale del Web e in Italia invece si tende ad ignorarlo, o piuttosto a mortificarlo? Sarei ben felice di ospitare su questo blog l’opinione di chiunque voglia controibuire al dibattitto, politici compresi.

(ringraziamento particolare a Patrizia Filippetti per la segnalazione)

Pubblicità sul Web, binomio vincente!

Se c’è un settore che non conosce crisi questo è quello della pubblicità sul web. I dati che vengono diffusi in questi giorni e in questi mesi dimostrano come investire sul web  sia sempre più la scelta preferita dalle aziende italiane.

Prendo spunto da un articolo apparso ieri su il sole 24ore, in occasione del convegno dell’Upa (Utenti pubblicità associati) “Tutto cambia. Cambiamo tutto?”, dal titolo Il web rivoluziona il mercato pubblicitario dove Mainardo De Nardis, amministratore delegato di OMD Worldwide, uno dei principali network media del mondo, che ormai anche il mondo della comunicazione sta cambiando andando nella direzione del web cambiando la propria visione del mercato e dei consumatori. Più concretamente, De Nardis sottolinea come i giovani tra i 18 e i 24 anni stanno ogni giorno, in media, due ore e mezza on line. Il 94% legge ogni giorno la posta elettronica, il 75% guarda un video e i tre quarti si tengono aggiornati on line. Questa “generazione on line” è «misurabile» molto meglio del pubblico dei media tradizionali ma le «informazioni sono praticamente infinite» sottolinea De Nardis e quindi il lavoro di elaborazione che attende gli operatori è gigantesco.

I media tradizionali, di fronte al cambiamento della società «liquida», come la definisce il presidente della Fieg Carlo Malinconico, puntano sulla moltiplicazione digitale. E sulla molteplicità delle piattaforme distributive, come la radio. L’asso nella manica é la qualità dei propri contenuti a fronte del caos “senza garanzie” del Web. La crisi, prima o poi, passerà, ripetono tutti ma, aggiunge Enrico Finzi, «la sua eredità sarà una diminuzione tendenziale del saggio di profitto per tutti». Anche perché «il nuovo costa». Costa: ma negli Stati Uniti Arianna Huffington «con zero dollari spesi nel marketing» ha costruito un portale informativo – che include news, commenti, blog – che ha venti milioni di utenti. Il segreto sta nell’indipendenza giornalistica.

Particolare che più interessa l’inserzionista che si appresta ad una campagna pubblicitaria sul web è proprio la misurabilità della campgna stessa, cioè il poter avere a disposizione dati certi che altrimenti sarebbero indisponibili con campagne di tipo tradizionale. E infatti questo concetto è sostenuto anche da Layla Pavone, presidente Iab Italia, che sostiene: ”Ci sono molte ragioni alla base del fenomeno – spiega -. Intanto se la vogliamo mettere sul fronte dei costi, la pubblicita’ su Internet e’ parecchio competitiva rispetto a quella veicolata attraverso i media tradizionali. Investire sull’advertising online non solo costa meno ma i risultati in termini di performance sono migliori: soltanto veicolando un contenuto sul Web, piuttosto che sulla stampa, si moltiplica per dieci la sua capacita’ di diffusione per effetto delle ‘economie di scala’ tipiche dell’online. E poi c’e’ la misurabilita’ del risultato, impossibile con altri media con la stessa puntualita’ e certezza del dato. E oggi le aziende sono molto attente ai risultati effettivi”.

Quest’anno il mercato pubblicitario online in Italia crescerà di un buon 13%, che si aggiungerà al +21,7% registrato nel 2008. Dati più che confortanti  che spingono ad approfittare di questo andamento.

Domanda finale: i media italiani e i suoi principali operatori, così come le agenzie e i centri media, sono davvero pronti ad accettare la sfida sintetizzata dal presidente dell’Upa Lorenzo Sassoli de Bianchi nel binomio «trasparenza» e «responsabilità»?

Fiduciosi attendiamo risposta.

(fonti utilizzate: ilsole24ore e Affaritaliani.it)

Social Business, è questo il Futuro?

Muhammad Yunus, premio Nobel per la Pace e fondatore della Grameen Bank, sostiene che il Social Business potrà risollevare le sorti del mondo. Sarà questa la soluzione per uscire da questa crisi?

Social Business
Social Business

Muhammad Yunus è ideatore e realizzatore del microcredito, ovvero di un sistema di piccoli prestiti destinati ad imprenditori troppo poveri per ottenere credito dai circuiti bancari tradizionali. Nel 1983 fonda la Grameen Bank, che il lingua bengalese significa “banca del villaggio”, è stata ed è ancora la prima banca a concedere micorprestiti a piccoli imprenditori senza garanzie. L’idea che ha mosso Yunus, già docente universitario in Economia prima negli Usa e poi nel suo paese, il Bangladesh, è quella che i piccoli imprenditori, i poveri, che non hanno alcuna possibilità di poter accedere a forme di credito tradizionali, abbiano invece attitudini e possibilità sottovalutate e sottoutilizzate. Quindi con questo tipo di credito, detto appunto microcredito, non solo si ha accesso al credito ma si ha anche la possibilità di poter sviluppare un’idea, un’impresa che in altro modo non sarebbe stata possible realizzare. Il signor Yunus è stato in questi giorni in Italia proprio per creare le condizioni per aprire una filiale della sua banca anche nel nostro paese e se le cose dovessero andare bene questa sarà frutto della collaborazione di Unicredit e Università di Bologna.  Tra l’altro sabato scorso è stato ospite da Fazio a “Che tempo che fa”, dando luogo ad un’interessante intervista. Yunus dice di operare esattamente al contrario di quello che fanno le altre banche, e ad un certo punto Fazio gli chiede “Ma se non chiedete garanzie e date soldi senza certezze di riaverli, quindi la sua banca sarebbe dovuta fallire per prima, come mai invece sono fallite quelle che la garanzie le chiedono?”, domanda molto interessante questa. E Yunus risponde “Sono i ricchi che non ripagano i propri debiti, i poveri invece ripagano tutto al 100%”.

Facebook fa male!

Facebook fa male! Lo dice Susan Greenfield, ricercatrice di Oxford, che ha condotto un’inchiesta sui social network. Il riultato è che Facebook come altri provocherebbe danni al cervello

kingofinternet3“Facebook danneggia il cervello, riportandolo a uno stato infantile”, così afferma la dottoressa Susan Greenfield, neurologa e docente alla Oxford University. La dottoressa, che è anche baronessa, in un dibattito alla Camera dei Lord ha inviato il governo britannico a porre l’attenzione sull’impatto sociale dei social network e in particolare modo di Facebook, che a suo dire è stato sottovalutato. La scienziata sostiene che sarebbe bene valutare gli effetti che un prolungato utilizzo di questi siti potrebbe provocare a lungo termine. Infatti la dottoressa Grenfield dice che “nessuno ha ancora valutato quali siano gli effetti della quasi totale immersione della nostra cultura nella tecnologia, nessuno ha creduto opportuno studiare se esiste una qualche correlazone con l’aumento negli ultimi dieci anni di farmaci contro disordini d’iperattività. Con l’uso di questi siti – ricorda Lady Greenfield – il cervello giovane viene esposto sin dall’inizio a un mondo fatto di azioni e reazioni veloci, di immagini che cambiano immediatamente toccando un bottone, di interscambi estremamente veloci che abituano il soggetto a tempi particolari che non rispecchiano quanto succede nel mondo reale”.

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