Le foto che pubblichiamo su Instagram, e sui social media in generale, appartengono a tutti. Una sentenza di un giudice di New York ha stabilito che se una foto viene condivisa su una piattaforma, concede alla stessa una sub-licenza di utilizzo. Per tanto, decade il copyright sulla stessa immagine.

La vicenda che stiamo per raccontarvi è un po’ complessa, ma cerchiamo di semplificarla anche perché siamo sicuri che sia un tema che riguarda tante persone. Intanto chiariamo che la vicenda giudiziaria nasce negli Usa, ma, al tempo stesso, il principio che viene sancito potrebbe costituire ovunque un precedente. La storia è stata ripresa dal The Hollywood Reporter e poi anche da altri siti importanti negli Usa.

Il principio, detto in maniera semplicistica, sancito da una sentenza della Corte Federale di New York, è che se una testata, un sito, un blog, chiunque in pratica, incorpori un’immagine da Instagram (la embeddi, per dirla in gergo), nel caso specifico, non vìola il copyright che il fotografo potrebbe esercitare sull’immagine stessa. Questo perché, secondo il giudice Kimba Wood, nel momento in cui il fotografo ha condiviso la stessa immagine su una piattaforma come Instagram, in quel momento ha concesso una “sub-licenza” alla piattaforma stessa. Di conseguenza, riportare l’immagine, embeddarla, dalla piattaforma, non sarebbe un reato per il fatto che non vìola alcun diritto al copyrght. Quell’immagine, in buona sostanza, è come se appartenesse a tutti.

Instagram immagini tutti franzrusso.it 2020

Ok, adesso facciamo un bel respiro e cerchiamo di raccontare tutta la vicenda, in sintesi.

Era il 2016 quando Mashable voleva dedicare un focus a 10 foto-giornaliste che si dedicavano al tema della “giustizia sociale”. Nel realizzare questo focus, l’editore seleziona alcune delle più conosciute, raccoglie alcune sue opere, decidendo di pubblicarle in un articolo dedicato. Tra queste figurava anche Stephanie Sinclair, foto reporter che collabora anche con National Geographic, alla quale, dopo un primo rifiuto, Mashable offrì 50 dollari per usare una sua foto. Ma vistasi rifiutare la concessione della licenza, Mashable allora decise di incorporare l’immagine da Instagram, dove la stessa Sinclair aveva pubblicato l’immagine.

Ecco, da qui ne nasce una vicenda legale che vedeva contrapposti la fotografa, la quale chiedeva che venisse riconosciuto il diritto di copyrght su quella immagine incorporata da un’altra piattaforma, e Mashable che, invece, sosteneva di non dover riconoscere alcun copyright in quanto l’immagine era già stata pubblicata su Instagram, appunto.

Ebbene, la vicenda si è conclusa qualche giorno fa con la decisione del giudice Kimba Wood il quale ha dato ragione a Mashable. In passato, in casi come questi veniva usata la cosiddetta “dottrina del server test” che, in pratica, trasferisce la responsabilità della violazione in base al luogo in cui le immagini vengono memorizzate. Se il giudice Wood avesse adottato questa dottrina, allora il responsabile sarebbe stato Mashable. A questo proposito consigliamo di leggere un libro molto interessante dal titolo “The Law of Journalism and Mass Communication” (Cq Pr, 2019) di Susan Dente Ross, Amy Reynolds e Robert Trager.

Nel 2018 un altro giudice di New York si trovò ad affrontare una vicenda simile, era quella del giocatore della NFL, Tom Brady. In quel caso, furono diversi siti di notizie a violare il copyright, secondo il giudice, usando delle foto del giocatore senza autorizzazione. Anche in quel caso si trattava di una immagine incorporata.

In pratica, il “server test” indicava il fatto che qualcuno che incorporava un tale post non autorizzato sui social media, non avrebbe violato direttamente il copyright. Ma potrebbe comunque essere responsabile in base a complesse regole sulla “responsabilità indiretta” del copyright.

Nella vicenda che vedeva contrapposti la Sinclair contro Mashable è invece stata premiata la tesi degli avvocati di Mashable che sostenevano che una volta pubblicata su Instagram l’autore avesse concesso alla piattaforma una licenza d’uso, una “sub-licenza”, ad usare l’immagine. Instagram, secondo gli avvocati, in effetti concede questo diritto a pubblicare, e incorporare, l’immagine senza commettere alcun reato.

Ora, la sentenza è un modo assolutamente nuovo per aggirare il “server test” che, tra l’altro, il giudice Wood non ha mai preso in considerazione per la soluzione di questo caso. L’incorporare post sui social media, autorizzati dai detentori di copyright, in questo caso Instagram, è legale, secondo il ragionamento del giudice Wood. Non vi sarebbe alcuna difesa, invece, nel caso in cui venisse usata un’immagine non autorizzata. Ecco, questo è quello che ci sembra emergere da questa diatriba.

Le immagini pubblicate su Instagram, a questo punto, appartengono a tutti.

stephanie sinclair instagram

C’è da dire, infine, che la Sinclair aveva ancora un modo per impedire che quella immagine apparisse, dopo la sentenza, all’interno dell’articolo di Mashable, liberamente. Ed era quello di rendere il suo account da pubblico, come era fino alla sentenza, a privato, cosa che potete verificare. In questo caso la sua foto è salva, preservata e privata, e nessuno può usarla senza la sua autorizzazione.

Questa che vi abbiamo raccontato è una vicenda complessa, sperando di essere riusciti a riassumerla nella maniera giusta e comprensibile. Abbiamo deciso di raccontarla perché è una storia che può toccare tutti coloro che si occupano di informazione. Tanto i giornalisti quanto le testate, i blog e i siti di informazione che possono imbattersi in situazioni analoghe. Alla luce di questa vicenda è sempre opportuno fare attenzione a quello che si pubblica sui social media e a quello che si incorpora all’interno del proprio sito.

E voi che ne pensate? Fateci sapere il vostro pensiero tra i commenti oppure commentate sui social media.

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Franz Russo Blogger, Digital Strategist
Franz Russo, fondatore, nel 2008, del blog InTime, ho collaborato con grandi aziende nazionali e internazionali, come consulente per strategie di comunicazione e come divulgatore. Da sempre impegnato nella comunicazione digitale, cerco di unire sempre una profonda passione per l’innovazione tecnologica a una visione olistica dell’evoluzione dei social media e degli strumenti digitali. Il mio percorso professionale in questo campo, iniziato nel 2007, è stato caratterizzato da un costante impegno nel raccontare e interpretare i cambiamenti nel panorama digitale. Il mio approccio si basa su un mix di analisi strategica, creatività e un profondo impegno per il racconto e la divulgazione.

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