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Intelligenza Artificiale, solo il 12% delle aziende ha avviato progetti

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Il mercato dell’Intelligenza Artificiale è agli inizi ma con grandi margini di crescita. Il valore dei progetti di IA vale in Italia 85 milioni di euro, questo il dato che ha rilevato l’Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano. Nonostante le aziende italiane siano sempre più consapevoli delle grandi opportunità, solo il 12% di esse ha avviato dei progetti.

SI sente parlare spessi di Intelligenza Artificiale, come grande opportunità da cogliere, e questo è vero. Quello che manca spesso è una panoramica relativa al nostro paese, per comprendere quanto questo fenomeno si stia sviluppando nel nostro paese. Ebbene, a queste domande risponde bene l’Osservatorio Artificial Intelligence che oggi a Milano ha presentato i risultati di una ricerca che offre dati e spunti molto interessanti su come le aziende italiane stanno affrontando il fenomeno dell’Intelligenza Artificiale.

Intelligenza Artificiale, il mercato in Italia

Il valore di mercato degli algoritmi sviluppati sviluppati è oggi in Italia di 85 milioni di euro, stiamo parlando quindi di un mercato agli inizi ma con grandi margini di crescita. A questo dato relativo ai progetti va affiancato il mercato degli assistenti vocali intelligenti (capaci di generare nel 2018 un mercato di 60 milioni di euro), quello dei robot autonomi e collaborativi usati in ambito industriale, il cui mercato valeva nel 2017 già oltre 145 milioni di euro. Dai interessanti che ci offrono una prima panoramica sulle dimensioni di mercato. Ma le aziende italiane come stanno implementando i vari progetti di Intelligenza Artificiale?

intelligenza artificiale mercato italiano

A questa domanda si può rispondere con il dato che soli il 12% delle aziende italiane ha portato a regime almeno un progetto di intelligenza artificiale, mentre quasi una azienda su due non si è ancora mossa ma sta per farlo (l’8% è in fase di implementazione, il 31% ha in corso dei progetti pilota, il 21% ha stanziato del budget).

Tra chi ha già realizzato un progetto, ben il 68% è soddisfatto dei risultati e le più diffuse sono quelle di Virtual Assistant/Chatbot. Le imprese italiane però hanno una visione ancora confusa delle opportunità dell’Artificial Intelligence: la maggioranza, il 58%, la associa a una tecnologia capace di replicare completamente la mente umana (un concetto che ha poco a che fare con i risvolti pratici della disciplina), il 35% a tecniche come il Machine Learning, il 31% ai soli assistenti virtuali, mentre solo il 14% ha compreso che l’AI mira a replicare specifiche capacità tipiche dell’essere umano (la visione prevalente nella comunità scientifica).

intelligenza artificiale aziende italiane

Intelligenza Artificiale e mercato del lavoro

La ricerca dell’Osservatorio ci offre anche quella che è la visione dell’Intelligenza Artificiale delle aziende italiane in relazione al lavoro.

Ora, da un lato il 33% delle aziende intervistate dichiara di aver dovuto assumere nuove figure professionali qualificate per realizzare soluzioni di AI; dall’altro il 27% ha dovuto ricollocare personale dopo l’introduzione di una soluzione di AI. L’indagine puntuale sul bilancio occupazionale in Italia rivela come l’Artificial Intelligence sia da considerarsi più come un’opportunità che una minaccia: 3,6 milioni di posti di lavoro equivalenti potranno essere sostituiti nei prossimi 15 anni dalle macchine, ma nello stesso periodo a causa della riduzione dell’offerta di lavoro (principalmente per questioni demografiche, ipotizzando continuità̀ sui saldi migratori) e l’incremento di domanda si stima un deficit di circa 4,7 milioni di posti di lavoro nel Paese, da cui emerge un disavanzo positivo di circa 1,1 milioni di posti.

In questo scenario, diffuso a livello globale, di progressiva riduzione della forza lavoro, l’Intelligenza Artificiale appare non solo come una opportunità, ma come una necessità per mantenere gli attuali livelli di benessere economico e sociale, riducendo i costi assistenziali necessari a mantenere gli standard di vita, creando nuovi lavori a maggiore valore, per avvicinarsi all’1,5% di tasso medio annuo di crescita della produttività̀ che sarebbe necessario, nei prossimi 15 anni, per mantenere invariato l’attuale equilibrio socioeconomico del sistema assistenziale-previdenziale del nostro Paese.

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Franz Russo Blogger, Digital Strategist
Franz Russo, fondatore, nel 2008, del blog InTime, ho collaborato con grandi aziende nazionali e internazionali, come consulente per strategie di comunicazione e come divulgatore. Da sempre impegnato nella comunicazione digitale, cerco di unire sempre una profonda passione per l’innovazione tecnologica a una visione olistica dell’evoluzione dei social media e degli strumenti digitali. Il mio percorso professionale in questo campo, iniziato nel 2007, è stato caratterizzato da un costante impegno nel raccontare e interpretare i cambiamenti nel panorama digitale. Il mio approccio si basa su un mix di analisi strategica, creatività e un profondo impegno per il racconto e la divulgazione.
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