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Renault Talisman, la nuova berlina di precisione

Renault Talisman

Renault Talisman è la nuova berlina della casa francese che è stata protagonista di un test davvero particolare: #TheCONTROLTest. Grazie all’innovativo sistema 4CONTROL con quattro ruote sterzanti, l’auto supera il test tra bicchieri di cristallo. Il sistema può essere gestito anche da mobile.

Renault Talisman è la nuova e affascinante berlina della casa francese lanciata al Salone di Francoforte 2015 e da poco disponibile nel nostro paese, e strizza l’occhio alla tecnologia. E’ l’erede della Laguna, ma le grandi dimensioni di quest’auto non sono un problema, grazie sopratutto al nuovo sistema 4CONTROL che presenta quattro ruote sterzanti, con le ruote posteriori che presentano un angolo di sterzata di 3,5°, che permettono di massimizzare la precisione ed il comfort di guida praticamente in ogni contesto. Con questo sistema la Renault Talisman garantisce una grande maneggevolezza anche a basse velocità, quindi nei centri urbani, ma allo stesso tempo permette grande stabilità nelle curve a lunga percorrenza.

E oggi vi parliamo di questa grande auto, tecnologica e anche molto elegante, perchè è stata protagonista di un test davvero molto particolare, anzi un test che possiamo definire unico nel suo genere. Stiamo parlando del #TheCONTROLTest che ha visto la partecipazione di 100 invitati che, in uno scenario esclusivo all’interno di Cinecittà, hanno avuto la possibilità di provare in anteprima la nuova berlina Renault all’interno di un percorso del tutto originale: una vera e propria città di cristallo. Grazie al sistema 4CONTROL con quattro ruote sterzanti, Renault Talisman supera la prova con la massima precisione sfilando tra il cristallo di 156 calici, 12 vasi e 20 chandelier.

Il test, e vi invitiamo a guardare il video qui sopra, ha evidenziato le caratteristiche dell’auto grazie proprio al sistema 4CONTROL, e quindi:

  • Maggiore maneggevolezza a basse velocità
  • Maggiore stabilità nelle curve a lunga percorrenza
  • Angolo di sterzata delle ruote posteriori di 3,5°
  • Integrazione attiva con tecnologia Multi-Sense®
  • Diametro di sterzata di 10,8 metri.

Renault Talisman

Il sistema è anche gestibile da mobile, infatti grazie all’app per iOS e Android sarà possibile visualizzare sullo schermo del proprio dispositivo il funzionamento del sistema 4CONTROL.

Il nuovo sistema 4CONTROL è sinonimo di precisione ma è anche sinonimo di sicurezza proprio per il fatto che permette una maggiore reattività in caso di pericolo, permette agevolmente di correggere la traiettoria e permette maggiore stabilità dell’auto in caso di vento laterale.

Renault Talisman è dunque un capolavoro di precisione, tanto nei percorsi urbani e quanto in quelli extra-urbani. Un nuovo livello di sicurezza grazie all’avviso di distanza di sicurezza e al sistema di rilevamento di punti ciechi.

A questo proposito, sicuri di avervi incuriosito, vi invitiamo a provare con mano le straordinarie caratteristiche di Renault Talisman in occasione dei weekend a porte aperte presso i concessionari Renault che saranno il 30 e 31 gennaio e il 13 e 14 febbraio 2016.

Contactless, come funziona e alcuni dati per l’Italia

contactless carte pagamento franzrusso.it 2016

Il sistema di pagamento Contactless si sta ormai diffondendo sempre di più, anche nel nostro paese. Le previsioni di crescita in Italia delle “smart card” sono positive.

Sul nostro blog raccontiamo ormai ogni giorno quella che viene definita “rivoluzione digitale“, riportandovi storie, fatti ed esempi di come il digitale stia cambiando la nostra vita e il nostro modo di vivere anche il quotidiano. Per questo motivo oggi vogliamo osservare più da vicino un fenomeno di cui spesso si parla poco, ma che sempre di più sta entrando, ed entrerà, nella nostra vita di tutti i giorni. Stiamo parlando del fenomeno che va sotto il nome di Contactless, che indica il sistema di pagamento “senza contatto” e cioè quelle carte di credito, o debito, che permettono il compimento dell’operazione senza che la carta venga inserita nel POS (point-of-sale). Queste carte sfruttano la tecnologia RFID, cioè la Radio-Frequency IDentification, quella tecnologia per l’identificazione e/o memorizzazione automatica di informazioni, basata sulla capacità di memorizzazione di dati da parte di particolari etichette elettroniche.

contactless carte pagamento franzrusso.it 2016

Il grande vantaggio che offrono questo tipo di carte è che per compiere l’operazione di pagamento è sufficiente avvicinare la carta al POS, quando è presente sul lettore il simbolo Contactless e subito dopo viene emesso un segnale acustico che indica l’avvenuto pagamento. L’operazione è quindi resa più veloce e agevole e fino a 25 € di spesa non è necessario firmare lo scontrino o digitare il codice PIN, un gran bel vantaggio.

Quindi i consumatori, con la tecnologia Contactless, possono decidere di pagare tramite qualunque dispositivo, dovunque e in qualunque momento, potendo contare su sicurezza e convenienza. E il vantaggio è anche per gli esercenti che possono incoraggiare un aumento di fiducia da parte dei loro clienti. I vantaggi che offre il sistema Contactless dunque sono davvero per tutti.

Ma a che punto è la diffusione del Contacless in Europa e in Italia?

Secondo alcuni dati che abbiamo reperito, nel secondo trimestre del 2015, quindi nella prima metà dello scorso anno, le transazioni Contactless in Europa sono cresciute del 170% e la quantità di spesa è triplicata. Nell’ultimo anno il 43% dei terminali installati nel mondo sono stati Contactless con una crescita annua del 21% rispetto al 2014. Qualsiasi sia l’attività, piccoli negozi, grandi magazzini, taxi e altro, i consumatori, in Europa, scelgono sempre di più la comodità e la sicurezza del Contactless, con una crescita annua del 20%.

Per esempio, a Londra, grazie al Contactless è possibile acquistare anche i biglietti per i mezzi pubblici, tanto è vero che i trasporti di Londra sono il più grande merchant Contactless nel mondo: il 10% delle transazioni nel network della metropolitana di Londra è Contactless oggi e si tratta sicuramente di uno dei traguardi più rilevanti sui trasporti. A giugno del 2015, 100 milioni di viaggi sono stati pagati tramite tecnologia Contactless. Per restare in UK, solo nei primi tre mesi del 2015 le transazioni Contactless erano 52,6 milioni.

Anche il nostro paese mostra di apprezzare il Contactless, ponendosi all’avanguardia per soluzioni di Contactless e proximity payments. Secondo i dati del Politecnico di Milano, le carte Contactless in Italia sono 12 milioni alla fine del 2014 e dal 2009, anno in cui si è cominciato ad introdurre questo sistema di pagamento, tutti i principali gruppi bancari italiani hanno messo a disposizione dei loro clienti carte dotate di questa tecnologia. Anche in Italia i grandi retailer hanno deciso di investire in innovazione accettando pagamenti con carte Contactless e smartphone NFC e tra questi vanno citati McDonald’s, IKEA, Media World, Auchan, Carrefour,  Esselunga, Eni, Eataly, Cisalfa, Chef Express e My Chef.

Altro grande tema che introduce il sistema Contactless è quello della sicurezza, ma questo lo affronteremo più avanti, vista la sua enorme rilevanza.

Social Network e Web: benvenuta Autostima!

social media autostima web franzrusso.it 2016

L’Autostima è fondamentale sul Web e sui Social Network perché dà vita alla creatività, all’Innovazione e a una comunicazione efficace. E’ quel sentimento di adeguatezza interiore che ci fa sentire felici per quello che siamo. L’Autostima non si impara: dobbiamo soltanto permetterci di essere noi stessi.

Quando pensiamo alle conseguenze negative di lavorare sul Web o di stare ore e ore sui Social Network, ci viene subito in mente la tanto citata FOMO, la Dipendenza, i Disturbi Depressivi che si creano soprattutto negli adolescenti. Ne abbiamo parlato recentemente qui: I Come e i Perché della vera Dipendenza da Internet – Adolescenti e Social Network, sempre più dipendenti – FOMO, più aumenta l’uso di Internet e più cresce il fenomeno.
La depressione che può farsi strada dipende dal nostro sentirci inadeguati soprattutto a causa della quantità di Like, Condivisioni, Follower, Retweet.
Crediamo di non essere all’altezza di chi fa il nostro stesso lavoro, ma lo fa con successo.
Noi non valiamo così tanto. Nonostante ogni sforzo, anche dando il meglio di noi, non raggiungeremo mai il successo e i traguardi degli altri.
Non saremo mai abbastanza bravi.

social media autostima web franzrusso.it 2016

Naturalmente, si tratta di un senso di inadeguatezza del tutto interiore.
Non sono i nostri risultati a non valere, ma la percezione che noi stessi abbiamo di ciò che facciamo e di ciò che siamo.
Chi decide l’altezza dell’ “asticella” del successo? L’altezza superata la quale finalmente possiamo essere soddisfatti e fieri di noi, sentirci vincenti?

Possiamo nasconderci dietro a una risposta parzialmente vera: la società.
Sì, è vero che la società – ancora nel terzo millennio – detta regole più o meno scritte su cosa sia vincere e su chi sia una persona vincente. Quel modello da imitare che non raggiungeremo mai.
Tuttavia – al di fuori dei campi della Moda e del Business – cosa c’entriamo Noi, la nostra personalità, le nostre emozioni e aspirazioni con queste regole per ottenere il successo?

La sfida, in altre parole, è quella di spostare l’asticella del valore in un campo di analisi diverso: quello di essere soddisfatti per quello che siamo.
Sentirci all’altezza comunque. Godere di Autostima.
L’Autostima è quel sentimento di adeguatezza interiore che trascende il giudizio altrui, le aspettative degli altri, le regole sociali dominanti. Ci fa stare bene così come siamo. Esattamente dove e come siamo e per quello che sappiamo fare.

Si vive e si lavora al meglio di noi, se godiamo di Autostima.
In particolare sul Web e sui Social Network, dove la Creatività è fondamentale, dove l’Innovazione nasce spesso dalla mente di un singolo per diventare progetto comune, dove la Comunicazione più efficace è quella in cui il lettore respira la sicurezza di chi scrive.
Non si tratta di una sicurezza sempre dovuta a competenza.
Molto più spesso chi scrive con successo – e ci porta a leggere il post fino alla fine – è chi riesce a catturare la nostra attenzione perché sa raggiungere e toccare le nostre emozioni.
Comprendendo le nostre esigenze e provando empatia per le nostre esperienze.
Non a caso, si tratta sempre di una persona che, a sua volta, è a proprio agio con se stessa e con le proprie emozioni, una persona che non ha paura di mettersi in gioco e ha una sicurezza emotiva sufficientemente forte da venirci incontro.

L’Autostima non ha bisogno di discutere di adeguatezza o meno.
E’ un fortino in cui i nostri ragionamenti e i nostri sentimenti si scambiano di ruolo e giocano senza timore di fallire.
Non esiste un valore o un modello di successo: ci fortifica e ci rende felici di essere sempre e comunque all’altezza per quello che siamo.

Felici. Ma che cosa vuol dire?
La felicità è un’emozione che per lo più ci spaventa, perché abbiamo il timore di doverla pagare.
Difficile che si parli di felicità, difficile soprattutto saperla definire.
Si può essere felici per un attimo soltanto o si può intendere la felicità come soddisfazione di se stessi.
Dunque, un sinonimo di Autostima.
Descritta così, sembra un traguardo possibile. Più semplice di quello che si pensi.

Sicuramente il primo passo sta nel non averne paura.
La maggior parte degli esseri umani, paradossalmente, è invece spaventata dalla felicità.
E poi?
C’è un’altra parola che ricorre frequentemente quando si parla di Autostima: Aspettativa.
Chi soffre di mancanza di Autostima è sempre il peggior giudice di se stesso.
Duro, severo.
Irrigidito da aspirazioni che si auto impone, che sono talmente vicine a quella Perfezione che blocca ogni movimento, ogni cenno di creatività, ogni gesto spontaneo.

Facciamo insieme un esercizio molto pratico.
Proviamo a sostituire nel nostro linguaggio comune – parlato e scritto – la parola “dovere” con le parole “volere, scegliere, potere“.
Chi gode di Autostima decide di sé e della propria vita e ne è per lo più soddisfatto.
Sceglie lui quello che vuole.
Sembra un esercizio sciocco, ma ci accorgeremo subito che non è per nulla facile.
Il senso del dovere uccide il carattere spontaneo.
E col tempo ce ne siamo anche fatti una ragione.
O meglio, una giustificazione.
Perché se dobbiamo comportarci in un determinato modo e dobbiamo rispettare regole e retaggi del passato, è molto più facile vivere la quotidianità.
In fondo, basta fare il proprio dovere e saremo appagati.

Ben altra responsabilità e ben altro coraggio sono necessari se decidiamo di ascoltare e mettere in gioco le nostre emozioni, la nostra creatività, il nostro istinto.
Scegliere una strada piuttosto che un’altra implica una presa di coscienza del tutto diversa, dettata dalla nostra pura volontà, soggetta a possibili errori, fallimenti e giudizi esterni.
Per poterlo fare occorre aver maturato un’Intelligenza Emotiva sufficiente ad essere profondamente convinti che sono le aspettative che si devono adeguare a noi, e non il contrario.

E’ un esercizio di sentimenti: in realtà, non esiste forza senza debolezza.
Così come non potremo mai essere soddisfatti di noi e felici se lasceremo le redini della nostra vita agli altri.
Non serve affatto sforzarsi di essere più forti per provare Autostima.
E’ tutto molto più conciliante, più realizzabile.
Più facile.
L’Autostima si basa sul nostro mondo interiore e su quello che vogliamo veramente.
Non si impara.
Non si adegua.
Nasce da aspettative autentiche, che corrispondono alle nostre reali capacità e ai nostri sentimenti.
Siamo unici al mondo proprio per quello che siamo.
Dovremmo soltanto imparare a concederci di esserlo.

Social Media e Aziende, manca l’approccio alla Relazione

social media marketing socialmediability 2016

Sono stati presentati oggi i risultati della quarta edizione della SocialMediAbility 2016,  condotta dall’Osservatorio IULM sui Social Media. Dai risultati viene fuori che le aziende italiane migliorano dal punto di vista dell’utilizzo ma meno nell’uso di strumenti per le relazioni come Content e Social Caring.

Sono stati presentati oggi i risultati della quarta edizione della SocialMediAbility 2016, l’interessante indagine condotta dall’Osservatorio IULM sui Social Media. Seguiamo la SocialMediAbility dal 2011 e grazie a questa ricerca abbiamo conosciuto l’evoluzione dell’utilizzo dei Social Media da parte delle aziende italiane. L’indagine di quest’anno evidenzia il fatto che le aziende ormai utilizzano questi strumenti in larga parte, parliamo di una percentuale che supera il 70%. Un risultato che se paragonato a quello del 2011, quando era del 10%, dimostra il grande percorso fatto in questi ultimi 5 anni. Certo un percorso che molti di voi noteranno essere stato lento, a volte anche macchinoso, ma è comunque da considerarsi un primo risultato importante.

social media marketing socialmediability 2016

Siamo passati da Pmi e Social Media ancora lontani del 2011 a Social Media e aziende, rapporto ancora da costruire, poiCresce ma a rilento l’uso dei Social Media nelle aziende italiane del 2013. Fino ad arrivare ad oggi, con i dati dell’ultima ricerca che ci dicono che migliora ancora l’utilizzo, ma è carente ancora a livello qualitativo. E’ ancora un utilizzo non troppo orientato alla costruzione di una relazione con gli utenti, ma è ancora troppo auto-promozionale, quindi una comunicazione che non tiene conto dell’enorme potenzialità dei Social Media. Ed è proprio su questo aspetto che ci si aspettava di più ed ancora una volta si deve rimandare. Per non palare del Social Caring, altra grande opportunità che le aziende hanno per costruire una relazione forte basata sulla fiducia.

La percentuale di utilizzo non è certamente indice della qualità dell’utilizzo stesso, stiamo parlando di un dato numerico che ci da la dimensione del numero delle aziende che utilizza questi strumenti tecnologici. E in effetti quello che interessa è proprio sapere come queste aziende li utilizzano e con quali risultati. Ecco che il livello di SocialMediAbility assume una certa importanza, utile da conoscere.

social media aziende socialmediability 2016

Prima di dare qualche dettaglio, ricordiamo che l’indagine è promossa e realizzata dall’Executive Master in Social Media Marketing & Digital Communication, e ha continuato il monitoraggio avviato nel 2010 del panel di 720 aziende italiane, appartenenti a 6 diversi settori: Alimentare, Arredamento, Banche, Hospitality, Moda. Novità di questa edizione 2016 sono le  aziende che, pur operando in settori diversi (manifattura, legno, gomma e plastica, metallurgia), sono accomunate da un modello di business di tipo B2B.

Nel misurare l’effettivo utilizzo del Social Media Marketing da parte delle aziende italiane, per ciascun settore sono state valutate, attraverso diversi strumenti e approcci di analisi, 120 aziende casualmente estratte dall’universo di riferimento, ulteriormente segmentate per dimensioni: 40 grandi, 40 medie e 40 piccole. L’indagine è stata condotta in collaborazione con Blogmeter.

Bene, fatte le doverose premesse, passiamo a vedere i punti salienti, gli highlights, della ricerca.

Dalla SocialMediAbility 2016 emerge che:

  • Aumenta la percentuale di aziende che utilizza un social media per attività di comunicazione e marketing: si passa dal 64% del 2013 al 73% del 2015 (nel 2011 la percentuale era del 10%).
  • Cresce in maniera sensibile la presenza sui social media delle PMI e diminuisce il divario registrato negli anni precedenti con le grandi aziende (l’87% di quelle esaminate ne ha attivato almeno uno, con un aumento di 6 punti percentuali rispetto alla rilevazione precedente). Dal 2013 l’uso di tali canali è passato dal 50% al 62% per le piccole, e dal 53% al 67% per le medie. Ovviamente, Facebook si conferma il canale più utilizzato, attivato dal 79% delle aziende comprese nel campione che hanno aperto almeno un social media, rispetto al 75% del 2013 (nel 2011 era del 71%).
  • Si rileva comunque una crescita di YouTube, Twitter e LinkedIn, utilizzati rispettivamente dal 55%, dal 48% e dal 45% delle aziende presenti sui social media, rispetto al 51%, al 45% e al 44% del 2013 (nel 2011 erano 32%, 39,8% e 35,7%). Dato interessante da segnalare è che la ricerca rileva deciso aumento nell’uso di Instagram, presidiato dal 34% delle aziende con almeno un canale social,rispetto al solo 4% rilevato nell’edizione precedente. Nell’edizione 2011 ancora non esisteva.
  • La maggiore diffusione di tali canali a livello aziendale è stata accompagnata anche da una modesta crescita dell’indice medio complessivo di SocialMediAbility (SMA) che, su una scala di range “0-10”, passa dai 3,6 punti del 2013 ai 4,2 punti dell’ultima rilevazione (valore relativo alle sole aziende B2C che hanno aperto almeno un canale social).
  • Tra le dimensioni monitorate e ricomposte nel nuovo indice di SMA, quella su cui le aziende incontrano maggiori difficoltà è quella relativa al Social Caring.

Come ha osservato il prof. Guido Di Fraia, Direttore Scientifico della ricerca:

I risultati ottenuti mostrano un costante incremento nell’adozione e nell’utilizzo dei canali social. L’indice SMA è in aumento, in particolare se confrontato con gli indici rilevati nelle precedenti edizioni. Non si può dire lo stesso per l’evoluzione dei contenuti che vi si trovano all’interno e questo si ricollega anche alla situazione riscontrata per quanto riguarda l’asse del caring. Mentre tutti gli assi riportano valori sempre più positivi, la dimensione relazionale rimane indietro e i canali sono sotto-utilizzati per prendersi cura del rapporto con i clienti. Essi si concentrano prettamente su attività di corporate branding (awareness) e social media marketing (di prodotto), sviluppando una comunicazione che è per lo più auto-referenziale e centrata sul brand, sui prodotti o sui servizi offerti, e non presta attenzione all’ascolto o al costumer care”.

Ecco perchè all’inizio facevamo riferimento alla qualità dell’utilizzo e la ricerca evidenzia bene che proprio su questo c’è ancora molto da lavorare.

Concepire l’uso dei Social Media come un qualsiasi strumento di comunicazione allo scopo solo ed esclusivamente di promuovere servizi/prodotti, allora si fa un utilizzo sterile, che non porta alcun risultato. Serve invece un utilizzo aperto al dialogo con i propri utenti, il che significa instaurare relazioni dirette con gli stessi utenti. Come spesso ripetiamo su questo blog, le aziende che riescono a costruire relazioni con i propri utenti, accettando anche le critiche che si avanzano (che sono poi quelle che fanno crescere), sono quelle che migliorano i propri prodotti/servizi, coltivano e migliorano relazioni, sono quelle più aperte al confronto. Ma per fare tutto questo serve una strategia che preveda contenuti adeguati, non solo auto-promozionali, e proprio su questo punto sorgono le difficoltà maggiori.

E voi che ne pensate di questi risultati? Raccontateci la vostra esperienza.

Quando la cordialità è un extra

cordialità-riflessione

Una riflessione di come alle volte la tecnologia, con le sue novità che facilitano la vita di tutti noi, spesso non cura aspetti essenziali in un servizio, come appunto è la Cordialità. Ecco un’esperienza che forse tanti di voi hanno già vissuto.

Roma.

Gennaio.

Molto freddo.

Pochi temerari per il centro chiusi nei cappotti e nelle sciarpe. Col freddo si diventa più solitari, per proteggersi certamente, ma anche per un istinto di sopravvivenza, una naturale protezione volta ad evitare le folate di vento gelido ed improvviso che quando arrivano tolgono il sorriso, dando in cambio soltanto brividi. A passeggio c’ero anch’io tra monumenti, strade e piazze, già viste mille volte in 15 anni di vita romana, ma che ogni volta nel rivederle sembrano nuove e straordinarie. Sciarpa, guanti, cappello, cappotto e cellulare. Mi muovo a più non posso in questa città bella da mozzare il fiato.

cordialità-riflessione

“#Roma croce e delizia resta un incanto” è il messaggio inserito in alcuni tweet che ho mandato a mo’ di cartoline per raccontare il conflitto che si vive tra disservizi, sfacciataggine e magnifiche bellezze.

Nel mio peregrinare, non potendo contare sui servizi pubblici, disastrosi sia per l’inefficienza che per l’approccio ai malcapitati clienti, ho optato per servizi alternativi: car sharing come Car2Go ed Enjoy, taxi 3570 e in ultimo ho provato per la prima volta il servizio Uber.

Una giornata da turista tra servizi di trasporto pubblico ed alternativi che è stata per me come una scintilla.

Questa Città Eterna riesce sempre ad essere d’ispirazione.

E così a fine vacanza, sul sedile posteriore dell’auto che mi accompagnava a Termini pensavo:

La gentilezza, la buona educazione ed insieme la cordialità e le buone maniere sono diventate un dispendioso servizio extra? Non è facile incontrarle. Sono un optional aggiuntivo? Un over budget? Uno stesso servizio viene espletato con gentilezza o freddezza a seconda del potere economico del cliente?

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La cordialità ha un prezzo quindi? La cordialità ha un valore e questo è certo, ma è peculiarità solo di un extra service?  E’ un optional aggiuntivo che fa salire il prezzo? Essere educati con le persone vale danaro?

-Ho passato una bellissima vacanza- pensavo sul treno tornando a nord mentre nello stesso momento avevo in testa, chiara e forte, un’idea che mi dicevo da realizzare: una piattaforma digitale, un grande punto di incontro tra servizi e clienti. Trasporti, ma anche insegnamento, baby/dog/house sitter, idraulici e artigiani: pittori, fabbri, falegnami, autisti, colf… Tutti su una piattaforma dove  professionisti e artigiani vengono riuniti. Una App “#RiparApp” -così sognavo ridendo di chiamarla- per Android e IOS dove sono tutti rintracciabili e rappresentati da un profilo contenente i feedback dei clienti già serviti in passato che ne definiscono così affidabilità e cordialità. Una meravigliosa idea mi dicevo.

Sul treno appena iniziato il viaggio di ritorno da Roma avevo da parte una bellissima idea.

Il viaggio proseguiva gradevole e ad alta velocità come previsto, mentre sul cellulare con la stessa alta velocità, click dopo click, si sgretolava la mia bella idea come invece non era previsto.

Pochi Km più in là avrei avuto la conferma della forza della mia “#RiparApp” che… esisteva già.

Sul web mi sono imbattuto in un intervista di Massimo Gaggi rilasciata nel novembre 2015 da un certo Marco Zappacosta, figlio d’arte, 30 anni, espatriato con la famiglia dall’Italia a San Francisco. In questa intervista il giovane e talentuoso Marco racconta dell’App Thumbtack che ha inventato 3 anni fa.

Sul treno di ritorno da quella gita Romana mi era venuta in testa un idea che a San Francisco vale oggi più di un milione di dollari!

“Che faccio?” mi son detto “Adesso cosa faccio? Prendo il telefono e chiamo! Chi? Devo pur chiamare qualcuno! Chi chiamo..? Ma che ne so… chiamo San Francisco!”

AG: “Hello San Francisco, it’s me
SF: “You who?”
AG: “I’m Andrea.”
SF: “Ok Andrea, San Francisco here.”
AG: “Well…listen… I have an idea. Do you know that “good attitude” and “cordiality” will be one of the most important reason to bring people choosing for a service company or for a specific handyman?”
SF: ”No, we don’t know but we like your point.”
AG: ” Good… I can explain it.”
SF: “OK, come here.”
AG: “Yes I come,”

Il treno ad alta velocità intanto era arrivato alla stazione Reggio Emilia AV.

Con la cordialità e gentilezza che mi si confà ho chiuso la telefonata con San Francisco e sono sceso.

Arrivederci Roma.

San Francisco arrivo….

Twitter nomina Leslie Berland come nuovo CMO

leslie berland twitter

A pochi giorni dalle dimissioni di 4 top manager, Twitter annuncia di aver nominato come nuova responsabile Marketing Leslie Berland, ex responsabile Marketing di American Express. E ora gli occhi sono puntati sull’esperta Natalie Kerris, ex responsabile comunicazione di Apple.

E’ forse il caso di dire che Twitter, dopo il terremoto di qualche giorno fa che ha visto la fuga (se così possiamo definirla) di ben 4 top manager, non ha perso molto tempo. E in effetti non aveva poi tanto tempo e tante opzioni di scelta. Essere veloci in questi casi è la regola, per evitare ripercussioni sul piattaforma stessa (il prodotto) e sul titolo il borsa (il giorno dopo l’addio dei 4 manager il titolo è sceso di nuovo sotto i 17 dollari).

leslie berland twitter

Il primo vero rinforzo che va a coprire un ruolo importante come nuovo responsabile Marketing si chiama Leslie Berland, ex responsabile Marketing e Digital Partnership di American Express quindi proveniente dal mondo finanziario, ma è sicuramente una manager che ha dimestichezza  a lavorare in un team globale e sa come muoversi nel promuovere un prodotto a livello mondiale. E forse la sua esperienza proprio nel mondo finanziario potrebbe rivelarsi di aiuto per Twitter in questo preciso momento. E’ chiaro che siamo nell’orbita delle ipotesi e che questo tipo di nomine devono poi essere vagliate e apprezzate dai mercati e quindi dagli investitori.

Tanto per citare qualche di esperienza della Berland, è lei ad aver creato collaborazioni che si sono rivelate poi di successo con aziende come Apple, McDonald’s, Uber, TripAdvisor, VeriFone, Samsung, Foursquare, Facebook, Jawbone e anche Google. Background di tutto rispetto ma è chiaro che arrivare in un’azienda come Twitter in questo momento è senza dubbio arduo, servirà davvero un gran lavoro.

L’annuncio dell’arrivo di Leslie Berland in Twitter è stato dato da Jack Dorsey con un tweet (e non poteva essere diversamente) con cui ha dato il benvenuto alla nuova CMO (Chief Marketing Officer):

A seguire anche Adam Bain, attuale COO di Twitter e gestore ad interim di due dei ruoli lasciati vacanti qualche giorno fa, non ha voluto far mancare il suo saluto alla Berland, sempre con un tweet, sottolineando che la Berland era la prima della lista dei CMO presi in considerazione:

E anche la stessa Berland dal suo account Twitter si adegua ad utilizzare lo strumento, rispondendo al tweet di Dorsey:

E nel cercare di dare risposte pronte al mercato, agli investitori e anche agli utenti, Twitter starebbe per convincere anche Natalie Kerris, veterana di Apple con un passato di 14 anni a Cupertino come responsabile Comunicazione, ad assumere il ruolo di nuova responsabile Comunicazione dell’azienda di San Francisco. La Kerris è un personaggio molto conosciuto nella Silicon Valley e la sua grande esperienza potrebbe rivelarsi un’arma vincente per Twitter. Lavorerebbe a stretto contatto con Leslie Berland portando avanti il compito di comunicare il prodotto nella maniera corretta, cosa che fino ad ora non è stata fatta nella maniera giusta.

Vedremo quali saranno gli sviluppi, intanto, notizia molto fresca è che uno dei 4 top manager che aveva lasciato Twitter un paio di giorni fa, Kevin Weil (ex responsabile di prodotto) è il nuovo responsabile di prodotto di Instagram. Quindi il suo abbandono era motivato.

Il doodle di Google è per i 90 anni della Televisione di Baird

google doodle prima televisione baird

Il doodle che vediamo da oggi online sulla home di Google rappresenta l’omaggio ai 90 dalla Prima apparizione della Televisione. Il 26 gennaio del 1926 l’ingegner John Logie Baird sperimentò con successo quello che ad oggi è considerato il primo esempio di TV.

Il doodle che vediamo oggi sulla home di Google è l’omaggio ai 90 anni dalla prima apparizione della televisione. Il doodle che vediamo rappresenta fedelmente quello che era il primo esempio di TV realizzato dall’ingegnere scozzese John Logie Baird che realizzò nel 1925. La sperimentazione vera e proprio avvenne poi il 26 gennaio del 1926, quando venne effettuata la prima vera dimostrazione pubblica di trasmissione televisiva senza fili, di fronte a qualche decina di scienziati del Royal Institution e giornalisti invitati per l’occasione.

google doodle prima televisione baird

In quella che sembrava una “scatola”, le immagini in movimento rappresentavano solo delle silhouette, avevano quindi solo la doppia tonalità di grigio. Successivamente Baird riuscì a trasmettere a distanza immagini in movimento in bianco e nero. La trasmissione avvenne dal suo laboratorio alla stanza a fianco e rappresentava la ripresa del viso di William Taynton, un suo giovane collaboratore. La risoluzione verticale dell’immagine televisiva era di 30 linee e la frequenza delle immagini era di 5 immagini al secondo.

Baird Televisione

L’anno successivo alla sperimentazione, nel 1927, Baird con la sua “scatola” trasmise la televisione da Londra a Glasgow, quindi a 700 chilometri di distanza, attraverso una normale linea telefonica in cavo. Nel 1928, si tentò il passo più lungo realizzando la prima trasmissione televisiva transoceanica da Londra a New York. E sempre nel 1928 riuscì a trasmettere le prime immagini a colori.

Quella di Baird è chiamata “televisione elettromeccanica”, l’apparecchio di ripresa delle immagini e quello di visione si basavano su un dispositivo elettromeccanico inventato il 24 dicembre 1883 da Paul Gottlieb Nipkow, detto appunto il “disco di Nipkow”. Il modello di Baird fu in seguito sostituito dalla televisione elettronica, commercializzata a partire dagli anni Trenta. Ma questo di Baird resta il primo vero esempio di televisione e Google, giustamente, lo celebra.

Twitter perde pezzi, 4 top manager lasciano la società

twitter perde pezzi

In un contesto normale un ricambio potrebbe essere interpretato in altro modo, ma se si parla di Twitter in questo periodo ecco che proprio di ricambio “normale” non si può parlare. La notizia è che 4 top manager lasciano Twitter e sono altri guai per Jack Dorsey che ha confermato le voci con un tweet.

La modalità con cui si sono seguite le notizie e le successive conferme ricorda molto la modalità vista quando si era diffusa la notizia che Twitter sarebbe ormai pronta ad eliminare il limite dei 140 caratteri. In quel caso dai “rumors” sollevati da Re/code si arrivò poi alla (quasi) conferma da parte di Jack Dorsey. Stessa modalità anche in relazione alla notizia che 4 top manager lasciano la società, prima “rumors” sollevati sempre da Re/code, poi confermati dal CEO e co-fondatore, Jack Dorsey.

twitter perde pezzi

In un contesto normale la notizia che 4 manager lasciano la società potrebbe essere interpretata in un altro modo, o quasi, ma il contesto in cui Twitter vive in queste ultime settimane è tutt’altro che tranquillo. I manager che lasciano la società di Dorsey ricoprono ruoli importanti e sono: Alex Roetter, capo ingegneri; Katie Stanton, responsabile global Media, che in un post conferma di essersi dimessa per stare di più con la sua famiglia; Brian Schipper, responsabile risorse umane; e Kevin Weil, VP e responsabile di prodotto. Figure importanti per un’azienda come Twitter che vive proprio una crisi di prodotto che poi si riversa in tutti gli altri ambiti, e una notizia come questa non può essere non interpretata come nuovi guai per Dorsey.

E lo stesso Dorsey, poco dopo, conferma la notizia con un tweet, stessa modalità vista quando intervenne sui “rumors” a proposito dell’addio al limite dei 140 caratteri, con l’immagine del suo comunicato ufficiale:

Nel comunicato Dorsey si dice triste dell’addio dei top manager: “Alex e Kevin sono stati qui più di cinque anni e con i loro team sono passati da 0 a 2 miliardi di dollari di oggi”. E poi aggiunge anche che i ruoli verranno coperti da Adam Bain, COO, e da Adam Messinger, CTO.

A questi si aggiunge anche l’addio del general manager di Vine, Alex Toaff, che va a lavorare in Google sulla Realtà Virtuale, come da lui stesso confermato in un tweet:

Si può dire che Twitter perde pezzi? Si, si può dire e non è un bel segnale, specie se si considera come Twitter ha chiuso la settimana. Il pesante #TwitterDown della settimana scorsa ha poi provocato un pesante tonfo a Wall Street, arrivando a toccare una quotazione per azione di 17,48 dollari con un valore complessivo che era sceso addirittura al di sotto degli 11 miliardi di dollari.

Il problema che questa filone di addii non tranquillizza gli azionisti sulla situazione attuale di Twitter e sarà davvero difficile convincerli che è tutto sotto controllo.

Insomma, altri guai per Dorsey e il 10 febbraio ci sono i dati finanziari sull’ultimo trimestre del 2015, quello in cui lui ha operato.

[immagine di copertina di TechCrunch]

Coca-Cola, al via la campagna marketing Taste The Feeling

taste the feeling coca-cola

Coca-Cola, tra i brand più amati al modo, ha annunciato nei giorni scorsi l’avvio di una nuova campagna marketing che vale per tutti i marchi, è la prima volta che che accade. E per l’occasione è stato creato un’unica tag line: Taste The Feeling.

Coca-Cola, nome completo The Coca-Cola Company, è da sempre uno dei brand più amati e seguiti al mondo. Nel 2015 Interbrand ha riportato il colosso americano al terzo posto nel suo global ranking, dietro ad Apple e Google. L’azienda fondata nel 1892 ad Atalanta è stata poi sempre molto apprezzata per le sue campagne marketing e ce ne sono alcune che hanno davvero fatto la storia. Ma oggi per Coca-Cola inizia un nuovo corso. Per la prima volta il brand avvia una campagna marketing unica per tutti i marchi e per l’occasione lancia un’unica tag line: Taste The Feeling.

taste the feeling coca-cola

Nei giorni scorsi a Parigi, dove è stata presentata la campagna a livello mondiale, Marcos De Quinto, direttore marketing, ha spiegato il nuovo approccio “one brand” che ha lo scopo di estendere anche ai marchi Coca-Cola Light, Coca-Cola Zero e Coca-Cola Life “il patrimonio e il fascino iconico del marchio di bevande numero uno al mondo”.

La campagna Taste The Feeling, #TasteTheFeeling, trasmetterà quindi l’idea, una di quelle disponibili, che è “sempre un piacere semplice”. La nuova campagna mette dunque il prodotto al centro di tutto.

Col passare del tempo abbiamo scoperto che più presentiamo Coca-Cola come un’icona, più diventiamo piccoli” ha detto De Quinto. “La grandezza di Coca-Cola risiede tutta nel fatto di essere un piacere semplice. Di conseguenza, quanto più umili saremo, tanto più grandi diventeremo. Vogliamo aiutare la gente a ricordare il motivo per il quale ama il prodotto tanto quanto ama il marchio”.

La nuova campagna integrata, che sarà lanciata lungo tutto il 2016, usa uno “storytelling unico“, raccontando l’esperienza unica del prodotto.

Sono quattro le agenzie al lavoro per lo sviluppo dei contenuti di Taste The Feeling, e sono Mercado-McCann, Santo, Sra. Rushmore e Ogilvy & Mather le quali hanno già realizzato e prodotto una prima serie di 10 spot televisivi, oltre a materiali digitali, cartacei, out-of-home e shopper. E poi altri sei studi forniranno materiale creativo ulteriore, a mano a mano che la campagna evolverà.

Gli spot per la televisione offrono uno sguardo ravvicinato a storie, sentimenti e momenti universali che la gente condivide quando si gusta una Coca-Cola. E nel finale di ogni spot, tutta la famiglia dei prodotti di The Coca-Cola Company converge riunita sotto l’iconico disco rosso di Coca-Cola.

https://www.youtube.com/watch?v=A3ez5Ck4fm4

Il primo spot è Anthem e la canzone originale è interpretata da Conrad Sewell che farà da colonna sonora dell’intero spot e da colonna distintiva della campagna Taste the Feeling, confermando così la tradizione di The Coca-Cola Company di utilizzare nelle sue pubblicità una musica iconica e distintiva. E confermando il legame forte tra musica e Coca-Cola, infatti in questa nuova campagna di Taste The Feeling ci sarà anche Avicii, che da tempo collabora con The Coca-Cola Company, che ha avuto un ruolo importante nello sviluppo del brano di riferimento Taste the Feeling. Produrrà infatti ulteriori versioni per le campagne di Coca-Cola per la Coppa UEFATM EURO 2016 e i Giochi Olimpici di Rio del 2016TM.

Il doodle di Google di oggi è per i peperoncini di Wilbur Scoville

google doodle scoville

Il doodle di oggi che ci propone Google in realtà potrebbe essere inserito nella categoria dei “doodle-game”. E’ dedicato ai 151 anni dalla nascita del chimico americano Wilbur Scoville, colui che ha creato il test per misurare la piccantezza dei peperoncini, chiamato poi “Scoville Organoleptic Test”.

Solo un doodle di Google poteva regalarci un doodle del genere per far conoscere davvero a tutti (anche a coloro che non lo avevano mai sentito nominare) chi ha misurato la piccantezza dei peperoncini. Ecco spiegato il doodle di oggi sul Google che ancora una volta, con una metodologia assolutamente originale ed imprevedibile, ci propone un momento interessante legato alla conoscenza associandolo anche ad un momento di divertimento/intrattenimento.

google doodle scoville

Ebbene, il doodle è dedicato al chimico americano Wilbur Scoville, in occasione dei 151 anni dalla sua nascita. E Scoville è un personaggio importante perchè a lui dobbiamo il modo per misurare quanto siano piccanti i peperoncini, grazie al suo test approntato nel 1912, il Scoville Organoleptic Test (SOT), conosciuto anche come la Scala di Scoville.

In pratica, i peperoncini contengono una sostanza chiamata “capsaicina“, quella che ci trasmette il senso di bruciore, e dalla concentrazione di questa sostanza dipende il senso di piccantezza tipico dei peperoncini. Scoville aveva approntato un sistema per la misurazione della concentrazione della capsaicina basandosi sull’assaggio diretto dei frutti con un gruppo di assaggiatori. E quindi il peperone indica un livello di SHU (l’unità di misurazione di Scoville) pari a zero, mentre il Carolina Reaper, il più piccante al mondo, può arrivare fino a oltre i 2 milioni di SHU. Capite bene cosa significhi mangiare questo peperoncino della Carolina del Sud (Usa). Anche il Bhut Jolokia è molto piccante, poco meno del Carolina Reaper, con oltre 1 milione di SHU.

E nel doodle trovate un simpatico giochino per neutralizzare la piccantezza dei peperoncini che consiste nel coplire i peperoncini con palline di gelato. Infatti per neutralizzare il senso di bruciore che rilascia la capsaicina basta del latte oppure acqua e zucchero. E il gelato è è fatto proprio con questi ingredienti.

Wilbur Scoville nacque il 22 gennaio del 1865 a Bridgeport, nel Connecticut (Usa).

Ma a voi piacciono i peperoncini?

peperoncini scoville piccantezza

Social TV, Nielsen da oggi monitora anche Facebook

social tv nielsen social content

A proposito di Social TV da oggi Nielsen comincerà a monitorare anche le conversazioni su Facebook all’interno della “Social Content Ratings”. Le nuove metriche forniranno, dunque, al mercato dati omogenei e indipendenti. Le nuove misurazioni saranno  disponibili  anche nel nostro paese entro la prima metà di quest’anno.

Il fenomeno della Social TV nasce e si sviluppa essenzialmente su Twitter, proprio perchè è una piattaforma che per le sue caratteristiche è quella che ha agevolato meglio lo sviluppo del fenomeno. E la gran parte delle misurazioni trovava fondamento proprio si questo canale. Non che non venissero considerate anche altre piattaforme, ma Twitter è sempre che ha restituito i risultati più importanti, sia in termini quantitativi che qualitativi. Ma lo scenario sta cambiando e ce lo conferma la notizia di oggi. Infatti, Nielsen, una delle società più importanti al mondo nella ricerca e analisi di mercato, comincerà a considerare anche le conversazioni, relative a contenuti televisivi, che si sviluppano su Facebook. Quindi verrà arricchita la Nielsen Twitter TV Ratings che da oggi si chiamerà Social Content Ratings e sarà  disponibile  in  Italia  entro  la  prima  metà del 2016 come in tutti i mercati in cui è già presente Nielsen Twitter TV Ratings (USA, Australia e Messico). Successivamente le misurazioni di Nielsen Social Content Ratings saranno ampliate anche alle interazioni su Instagram.

social tv nielsen social content

La nuova piattaforma  fornirà una misurazione standardizzata e indipendente delle metriche disponibili per i diversi social media e includerà:

  • Social Media Authorship (post e tweet);
  • Engagement (commenti, like, risposte, retweet, condivisioni);
  • Reach (audience e impression);
  • Demographics (sesso  ed  età).

Nielsen Social Content Ratings è stato progettato secondo le indicazioni in materia di social media del Media Rating Council (MRC), in collaborazione con IAB, WOMMA e l’American Association of Advertising Agencies (4As).

Le nuove metriche si baseranno sull’impianto metodologico di rilevazione che Nielsen ha sviluppato negli ultimi tre anni, a partire dall’iniziale accordo con Twitter. E poi, con Nielsen Social Content Ratings saranno disponibili, per la prima volta, metriche aggregate e anonime relative alle conversazioni sui programmi TV che si svolgono su Facebook, inclusi i post condivisi solo con gli amici oltre a quelli postati pubblicamente, nel pieno rispetto della privacy.

Quindi, con Social Content Ratings, da una parte i broadcaster potranno valutare in maniera ancora più completa l’efficacia delle strategie di coinvolgimento e cogliere al meglio la relazione tra attività sui social e fruizione televisiva, e dall’altra le agenzie e advertiser avranno a disposizione un nuovo strumento per implementare le proprie strategie di planning e buying.

Grande novità dunque, ma voi commentate i programmai tv anche via Facebook? Fateci sapere cosa ne pensate.

[l’immagine è stata elaborata liberamente da @franzrusso, qualora i marchi la ritenessero non adeguata sarà rimossa immediatamente]

La Paura di un’Identità nuova nella vita e sul Web

paura cambiamento

La Paura di cambiare ci rende impotenti ed è l’ostacolo che ci impedisce di passare da un’Identità ormai vecchia a una nuova, rinnovata, innovativa. Per farlo, dobbiamo attraversare l’incertezza: prendiamo la paura per mano e facciamo il primo passo. Anche cadendo, pur di diventare migliori.

Esiste un aforisma perfetto per parlare di Trasformazione: “La vita è come un ponte: attraversalo pure, ma non costruirci mai una casa sopra”.

Dico perfetto perché dà l’immagine immediata di quanto possa essere scivoloso il terreno del mutamento – e di cambiamento ho già scritto qui: La difficoltà del Cambiamento, fuori e dentro il Web.
Rinnovare lo stile di vita, innovare le nostre abitudini, evolversi per migliorare sono passaggi indispensabili nella vita personale.
E lavorando sul Web? Modificare il proprio team, rinnovare il blog, adottare strategie di Social Media Marketing del tutto diverse dalle precedenti. Leggere, leggere, leggere e imparare leggendo.
Tutte situazioni da cui non ci possiamo tirare indietro. Soprattutto perché nel mondo dei Social Network le novità sono quasi quotidiane.
Quel ponte, che sia solido o meno, lo dobbiamo per forza attraversare.

paura cambiamento

Tuttavia, ne abbiamo una grandissima Paura e la paura è il motivo per cui rimandiamo il cambiamento e rimaniamo fermi.
E più passa il tempo più diventiamo immobili, fino a essere statici. Impotenti.
Perché tanta Paura?

Stiamo lasciando la nostra Zona di Confort per una strada nuova, che non possiamo sapere di preciso quanto sarà difficile, efficace e utile a noi e agli altri.
Come spesso si è letto e scritto, fare il primo passo è la cosa più difficile.
Almeno fino a quando non ti rendi conto che, se quel primo passo non l’avessi fatto, avresti avuto problemi molto seri.
Altro aforisma perfetto: “Iniziare un nuovo cammino ci spaventa, ma dopo ogni passo ci rendiamo conto di quanto fosse pericoloso rimanere fermi”. (R. Benigni)
Perché si perde la forza, si perde l’ispirazione e quella spinta interiore necessaria per costruire, creare, crescere. Dare nuovi frutti. Rimanere fertili.
Avere successo.

La nostra casa ha sempre gli stessi muri.
Per quanto possiamo svegliarci energetici alla mattina, nulla cambia se non siamo noi a spostare i confini. E il passo più difficile è quello di aprire la finestra, la mente.
Ascoltare, accettare di confrontarsi con pareri contrari, scambiare i propri panni con quelli degli altri. Tentare soluzioni diverse.
Non è detto che la prima strada nuova sia quella giusta.
Si cade.
Ci si fa anche male.
Ci si rialza e si riprova a rifare quel primo passo fuori di casa.
Fino a che una sera, stanchi e un po’ provati, sentiremo una soddisfazione indescrivibile, che non abbiamo mai provato prima. Quella di esserci arricchiti.

Nella nostra Identità – all’interno della nostra casa – abbiamo una struttura precisa e soprattutto solida. Comprovata.
Carattere, reazioni, abilità, competenze specifiche, ma anche abitudini e condizionamenti.
Possiamo mettere il pilota automatico quando siamo stanchi, con la certezza interiore che non ci saranno guai.
Ogni nostra scelta è piuttosto prevedibile, perché è frutto di mille altre scelte più o meno uguali.
E’ questo che ci rende sicuri.
Protetti. Tranquilli.
Questo non è per forza qualcosa di sbagliato. Diventa sbagliato quando viene meno l’arricchimento, la crescita sana, la felicità. Quindi il benessere personale e lavorativo.
Allora ci si irrigidisce, si tende a mettere i problemi sotto al tappeto e ci si rifiuta di affrontare la realtà.
Si arriva addirittura a preferire l’infelicità e il senso di inadeguatezza pur di non fare quel passo.
Torno alla mia domanda iniziale. Perché tanta Paura di cambiare?

Cambiare significa prima di ogni cosa perdere l’Equilibrio.
Decostruirsi. Disfarsi di se stessi come si era fino a quel momento.
Essere costretti – spesso molto in fretta – a distruggere quella Stabilità che avevamo e che, di fatto, era la nostra stessa Identità.
Lo si fa per ricostruire un’Identità nuova, certo. Eppure quel momento di passaggio è vulnerabilità pura.
Come quando arriva una tempesta: non si vede più niente, è necessario aspettare che tutto si calmi, si assesti e che la polvere si posi a terra prima di pretendere di vedere di nuovo la luce.
“Se vuoi fare un passo avanti, devi perdere l’equilibrio per un attimo”. (M.Gramellini)

Sì, ma quanto è lungo questo attimo?
Se perdiamo l’equilibrio siamo deboli, vulnerabili, fragili.
Rischiamo di essere indifesi e attaccabili, quanto meno estremamente esposti.
Ci hanno insegnato, invece, che non si piange, che non si deve mostrare il fianco, che se si cade si deve negare il dolore e rialzarsi più forti di prima.
Professionalmente parlando, almeno.
Non si mostra mai il lato debole di sé. Non si dice, non si fa.

Ecco. Alle persone che amo, invece, io auguro di piangere se sentono male, di gridare, sfogarsi e sentirsi liberi di urlare.
Alle persone che amo auguro di non negare mai il male che provano cadendo, perché non si ritrovino in fretta a indossare una maschera che è solo un falso scudo.
Anche, e soprattutto, professionalmente parlando.

I cambiamenti fanno paura perché abbiamo il terrore di perderci nel buio e nelle nostre debolezze.
Tutte le nostre debolezze emergono per forza in quel momento di Squilibrio tra vecchio e nuovo.
E’ necessario distruggere le certezze che hanno retto la nostra Identità passata.
Rimetterci in gioco a carte scoperte, attraversando inermi un passaggio in cui non siamo noi a governare la via.
La paura è benvenuta, direi.
Fa parte delle emozioni che costruiranno la nostra nuova Identità.
Perché avere paura è un segnale di allarme incredibilmente efficace. Non sbaglia un colpo nell’avvertirci di quello che non funziona.

Vogliamo vivere da protagonisti la nostra unica vita? Prendiamo la paura per mano.
Attraversiamo il ponte, impauriti, cadendo e sperando di non farci troppo male, e raggiungiamo la sponda opposta del fiume.
Solo se avremo spazzato via tutto ciò che eravamo potremo costruire un nostro Sé – una nostra Identità – pronta ad adattarsi al nuovo.
A diventare competitiva grazie a competenze innovative, emozioni vere, indole forte rinnovata.
Solo se non restano retaggi personali e culturali vecchi, appassiti, potremo spiegare le ali e stupire i competitor nel nostro lavoro.

Una farfalla non si guarda indietro per tornare bruco.
Noi siamo già pronti per cambiare e fare quel passo che manca per spiccare il volo.
Perché non usare la paura come segnale di quanto possiamo ancora migliorare nella nostra vita?

Steve Jobs, nel film il volto umano del genio

steve jobs

A distanza ormai di cinque anni dalla sua morte, la figura di Steve Jobs è ancora tutta da scoprire. Il film in uscita giovedì 21 gennaio nelle sale italiane, “Steve Jobs”, regia di Danny Boyle e interpretato da un grande Michael Fassbender, rivela il volto umano di un personaggio che ha segnato il nostro tempo.

Manipolatore o genio? Opportunista o visionario? Egoista o altruista? Sono queste le domande che ci si pone dopo aver visto “Steve Jobs“, in uscita nelle sale italiane il prossimo giovedì, 21 gennaio 2016. Come si sa, parlare di Steve Jobs non è mai stato facile, soprattutto per via del suo ormai leggendario carattere o per via di tanti aspetti della sua vita, anche poco esplorati. Ecco che il nuovo film sul fondatore della Apple, “Steve Jobs”, cerca di far conoscere un nuovo volto di questo personaggio, ed è un volto più intenso e anche più umano. Tante volte si è parlato di quanto fosse, esigente, maniacale al limite dell’ossessione, con una vita privata che presentava tante ombre. Ecco, possiamo dire che questo film ci fa conoscere un aspetto nuovo di Steve Jobs, più reale, nel senso di più vicino alla realtà. E l’operazione da questo punto di vista è assolutamente riuscita.

steve jobs

Steve Jobs è il film diretto da Danny Boyle (premio Oscar miglio regia per The Millionaire; Trainspotting), la sceneggiatura è del premio Oscar (The Social Network) Aaron Sorkin e si basa sulla biografia del fondatore della Apple scritta da Walter Isaacson, quella più letta fino ad oggi. Ad interpretare Steve Jobs c’è Michael Fassbender (candidato per questo ruolo agli Oscars 2016 come miglior attore) e nel cast ci sono anche Kate Winslet, nel ruolo di Joanna Hoffman, l’ex direttrice marketing della Macintosh, il suo vero angelo custode. Seth Rogen nel ruolo del co-fondatore Steve Wozniak, il co -fondatore della Apple che rivendicherà sempre il suo genio nei confronti di colui che vuole approfittarsene, e Jeff Daniels nel ruolo dell’ex CEO della Apple, John Sculley, l’ex CEO della Pepsi che Jobs vuole a tutti i costi al suo fianco all’inizio dell’avventura.

steve jobs fassbender

Il film ruota attorno a tre grandi lanci, che si trasformano lungo il film in tre grandi atti e sono quello del Macintosh del 1984, quello del lancio de Next Cube del 1988 e quello del grande lancio di iMac del 1998. Tre grandi momenti che hanno segnato la vista di Steve Jobs, uomo descritto come mostro per la sua ricerca maniacale della perfezione, del suo essere rude, ossessivo. Ma nel film si vede anche la sua grande capacità  di “vedere oltre”, di saper interpretare i momenti e soprattutto di saperli trasformare in realtà. Emblematica una delle scene finali in cui, rivolgendosi alla figlia Lisa le dice che le metterà presto 100, mille canzoni in un lettore “perchè non sopporto che vai in giro con quel walkman”. Ovvio che alludeva all’iPod che venne poi lanciato nel 2001.

steve jobs fassbender winslet

steve jobs figlia

A fare da cornice al film sono le contraddizioni e le paure di Steve Jobs, a cominciare del tormentato rapporto con la sua ex compagna e sua figlia Lisa, una figlia che lui non vuole riconoscere ma che poi, col passare degli anni sentirà sempre più sua. L’adozione che comunque caratterizza e influenza la vita di Jobs, quella sensazione di sentirsi escluso che poi finirà per “sfogare” con il suo genio, lui che non è un ingegnere, non è un designer, ma che sapeva mettere insieme i talenti (a suo modo) proprio come fa un direttore d’orchestra. Il rapporto altrettanto tormentato con la sua creatura, la Apple, l’azienda che lui fonda in un garage nel 1976 (quest’anno sono 40 anni) insieme a Steve Wozniak. E lo stesso rapporto con Wozniak (che ha partecipato alla realizzazione di questo film) viene raccontato in maniera molto realistica.

Insomma, Steve Jobs, è uno di quei film da vedere per conoscere a fondo questo personaggio che, nonostante non fosse un ingegnere o un designer, ha segnato il nostro tempo.

Da Wind Business ecco Wind Smart Office per le PMI

wind smart office

In seguito alla recente partnership siglata con Microsoft, Wind propone all’interno della sua offerta rivolta al Business una soluzione che si adatta alle PMI. Le aziende che sceglieranno Wind Business avranno l’opportunità di accedere ad un’altra offerta: Wind Smart Office. E vediamo di cosa si tratta.

Wind da sempre dimostra grande attenzione alle aziende italiane, proponendo sempre soluzioni in grado di permettere loro di poter portare avanti il proprio business. E siccome il tessuto imprenditoriale italiano è fatto da piccole e medie aziende, l’offerta di cui vi parliamo oggi si rivolge proprio alle PMI.

In un’ottica di offrire soluzioni sempre più efficienti e produttive, in un’ottica di una evoluzione sempre più digitale, oggi scegliendo Wind Business si ha la possibilità di accedere ad un’altra offerta davvero interessante, frutto della recente partnership siglata di  recente con Microsoft.

In pratica, alla campagna Wind Business è abbinata all’offerta Wind Smart Office, la nuova offerta di Wind Business basata su una soluzione di centralino virtuale in cloud, con incluse 3 utenze Microsoft Office 365. E’, come dicevamo prima, un’offerta dedicata alle PMI che si inseriscono perfettamente nel concetto di Smart Innovation nell’ambito della Smart Choice proposta da Wind Business:

  • Smart Offers: offerta chiara, semplice e completa, sempre al giusto prezzo;
  • Smart Assistance: assistenza eccellente grazie ai nuovi strumenti digitali;
  • Smart Innovation: soluzioni innovative che migliorano e semplificano il tuo lavoro.

Una soluzione quindi che guarda alla mobilità, offrendo i migliori strumenti per poter lavorare al meglio anche quando si è in movimento, avendo la stessa efficacia di quando si lavora in ufficio. E quali sono i vantaggi che offre la soluzione Wind Smart Office?

  • poter ricevere e gestire le chiamate dirette al numero fisso dell’ufficio dal proprio smartphone;
  • avere sempre a disposizione la rubrica aziendale;
  • potere chiamare i propri clienti e fornitori dallo smartphone, ma presentandosi col numero fisso (che spesso è quello più noto);
  • abbattere i costi e ridurre le complessità gestionali rappresentate dal dover gestire hardware obsoleti come i centralini.

E quindi, approfittando di questa nuova offerta, le aziende possono avere le funzionalità di un centralino fisico, e di conseguenza avere più numeri di interno fisso in azienda e gestire il flusso di chiamate verso questi interni, senza che sia necessario l’apparato fisico che infatti diventa un semplice software. I servizi di fonia quindi si configurano e si attivano su web e l’ufficio è sempre in tasca grazie ad un App che porta il numero fisso sullo smartphone, oltre a mettere a disposizione altre funzionalità (ad esempio l’invio di fax). Con questa offerta, Wind Business di rafforza l’offerta integrata fisso-mobile con una soluzione assolutamente.

Insomma, Wind Smart Office e Microsoft Office 365 coniugano i vantaggi del cloud alle funzionalità innovative di telefonia tecnologicamente all’avanguardia; il tutto sempre disponibile anche dai dispositivi mobili, ossia smartphone e tablet.

Buzzoole

Digital Magics, l’incubatore di startup apre la sua sede a Palermo

Digital Magics, l’incubatore di startup ha da ieri aperto ufficialmente a Palermo la sua prima sede in Sicilia. L’occasione è stata anche quella di far conoscere lo stato delle startup nella regione. Con 84 startup innovative è Catania la provincia leader nella regione davanti a Palermo (71), Messina (33) e Agrigento (18). In coda sono Enna e Ragusa rispettivamente con 3 e 2 startup attive.

Digital Magics, business incubator quotato sul mercato AIM Italia di Borsa Italiana (DM),  mette a segno un altro tassello importante per quanto riguarda le startup in Italia e da ieri ha aperto ufficialmente, in collaborazione con la società partner Factory Accademia, Digital Magics Palermo, la sua prima sede in Sicilia.

digital magics startup palermo

La nuova sede Digital Magics di Palermo è un open space di 500 metri quadri aperto tutto il giorno (dalle 8.00 alle 21.00) dotato di 12 box separati, scrivanie e sale riunioni e un’area relax. Il Giornale di Sicilia ha creduto fin dall’inizio nel progetto con Factory Accademia diventando partner di Digital Magics sul territorio e mettendo a disposizione gli spazi.

digital magics palermo

Uno spazio di co-working in partnership con Talent Garden, il più grande network europeo di co-working focalizzato sul settore digitale (partecipato al 30% da Digital Magics), con cui è stato sottoscritto un accordo strategico. Un punto di aggregazione fisico per gli imprenditori digitali e i creativi, collegato in tempo reale con gli altri 13 TAG italiani (3 a Milano, Roma, Bergamo, Brescia, Cosenza, Padova, Genova, Pisa, Pordenone, Sarzana, Torino) e quelli di Barcellona, Tirana e Kaunas (Lituania).

L’occasione dell’apertura del nuovo spazio innovativo in Sicilia è stata anche quella di far conoscere lo stato delle startup nella regione. E sono 246 le startup siciliane iscritte al registro nazionale, il 4,8% del totale nazionale. Con 84 startup innovative (34% del totale regionale) Catania è la provincia leader nella regione e precede Palermo che ne ha 71 (29%). Più distanziate le provincia di Messina con 33 startup (13%) e Agrigento con 18 (7%) mentre sono poco più di una decina quelle presenti a Caltanissetta e Trapani (12 ciascuno, 5%), e Siracusa (11 – 4%). In coda alla graduatoria sono Enna e Ragusa dove sono attive rispettivamente 3 (1%) e 2 (0,8%) startup. Si tratta prevalentemente di società a responsabilità limitata (srl) e poche società cooperative.

A Catania e Palermo, dove si concentrano più della metà delle startup siciliane, le aziende innovative si occupano soprattutto di produzione di software e consulenza informatica: se nel palermitano e nel siracusano rappresentano il 30%, nel catanese arrivano al 47%. Sono tante anche a Messina (30,8% del totale) e Siracusa (33,3%). In provincia di Palermo (17,2%) ci sono in percentuale più startup nel settore della ricerca scientifica e sviluppo che a Catania (14,1%). Fra le startup anche diversi studi di architettura e ingegneria, collaudi e analisi tecniche. Ad Agrigento sono quasi un quarto del totale (21,4%), a Palermo il 7,8%.

La capitalizzazione media delle startup siciliane, secondo i dati di Digital Magics, è di 10 mila euro.  Se a Palermo sono il 76% del totale (54 su 71) a Catania arrivano al 77% (65). Anche a Messina pesano per oltre i due terzi (76% e 25) così come ad Agrigento (78%) e Caltanissetta (83%). Si scende sotto questa soglia solo a Trapani (67%) e Siracusa (72%). Nel catanese solo il 14% (12) delle imprese innovative ha un capitale sociale fino a 50 mila euro mentre sfiorano il 5% (4) quelle con capitale da 50 a 250 mila euro. Sono meno le startup palermitane con capitale da 10 a 50 mila Euro (quasi il 10% del totale), ma sono di più (8%) quelle da 50 a 250 mila euro. L’unica startup siciliana che supera i 5 milioni di euro di capitale sociale è nel ragusano e opera nel comparto energetico.

In Sicilia la prima startup viene fondata nel 2009, ma il vero boom di iscrizioni nel Registro delle Imprese Innovative si è registrato nel 2014 (84 iscrizioni in Sicilia) con Palermo (33) davanti a Catania (25). Nel 2015 il trend è rallentato stavolta con una maggiore natalità di imprese innovative nel catanese (23) rispetto al capoluogo (19).  L’analisi di Digital Magics sul versante economico-finanziario ha evidenziato come grazie al fondo di garanza per le startup del Ministero dello Sviluppo Economico, fino all’agosto dello scorso anno, sono arrivati in Sicilia quasi 6,5 milioni di euro mentre nel 2014 su 297 operazioni di venture capital appena 5 hanno riguardato l’isola contro i 13 della Campania.
digital magics startup italia palermo

Come potete vedere dalla tabella in alto, le regioni con la più alta densità di startup in Italia sono la Lombardia (21,9%), Emilia Romagna (11,2%) e Lazio (9,7%). La Sicilia ha una densità di startup del 4,8%, mentre la Campania è la prima regione del sud da questo punto di vista con una densità di startup del 6%.

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