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Topsy, il motore per retweet

Topsy
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Cercando qualche informazione in più su questo nuovo motore, sono risalito a questo post di Michael Arrington su TechCrunch che da una bella descrizione di come lavora Topsy. Stiamo parlando di un motore di ricerca, ma di un motore di ricerca particolare, non proprio alla Google. Infatti a differenza di Google che vede il web come documenti e analizza il comportamento dei link in modo tale da preferire i documenti meglio linkati piuttosto che quelli che concorrono tra loro con le stesse keywords o argomenti. E con l’arrivo dei blog che si aggiornano in maniera poco regolare, Google finisce per indicizzare meglio quelli più diffusi e popolari. Tutta questa attività genera una massa enorme di contenuti a tal punto che Google, come gli altri motori molto meno attrezzati, fanno difficoltà a starvi dietro.

Ora secondo quello che dice Michael, am anche secondo quello che sostengono anche altri esperti di web, molto di questo contenuto sta sui social network, quindi facebook, twitter, friendfeed, digg. In particolar modo su Twitter, grazie al suo modo rapido di poter produrre messaggi in poco tempo, sebbene in 140 caratteri. Quindi cosa fa Topsy? Ricerca appunto tra gli utenti su Twitter.  30 milioni di utenti di Twitter sono un esercito che produce una montagna di contenuto di informazione. Topsy dice da questi utenti partono ogni giorno dei link interessanti per il web. Alcuni di questi utenti hanno maggiore influenza rispetto ad altri. E alcuni collegamenti vengono inviati da un sacco di utenti di Twitter. Topsy utilizza proprio questi collegamenti come base per il proprio motore di ricerca, combinati con le informazioni contenute nel messaggio di Twitter. La ricerca viene filtrata molto rapidamente. I link sono ordinati mettendo in rilievo gli utenti più influenti, che sono quelli che producono più contenuti. Ma la cosiddetta influenza aumenta coi retweet, ed è questa la grande novità di Topsy. Che significa retweet? Prendiamo la definizione proprio da qui

La pratica del retweet (o re-tweet, o ancora semplicemente abbreviata in RT, nei post) è molto diffusa fra gli utenti americani o internazionali di Twitter, ma pressoché sconosciuta agli italiani. Un retweet è un post su Twitter che ne riprende semplicemente e direttamente un altro, aggiungendo la sigla RT e un reply all’utente citato. Nella forma più ortodossa, un retweet non comprende che pochissime parole di commento, sia per via della necessaria brevità in Twitter, sia per mantenere il più possibile intatto il senso del tweet che, così, viene rapidamente propagato in giro per la twittosfera. Il retweet vale sia per i post che contengono link, sia per quelli che non ne contengono, anche se la pratica è nota soprattutto per i post del primo tipo.(…) Insieme ai reply, il retweet è la forma più immediata per procurarsi nuovi amici interessanti o interessati ai nostri stessi temi. Ed è anche, usata con le dovute cautele, un modo per informare o intrattenere i nostri follower. E’ una macchina estremamente semplice ma, se posta in esecuzione per il giusto argomento e al momento opportuno, può dare dei risultati in termini di viralità per link che pochissimi effettivi strumenti di social bookmarking possono vantare, e forse nessuno.

Topsy non vede il numero di seguaci che seguono questo o quel link. Quindi, l’influenza è acquisita quando tu retweet altri link che hai inviato. E quando tu retweet altri, perdi un po ‘di influenza. Mentre si guadagna maggiore influenza quando altri retweet a te. Quindi più retweet, più influenza. E più possibilità si ha di diventare un user Twitter importante.

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Franz Russo Blogger, Digital Strategist
Franz Russo, fondatore, nel 2008, del blog InTime, ho collaborato con grandi aziende nazionali e internazionali, come consulente per strategie di comunicazione e come divulgatore. Da sempre impegnato nella comunicazione digitale, cerco di unire sempre una profonda passione per l’innovazione tecnologica a una visione olistica dell’evoluzione dei social media e degli strumenti digitali. Il mio percorso professionale in questo campo, iniziato nel 2007, è stato caratterizzato da un costante impegno nel raccontare e interpretare i cambiamenti nel panorama digitale. Il mio approccio si basa su un mix di analisi strategica, creatività e un profondo impegno per il racconto e la divulgazione.
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