Dopo 500 giorni di silenzio dall’apertura dell’indagine europea su X, venti deputati UE scrivono alla Commissione: bias algoritmico, disinformazione e rischio per la democrazia al centro della lettera.
Sono passati 500 giorni da quando l’Unione Europea ha aperto un’indagine formale contro X, la piattaforma di proprietà di Elon Musk, per presunte violazioni del Digital Services Act (DSA). Da allora, silenzio. Nessuna comunicazione ufficiale, nessun provvedimento. Solo un’attesa che si fa ora sempre più difficile da giustificare.
E così, il 30 aprile 2025, un gruppo di venti eurodeputati (Renew Europe, Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici, Verdi/Alleanza Libera Europea) ha deciso di rompere l’attesa. In una lettera, con il deputato UE Sandro Gozi primo firmatario, inviata alla vicepresidente della Commissione Henna Virkkunen, responsabile per la Sovranità Tecnologica, la Sicurezza e la Democrazia, si chiede un aggiornamento immediato sullo stato dell’indagine.
“A partire da domani, 1° maggio 2025, saranno trascorsi esattamente 500 giorni dall’inizio dell’indagine, e la mancanza di un esito conclusivo risulta sempre più allarmante”, si legge nelle prime righe della lettera”.
Un documento diretto, dettagliato e ben strutturato, che rappresenta non solo un richiamo politico, ma anche una denuncia chiara su quanto sta accadendo all’interno di X.

Il contesto: un’indagine lunga e silenziosa
Il procedimento formale era stato annunciato dalla Commissione Europea il 18 dicembre 2023. Le violazioni contestate erano numerose: mancanza di trasparenza algoritmica, gestione opaca dei contenuti, disinformazione, e gravi carenze nel contrasto ai contenuti illegali.
A distanza di oltre un anno e mezzo, la situazione non solo non è cambiata, ma secondo numerose ricerche e inchieste giornalistiche sarebbe addirittura peggiorata. In aprile, il New York Times ha anticipato che la Commissione potrebbe comminare una multa da oltre 1 miliardo di euro, innescando una nuova fase di tensioni tra Bruxelles e Washington.
La lettera dei deputati europei si inserisce proprio in questo vuoto normativo e comunicativo, chiedendo risposte precise e immediate.
Le accuse: bias algoritmico, manipolazione politica, opacità
Uno degli aspetti centrali della lettera riguarda il presunto bias algoritmico della piattaforma. Diversi studi, citati in modo puntuale nel documento, evidenziano come X favorisca contenuti di estrema destra e, soprattutto, amplifichi sistematicamente i post dello stesso Elon Musk.
“Ricerche indicano un possibile bias algoritmico su X che favorirebbe in modo sproporzionato contenuti dell’estrema destra e amplificherebbe i post del proprietario della piattaforma.”
In particolare, viene citato uno studio dell’Università del Queensland che documenta un aumento medio del 138% nelle visualizzazioni dei post di Musk dopo il 13 luglio 2024. Un dato che coincide con il suo sostegno pubblico a Donald Trump per la corsa presidenziale statunitense.
E non si tratta solo di Stati Uniti. La lettera denuncia anche interferenze nei processi elettorali europei, citando:
-
il sostegno pubblico di Musk al partito tedesco di estrema destra AfD;
-
una campagna di disinformazione contro il primo ministro britannico Keir Starmer;
-
la diffusione virale di fake news durante i disordini a Dublino nel novembre 2023;
-
la difesa pubblica di Musk del candidato romeno di estrema destra Călin Georgescu, squalificato per interferenze russe.
Tutti episodi che, messi in fila, delineano un pattern molto chiaro: X non è più solo una piattaforma neutrale, ma uno strumento che può distorcere il discorso pubblico e minare i processi democratici.
Le richieste: risposte concrete dalla Commissione
I deputati non si limitano a esprimere preoccupazione: chiedono risposte dettagliate e operative su otto punti fondamentali. Tra questi:
-
Trasparenza algoritmica – che risultati sono emersi dalle indagini tecniche inviate a X a gennaio 2025?
-
Valutazione dei rischi elettorali – è stato consegnato il report di rischio previsto dal DSA? Quali misure si intendono adottare prima del prossimo ciclo elettorale?
-
Misure provvisorie – la Commissione intende intervenire con sanzioni o sospensioni se X continuerà a disattendere le richieste?
-
Audit indipendente – l’audit esterno previsto è già stato avviato? Quando saranno resi pubblici i risultati?
-
Tempistiche procedurali – qual è il calendario previsto per i prossimi passaggi, fino a una decisione finale?
A queste domande se ne aggiungono altre di carattere generale, tutte volte a capire se la Commissione sia davvero pronta a far rispettare le regole del Digital Services Act.
Una questione che riguarda la tenuta democratica
La lettera si chiude con un richiamo forte ai principi fondanti dell’Unione Europea:
“L’integrità dei nostri processi democratici e l’applicazione delle normative europee sono in gioco. Confidiamo che la Commissione agirà con decisione per difendere questi principi.”
Difficile non condividere questo appello. Dopo 500 giorni di attesa, e con una mole crescente di indizi, inchieste e dati, la credibilità del DSA come strumento di regolazione dipende dalla risposta che Bruxelles sarà in grado di offrire.
In un contesto in cui le piattaforme digitali non sono più solo spazi di espressione, ma strumenti di potere, la richiesta dei deputati europei suona come un richiamo non solo al rispetto della legge, ma alla tutela della democrazia stessa.
In basso il testo integrale della lettera.