Dalla violenza online alla prevenzione clinica, la tecnologia offre strumenti concreti per proteggere le donne. La giornata contro la violenza sulle donne è l’occasione per conoscere chatbot e Intelligenza Artificiale che trasformano il digitale in alleato.
Quasi duemila casi sospetti di violenza sulle donne, rimasti invisibili ai registri ufficiali del sistema sanitario, sono stati identificati da un algoritmo. La verifica manuale su un campione ha confermato la correttezza delle predizioni nel 96% dei casi.
Non è fantascienza, è il progetto ViDeS (Violence Detection System) dell’Università di Torino, presentato proprio oggi, 25 novembre 2025, nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
La notizia, rilanciata da Euronews e Il Sole 24 Ore, rappresenta plasticamente il punto in cui ci troviamo. E cioè, la tecnologia, e in particolare l’intelligenza artificiale, dal ruolo di potenziale minaccia (deepfake, stalkerware, molestie online) passa anche a quello di alleato concreto nella prevenzione e nel contrasto della violenza di genere.
In pratica, la tecnologia e quindi anche la IA rivestono questo duplice ruolo di minaccia e alleato. E in questa giornata guardiamo insieme cosa davvero possono fare come alleati.
La violenza digitale al centro dell’agenda ONU
La campagna 2025 delle Nazioni Unite si intitola “UNiTE to End Digital Violence against Women and Girls” e pone al centro proprio la violenza digitale. Non è una scelta casuale. I dati dell’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere sono molto chiari: una donna su dieci in Europa ha già subito violenze digitali prima dei 15 anni; e il 58% delle adolescenti subisce molestie sui social media quasi ogni giorno.
La violenza digitale comprende un ventaglio di comportamenti: diffusione non consensuale di immagini intime, cyberstalking, deepfake pornografici, discorsi d’odio, tracciamento delle attività tramite stalkerware.
Secondo le Nazioni Unite, il 95% degli abusi online avviene contro le donne, e nel 70% dei casi chi subisce violenza digitale subisce anche violenza fisica o sessuale dal partner.
Il costo economico stimato dal Parlamento Europeo oscilla tra i 49 e gli 89 miliardi di euro annui in Europa, includendo spese sanitarie, legali, perdita di produttività e minore partecipazione al mercato del lavoro.
Ma il costo umano, naturalmente, resta incalcolabile.

tecnologia e IA, i nuovi alleati
L’AI che “legge” i referti: il caso italiano ViDeS e PAUSE
Parlando di Intelligenza Artificiale in una giornata come questa, è il caso di segnalare progetti che nascono come valido aiuto per contrastare il fenomeno della violenza contro le donne.
Il progetto ViDeS, sviluppato dal Dipartimento di Informatica dell’Università di Torino con il sostegno della Fondazione CRT, rappresenta oggi il progetto italiano più avanzato nell’uso dell’intelligenza artificiale per la prevenzione della violenza di genere.
Il sistema analizza automaticamente i referti del pronto soccorso per identificare lesioni di probabile origine violenta, anche quando l’anamnesi non lo dichiara esplicitamente.
Il modello è stato addestrato su circa 350-390mila referti dell’ospedale Mauriziano relativi al periodo 2015-2024. Il risultato? Un’accuratezza del 96-98% nell’identificare casi sospetti. Mentre nei registri ufficiali l’ospedale aveva annotato solo 900 casi di violenza, l’algoritmo ne ha segnalati quasi 2.000.
Il progetto si integra con PAUSE (Prevention of Assault Under Scientific Evidence), che aggiunge una dimensione dinamica. Infatti, non si limita a leggere un singolo referto, ma ricostruisce la cronologia degli accessi e dei traumi, analizzando frequenza, tipologia e variabilità delle spiegazioni fornite. Lo scopo è distinguere la fisiologia clinica dai segnali precoci di violenza domestica.
Come sottolinea Anna Maria Poggi, presidente della Fondazione CRT: “La tecnologia, quando è guidata da responsabilità e da una visione etica, può diventare un alleato prezioso nella tutela delle persone più vulnerabili.”
Chatbot e app: l’aiuto silenzioso che non lascia tracce
Se l’AI applicata ai dati sanitari lavora sulla prevenzione “a monte”, esiste un altro fronte: quello del supporto diretto alle donne in difficoltà.
E qui il digitale ha sviluppato strumenti che rispondono a un’esigenza concreta. Ossia quella di poter chiedere aiuto in silenzio, senza telefonate che possano essere intercettate dal maltrattante.
#NonPossoParlare
Sviluppato dall’Associazione Save the Woman in collaborazione con SPX Lab, Dotvocal e diversi centri antiviolenza liguri, #NonPossoParlare è un chatbot pensato per le donne che vivono con un maltrattante.
Funziona su smartphone, tablet o computer, simula una conversazione naturale con un operatore di centro antiviolenza, ed è disponibile 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Soprattutto, non lascia tracce sul dispositivo.
Il sistema è stato sviluppato grazie all’esperienza diretta delle operatrici dei centri antiviolenza, che hanno “istruito” l’intelligenza artificiale sulle domande più frequenti delle donne che chiedono aiuto. La Città di Alessandria è stata il primo capoluogo di provincia in Italia ad adottarlo.
Il 1522 diventa digitale
Anche il numero antiviolenza e antistalking 1522, gestito dal Dipartimento per le pari opportunità, ha affiancato alla linea telefonica una chat sul sito e un’app dedicata.
Durante il lockdown del 2020, i contatti via chat sono triplicati, passando da 829 a oltre 3.300 messaggi. Nel primo trimestre 2025 sono arrivate oltre 14.000 chiamate, ma il dato da tenere in considerazione è che il 75% delle vittime non ha poi sporto denuncia per paura delle reazioni dell’aggressore.
Come spiega Arianna Gentili, responsabile 1522 di Differenza Donna: “Una chat che non devo scaricare e che posso aprire e chiudere senza lasciare traccia va oltre la paura di essere rintracciate. L’anonimato aiuta a scardinare il pregiudizio che andare in un centro antiviolenza equivalga a sporgere denuncia.”
Mama Chat e YouPol
Mama Chat è il primo sportello europeo ad offrire assistenza psicologica online tramite chat gratuita e anonima, con psicologhe volontarie pronte all’ascolto.
YouPol, l’app della Polizia di Stato nata nel 2017 per contrastare bullismo e spaccio, ha aggiunto durante la pandemia la possibilità di segnalare violenza domestica.
Il caso spagnolo VioGén: 17 anni di valutazione del rischio
Guardando oltre l’Italia, il sistema più longevo e strutturato è VioGén, il Gender Violence Monitoring System lanciato nel 2007 dal Ministero degli Interni spagnolo.
Il sistema valuta il grado di rischio delle donne che hanno denunciato violenza domestica, assegnando un punteggio che va da “trascurabile” a “estremo” e determinando l’intensità degli interventi di protezione.
Secondo le autorità spagnole, VioGén ha contribuito a una riduzione del 25% delle aggressioni.
Ma non è infallibile: un’inchiesta del New York Times ha riportato che su 98 casi di omicidio successivi a violenza domestica, 55 vittime erano state valutate come a rischio trascurabile o basso. Occorre quindi ricordare, ancora una volta, che l’AI può supportare il lavoro umano, ma non sostituirlo del tutto.
Il fronte della violenza digitale: deepfake, revenge porn e la risposta tecnologica
Se la tecnologia può essere alleata, può essere anche arma. I deepfake pornografici, le immagini manipolate con AI, i siti di “nudify” che spogliano virtualmente qualsiasi donna a partire da una foto. Sono fenomeni in crescita esponenziale che colpiscono soprattutto donne e ragazze e di recente ne sono stati scoperti diversi.
In Italia, la legge 132/2025 sull’intelligenza artificiale, in vigore dal 10 ottobre, ha introdotto il reato di diffusione illecita di contenuti generati o alterati con sistemi di AI (art. 612-quater del Codice penale).
È un passo avanti, ma come osserva Matteo Flora, presidente di PermessoNegato: “Il problema non è tecnologico ma culturale.”
PermessoNegato: 3,5 milioni di contenuti rimossi dal 2019
L’associazione PermessoNegato, nata nel 2019, è diventata una delle principali realtà europee nel contrasto alla diffusione non consensuale di materiale intimo.
L’associazione ad oggi ha gestito oltre 5.000 casi, di cui 2.500 solo nell’ultimo anno, per un totale di 3,5 milioni di contenuti rimossi dal web. PermessoNegato offre supporto tecnologico gratuito per l’identificazione, la segnalazione e la rimozione dei contenuti dalle piattaforme online.
Il progetto europeo DeStalk
A livello europeo, il progetto DeStalk ha riunito partner come European Network for the Work with Perpetrators, Kaspersky, Una Casa per l’Uomo di Treviso e Regione Veneto per formare operatrici dei centri antiviolenza sulla violenza digitale.
I dati di Kaspersky parlano di 611 persone spiate o controllate senza consenso solo in Italia nel 2021 tramite stalkerware, con l’Italia al secondo posto in Europa dopo la Germania.
La comunicazione che ribalta la narrativa: Una Nessuna Centomila e l’AI “buona”
La Fondazione Una Nessuna Centomila ha lanciato per il 2025 la campagna “La violenza virtuale è reale“, che usa per la prima volta l’intelligenza artificiale in modo creativo: una donna generata dall’AI per mostrare che “Questa donna non esiste, ma la violenza che subisce sì”.
È un ribaltamento intelligente. In un momento in cui l’AI viene usata per creare deepfake e sessualizzare le donne senza consenso, la campagna trasforma la stessa tecnologia in uno strumento di denuncia.
La campagna mira a veicolare il messaggio che se si può inventare, manipolare e sessualizzare un’immagine con un click, allora è necessario prendersi cura del linguaggio e degli sguardi, non dei corpi.
Oltre i confini: dall’Africa agli Stati Uniti
Il fenomeno è globale e le risposte si moltiplicano.
In Sudafrica, dove il tasso di femminicidi è cinque volte superiore alla media mondiale, l’imprenditrice Leonora Tima ha sviluppato Grit (Gender Rights in Tech), una delle prime app gratuite basate sull’AI per affrontare la violenza di genere, creata interamente da sviluppatori africani. Include un pulsante d’emergenza, una cassaforte digitale per conservare prove, e un chatbot chiamato Zuzi che offre ascolto e orientamento ai servizi.
Negli Stati Uniti, il Take It Down Act firmato nel maggio 2025 impone alle piattaforme online di rimuovere entro 48 ore immagini intime non consensuali, incluse quelle generate dall’AI.
In Europa, la Direttiva 2024/1385 introduce un quadro giuridico comune contro la violenza sulle donne, mentre il Digital Service Act impone obblighi più stringenti alle piattaforme sulla rimozione di contenuti illegali.
I numeri italiani: uno scenario che non migliora
Mentre la tecnologia avanza, i numeri della violenza in Italia restano drammatici.
Secondo l’Osservatorio di Non Una di Meno, al 22 novembre 2025 sono stati registrati 77 femminicidi nel 2025. L’Istat ricorda che circa 6,4 milioni di donne italiane tra i 16 e i 75 anni (il 31,9% della popolazione femminile in quella fascia d’età) ha subito almeno una violenza fisica o sessuale nella vita.
Gli autori della violenza sono italiani in 3 casi su 4, il 47,8% ha un lavoro stabile, e nella quasi totalità dei casi sono partner, ex partner o familiari.
Nel 2024 sono attive 60 case rifugio, in calo rispetto al 2023 a causa dell’instabilità dei finanziamenti.
Oltre la tecnologia, serve un cambiamento culturale
La tecnologia, da sola, non basta. Lo dicono tutti gli esperti che sono stati interpellati: l’AI può supportare, ma non sostituire la relazione di cura.
Può identificare pattern, segnalare rischi, rimuovere contenuti dannosi, offrire un primo ascolto anonimo. Ma la violenza di genere resta “un problema strutturale nella nostra società“, come ricorda Giulia Minoli, presidente di Una Nessuna Centomila, “ed è necessario avere un approccio sistemico e costruire un’alleanza con tutti i mondi possibili“.
La psicoterapeuta Gloriana Rangone, commentando il fenomeno dei deepfake, lo dice con chiarezza: “La tecnologia amplifica ciò che già esiste. Se una cultura è violenta, sessista, intrisa di disuguaglianza, l’IA non fa che renderla più visibile e più potente. La responsabilità resta nostra: di come educhiamo, di quali modelli di relazione trasmettiamo, di come trattiamo il corpo e il consenso.”
In questo 25 novembre 2025, la sfida è doppia. Usare ogni strumento tecnologico disponibile per proteggere le donne, e al tempo stesso lavorare su quel cambiamento culturale profondo senza il quale nessun algoritmo potrà mai essere sufficiente.
La tecnologia può riconoscere i segnali d’allarme quando c’è ancora tempo per intervenire. Ma spetta a noi decidere in che direzione vogliamo andare.
Risorse utili
1522 – Numero antiviolenza e antistalking (attivo 24/7, anche via chat e app)
PermessoNegato.it – Supporto gratuito per vittime di revenge porn e violenza online
D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza – Rete nazionale dei centri antiviolenza
Mama Chat – Sportello online gratuito con psicologhe volontarie
YouPol – App della Polizia di Stato per segnalazioni
Save the Woman / #NonPossoParlare – Chatbot silenzioso per donne in difficoltà




