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Il mondo del lavoro nell’era della IA, secondo LinkedIn

Come sta cambiando il mondo del lavoro nell’era della IA? I dati diffusi da LinkedIn sulle skill professionali in crescita, ci aiutano a scoprire le competenze necessarie per affrontare questo grande cambiamento.

In un momento in cui si parla, quasi quotidianamente, di come cambierà il lavoro nell’era della IA, ecco che LinkedIn ci offre una bussola per orientarci tra i cambiamenti in atto.

Con il recente rapporto Skills on the Rise 2025[1], la piattaforma di social business media più grande al mondo ha definito le 15 competenze che domineranno il mercato, negli Usa e in Europa, nei prossimi mesi.

Anche se l’Italia non è citata esplicitamente, queste tendenze emerse parlano chiaro. L’intelligenza artificiale[2] e le soft skills saranno il cuore del mercato del lavoro anche da noi.

E c’è una sorpresa – o forse no – al primo posto: l’AI Literacy, ovvero la capacità di comprendere e utilizzare l’intelligenza artificiale.

Si tratta di un segnale chiaro. Il futuro è già qui, e chi vuole rimanere competitivo deve imparare a parlare la lingua della IA.

Un panorama in trasformazione

Il dato che colpisce di più arriva da una previsione: entro il 2030 (dal 2015), il 70% delle competenze richieste per la maggior parte dei lavori sarà diverso da oggi.

Non è fantascienza, ma una realtà spinta dall’adozione sempre più accelerata e capillare dell’IA in ogni settore.

LinkedIn, analizzando i profili dei suoi utenti e le offerte di lavoro pubblicate, ha stilato una classifica che mescola hard e soft skills. E il messaggio è evidente: non basta più essere specialisti in un solo campo, serve una visione d’insieme.

Dopo l’AI Literacy, troviamo competenze come la gestione del cambiamento, il pensiero critico e la leadership. Ma anche skill più tecniche come la gestione dei dati e la sicurezza informatica.

Il mondo del lavoro nell’era della IA, secondo LinkedIn
Il mondo del lavoro nell’era della IA, secondo LinkedIn

Perché l’AI Literacy è la regina del 2025

Non è un caso che l’alfabetizzazione all’intelligenza artificiale sia in cima alla lista, un po’ ovunque.

Oggi l’IA non è più un optional. Dalle aziende che ottimizzano i processi produttivi ai professionisti che usano tool come ChatGPT per scrivere report o analizzare dati, questa tecnologia sta ridefinendo il modo in cui lavoriamo.

Ma attenzione, non si tratta solo di sapere “premere un pulsante”. L’AI Literacy significa capire come funzionano questi strumenti, interpretarne i risultati e integrarli in modo etico e strategico nel proprio flusso di lavoro. È una competenza trasversale, che tocca tanto il marketer quanto l’ingegnere. Tanto per chiarirci.

Non solo tecnologia: il ritorno delle soft skills

Accanto alle abilità tecniche, il rapporto di LinkedIn dà spazio a quelle che abbiamo sempre definito “soft skills” – e che oggi sono tutt’altro che secondarie.

Comunicazione, problem solving e capacità di adattamento al cambiamento sono tra le protagoniste.

Un esempio? La gestione del cambiamento, seconda in classifica, riflette la necessità di navigare in un contesto lavorativo sempre più fluido, dove le certezze di ieri non valgono più. È un invito a essere resilienti, un tema che torna spesso quando si parla di futuro del lavoro.

La “competenza” del pensiero critico

Tra queste si fa strada anche la capacità di “pensiero critico”. Ho già detto in altre occasioni che questa soft skill assume, e assumerà, uno spazio sempre più rilevante.

In un mondo dove l’intelligenza artificiale (IA) domina i processi e i dati inondano ogni decisione, la capacità di analizzare, valutare e prendere decisioni consapevoli diventa una sorta di ancora di salvezza. Ma cosa significa davvero nel contesto europeo?

L’IA può elaborare dati e suggerire soluzioni, ma non sa “pensare fuori dagli schemi” né mettere in discussione i propri output. Il pensiero critico serve a interpretare i risultati dell’IA, valutarne l’affidabilità e adattarli a contesti locali.

Pensiamo a un responsabile marketing che usa un tool di analisi predittiva: senza la capacità di chiedersi “questi dati sono davvero rappresentativi?” o “questa strategia ha senso per il mio pubblico?”, l’automazione rischia di diventare un boomerang.

Il pensiero critico entra in gioco come abilità per affrontare problemi complessi. Non si tratta solo di trovare risposte, ma di fare le domande giuste.

In Europa, la digitalizzazione dei processi, la spinta verso modelli ibridi di lavoro e l’urgenza climatica stanno cambiando profondamente le priorità aziendali.

Come cambieranno le competenze

In questo scenario, secondo il World Economic Forum[3], entro il 2027 il 44% delle competenze dei lavoratori dovrà essere aggiornato, e oltre il 75% delle aziende in Europa ha dichiarato di voler investire in upskilling e reskilling nei prossimi due anni.

Ma c’è di più: la conoscenza nei modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM) è oggi tra le skill in crescita in Germania e Regno Unito. È un segnale chiaro del ruolo che strumenti come ChatGPT, Gemini o Claude stanno giocando non solo nella creazione di contenuti, ma anche nei processi di decision-making, ricerca, assistenza e relazione con il cliente.

L’IA non sostituisce, ma ridisegna

Il dibattito su come l’intelligenza artificiale stia impattando il lavoro resta aperto. Se da una parte c’è chi teme la sostituzione, dall’altra emerge un’interpretazione più concreta e matura: l’IA non elimina il lavoro, ma lo ridisegna.

Serve quindi un cambio di mentalità.

I lavoratori che sapranno collaborare con l’IA, comprenderne la logica, sfruttarne le potenzialità nei contesti giusti, saranno più preparati ad affrontare un mercato del lavoro in continua evoluzione. Ecco perché l’AI literacy è diventata una skill diffusa non solo tra i tecnici, ma anche tra chi lavora nel marketing, nella comunicazione, nelle vendite, nel customer service.

Differenze per paese

LinkedIn adatta le classifiche in base alle specificità dei mercati del lavoro locali. Ad esempio:
  • India: la lista dà più peso a competenze tecniche come Code Review (2° posto), Debugging, e Prompt Engineering, oltre a soft skills come Creativity and Innovation (1° posto) e Strategic Thinking. AI Literacy è presente ma non al primo posto.
  • Germania: competenze legate all’ingegneria e alla manifattura (es. Software Design, Process Optimization) sono più prominenti, insieme a Cybersecurity, vista l’importanza della protezione dati nell’UE.
  • Francia: soft skills come Comunicazione e Adattamento salgono in classifica, insieme a Customer Engagement, per il focus su servizi e relazioni con i clienti.
  • Regno Unito: AI Literacy e Data Management sono alte, ma anche Regulatory Compliance emerge per via del contesto normativo post-Brexit.

Una “media” delle 15 competenze

Ecco una media delle competenze, considerando la frequenza con cui una competenza appare nelle prime posizioni tra i vari paesi e la sua rilevanza globale:
  1. AI Literacy – sempre tra le prime, fondamentale ovunque per l’impatto dell’IA.
  2. Communication – ricorre in tutte le liste, essenziale in contesti ibridi e multiculturali.
  3. Adaptability – alta priorità per la rapidità dei cambiamenti globali.
  4. Critical Thinking – valutata ovunque per risolvere problemi complessi.
  5. Creativity and Innovation – spicca in India e compare spesso altrove.
  6. Leadership – costante per guidare team in transizione.
  7. Problem Solving – universale, soprattutto in India e USA.
  8. Data Management – cresce con la digitalizzazione, rilevante in UK e Germania.
  9. Cybersecurity – priorità in Europa (es. Germania) e USA.
  10. Change Management – frequente per gestire trasformazioni aziendali.
  11. Process Optimization – importante in contesti industriali (es. Germania).
  12. Stakeholder Management – ricorre in India e UK per relazioni strategiche.
  13. Large Language Model (LLM) Development – specifica ma in crescita, specie in tech hub.
  14. Market Analysis – rilevante per strategie di business globali.
  15. Conflict Resolution – emerge in USA e Francia per dinamiche lavorative.
Le competenze che contano nel 2025 per la IA
Le competenze che contano nel 2025 per la IA

Come cambierà il lavoro nei prossimi anni

La trasformazione è già in atto. Le professioni stanno cambiando forma, alcune si ibridano, altre spariscono o si trasformano profondamente. Allo stesso tempo, ne stanno emergendo di nuove.

Ciò che sta accadendo oggi non è solo un aggiornamento delle competenze, ma una ristrutturazione dei modelli professionali. Le organizzazioni più lungimiranti stanno già investendo per costruire team capaci di:

  • apprendere in modo continuo;

  • integrare strumenti digitali e umani;

  • gestire il cambiamento come una costante;

  • lavorare in contesti multiculturali e distribuiti.

In tutto questo, torna centrale una visione più ampia della formazione: non più solo tecnica, ma culturale e umana. La capacità di imparare, di leggere la complessità, di agire con consapevolezza e senso critico diventa la vera risorsa scarsa del futuro.

Alla fine per abbracciare il cambiamento non resta che imparare, imparare sempre. Studiare, approfondire per abbracciare il cambiamento.

Guarda e ascolta il video

[L’immagine di copertina, come quelle che accompagnano le condivisioni sui canali social media, è stata realizzata da Franz Russo usano il modello di generazione delle immagini Chatgpt-4o]

Riferimenti e fonti

Diamo valore ai contenuti veritieri. Durante la ricerca per scrivere questo contenuto sono state consultate 3 fonti.

  1. (n.d.). Skills on the Rise in 2025. Retrieved from https://www.linkedin.com/business/talent/blog/learning-and-development/skills-on-the-rise
  2. (n.d.). Intelligenza Artificiale - InTime Blog | Digital e Social Media. Retrieved from https://www.franzrusso.it/category/intelligenza-artificiale/
  3. (n.d.). Access Denied. Retrieved from https://www.weforum.org/publications/the-future-of-jobs-report-2025/
Franz Russo
Franz Russo
Franz Russo, fondatore, nel 2008, del blog InTime, ho collaborato con grandi aziende nazionali e internazionali, come consulente per strategie di comunicazione e come divulgatore. Da sempre impegnato nella comunicazione digitale, cerco di unire sempre una profonda passione per l’innovazione tecnologica a una visione olistica dell’evoluzione dei social media e degli strumenti digitali. Il mio percorso professionale in questo campo, iniziato nel 2007, è stato caratterizzato da un costante impegno nel raccontare e interpretare i cambiamenti nel panorama digitale. Il mio approccio si basa su un mix di analisi strategica, creatività e un profondo impegno per il racconto e la divulgazione.
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