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Perché adesso TikTok preoccupa tutti gli stati e governi

TikTok ormai preoccupa, in maniera crescente, gli stati e governi un po’ di tutto il mondo. Improbabile che si arrivi ad un divieto esteso agli utenti privati, ma le istituzioni governative europee, americane e canadesi stanno iniziando a vietare l’app. Vediamo, in sintesi, di comprenderne di più.

Negli ultimi giorni si è parlato molto della possibilità che TikTok possa essere vietato un po’ ovunque. Ma, diciamole subito e chiaramente: un possibile divieto dell’uso di TikTok per gli utenti privati è assolutamente improbabile. Proprio nelle ultime ora, alcuni movimenti per i diritti civili digitali, negli Usa, stanno protestando contro una ipotetica possibilità di ban verso TikTok, in quanto violerebbe i diritti della persona secondo il primo emendamento.

Quindi, la possibilità di vietare TikTok per gli utenti privati non è presa in considerazione da nessuno. Il tema piuttosto riguarda le istituzioni pubbliche, a livello mondiale, che nei giorni scorsi hanno adottato provvedimenti di divieto per i funzionari e i dipendenti delle varie istituzioni pubbliche, perché sussistono rischi sulla sicurezza.

Come saprete certamente, negli ultimi giorni si è parlato molto della decisione delle tre istituzioni europee, vale a dire Parlamento, Consiglio e Commissione UE di vietare l’uso di TikTok, di cancellarla dal proprio smartphone entro il 15 marzo di quest’anno, in quanto comporterebbe seri rischi per la sicurezza delle istituzioni.

divieto tiktok governo stati

La stessa cosa ha poi fatto il governo del Canada, con divieto immediato. In questo caso il primo ministro canadese, Justin Trudeau, si è augurato che questo ban per le istituzioni governative possa servire come esempio per gli utenti canadesi, spingendoli a cancellare l’app dal proprio dispositivo mobile.

E si è mossa in questa direzione anche l’amministrazione Usa, guidata dal presidente Joe Biden, che ha invitato tutti i dipendenti e funzionari delle amministrazioni federali a cancellare l’app entro i prossimi 30 giorni. Una decisione, questa, che segue la battaglia che aveva iniziato nel 2020 Donald Trump che si trovò sul punto di smembrare le attività Usa di ByteDance, la società cinese che gestisce TikTok, per affidarle ad un’azienda terza e Oracle vi andò molto vicino. Poi arrivò Biden e non se ne fece più nulla. Solo che adesso i repubblicani fanno pressione su Biden, in virtù della sua decisione verso TikTok, per appoggiare la legge in discussione al Congresso che porterebbe ad un divieto esteso dell’app in tutti gli Usa.

Come detto all’inizio, un divieto dell’app esteso anche agli utenti privati non è assolutamente praticabile e non risolverebbe il vero problema.

Già, ma qual è il problema?

Il problema è che TikTok non solo condivide i dati dei suoi utenti, così come fanno anche le altre app social media, ma li assorbe anche da tutte le altre app che sono installate su uno smartphone. Questo è il vero punto del problema che riguarda, soprattutto, le istituzioni pubbliche. E stiamo parlando di dati personali e di dati biometrici, ossia quei dati che definiscono le “caratteristiche fisiche, fisiologiche e comportamentali di una persona fisica” (GDPR art. 4, par. 1, n. 14).

Il problema è dovuto al fatto che oramai è sempre più promiscuo l’uso che si fa del proprio smartphone. Lo si usa tanto dal punto di vista personale quanto dal punto di vista lavorativo e professionale. E, come abbiamo visto, negli anni della pandemia e successivi, questo utilizzo misto è sempre stato più esteso anche per via del remote working.

Da qui nascono le preoccupazioni delle istituzioni pubbliche, e cioè che questi dati possano essere condivisi anche con TikTok, in quanto presente sullo smartphone, e condivisi con funzionari cinesi.

Non se ne è discusso molto, ma circa tre mesi fa è stata proprio TikTok ad ammettere la condivisione dei dati dei propri utenti, e di quelli raccolti dalle altre app, con le proprie sedi nel mondo. E cioè con la sede brasiliana, con la sede israeliana e anche con la sede cinese.

Ma non solo vi è questo tipo di condivisione, TikTok deve condividere i propri dati anche con il governo cinese, in virtù di una legge precisa del governo.

Ora, la situazione è molto delicata e ByteDance anche in questi giorni ha sempre negato, a più livelli e in diverse occasioni, di condividere dati con il governo cinese o di aver ricevuto pressioni in tal senso. Ma un problema di condivisione dei dati c’è e bisogna prenderne atto.

In una situazione difficile come stiamo vivendo, con gli equilibri internazionali molto fragili, soprattutto dal punto di vista delle relazioni Usa-Cina e del ruolo che la stessa Cina può giocare nella guerra scatenata dalla Russia contro l’Ucraina, un possibile divieto di TikTok a livello quasi globale sarebbe pericoloso, oltre che inutile.

Inutile perché, fatte salve le preoccupazioni mosse dalle istituzioni pubbliche, anche vietando all’utente privato di usare l’app TikTok il problema della condivisione dei dati non verrebbe assolutamente risolto.

Un recente studio di Gizmodo ha dimostrato come TikTok raccolga i dati da oltre 28 mila applicazioni. Si tratta di app che utilizzano l’SDK (il kit di sviluppo dell’app) usato da TikTok. Si tratta di strumenti che integrano le app con i sistemi di TikTok e inviano i dati degli utenti di TikTok per funzioni come annunci all’interno di TikTok, accesso e condivisione di video dall’app.

Ma le app non sono l’unica fonte di dati di TikTok. Esistono tracker TikTok distribuiti anche su tantissimi siti web. Va poi detto che il tipo di condivisione dei dati che TikTok sta praticando è altrettanto comune a quello che fanno altre app, web e mobile.

Questo per dire che anche vietando l’uso di TikTok a tutti gli utenti il problema non verrebbe comunque risolto.

Insomma, questo era un tentativo, sintetico, anche perché il tema sarebbe ancora più esteso e complesso, per cercare di dare una spiegazione a quanto sta succedendo in questi ultimi giorni.

A questo proposito, segnalo anche l’episodio del podcast di Marco Maisano “Ma perché?” proprio dedicato a rispondere alla domanda “ma perché TikTok rischia il bando?”.

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Franz Russo Blogger, Digital Strategist
Franz Russo, fondatore, nel 2008, del blog InTime, ho collaborato con grandi aziende nazionali e internazionali, come consulente per strategie di comunicazione e come divulgatore. Da sempre impegnato nella comunicazione digitale, cerco di unire sempre una profonda passione per l’innovazione tecnologica a una visione olistica dell’evoluzione dei social media e degli strumenti digitali. Il mio percorso professionale in questo campo, iniziato nel 2007, è stato caratterizzato da un costante impegno nel raccontare e interpretare i cambiamenti nel panorama digitale. Il mio approccio si basa su un mix di analisi strategica, creatività e un profondo impegno per il racconto e la divulgazione.
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