Il conflitto Ucraina-Russia vede un altro terreno di scontro, ed è quello dei social media. Tra disinformazione, fake news e paesi che cercano di controllare questi strumenti, alla fine Internet potrebbe cambiare definitivamente.
Il conflitto Ucraina-Russia è il primo vero conflitto che si combatte nell’era dei social media, un primato che avremmo voluto non segnalare. Come stiamo vedendo in questi giorni, di fianco al terreno di scontro, quello cruento che provoca vittime innocenti, ne esiste un altro: quello dei social media.
Negli ultimi giorni stiamo assistendo ad uno scontro sulle diverse piattaforme social media che, come abbiamo già sottolineato, diventano luoghi fondamentali dove informarsi e dove informare chi vuole capirne di più. In mezzo a tutto questo, le stesse piattaforme vengono usate per diffondere disinformazione e fake news, con grande difficoltà, da parte degli utenti, di riuscire a distinguere le informazioni vere da quelle false.
Per questo motivo, nei giorni scorsi abbiamo suggerito una serie di account da seguire su Twitter, dai quali attingere informazioni verificate e veritiere. Un suggerimento che nasce anche dalla difficoltà degli utenti di riuscire ad individuarli.
Il conflitto Ucraina-Russia e il nuovo terreno di scontro
Ma, oltre a questo elemento che caratterizza queste piattaforme come nuovo terreno di scontro nel conflitto, c’è da registrare anche la presa di posizione da parte delle aziende che gestiscono queste piattaforme social media.
E nei giorni scorsi abbiamo visto come Meta, Twitter e anche Google (la casa madre di YouTube) sono intervenute con misure precise.
Google ha sospeso tutte le forme di monetizzazione che i media di stato russi stavano usando e misura analoga è stata adottata anche da YouTube. Sabato l’autorità russa sui media ha chiesto a Google di rimuovere questa restrizione.
Meta, l’azienda che controlla Facebook, ha adottato una misura simile indirizzata sempre ai media russi statali.
1/ We are now prohibiting Russian state media from running ads or monetizing on our platform anywhere in the world. We also continue to apply labels to additional Russian state media. These changes have already begun rolling out and will continue into the weekend.
— Nathaniel Gleicher @ngleicher@infosec.exchange (@ngleicher) February 26, 2022
Sulla falsariga delle aziende competitor, anche Twitter si è mossa in questa direzione, adottando una misura che mette in pausa tutte le iniziative di advertising che provengono dall’Ucraina e dalla Russia, allo scopo di “garantire che le informazioni critiche sulla sicurezza pubblica siano elevate e che gli annunci non le sminuiscano“.
Le restrizioni da parte dei social media
E la Russia, proprio di fronte a queste posizioni, è intervenuta duramente, attivando provvedimenti di restrizione che riguardano l’uso di Facebook e Twitter sul territorio russo. Provvedimento che ha trovato conferma nelle dichiarazioni di Nick Clegg, responsabile Meta per le attività globali:
Ordinary Russians are using @Meta's apps to express themselves and organize for action. We want them to continue to make their voices heard, share what’s happening, and organize through Facebook, Instagram, WhatsApp and Messenger. pic.twitter.com/FjTovgslCe
— Nick Clegg (@nickclegg) February 25, 2022
We have received requests from a number of Governments and the EU to take further steps in relation to Russian state controlled media. Given the exceptional nature of the current situation, we will be restricting access to RT and Sputnik across the EU at this time.
— Nick Clegg (@nickclegg) February 28, 2022
Our thoughts are with everyone affected by the war in Ukraine. Here is some important information on how to protect and safeguard your privacy for our users in Ukraine and around the world.
— WhatsApp (@WhatsApp) February 27, 2022
Il provvedimento di restrizione, da parte del governo russo, ha preso di mira Facebook per esseri rifiutata di cessare l’attività di fact-checking e di eliminare le etichette di avviso di disinformazione apparse all’interno dei contenuti pubblicati da quattro media russi statali.
La risposta di Meta, attraverso appunto Nick Clegg, è abbastanza eloquente.
We’re aware that Twitter is being restricted for some people in Russia and are working to keep our service safe and accessible.
— Support (@Support) February 26, 2022
Ma perché avviene questo?
La Russia punta al controllo dei social media
La risposta è semplice, forse anche scontata. Come anche altri paesi (tra cui la Cina), la Russia mira a controllare l’uso dei social media, così come Internet. Va precisato che questo desiderio della Russia non si manifesta oggi, ma è ormai palese da un po’ di anni a questa parte.
Surfshark nelle scorse settimane, quando ancora cominciava a parlarsi di una nuova situazione di crisi, dopo quella del 2014, in Ucraina, ha stilato un report rilevando come siano decine i paesi nel mondo che vogliono controllare l’uso dei social media, limitando la libertà di parola e di espressione.
Un’analisi interessante, pubblicata all’inizio di quest’anno, dalla quale si evince che nel mondo sono ben 72 i paesi, su 193, che hanno applicato restrizioni all’accesso sui social media negli ultimi sette anni.
E in Europa i paesi che applicano restrizioni sono soprattutto quelli dell’est. Come la Russia, la Bielorussia che ha bloccato Twitter e altre piattaforme nell’agosto del 2020, il Montenegro che ha bloccato WhatsApp e Viber in occasione delle elezioni del 2016, e anche in Ucraina che ha provveduto a bloccare la piattaforma social media russa dopo l’annessione della Crimea avvenuta nel 2017.
La frammentazione di Internet
La situazione attuale che si è creata porta al centro, ancora una volta, il tema della frammentazione di Internet. Quello che doveva essere uno strumento libero, democratico per alcuni paesi di venta quasi una minaccia da controllare.
Un’idea per la quale non esisterebbe più una sola Internet, ma ne esisteranno tante altre, chiuse e, quasi impenetrabili, se non con strumenti di identificazione, controllati ovviamente.
Ogni paese (o insieme di paesi) avrà la sua rete e controllerà idee e opinioni, facendo venire meno il motivo per cui Internet è stata creata.
Questo conflitto nell’era dei social media, come dicevamo all’inizio, mette al centro in maniera prepotente questo tema. Anche perché, vada come vada, è probabile che una volta finita questa emergenza, Internet, come il mondo, potrebbe non essere più come quello che abbiamo imparato a usare in questi anni.
[…] come abbiamo rilevato qui sul nostro blog, i social media in questo contesto hanno costituito un nuovo terreno di scontro, luoghi in cui si è combattuta, e ancora si combatte, un’altra guerra a suon di propaganda e […]