La settimana scorsa, a sorpresa, Twitter ha rilasciato online la modalità per richiedere l’account verificato, quello con la spunta blu, aperta a tutti gli utenti. In realtà, è sempre Twitter che decide. Un’operazione simile era già stata avviata tra il 2009 e il 2010, per poi ritornare alla decisione diretta. Ma ripercorriamo alcuni passaggi.
Come era facile intuire, la notizia che Twitter abbia rilasciato un modulo online attraverso il quale poter richiedere l’account verificato, quello con la spunta blu, è stata accolta con molto entusiasmo, specie da quegli account che da tempo attendevano di poter avanzare la propria candidatura per essere “verificato”. Ovviamente, non è assolutamente collegata la richiesta fatta online, attraverso questo modulo, con il rilascio della spunta blu: a decidere è sempre Twitter. Viene solo cambiata la modalità, ora aperta e accessibile a tutti. Ma prima di oggi come veniva gestita la decisione di individuare gli account da verificare? Provare a ripercorre insieme alcuni passaggi per comprendere anche il perchè Twitter, ad un certo punto, decide di introdurre la fatidica “spunta blu”.
La prima comparsa della “spunta blu” fu nel 2009
Come forse alcuni di voi già sapranno, la spunta blu fa la sua prima comparsa in seguito ad una denuncia di Tony La Russa, manager della squadra di baseball St. Louis Cardinals, dopo che alcuni avevano creato un account fake con il suo nome e scritto alcuni tweet “a sua insaputa”. A quel punto, visto anche il nome coinvolto, e non solo La Russa, lo stesso Biz Stone in una dichiarazione affermava che quello sarebbe stato “un esborso di risorse” e che quindi era necessario, per riacquistare la fiducia delle celebrità, introdurre una modalità di controllo di autenticità: nacque così la “spunta blu”. Il metodo intendeva inviare il messaggio alla base di Twitter che quel personaggio famoso, con quell’account era davvero lui, e non che tutti gli altri non verificati valessero meno. Era un metodo protettivo dell’autenticità di quella tipologia di account. Risolto quel problema si poteva ridare fiducia a tutta la base utenti e anche a farla crescere.
Da quel momento tutti i personaggi famosi potevano essere garantiti da questa modalità di garanzia e che quindi li metteva al sicuro dal proliferarsi di profili fake che si spacciavano per loro. Era il mese di giugno del 2009. L’unica cosa non chiara e come effettivamente avvenisse questa fase. Quello che si sa è che Twitter verificava direttamente la procedura, anche se non si conoscono ancora i dettagli. E’ forse la prima volta che non si conosce una procedura della piattaforma a 140 caratteri e resta ancora avvolta dal mistero.
In realtà, le voci che giravano erano che ci fosse una possibilità di richiedere direttamente a Twitter il badge blu e dopo le verifiche dei requisiti si ottenevano l’esito, positivo o negativo. Non sapendo nel dettaglio i requisiti, ma conoscendo solo il fatto che Twitter intendeva proteggere i personaggi famosi e pubblici, è facile pensare che utenti di quella tipologia, in quella fase storica intendessero approdare su Twitter solo in presenza di quella garanzia. Questa è solo un’ipotesi.
La procedura usata da Twitter per assegnare il segno di spunta, dal 2010 a oggi
Quello che però si sa è che non passa molto tempo che Twitter decide di mettere fine a quella procedura e di adottarne un’altra metodologia. Era novembre del 2010, quindi appena un anno e mezzo dopo, e Twitter, “senza che nessuno se ne accorgesse” come scriveva Peter Kafka, decide di adottare un’altra procedura. E qual era? Anche in questo caso, e soprattutto in questa fase, non si sono mai conosciuti i metodi e i requisiti per poter accedere all’account verificato. Stiamo parlando della procedura rimasta in vigore praticamente fino alla settimana scorsa.
Salvo però, in occasione dell’approdo di Papa Benedetto XVI su Twitter, nel 2012, scoprire qualcosa in più. E cioè che Twitter pare avesse sguinzagliato in giro per il mondo 20 figure alla ricerca di personaggi famosi e di una certa rilevanza da portare sulla piattaforma. Obiettivo era quello di individuare personalità che godessero di una certa fama e di un certo seguito che li avrebbe poi seguiti certamente anche scrivendo in 140 caratteri. Guardando bene come si è arrivati a far twittare il Papa, la strategia era in effetti proprio questa. Questi personaggi, una sorta di Twitter coach, prendevano contatti con l’entourage della personalità individuata, in questo caso il Vaticano nella persona del responsabile delle relazione esterne e stampa, presentare la piattaforma e le sue potenzialità, agganciare il grande vantaggio di poter esercitare una grande influenza anche online e il gioco era fatto. Proprio quello che è successo con l’apertura dell’account @pontifex. Una volta terminato il suo lavoro il Twitter coach ripartiva verso nuove personalità da portare sulla piattaforma perchè quello significava incrementare la base utenti, anche da lì. Anche questa non resta che un’ipotesi anche se ci sono tanti elementi di riscontro.
Il nuovo metodo aperto a tutti, ma è sempre Twitter a decidere
E veniamo all’oggi. Twitter intende rendere più “aperto” il metodo per richiedere l’account verificato, anche se in realtà l’ultima decisione resta sempre in mano alla piattaforma. Ma preferisce aprire un po’ le maglie anche per creare entusiasmo e coinvolgimento tra gli utenti. Ad oggi gli utenti verificati sono 187 mila su circa 310 milioni di utenti. Nel 2013 erano 50 mila. Stiamo parlando di una entità molto piccola. E forse per questo, con l’obiettivo di accrescere la base utenti, quella che continua a crescere sempre poco, si è deciso di procedere con questa nuova modalità. Senza perdere di vista la protezione dell’account dalla nascita di account fake, il vero obiettivo principale.
Sarà interessante sapere, e lo scopriremo, quante sono e quante saranno le richieste avanzate e quante quelle accettate, anche per capire in numeri come è stata accolta dagli utenti. Di certo saranno in tanti.
E voi avete già avanzato la vostra candidatura?
[…] in seguito a quell’episodio Twitter sospese anche la modalità di verifica per ottenere la spunta blu che era stata introdotta nel 2016. Forse è utile fare un breve riassunto proprio in relazione alla verifica per avere la spunta blu, […]
[…] tratta quindi di un processo molto simile a quello che Twitter aveva attivato nel 2016, quando tutti gli utenti potevano richiedere la spunta blu per essere verificati. Ma Instagram, […]