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Ticketbis, terzo importante finanziamento

Ander-Michelena---Jon-Uriarte---Ticketbis

A tre anni dalla nascita, Ticketbis, la startup spagnola di compravendita di biglietti di spettacoli ed eventi online ottiene un un nuovo importante finanziamento di € 900,000. La somma sarà dedicata alla consolidazione della compagnia nei 10 mercati nei quali opera

La piattaforma spagnola Ticketbis riceve il suo terzo finanziamento per un valore di circa un milione di Euro. “Con questa nuova iniezione di capitale e i buoni risultati ottenuti negli ultimi mesi, speriamo di superare i tredici milioni di fatturazione nel 2012”, spiegano Ander Michelena e Jon Uriarte, i giovani fondatori della compagnia. L’azienda confessa che il “capitale umano è la colonna portante della nostra compagnia”. In programma per i mesi a venire l’assunzione di oltre 30 impiegati con i quali la struttura raggiungerà il centinaio di unità prima dell’avvio del 2013.

Sin dalle origini, il fulcro di questa vertiginosa crescita è stato l’espansione internazionale: Ticketbis è ora leader del settore in Spagna, Portogallo e America Latina. Gran parte dell’ultimo finanziamento verrà dedicato alla consolidazione nel mercato tedesco e al lancio in quello russo.

Il terzo trimestre del 2012, il migliore in tutta la storia della compagnia

Ander-Michelena---Jon-Uriarte---TicketbisLa startup ha reso pubbliche le cifre relative al terzo trimestre di quest’anno, il migliore in assoluto da inizio attività. Nel periodo da luglio a settembre, che normalmente registra un volume minore di entrate, si sono raggiunti infatti i 3,5 milioni di euro di fatturazione: una cifra importante se messa a confronto con il 1,3 milione fatturato nello stesso periodo dell’anno precedente. Non solo: le vendite totali nel 2012 superano i nove milioni di euro.

Ticketbis

Ricordiamo che Ticketbis è una piattaforma di compravendita nell’industria dell’intrattenimento. Con una forte proiezione internazionale. Attualmente Ticketbis risponde alla duplice esigenza di un mercato del tempo libero in costante ascesa da una parte di trovare disponibilità agli eventi, dall’altra di potersi rivolgere alle prevendite con la serenità di avere un supporto cui rivolgersi qualora si decida di non usufruire dell’evento acquistato. Un dato non marginale in un contesto storico di crisi.

Le guerre nel Mondo 2.0

I tragici bombardamenti su Gaza nei giorni scorsi ripropongono ancora una volta il problema irrisolto della “questione palestinese” col forte rischio che si possa di nuovo aprire una guerra. Ma ad irrompere in questa, come anche nella questione siriana, è il web 2.0, i social media usati come strumento di informazione e di propaganda. Stiamo andando verso nuovi scenari ed è necessario un forte senso di consapevolezza

Ho cominciato a navigare in internet alla fine degli anni ’90 percependo la rete come una meravigliosa finestra aperta sul mondo. Per mia natura sono curiosa e fin dai miei primi passi nel mondo 2.0 ho cercato di usare questo mezzo per conoscere luoghi, personaggi e storie. Più avanti compresi le incredibili potenzialità dei collegamenti che si potevano realizzare utilizzando la rete per organizzare eventi ai quali potevo invitare esperti che con altri mezzi non avrei mai potuto avvicinare. Il primo grande sconvolgimento mondiale, che ho avuto modo di osservare da questa particolare finestra, è stato l’attentato alle torri gemelle dell’11 settembre 2001 che portò ad un’esplosione di innumerevoli teorie, consultabili su svariati siti, riguardo ai mandanti e alle modalità di quel terribile atto terroristico.

Nei mesi antecedenti avevo già cominciato a conoscere alcuni canali d’informazione alternativi come Indymedia che ebbe una notevole importanza nel riportare i fatti del G8 di Genova e le proteste anteriori del mondo no-global. Ho vissuto dal pc la guerra in Iraq e quella in Afghanistan con tutto il susseguirsi di voci pro e contro la partecipazione da parte degli Stati Uniti, la morte di Saddam Hussein, quella di Osama Bin Laden e quella  Mu’ammar Gheddafi. Alla fine degli anni ’90 e ai primi del 2000 solo un numero esiguo d’individui si ritrovava in rete a discutere nei gruppi e nei forum, con la nascita dei social network  molte più persone hanno utilizzato il proprio spazio in rete (casa virtuale) per divulgare notizie, esporre un pensiero ed esprimere un giudizio su un fatto importante del mondo ricevendo per questo un feed back immediato da parte degli utenti legati alla sua piattaforma.

La questione palestinese per molti italiani è sempre stata vissuta come l’ingiustizia di un popolo che ha subito l’invasione e la prepotenza di un altro popolo. Quando ero adolescente molti miei coetanei portavano la kefiah in solidarietà al popolo palestinese, non mi pare che nessuno contestasse questa scelta come segno di antisemitismo al contrario di quanto succede in questi giorni su twitter quando esprimi un pensiero sui bambini di Gaza.

Il mondo in Guerra

PeaceReporter riporta, nella sua mappa sulle guerre nel mondo, 31 conflitti nel 2011. In queste ultime ore sono oltre 7.000 i profughi nel Congo in fuga dalla guerra che vede contrapposti l’esercito ai ribelli, le notizie a riguardo sono poche e, a parte i mass media generici, mi chiedo il perché alcune guerre suscitino un appeal diverso rispetto ad altri conflitti. Cerco di darmi le risposte e quello che posso immediatamente riscontrare è che sicuramente ciò non dipende dal numero delle perdite di civili o da quello delle donne o dei bambini coinvolti. Lo dimostra il fatto che da mesi i siriani gridano in rete il dolore del loro popolo dove, dall’inizio del conflitto, sono morte circa 40.000 persone di cui 3.000 bambini, eppure oggi l’attenzione del mondo sembra essere concentrata soprattutto su Gaza. Attenzione, non ho intenzione di giudicare nessuno, sto solo cercando di capire i motivi.

Tornando alla mappa di peacereporter notiamo che è il conflitto in Darfur che ha causato il maggior numero di perdite di vite umane (circa 300.000 dal 2003 al 2011). La mappa inoltre ci fa notare come quanti di questi conflitti siano guerre civili, guerre fra etnie diverse di una stessa nazione (come nel caso dello Yemen) e guerre relative a dispute per l’appartenenza o meno di territori di confine.  Riguardo al medio oriente, al continente africano e ad alcune nazioni dell’Asia è comune percezione che quelli siano da sempre territori di contese e siccome sono piuttosto lontani da noi in fondo non ci riguardano. Pensando al centro america vengono in mente i conflitti fra narcotrafficanti e  considerando la Russia  molti credono che nei territori nord caucasici ci siano molti terroristi e che Putin in fondo faccia bene a tenere quella gente “sotto osservazione”.

Il conflitto israelo-palestinese sembra avere contorni più chiari: da una parte c’è un popolo oppresso, dall’altra un popolo oppressore, oppure: avvertiamo il pericolo dell’avanzata del fondamentalismo islamico che dev’essere arrestata dal popolo eletto. Fin dalla notte dei tempi  è sempre stata volontà dell’uomo quella d’interpretare i fatti ed orchestrarli a proprio piacimento, si sono scritti libri di storia lontani dalle storia reale, stessa cosa è successa poi sui giornali e oggi in rete queste manipolazioni volute (e a volte inconsce) si sono moltiplicate.  La disputa fra il buono e il cattivo ha sempre suscitato un fascino maggiore rispetto a quella fra Caino e Abele, i panni sporchi si lavano in famiglia per cui le guerre intestine in fondo vengono percepite come se  non fossero affari nostri mentre altre offrono l’occasione di far emergere il tifoso latente in tutti noi.

Cercando di documentarmi sulla guerra in Siria mi sono accorta di quanto io sia ignorante e allo stesso tempo di quanti fini analisti politici ci sono nel nostro paese pronti a vomitare con rabbia le loro tesi in rete.  Ho osservato inoltre la presenza di numerosi fake e di quanto sia facile ricevere “certe” attenzioni anche da chi, apparentemente molto lontano, si dimostra “particolarmente attento” alla tua percezione del conflitto.  Come avevo detto prima, su twitter basta una frase rivolta ai bambini palestinesi per farti dare dell’antisemita anche da persone che tu non segui. Ho letto alcune cose che mi hanno fatto rabbrividire come il parlare di “morti utili” da parte di un politico italiano riguardo a questa delicatissima situazione. Sono convinta che tutti gli israeliani non siano fondamentalisti sionisti come non tutta la popolazione araba sia fatta da talebani, al contrario di come certe persone e alcuni mass media vogliono indurci a credere.

La mia speranza, riguardo ad ogni conflitto, è che prevalga il dialogo per la salvaguardia di tutte le vite umane, eppure spesso ho l’impressione di essere tirata da una parte o dall’altra. Continuo ad osservare su facebook persone che pubblicano foto sulla popolazione uccisa o ferita, bambini compresi, nel tentativo di risvegliare le coscienze, di suscitare la pietas fra i loro conoscenti. Altri non sopportano la vista di tanto orrore e chiedono che non venga mostrato, altri ne sono completamente indifferenti. Credo che ci siano tanti mezzi per suscitare emozioni di fratellanza fra i popoli, quello che da mamma avverto è quanto in comune ci sia nell’amore verso un figlio da parte di tutte le popolazioni del mondo.

idf tweetsDovremmo ritrovare emozioni che uniscono e non quelle che dividono eppure è proprio su queste divisioni che si gioca la guerra nei social network, già col mio povero modem 56k mi ero accorta di quanto siamo tutti divisi in fazioni, ma adesso che la rete mi offre infiniti canali, e uso più di un social network, osservo quanto facilmente ci sia la volontà di far leva su tutto quello che è più lontano dal dialogo. Se si digita “Gaza” su twitter il primo account ad apparire è quello della IDF (Isreael Defence Forces), dopo arrivano quelli d’informazione palestinesi. Siamo indotti, siamo osservati, la guerra si consuma anche in un tweet o in una condivisione su facebook. E’ quanto mai indispensabile al giorno d’oggi non fermarsi alla prima cosa  che leggiamo ed approfondire anche andando a dare un’occhiata ai siti di chi avvertiamo come dalla parte sbagliata, fermarsi, riflettere e continuare ad indagare. In questi ultimi giorni ho letto su alcuni blog di persone che ritenevo autorevoli autentiche castronerie create ad arte per manipolare la realtà.

Lo spirito critico è necessario e io che di natura non ne avrei neanche un grammo mi sto sforzando di svilupparlo perché, per quanto mi sia possibile, non voglio cadere in nessun tranello. Ci sono dei valori che sono sempre giusti e che trascendono dalle tifoserie di parte, il rispetto della vita e dei diritti umani, se si perdono di vista questi non c’è ragione che tenga. Nel nostro piccolo possiamo scegliere di essere migliori di coloro che fanno le guerre evitando il loro gioco, tornando sempre alla vita e alla sua sacralità.

(questo post è apparso su sabrinaancarola.blogspot.it)

Ticketbis, intervista al co-fondatore Ander Michelena

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Abbiamo avuto il piacere di intervistare Ander Michelena, uno dei due co-fondatori e CEO di Ticketbis, giovane startup spagnola e presente anche in Italia nel settore della compravendita di biglietti online. E Michelena ci traccia un profilo dell’azienda e ci parla anche dei progetti per il futuro

ticketbis_logoSempre continuando il nostro viaggio nel mondo delle startup, oggi ci soffermiamo su Ticketbis, di cui vi abbiamo parlato, startup nel settore della compravendita di biglietti per spettacoli ed eventi online che nasce in Spagna ma che oggi è presente in diversi paesi tra cui l’Italia. L’occasione è l’intervista che uno dei co-fondatori e CEO, Ander Michelena, ci ha gentilmente rilasciato, nella quale si traccia un profilo dell’azienda, si parla di come anche in Spagna il fenomeno delle startup sia in crescita, anche se non abbastanza, e soprattutto del futuro, con il lancio di nuovi progetti e nuovi paesi da conquistare. Ma leggiamo l’intervista.

Come e quando nasce Ticketbis?

Io e il mio socio Jon Uriarte, abbiamo fondato Ticketbis a fine 2009. Lavoravamo entrambi in investment banking, però abbiamo sempre avuto uno spirito imprenditoriale e tanta voglia di creare il nostro proprio business. Per questo motivo, durante gli ultimi anni a Londra, abbiamo analizzato il mercato per definire le opportunità esistenti e studiare esempi di compagnie di successo in vari settori. Giunti alla conclusione che era arrivato il momento di dare corpo alla nostra idea, ci siamo dimessi e siamo tornati a Bilbao per cominciare a lavorare al nostro nuovo progetto, Ticketbis.com, una piattaforma di compravendita di biglietti per tutti i tipi di spettacoli.

Perchè creare una piattaforma per non solo per acquistare ma anche vendere biglietti?

Per riprendere il discorso di prima, durante l’ultimo periodo di permanenza a Londra, abbiamo studiato bene il mercato spagnolo del ticketing, e ci siamo resi conto della grande opportunità che il settore della compravendita offriva e che offre tuttora.  Fino ad allora, la rivendita di biglietti veniva eseguita fuori dagli stadi o arene, in maniera illegale e con molti rischi. Per questo abbiamo deciso che Ticketbis sarebbe stata un’ottima soluzione, tanto per gli utenti che vogliono assistere ad un evento ma non trovano biglietti, quanto per coloro che, dopo aver comprato, non possono partecipare all’evento e vogliono recuperare i soldi investiti.

Quali sono ad oggi i numeri di Ticketbis e dove siete presenti?

Ander Michelena - TicketbisDurante la nostra breve esistenza, siamo riusciti a moltiplicare il nostro fatturato anno dopo anno. Nel 2010, il primo anno di vita nella compagnia, abbiamo raggiunto il milione di euro di fatturato e nel 2011 lo abbiamo moltiplicato fino a cinque milioni e mezzo di euro. Al momento speriamo di chiudere il 2012 con 13 milioni di euro e, di fatto, a giugno di quest’anno abbiamo già superato il fatturato di tutto l’anno precedente. 

Queste cifre si devono, tra gli altri fattori, a una solida strategia di internazionalizzazione che si è realizzata già nel primo anno operativo della start-up. Al momento, Ticketbis è attivo in dieci paesi (Spagna, Italia, UK, Portogallo, Germania, Russia, Messico, Cile, Brasile e Argentina) e prevede di espandersi in questa linea nei mesi a venire.

In Italia in questo periodo l’argomento startup è molto discusso negli ambienti interessanti ma anche di recente dalla politica che ha adottato dei provvedimenti in questo senso. Come li giudicate soprattutto qual è la situazione in Spagna?

Abbiamo letto di come i politici stiano rivolgendo crescente attenzione all’incremento di impiego e dello spirito imprenditoriale. Essendo, però, una compagnia spagnola, non veniamo influenzati direttamente da questi cambi.

Anche in Spagna crescono l’interesse e il numero di iniziative, ma non abbastanza. Crediamo manchi ancora molta strada da percorrere, a livello di entità pubbliche e private. In Spagna siamo molto indietro a tale proposito, soprattutto rispetto ad altri paesi come gli Stati Uniti: fortunatamente, riusciamo a trarre beneficio dagli accorgimenti del governo dei Paesi Baschi.

Pensate anche voi di andare negli Usa per sviluppare il vostro progetto?

Assolutamente: di fatto, questa settimana abbiamo lanciato un ambizioso progetto negli Stati Uniti. Si tratta di Tixabroad, una piattaforma di vendita di biglietti per eventi internazionali. Da oggi in poi, gli statunitensi itineranti potranno assistere a qualsiasi evento durante la loro permanenza all’estero grazie a Tixabroad.

In soli tre anni avete raggiunto traguardi importanti, quali sono i prossimi passi che avete in cantiere

Al momento, vediamo come prioritario il consolidamento nei mercati nei quali siamo presenti, con l’obiettivo di trasformarci in un vero e proprio punto di riferimento nel mondo del ticketing. 

Parallelamente, ci dedicheremo ai mercati conquistati di recente, quali Russia, Germania, oltre al nuovo progetto Tixabroad negli USA. Per il 2013, speriamo di poter continuare ad esplorare nuovi mercati ai quali presentare Ticketbis.

Pinterest: nasce l’esigenza di un’estetica dei pin?

Pinterest più volte lo abbiamo descritto come il vero fenomeno tra i social media del 2012. Grande successo di numeri e le recenti modifiche ne accrescono l’appeal. Eppure tra i tantissimi pin che ogni giorno vediamo non tutti sono adeguati. E’ il caso di parlare di “estetica dei pin”?

[dropcap]I[/dropcap]n un momento in cui Pinterest è tornato agli onori di cronaca grazie alle ultime novità, dalle notifiche e la gestione degli utenti  alle board segrete ed alle pagine aziendali, ho sentito la necessità di condividere con voi una riflessione autocritica sul modo con cui stiamo usando questo strumento, a maggior ragione se da ieri questo si è fatto ancor più strumento di marketing con le brand pages e se lo sarà ancor di più inserendo elementi di monitoraggio e analisi come sembra voler fare.

Pinterest: storia autocritica di un cattivo utilizzo

Da qualche tempo ho notato una mia reticenza nel cliccare su link provenienti da Pinterest rintracciati tramite altri social network. Mi chiedevo perché, perché vedendo un link “pinterestiano” ad esempio su twitter il mio istinto fosse quello di evitare di aprirlo? Non riuscivo a mettere a fuoco il problema fino a quando non mi è passato davanti un tweet di  Rosa Giuffrè

Pinterest

con  tema “il pin perfetto”, post che condivido a pieno dato che spesso l’esperienza Pinterest risulta deludente a causa della superficialità con cui vengono inseriti i contenuti su questo social network.

A questo punto quella “reticenza” ha preso forma ed è diventata una sorta di autocritica al modo di usare Pinterest da parte di molti di noi, me compresa, soprattutto nel settore del social media marketing. In sostanza una volta difronte ad un tweet contenente un link a Pinterest mi sono chiesta:

Perché per arrivare a leggere “quel” post dovrei cliccare su di un link che mi porta ad un pin la cui immagine non aggiunge e non anticipa nulla e pergiunta mi costringe ad un ulteriore click per raggiungere finalmente il contenuto desiderato?

Fermo restando che per un’esperienza completa di navigazione su Pinterest siano necessari elementi che vanno “oltre il pin”, ad esempio un link ad un approfondimento, trovo anche che la completezza del messaggio debba essere il pin stesso.

Capita fin troppo spesso di vedere pin che non contengono alcuna coerenza con il contenuto o che non hanno una completezza, perché parzialmente compilati come dice Rosa ma anche perché l’immagine utilizzata non è stata pensata per quel tipo di comunicazione, così succede addirittura che le stesse immagini portino a contenuti differenti, creando una confusione totale nell’utente che se arriva da un altro social network trova un’immagine “inutile” che è costretto a cliccare per “ottenere soddisfazione”, se invece sta cercando contenuti all’interno di Pinterest si trova davanti una ripetizione di immagini identiche o similari che spesso portano a post diversi tra loro.

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Credo occorra quindi un piccolo cambio di mentalità, uno sforzo in più, che in parte si è già concretizzato con la nascita delle infografiche ma che deve ancora prendere una forma più concreta: pensare che i nostri contenuti possano essere “pinnati”. Dare ai nostri post immagini esaustive evitando di utilizzare riempitivi standard che farebbero sembrare un pin al nostro post identico ad un post di qualcun altro, dare al lettore un’impatto visivo che renda giustizia al suo click e che sia la leva per il prossimo click di approfondimento. Blogger o brand o editori o copywriter, è indifferente, il pin dev’essere bello e completo nel messaggio.

Potremmo dire che siamo di fronte ad una ‘“Estetica dei pin”?

Qual’è la tua esperienza di pinner?  Quanti pin uguali ti è capitato di notare?

Quante volte hai evitato di cliccare su un link Pinterest da Twitter perchè “troppi click per arrivare al post”?

Amazon, nuovo customer service a Cagliari e opportunità di lavoro

Importante annuncio da parte di Amazon con la prossima apertura di un nuovo customer service a Cagliari. E per questo ci sono opportunità di lavoro come manager, team manager, addetti al customer service e addetti supporto tecnico. Per candidarvi andate su amazon.it/lavoro

Jeff_Bezos_amazon.itAmazon annuncia oggi l’apertura di un nuovo centro di Customer Service a Cagliari, in Sardegna, che si prevede creerà oltre 500 posti di lavoro, sia a tempo indeterminato che temporanei, nell’arco dei prossimi 5 anni. La sede del nuovo Customer Service verrà inaugurata nel corso del secondo trimestre del 2013 e si occuperà di gestire le richieste dei clienti di Amazon.it sia via telefono che via mail o chat, compreso il supporto tecnico per Amazon Kindle e per i negozi digitali come MP3, App-shop e Cloud Drive.

Questa è la terza apertura di Amazon in Italia, dopo quella del centro di distribuzione di Castel San Giovanni (Piacenza), nell’ottobre 2011, e quella degli uffici di Milano lo scorso settembre, e si prevede che i nuovi posti di lavoro creati possano arrivare, complessivamente, fino a mille.

Amazon ha già iniziato a selezionare i candidati da assumere nel centro di Customer Service con sede a Cagliari. La nuova sede sarà attiva 365 giorni all’anno per supportare i clienti di lingua italiana di Amazon.it e Amazon BuyVIP, e consentirà così, a un numero sempre più elevato di clienti, di beneficiare dell’eccellente servizio che Amazon si impegna a offrire.

“Dal momento che le nostre attività sono in continua espansione e ci muoviamo in categorie come articoli per l’illuminazione, articoli per la prima infanzia, giocattoli, Kindle Fire e contenuti digitali, anche il Customer Service ha necessità di ampliarsi,” ha dichiarato Tim Hickler, Vice Presidente per il Customer Service  di Amazon in Europa. “Crediamo che l’apertura permanente in Italia di un centro per il Customer Service di Amazon possa gettare le basi per quell’eccellente livello di servizio che solo Amazon riesce a garantire ai propri clienti.”

La Sardegna è un territorio eccezionale che può vantare una lista di successi nell’implementazione di servizi clienti e supporto tecnico”, ha affermato Gabriele Masili, Direttore per il Customer Service di Amazon in Europa, con supervisione di Italia e Spagna. “Cagliari è un luogo ideale che ci permette di attingere a un bacino di personale altamente qualificato – e con una spiccata attenzione per il cliente – che ci aiuterà a raggiungere gli elevati standard di servizio che i clienti si aspettano da Amazon”.

 Amazon.it ha aperto i battenti nel Novembre 2010 e da quel momento ha continuamente aumentato la propria offerta sino a contare milioni di prodotti. La recente aggiunta di Amazon BuyVIP e il lancio della nuova famiglia di prodotti Kindle in Italia, insieme agli Store di contenuti digitali, hanno ampliato significativamente il catalogo a disposizione dei clienti di lingua italiana e la tipologia delle richieste di assistenza che vengono gestite dal customer service di Amazon.

La decisione di Amazon di far crescere la propria presenza italiana è un’ottima notizia, soprattutto se si considera l’impatto che gli oltre 500 posti di lavoro a tempo indeterminato e stagionali porteranno alla Regione Sardegna nei prossimi anni”, ha detto Ugo Cappellacci, Presidente della Regione Autonoma della Sardegna.La Sardegna è orgogliosa che Amazon abbia scelto Cagliari per questa opportunità di crescita e le augura di continuare a svilupparsi e cogliere nuovi successi”.

Opportunità di lavoro

La missione di Amazon è quella di essere l’azienda in assoluto più attenta al cliente e il team che lavora all’interno dei customer service di Amazon è in prima linea su questo fronte. Amazon è sempre alla ricerca di persone che siano entusiaste di essere parte di un servizio clienti davvero unico. I candidati devono mostrare la loro motivazione, ambizione e passione per consentire ai clienti la migliore esperienza possibile targata Amazon. Tutti gli interessati possono candidarsi e avere maggiori informazioni all’indirizzo www.amazon.it/lavoro.

Una pila su tre viene buttata via col 40% di energia disponibile

Praticamente siamo soliti buttare via le pile che normalmente utilizziamo quando ancora sarebbero utilizzabili. E’ risultato a cui è giunta una ricerca di ERP (European Recycling Platform) per Duracell 5 paesi europei tra cui Germania, Italia e Polonia

Una nuova ricerca condotta da ERP per  Duracell con PowerCheck  in 5 Paesi Europei tra cui Germania, Italia e Polonia su quasi 12.000 pile di diverse tipologie, rivela che uno sconcertante 1/3 di pile alcaline che viene gettato via dai consumatori contiene ancora al suo interno fino al 40% dell’energia disponibile*– ovvero circa la stessa quantità di energia che è stata effettivamente utilizzata. Per la prima volta, Duracell™, in collaborazione con European Recycling Platform (ERP), é stata in grado di determinare l’ammontare dell’energia ancora disponibile all’interno delle pile che vengono gettate (in Italia circa 260.000.000 all’anno), fornendo una fotografia esaustiva dello spreco energetico.

Quando i nostri dispositivi di uso quotidiano smettono di funzionare, diamo per scontato che anche le pile al loro interno siano esaurite. Ciò che invece è sconosciuto ai più, è che alcuni dispositivi ad alto consumo, come ad esempio una fotocamera digitale, potrebbero smettere di funzionare quando la pila ha ancora disponibile più del 60% della sua energia al suo interno. Spesso rimane energia sufficiente per far funzionare un altro apparecchio che ha un tasso di assorbimento energetico minore, come un telecomando, una sveglia o un giocattolo per bambini.

Guardate questi due esempi:

Duracell - ricerca ERP

L’energia residua nel totale delle pile intercettate in questa ricerca equivale a 900.000 kWh. Il dato è stato calcolato considerando la capacità energetica media di ogni tipologia di pila e la tensione residua. Infine, il risultato è stato moltiplicato per il numero di pezzi di pile gettate e intercettate. La ricerca ERP mostra che in media le pile sono gettate via quando al loro interno è ancora disponibile il 41% della loro energia.

900.000 kWh di energia corrispondono a un valore immenso! Ecco alcuni interessanti esempi:

  • Con 900.000 kWh è possibile fornire energia necessaria a 10.000 automobili di potenza media (88kWh/120CV) per stare in funzione per un’ora;
  • Sono in grado di alimentare a pieno regime circa 300.000 abitazioni per un’ora;
  • Corrispondono all’energia prodotta da 50.000 pannelli fotovoltaici in un’ora.

Per essere sicuri di usare efficientemente l’energia delle vostre pile, per valutare la quantità dello spreco e per imparare piccoli trucchi per riutilizzare l’energia delle vostre pile visitate www.duracell.it

Una giornata con FLOSS, Free and Open Source Software

“Floss in festa 2012”, una giornata a parlare di FLOSS, Free and Open Source Software. Se ne parlerà venerdì 30 novembre dalle ore 9 per l’intera giornata a Perugia in una giornata organizzata dal Centro di Competenza Open Source della Regione Umbria, in collaborazione con il Consorzio SIR Umbria. Saranno presenti Morena Ragone, Elisabetta Nanni e Italo Vignoli

FLOSS - garland_logoFLOSS, acronimo di Free and Open Source Software, è diventato sinonimo di applicativo realizzato con software libero, ovvero reso disponibile alla collettività, che può utilizzare il programma, ridistribuirne le copie, ma anche migliorarlo e personalizzarlo. E i FLOSS in festa diventano momenti di presentazione dei servizi realizzati, oltre che di informazione circa le potenzialità dell’open source. Venerdì 30 novembre dalle ore 9 per l’intera giornata al Centro Congressi Capitini di Perugia il Centro di Competenza Open Source della Regione Umbria, in collaborazione con il Consorzio SIR Umbria, organizza FLOSS in festa 2012. L’evento intende festeggiare i sei anni trascorsi dall’approvazione della Legge Regionale 11 del 2006 a sostegno del software libero, promuovendo le soluzioni FLOSS disponibili e pronte al riuso realizzate, ovvero applicazioni gratuite sviluppate con software di tipo open source.

“La mattina – afferma il presidente del CCOS, Osvaldo Gervasi – sarà dedicata all’approfondimento di tematiche di interesse attuale come l’opendata, la scuola 2.0, le migrazioni a suite d’ufficio di tipo open source con particolare riferimento al progetto LibreUmbria, che porterà, fin dai prossimi mesi, le Pubbliche Amministrazioni umbre all’adozione capillare negli uffici del software libero LibreOffice”

Dalle ore 9.30 interverranno Morena Ragone giurista e vicepresidente Wikitalia e Circolo Giuristi Telematici, che tratterà il tema dei Dati aperti, governo aperto ed alfabetizzazione. Segue l’intervento di Elisabetta Nanni, esperta di tecnologie open per la scuola 2.0, dal titolo Verso una scuola Open: quali prospettive? E quello di Italo Vignoli, membro del board of director di Document Foundation, che presenterà i protocolli di riferimento per la migrazione al software libero.

A conclusione della mattina Stefano Paggetti, direttore del Consorzio SIR Umbria, presenterà gli obiettivi e le modalità di attuazione del progetto LibreUmbria.

“FLOSS in Festa – afferma Paggetti – è l’occasione per far conoscere progetti, idee e persone che hanno contribuito alla diffusione del software libero in Umbria. Con il progetto LibreUmbria si apre una nuova fase che vede impegnate numerose pubbliche amministrazioni nella migrazione verso LibreOffice e che continuerà nel 2013 con gli interventi dell’Agenda Digitale per un’amministrazione aperta e trasparente, volano di sviluppo del nostro territorio”.

Il pomeriggio sarà dedicato interamente alla presentazione delle soluzioni FLOSS per la PA e la scuola, in grado di consentire l’implementazione di importanti servizi, mantenendo i costi di attivazione e manutenzione estremamente contenuti. Grazie alla collaborazione dei Linux User Group dell’Umbria, saranno presentati i diversi applicativi, anche attraverso una dimostrazione pratica di utilizzo delle stesse. Si partirà con l’illustrazione dell’uso di LibreOffice a scuola e in azienda, per passare al programma di gestione dei registri didattici per le scuole, alla modalità di realizzazione di aule informatiche a basso costo attraverso il progetto Linux Terminal Server Project.

La seconda parte del pomeriggio proseguirà con la presentazione delle Lavagne Multimediali Interattive e delle tecnologie FLOSS GeoSpatial per la gestione dei dati geografici aperti.  A seguire l’illustrazione di modalità di gestione di siti Web con tecnologie open source e di politiche efficaci di sicurezza informatica da implementare a scuola e in azienda.

Il programma dettagliato della giornata è consultabile sul sito Internet http://www.ccos.regione.umbria.it/?q=node/68

Il doodle di Google per la Giornata Mondiale dell’Infanzia

Doodle particolare quello di oggi sulla homepage di Google. Oggi si celebra la Giornata Mondiale dell’Infanzia e il popolare motore di ricerca la ricorda con un doodle che ritrae un momento di felicità

Giornata Mondiale dell’Infanzia oggi e Google, così coem fece già due anni fa, ricorda la data con un doodle sulla homepage che ritrae uno spettacolino per bambini.

La data del 20 Novembre ricorre in quanto la Convenzione internazionale sui diritti dell’Infanzia venne approvata proprio in questa data del 1989, 23 anni fa. Ratificata da tutti paesi del mondo, solo due ancora non lo hanno fatto: Somalia e Usa. E da quando Obama è diventato presidente degli Stati Uniti, già dal 2008, non sono mancati i continui appelli a procedere alla ratifica della Convenzione.

Articolo 2
Divieto di discriminazione
Tutti i bambini sono uguali. I governi si impegnano a garantire in qualsiasi momento i diritti a tutti i bambini, anche se
  • provengono da un altro paese
  • hanno un altro colore di pelle 
  • sono di sesso diverso
  • parlano un’altra lingua
  • credono in un altro Dio o non credono in nessun Dio
  • hanno genitori che pensano in modo differente dai tuoi, sono più o meno ricchi di te
  • sono handicappati

(da La Convenzione sui Diritti dell’Infanzia spiegata ai bambini)

E l’Art. 22 sottolinea un aspetto di stringente attualità. Proprio i recenti fatti di Gaza ripropongono al centro dell’attenzione che in eventi tragici come questi le vittime principali sono proprio i bambini che vanno protetti sempre e comunque,

Articolo 22
Bambini in fuga
Ci sono bambini che devono abbandonare il loro paese. Scappano dalla guerra, dalla fame, dal bisogno. Talvolta devono fuggire da soli, altre volte sono accompagnati dalla mamma, dal papà o da altre persone. Nel nuovo paese, hanno diritto a una protezione e a un aiuto speciali. Le autorità cercano di scoprire dove vivono i loro genitori o parenti per ricongiungere la famiglia. Se questo non è possibile, i bambini profughi hanno gli stessi diritti dei bambini cresciuti nel paese d’accoglienza.

Getty Images, cinque anni di Reportages di fotogiornalismo

Reportage by Getty Images festeggia cinque anni di eccellenza nel fotogiornalismo. Una speciale galleria dedicata all’anniversario mette in vetrina professionisti di tutto il mondo

Getty Images, azienda leader nella creazione e distribuzione di contenuti fotografici, video e multimediali, festeggia il quinto anniversario di Reportage by Getty Images presentando una raccolta di alcuni degli scatti più coinvolgenti prodotti in questo lustro. Nato nel 2007 come vetrina per far conoscere alcuni dei più talentuosi fotogiornalisti del mondo, Reportage by Getty Images festeggia cinque anni di successi nel catturare le storie più coinvolgenti, dagli scontri di Piazza Tahrir alle strade di Kabul, dai bassifondi del Messico alle tendopoli di Haiti. I fotografi di Reportage by Getty Images contribuiscono a portare alla luce e a far conoscere al mondo intero vicende e problematiche che sarebbero altrimenti ignorate.

Reportage by Getty Images annovera numerosi professionisti del fotogiornalismo che hanno ottenuto importanti riconoscimenti per il loro lavoro. Ogni nuovo incarico rappresenta un’occasione per i fotogiornalisti di Reportage: dall’esperto al talento emergente, tutti danno infatti prova di dedizione, qualità e integrità quali elementi imprescindibili per ogni lavoro, ogni scatto. Tra  i fotogiornalisti di Reportage vi sono Antonio Bolfo, Veronique De Viguerie, Peter Dench, Marco Di Lauro, Sebastian Liste, Christian Holst, Ben Lowy, Ed Ou, Shaul Schwarz, Toby Smith, Brent Stirton, Tom Stoddart, Jonathan Torgovnik e Alvaro Ybarra Zavala.

“Reportage by Getty Images nasce cinque anni fa dalla volontà di supportare e rappresentare i fotogiornalisti di tutto il mondo che narrano storie altrimenti inascoltate e difficili da cogliere”, ha raccontato Aidan Sullivan, Vice President of Photo Assignments di Getty Images. “Siamo fieri di quanto abbiamo fatto sino ad ora con Reportage by Getty Images; questo anniversario segna cinque anni di impegno e dedizione da parte di fotogiornalisti che si impegnano ogni giorno per collegare il mondo attraverso storie fatte di immagini e di esperienze umane condivise”

Oltre ai lavori su commissione, questi fotogiornalisti realizzano progetti documentaristici approfonditi a lungo termine. I fotogiornalisti di Reportage by Getty Images toccano le tematiche più diverse, dai diritti umani alle questioni sociali, dall’ambiente alla politica, dai conflitti alla cultura e alla religione. Alle immagini si aggiungono poi gli eventi di cronaca che costituiscono un elemento di grande importanza per questi professionisti, spesso inerenti zone di conflitto e aree turbolenti.

Per maggiori dettagli su Reportage by Getty Images si può visitare l’indirizzo: http://www.reportagebygettyimages.com.

Social Media, ecco le 36 Regole [Infografica]

Spesso abbiamo affrontato l’argomento dal punto di vista di quali regole possano essere utili per gestire la propria immagine sui Social Media e sappiamo che ne esistono di alcune basilari. Ma Fast Company sta invitando i propri lettori ad indicare quali siano quelle fondamentali ed ecco quelle raccolte finora in questa infografica, ben 36

Quante volte ci si chiede quali siano i passaggi da seguire per approcciare e soprattutto gestire la propria immagine attraverso una strategia di comunicazione sui Social Media. Un pò di tempo fa avevamo provato a tracciare un percorso da ritenersi fondamentale, i primi passi da fare per muoversi all’interno dei Social Media. Un argomento che comunque abbiamo sempre seguito con interesse, soffermandoci spesso su singoli approcci che messi insieme possono essere raccolti all’interno del capitolo “Le Regole dei Social Media“. Proprio alcuni di queste si trovano raccolte in questa infografica che vi presentiamo oggi, pubblicata sul numero della versione cartacea di settembre della celebre rivista, che colleziona 36 Regole per muoversi nei Social Media, un’iniziativa di Fast Company che sta chiedendo da qualche mese ai propri lettori di indicare quali siano le regole da seguire.

Ed ecco, senza volerle ripercorrere tutte, quelle che noi indichiamo come basilari:

Essere persuasivi

Assolutamente sì, é uno sforzo che va fatto . Bisogna essere persuasivi, quindi convincenti altrinti il rischio è di risultare poco credibili;

Conversare con tutti ascoltarli

Questa è una di quelle regole che trovano spesso difficile applicazione. Se c’è una regola per approcciare ai Social Media allora la principale è quella di parlare a tutti, allo stesso modo, e di ascoltare tutti, allo stesso modo. Impostare una conversazione, o comunque un atteggiamento strutturandolo con chi sta in alto e chi sta in basso ecco che ci si sta muovendo su una strada fallimentare;

Essere Social sempre

Altra regola che trova difficoltà ad essere applicata. Quando dicevamo che una strategia sui Social Media necessità di essere seguita sempre, 24 ore su 24, intendevamo dire proprio che l’essere sui Social Media non deve essere considerato una parentesi, ma un modo di pensare e di conversare che deve coinvolgere tutto e deve essere sempre valido. A volte una distrazione può provocare anche grossi problemi;

Considerare anche gli aspetti negativi

Assolutamente vero. Pensare di stare sui Social Media e di considerare solo ciò che piace è oltre che sbagliato anche dannoso. Parlare a tutti e con tutti, dicevamo prima, il che significa accogliere complimenti e considerazioni positive, ma anche critiche negative che se approcciate nella maniera corretta, cioè ascoltandole, sono una grossa opportunità di crescita;

Aggiornare spesso la pagina, quindi i contenuti

Una pagina non aggiornata, significa scarsa cura non solo dei contenuti ma anche della propria immagine, quindi anche dell’attenzione che voi riponete ai vostri interlocutori. Aggiornare spesso con contenuti coinvolgenti è il miglio modo per coltivare e far crescere le conversazioni;

Unire il traditional con il Social

Anche qui spesso nascono difficoltà. Considerare i Social Media come aspetto a sè stante è un errore di valutazione da non fare. L’ideale è coniugare la comunicazione definiamola “tradizionale” con un accezione social in modo da dare un senso di evoluzione al nostro modo di comunicare, rivolto più alla conversazione e al confronto coi nostri interlocutori, altrimenti più difficile da realizzare in maniera diretta con i canali come stampa, radio e tv;

Approcciare al Mobile

Se il desktop è da considerarsi terra conquistata ecco che il Mobile oggi è il terreno in cui si combatte una nuova battaglia. Avere un approccio al Mobile oggi diventa necessario. Come si sa, sono tantissimi che oggi conversano sui Social Media attraverso il proprio smartphone. Ma doveroso tener presente che l’Italia è in Europa il paese col maggior numero di smartphone e il paese che più di tutti usa i Social Media via Mobile. Mettere insieme questi due aspetti è quindi necessario;

Your fans own your Brand

Mai frase fu più appropriata! Sono i fans i veri proprietari del tuo Brand, sono loro che per buona parte decidono le sorti e soprattutto, se non ci da un preciso impegno a gestire la comunicazione, allora lo faranno loro. E non sempre è un bene.

Queste le considerazioni su alcune delle regole raccolte in questa infografica e ci piacerebbe sapere se anche voi le ritenete tali, e perchè, invitandovi a dirci, tra quelle raccolte, quali secondo voi non si dovrebbero mai trascurare. Dai, fateci sapere.

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Social TV, le performance su Facebook e Twitter dei programmi tv dal 7 al 14 novembre

Ecco il resoconto che fa Reputation Manager dell’audience della Social TV, ovvero di come gli utenti hanno seguito e commentato i programmi televisivi da Facebook e da Twitter nella settimana che va dal 7 al 14 Novembre. Si impone il confronto video per le primarie del centro-sinistra, #ilconfrontoskytg24 e #csxfactor. E i politici sono più tweettati dei cantanti di X Factor

Questa settimana Il confronto su Sky Tg 24 riporta la politica al centro, e su Twitter si ridimensiona l’impatto di X Factor. Su Twitter il confronto tra i candidati alle primarie del centro-sinistra con gli hashtag #ilconfrontoskytg24 e #csxfactor raggiunge i livelli di share di X Factor (37% vs 40% dei tweet), che la settimana precedente dominava con l’ 80%, e i politici sono più twittati dei cantanti. Ma su Facebook il talent show continua il suo dominio incontrastato: Chiara, Ics e Daniele i più seguiti di ieri sera.

Facebook

Questa settimana i fan hanno partecipato molto di più, infatti la percentuale degli attivi sulle fan page dei programmi cresce del 59%.  Come sempre X Factor e Servizio Pubblico si danno battaglia ai primi due posti (rispettivamente con 7.298 e 4.344 fan attivi). Ma la crescita più rilevante rispetto alla settimana scorsa è di Uomini e Donne che realizza +294% di fan attivi, piazzandosi al terzo posto.

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The Best Post

Per la prima volta questa settimana X Factor si aggiudica i primi tre messaggi per numero di like, sia nella puntata di ieri sera che in quella dell’8 novembre, facendo sparire Servizio Pubblico dalla top 3.

La pagina di Servizio Pubblico giovedì sera arriva solo all’ottavo posto, dopo una serie di post di X Factor, con la dichiarazione di Santoro, con 1793 likes :

“Quando guardavo Enrico Berlinguer mi rendevo conto che dietro di lui vi erano masse di persone che lo seguivano e lo consideravano un leader. Ora guardando Renzi, Bersani e Vendola mi rendo conto di guardare dei personaggi che partecipano solamente a un talk show.”

Best post della settimana: Chiara, Cixi, Ics

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Ti lascio una canzone si conferma la più attiva nell’aggiornamento della pagina, e questa settimana viene raggiunta da Uomini e Donne e Agorà che tolgono il podio a Servizio Pubblico e X Factor.

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Twitter

Entra nella classifica della settimana #IlconfrontoSkytg24, che segue a ruota X Factor. I nomi dei candidati alle primarie (#Renzi, #Bersani, #Vendola, #Tabacci) correlati nei tweet al programma superano i cantanti di X Factor che solitamente dominano le prime posizioni della classifica generale.

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Allora che ne pensate di questi dati? E voi quale trasmissione avete seguito  commentato o tweettato di più? Raccontateci la vostra esperienza con la social Tv.

LiveXtension per Sensation Italia, l’evento musicale del 2013

LiveXtension, agenzia di marketing e comunicazione di Digital Magics, curerà la campagna sui social media per per Sensation Italia, l’evento musicale dell’anno che si terrà a Bologna il 13 Aprile 2013. Già in vendita i biglietti

LiveXtension, agenzia di marketing e comunicazione di Digital Magics, è stata incaricata di promuovere sui social media l’edizione italiana di Sensation – Source of light, fra gli eventi musicali più spettacolari al mondo: un ricco mix di musica e spettacolo che per il pubblico è sempre un’esperienza esclusiva e indimenticabile. Per la prima volta, Sensation ad aprile 2013 sarà in Italia, all’Unipol Arena di Bologna. Da un paio di giorni, esattamente dal 15 novembre 2012, è possibile acquistare i biglietti della manifestazione su TicketOne.

Sensation nasce nel 2000 ad Amsterdam da un’intuizione dei fratelli Miles e Duncan Stutterheim (attuale Amministratore Delegato della società): insieme fondano la ID&T, oggi leader indiscusso di mercato negli eventi di intrattenimento dedicati ai giovani.

Gli obiettivi della campagna (da novembre 2012 ad Aprile 2013) sono: promuovere in rete e, in particolare, sui social media l’evento Sensation – Source of light, impostare la presenza online di Sensation creando una comunità italiana solida, sviluppare il coinvolgimento delle persone raggiunte dalla comunicazione, veicolare nei canali tutte le informazioni a supporto dell’evento. Il raggiungimento degli obiettivi comporterà, nel corso della campagna, la facilitazione della vendita dei biglietti.

Il primo passo è la creazione delle pagine ufficiali su Facebook (http://www.facebook.com/SensationItalia) e Twitter (@sensation_it), gestite interamente da LiveXtension, oltre all’aggregazione di foto su Instagram con gli hashtag dedicati al Sensation italiano. Parallelamente all’analisi della rete e degli interessi dei soggetti interessati, inizierà la pianificazione del piano editoriale e la produzione dei contenuti per la gestione della community.

Parte delle risorse in pianificazione saranno destinate alla creazione di ADV specifici per promuovere Sensation, con l’obiettivo di raggiungere un target specifico in tempi rapidi.

L’attività editoriale nei canali (a partire da gennaio 2013) e la fitta rete di relazioni con il pubblico favorirà la generazione di engagement prima della data ufficiale (13 aprile 2013). L’utilizzo e la gestione dei social media e del web risultano quindi essenziali per l’individuazione del target e per ottenere una forte partecipazione dei giovani all’evento Sensation Italia.

Chi è LiveXtension

LiveXtension si occupa di ideare e sviluppare progetti di comunicazione che spaziano dai media classici al digital e ai social media. Potenzia la propria offerta grazie alle sinergie con il network delle startup di Digital Magics. LiveXtension è una giovane agenzia, eclettica e veloce, in grado di muoversi a proprio agio sia nella selezione e pianificazione dei media più innovativi sia nell’ideazione creativa più pertinente e efficace per il brand. È focalizzata sul digitale, con particolari specializzazioni in ambito social, ma applica creatività e innovazione anche ai media più tradizionali. Tra i clienti per cui LiveXtension ha realizzato progetti di successo: Seven Invicta, Intesa Sanpaolo, Diffusione Tessile, Disney Television, Sorgenia, Fiat Auto, Jumpin.

LiveXtension è un’iniziativa di Digital Magics, incubatore di startup innovative.

Webtrends amplia la partnership con Microsoft

L’ultima versione di Webtrends for SharePoint sottolinea l’importanza della misurazione delle attività Social Enterprise e conferma la leadership dell’azienda in questo mercato

Webtrends for SharePointIn occasione della Microsoft SharePoint Conference di Las Vegas, Webtrends, già Preferred Analytics Solution per SharePoint, ha annunciato l’ampliamento della partnership con Microsoft (Nasdaq “MSFT”) e Webtrends for SharePoint 2013, la nuova versione della soluzione Webtrends for SharePoint , che offre una serie di nuove funzionalità di misurazione e visibilità completa sull’utilizzo di SharePoint 2013 da parte degli utenti, con compatibilità retroattiva con SharePoint 2010.

Basato sulla nota piattaforma Webtrends Analytics 10, Webtrends for SharePoint permette una maggiore integrazione delle analytics e insights di SharePoint nell’ecosistema di digital marketing delle aziende. Grazie a questa soluzione, gli utenti ottengono un quadro completo sull’utilizzo di SharePoint per comprendere meglio il contributo, incoraggiare l’utilizzo, promuovere la collaborazione e migliorare il ROI.

Le nuove funzionalità di Webtrends for SharePoint 2013 comprendono:

  • Heatmaps, che mostra il comportamento degli utenti in tempo reale;
  • Analytics approfondite, a livello di visitatore – con possibilità di misurazione in base a dipartimento, ufficio, manager e posizione geografica, offrendo un approccio efficace alla segmentazione e all’identificazione di utenti, team e gruppi;
  • Misurazione potenziata delle liste– Webtrends for SharePoint fornisce automaticamente questo tipo di informazione tradizionalmente difficile da misuare;
  • Community analytics – consente la misurazione di nuove community, contenuti, microblogs e azioni social, per una maggiore comprensione della collaborazione, condivisione dei contenuti e adozione;
  • Office 365 – Un nuovo approcco alla raccolta dati che offre funzionalità di misurazione ai siti basati su Office 365.

Sempre di più, le aziende si rendono conto che la misurazione di SharePoint porta a intranet più efficaci, efficenti e a una maggiore collaborazione e produttività”, dichiara Jeff Seacrist, vice president, partner solutions di Webtrends. “Webtrends non solo consente la misurazione di SharePoint, ma anche l’integrazione di SharePoint analytics nell’ecosistema marketing. Il valore e il ROI che le organizzazioni possono realizzare dalla misurazione del social enterprise e da una produttività maggiore rappresenta una risorsa enorme ancora largamente inutilizzata.

Webtrends continua a trarre vantaggio dalla forte crescita del mercato social enterprise che, secondo IDC, raggiungerà i 4,6 miliardi di dollari nel 2016, coinvolgendo una serie di nuovi clienti e partner di settore.

Soltanto nell’ultimo anno, Webtrends ha registrato una crescita a due cifre nelle sue soluzioni per SharePoint, aggiungendo oltre 40 nuovi clienti, tra i quali Brookfield, PG&E, Pfizer, Constellation Energy, Foresters, Avanade, Archer Daniels Midland, Clorox, Sanofi.

L’azienda ha inoltre avviato una serie di partnership con leader di settore per SharePoint, come Axceler, Blue Rooster, Brightstarr, Avanade, Infusion, NewsGator, per integrare ulteriormente le analytics in un’ampia gamma di applicazioni e funzionalità SharePoint social entereprise attuali e future.

Già Microsoft Partner in Digital Marketing, livello Gold, Webtrends è anche finalista per il titolo di Microsoft Partner of the Year per il 2012.

Per maggiori informazioni sulle soluzioni Webtrends for SharePoint: http://sharepoint.webtrends.com/

GlocalNews, giornalismo, comunità e pubblicità [Live Streaming]

glocanews 300

Ultima giornata di GlocalNews, il primo Festival del Giornalismo Online che si tiene presso la Sala Campiotti della Camera di Commercio a Varese. Temi della giornata il giornalismo e le sue comunità, la pubblicità con ospiti, tra gli altri, Layla Pavone, Giampaolo Colletti, Massimo Mantellini e Davide Van de Sfroos

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Banjo, alla conquista dell’Italia con la nuova mobile app di social discovery

Sbarca nel nostro paese Banjo, una delle applicazioni social geolocalizzate più sofisticate e coinvolgenti nel panorama mobile. Da oggi anche da noi si potrà usare questo nuovo servizio di geolocalizzazione e social discovery

Una delle applicazioni social geolocalizzate più sofisticate e coinvolgenti nel panorama mobile sbarca da oggi in Italia; Banjo, leader tra le piattaforme di geolocalizzazione e social discovery, è ora disponibile anche in italiano su Android e iOS (www.ban.jo). La startup più promettente sviluppata nella Silicon Valley negli ultimi mesi ha deciso di puntare sull’Italia, in virtù della crescita fenomenale registrata nei livelli di penetrazione e utilizzo di smartphone e dispositivi mobile, così come per quel desiderio insaziabile di restare connessi e seguire amici e colleghi attraverso i social network, che accomuna gli utenti della Penisola.

Scaricando l’app Banjo gli iscritti ai più conosciuti social network possono potenziare al massimo la propria presenza online, aggregando tutti i feed di amici e follower in un solo spazio e aggiungendo nuovi “Luoghi” personalizzati in cui far nascere nuove connessioni.

banjo_placesBanjo è l’unica app che permette di ottenere una visione globale di ciò che sta accadendo in una determinata località attraverso gli aggiornamenti di amici e contatti, sia che si trovino dietro l’angolo così come in qualsiasi parte del mondo. Il lancio dell’app in Italia porterà su questo vasto mercato di utenti social e mobile un nuovo potentissimo strumento per rintracciare persone ed eventi ovunque siano e qualunque sia la piattaforma che stanno usando.

Banjo ha registrato una crescita entusiasmante dal suo lancio negli Stati Uniti l’anno scorso, con 1 milione di utenti registrati in soli 9 mesi. Oggi abbiamo più di 3 milioni di utenti in 190 paesi. L’applicazione è coinvolgente, facile da usare e fornisce una visione d’insieme di quello che sta succedendo ovunque e in ogni momento, trasportando l’utente in quel luogo, ovunque si trovi fisicamente.”, Spiega Damien Patton, Founder e CEO. “Oggi l’Italia è diventato un obiettivo chiave per noi, in virtù dell’elevata penetrazione degli smartphone e di un livello di empatia verso il social networking che non ha precedenti in nessun altro Paese. Con oltre 22 milioni di utenti Facebook, 3 milioni di utenti Twitter e una rapida crescita anche nella community Foursquare, Banjo è pronta a conquistare questo mercato così profondamente coinvolto sul fronte social.”

Per poter usufruire dell’app Banjo non è necessario possedere un account su tutti i social network compatibili, come Foursquare o Twitter, dal momento che il servizio si basa sull’aggregazione dei post pubblicati dagli altri utenti e permette di scoprire cosa sta accadendo in una determinata località su tutte le piattaforme di social media supportate.

L’applicazione include le seguenti funzionalità:

  • Integrare diversi social network: Banjo è integrata a Facebook, Twitter, Instagram, Foursquare e LinkedIn
  • Connettersi con gli amici: Banjo permette di ricevere notifiche quando gli amici si trovano nelle vicinanze, chattare con loro e scoprire in tempo reale i luoghi in cui si trovano, in tutto il mondo.
  • Scoprire Connessioni comuni: Banjo accorcia le distanze tra le persone, permettendo di scoprire le connessioni degli amici attraverso i principali social network e canali.
  • Luoghi personalizzati: Banjo crea “Luoghi” personalizzati in base a dove si trovano amici e connessioni comuni, ovunque e in tempo reale.
  • Ricerca per fattori d’interesse: una volta rintracciati luoghi ed amici, Banjo permette di filtrare i feed per parola chiave ed immergersi nelle conversazioni più interessanti

Banjo è sostenuta da Blue Run Ventures.

Un pò di storia su Banjo

Banjo è la principale piattaforma di geolocalizzazione e social discovery che aggrega in un solo spazio tutti i feed di amici e follower iscritti ai più conosciuti social network. Banjo è l’unica app che permette di ottenere una visione globale di ciò che sta accadendo in una determinata località attraverso gli aggiornamenti di amici e contatti, sia che si trovino dietro l’angolo così come in qualsiasi parte del mondo. Fondata da Damien Patton durante l’estate del 2011, Banjo ha raggiunto 1 milione di utenti in soli 9 mesi e oggi conta oltre 3 milioni di utenti. L’applicazione è disponibile gratuitamente in 11 lingue su Android e iOS e viene utilizzata in più di 190 paesi.

“…fantastico!” – CNN

“…davvero un prodotto grandioso!” – Fox News

“…è spettacolare.” – TechCrunch

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