Dopo 130 giorni si chiude l’incarico di Elon Musk nel governo USA alla guida del DOGE. Un esperimento tra riforme mancate e crisi aziendali, che ridefinisce i confini della sua leadership pubblica.
Elon Musk ha ufficialmente concluso il suo incarico governativo con un annuncio pubblicato sulla piattaforma X.
Un messaggio essenziale, nel quale ha ringraziato per l’opportunità ricevuta e sottolineato l’impegno profuso nel promuovere l’efficienza del governo federale.
Una chiusura che segna la fine di un’esperienza breve ma densa di implicazioni politiche, economiche e non senza polemiche.
Elon Musk e DOGE, incarico a tempo
L’incarico, come previsto dalla normativa federale statunitense, era stato concepito sin dall’inizio come temporaneo. Musk era stato inquadrato come special government employee, una figura prevista per consentire a personalità esterne al governo di collaborare su obiettivi specifici per un massimo di 130 giorni all’anno.
Il suo mandato si è concluso proprio allo scadere di questo limite. Ma la sua uscita arriva anche dopo settimane segnate da crescenti tensioni all’interno dell’amministrazione.
Durante i quattro mesi trascorsi alla guida del DOGE, il Dipartimento per l’Efficienza Governativa, Musk ha lanciato un programma ambizioso di tagli alla spesa pubblica.

DOGE, un piano molto ambizioso
L’obiettivo dichiarato era ridurre 2.000 miliardi di dollari di sprechi nel bilancio federale. Ma l’effettivo risparmio ottenuto si è fermato a circa 150 miliardi. Il divario tra l’intenzione iniziale e il risultato finale ha evidenziato quanto sia complesso intervenire nella macchina statale con logiche da impresa tecnologica, se non da startup.
Un momento di rottura si è verificato con la pubblicazione della nuova legge di bilancio proposta dal presidente Trump, che ha previsto una spesa complessiva superiore a 6 trilioni di dollari. Musk ha criticato la manovra, ritenendola contraria alla missione del DOGE e accusandola di aggravare il deficit federale. La sua affermazione – “può essere grande o bella, ma non entrambe” – ha sintetizzato un dissenso ormai evidente.
Elon Musk e il difficile momento delle sue aziende
Nel frattempo, le sue aziende affrontavano un periodo difficile.
Tesla ha registrato un calo dei profitti pari al 71% nel primo trimestre del 2025, accompagnato da un crollo delle vendite.
Gli investitori hanno reagito negativamente, percependo l’impegno politico di Musk come una fonte di distrazione e instabilità.
Per non parlare poi delle tensioni aziendali generate dalle posizioni politiche tenute da Musk in questi mesi. In molte occasioni ci sono state speculazioni che parlavano di malumori degli investitori di Tesla intenti a cercare un nuovo CEO.
Elon Musk e il suo esperimento governativo
La conclusione dell’esperienza governativa non rappresenta solo la chiusura di un ruolo formalmente a tempo, ma anche la fine di un esperimento. Musk ha provato a estendere la propria influenza alla sfera istituzionale, portando dentro le logiche del potere pubblico l’approccio rapido e semplificato della cultura tech.
L’esito, almeno in questa fase, è stato parziale. La struttura federale ha mostrato resistenza, le tensioni interne hanno prevalso e le sue aziende hanno sofferto.
Con il ritorno a tempo pieno alla guida delle sue imprese, Musk archivia una parentesi che non ha riformato l’apparato statale, ma ha contribuito a ridefinire i confini della leadership contemporanea. Una leadership che si muove tra tecnologia, mercato e rappresentazione pubblica, generando nuove tensioni tra ciò che si intende per efficienza e ciò che significa visione nel concreto.
La sua uscita dal governo, pur essendo prevista, assume oggi un significato evidente. Il ritorno a una dimensione imprenditoriale che resta centrale nella narrazione globale, ma segnata, in questa fase, da un bilancio governativo in chiaroscuro.





