Le grandi aziende cominciano ad abbandonare l’advertising sui social media. E dopo Coca Cola, Verizon, Unilever e il gruppo Diageo (J&B, Johnny Walker ecc…) anche Starbucks decide di fermare la sua attività promozionale sulle piattaforme.
Dopo Coca Cola, Verizon, Unilever e il gruppo Diageo (J&B, Johnny Walker ecc…) anche Starbucks decide di non fare più advertising sui social media, in particolare su Facebook e Twitter.
A questo punto, il fenomeno comincia a prendere dimensioni considerevoli e dovrebbe indurre i colossi social, come Facebook, a rendersi conto che è arrivato davvero il momento di considerare con serietà questo che potrebbe costituire un vero problema.
L’iconica catena di caffè ha annunciato la sua decisione sul suo blog, dichiarando di essere contro l’hate speech e che tanto le aziende, quanto la politica, “devono unirsi insieme per contrastare il fenomeno e dare vita ad un cambiamento reale”.
“Metteremo in pausa la pubblicità su tutte le piattaforme social media, mentre continuiamo a discutere al nostro interno, con i nostri media partner e con le organizzazioni per i diritti civili, nel tentativo di fermare la diffusione dell’hate speech“, si legge ancora sul blog dell’azienda.
Più precisamente, la decisione di fermare l’advertising sulle piattaforme social non riguarda in questo caso YouTube, mentre le normali attività continueranno. Starbucks non chiude i suoi canali che resteranno comunque attivi, ma decide di sospendere tutta l’attività promozionale, a pagamento, su Facebook e su Twitter.
La decisione di Starbucks non è una decisione isolata, arriva alla fine di un fine settimana nero per Facebook, e anche per Twitter ovviamente. Infatti anche Coca-Cola, colosso del beverage, aveva annunciato la decisione di smettere di fare pubblicità sulle piattaforme social media dal prossimo 1° luglio per i prossimi 30 giorni. Anche se non è escluso che lo stop possa seguire poi anche oltre il mese.
E oltre a alla Coca-Cola, la stessa decisione è stata presa anche da Verizon, Unilever, Gruppo Diageo, colosso delle bibite alcoliche con marchi come Guinness, Baileys, J&B, Johnny Walker e tanti altri.
Ma anche The North Face, Patagonia, Ben & Jerry’s, Magnolia Pictures, Honda e Hershey che hanno aderito alla campagna #StopHateforProfit.
Unilever, altro colosso con marchi come Dove, Algida (in Italia), Ben & Jerry’s, Lipton e tantissimi altri, ha deciso di fare un passo indietro con una dichiarazione abbastanza polemica: “continuare a fare pubblicità su queste piattaforme, in questo momento, non aggiungerebbe valore alla nostra gente e alla società“.
Da parte sua Facebook, di fronte al passo indietro di tante aziende che investono tanto sui social media, ha confermato il suo impegno a fare di più. Ad onor del vero, non è la prima volta che la società di Mark Zuckerberg promette. Il problema è che adesso le promesse rischiano per passare come parole al vento. Nel senso che adesso si rischia davvero di perdere milioni di dollari di fatturato che potrebbero in qualche modo impattare sulla stessa società.
Tanto per fare un esempio, venerdì scorso Facebook ha lasciato sul terreno di Wall Street l’8,32%, un tonfo praticamente. Nel momento in cui scriviamo il titolo in borsa guadagna qualcosa,+0,61%.
Insomma, la situazione comincia a complicarsi per Facebook, e non solo, ed è il caso di cominciare a pensare seriamente ad una soluzione. Perché se la politica prendesse il sopravvento, allora ci sarebbero delle conseguenze ben più pesanti, visto anche il clima che si respira ultimamente.
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