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Instagram e i Like, due anni dopo non è cambiato niente

Da qualche giorno su Instagram sono ritornati pubblici i “Like” sui post. Sembra, a vedere come gli utenti stanno reagendo, che in due anni non sia cambiato nulla. Peccato perché per Instagram era una occasione per cambiare logica.

Ebbene, il titolo che abbiamo voluto dare a questo post è abbastanza eloquente, senza polemica chiaramente. Come già anticipato un paio di mesi fa, Instagram da pochi giorni ha, in effetti, di nuovo impostato di default i “Like” sui post pubblicati dagli utenti sul feed, lasciando agli utenti stessi la scelta se renderli visibili o meno. Proprio per ogni post. Quindi, si torna a quello che accadeva prima del 2019 con i Like che tornano di nuovo visibili. Adam Mosseri, capo di Instagram, ha spiegato che il periodo è ormai maturo per “lasciare la scelta agli utenti“.

Due anni di test, perché di questo si è trattato, per arrivare al punto che quella modalità di nascondere i Like di fatto non ha cambiato nulla, questa la spiegazione ufficiale. Anzi, Instagram aggiunge anche che questa modalità era piuttosto “polarizzante”, per il fatto che gli utenti erano nettamente divisi tra chi la approvava e chi la criticava fortemente. La scelta che Instagram è quindi quella di lasciare impostata in automatico la pubblicazione del numero dei Like, permettendo agli utenti di nasconderli.

Instagram like franzrusso.it 2021

Il risultato che stiamo vedendo tutti in questi giorni è che nessuno, o quasi, li sta nascondendo. Tutti sono tornati come nel 2019 a lasciare il conteggio dei Like pubblico. E in effetti sì, non è cambiato assolutamente nulla.

Come certamente ricorderete, Instagram, e non solo, in quel periodo era sotto pressione per il fatto che il numero dei Like finiva per alterare la qualità dei contenuti condivisi, diventava una distrazione che snaturava la condivisione stessa. Generando una sorta di “ansia da prestazione” tra gli utenti che vedevano in quel numero l’unico parametro per essere considerati. Situazione analoga per le aziende che vedevano quel numero come necessario per giustificare la riuscita delle proprie campagne o della propria comunicazione.

Quel momento di nascondere i Like aveva rappresentato una occasione importante per Instagram, nel tentativo di provare a dare vita ad un nuovo corso, meno concentrato sull’aspetto vanity e più concentrato sulla qualità. Questo per dare modo a tutti di migliorare il modo di approcciare alla piattaforma, meno ansioso. Tra l’altro era proprio Instagram che sosteneva, sempre due anni fa, come l’idea fosse quella di “provare a depressurizzare Instagram, renderlo meno competitivo, dare alle persone più spazio per concentrarsi sulla connessione con le persone che amano, le cose che li ispirano“. E poi aggiungeva che tutto quello era mirato ai giovani, a renderli più liberi e creativi, invece che incatenati alla logica dei “Like”.

Cristina Maccarrone, per InTime Blog, a proposito delle implicazione sull’Influencer Marketing, aveva ascoltato un po’ di esperti e tutti sottolineavano quanto fosse stata una scelta felice quella di nascondere dei like che avrebbe giovato alla piattaforma, e agli utenti, spostando l’attenzione sulla qualità dei contenuti.

Quella di nascondere i Like era una mossa che ci trovava assolutamente d’accordo e il ritorno a questa dinamica suona come una occasione mancata.

Vero, nel corso di questi mesi sono stati diversi gli studi che hanno decretato come non esista una relazione diretta tra tempo speso sui social e salute mentale, così come non ci sia dirette corrispondenze tra l’uso degli smartphone e gli attacchi di panico tra gli adolescenti. Eppure il clima che si respirava due anni fa era di tutt’altro tono, con i social media sulla gogna, a prescindere da tutto.

Due anni dopo ci si rende conto che così non è, e tutto torna come prima.

Instagram e i Like, la grande occasione sprecata

Il mood del momento adesso è quello di dire “facciamo scegliere agli utenti“. Uno dei primi ad innescare questa nuova mentalità è stato Jack Dorsey, CEO e co-fondatore di Twitter, che qualche tempo fa diceva che fra qualche anno gli utenti decideranno quale algoritmo adottare per la classificazione dei feed.

Ma c’è un però. Tutto bene quando si lascia agli utenti la libertà di scegliere, ma la strada la devono indicare le piattaforme, nel senso di specificare come funziona la piattaforma e i meccanismi che ne sono alla base. Il rischio è quello di lasciare il campo su decisioni fondamentali per la “salute” della piattaforma, e di chi la frequenta, per poi nascondersi dietro un: “ah, ma lo hanno deciso gli utenti“.

L’idea maestra sarebbe quella di arrivare ad una soluzione ibrida, ascoltando gli utenti per migliorare l’usabilità della piattaforma, per migliorare gli aspetti che riguardano la privacy, la sicurezza della piattaforma stessa. E indicando agi utenti quelli che sono i capisaldi attraverso cui usare la piattaforma.

Instagram ha avuto una grande occasione per cambiare la logica, mettendosi davanti a tutte le piattaforme e facendo scuola, impostando un modo di vivere le piattaforme con meno ansia, più liberamente e in maniera più creativa. Adesso, invece, si torna a come era prima.

Ma forse, davvero forse, tutto questo non interessa ai tanti, perché guardando i post su Instagram, dall’app, sembra che nessuno si sia posto più di tanto il problema, lasciando l’impostazione dei Like visibili a tutti. Ma questa è solo un’opinione, senza polemica.

E voi che ne pensate?

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Franz Russo Blogger, Digital Strategist
Franz Russo, fondatore, nel 2008, del blog InTime, ho collaborato con grandi aziende nazionali e internazionali, come consulente per strategie di comunicazione e come divulgatore. Da sempre impegnato nella comunicazione digitale, cerco di unire sempre una profonda passione per l’innovazione tecnologica a una visione olistica dell’evoluzione dei social media e degli strumenti digitali. Il mio percorso professionale in questo campo, iniziato nel 2007, è stato caratterizzato da un costante impegno nel raccontare e interpretare i cambiamenti nel panorama digitale. Il mio approccio si basa su un mix di analisi strategica, creatività e un profondo impegno per il racconto e la divulgazione.
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